[GdS] Consacrazione Cappe del sangue
“Cerco incessantemente di percorrere questo impervio sentiero, i piedi vacillano sotto un terreno infido e il dubbio e l’incertezza come rovi contorti e irti di spine lacerano le mie carni. Eppure il mio sguardo si leva verso l’alto, in lontananza la chioma di un albero rigoglioso risplende e mi chiama. E’ la Verità, in suo nome noi combattiamo incuranti delle ferite e del sangue versato.
In quanto eletti del Padre contro l’invidia e la menzogna dei Gemelli abbiamo il dovere di abbracciare la Verità traendo il giusto insegnamento dagli errori compiuti, affinché come fiaccole potremo diffondere la luce del Verbo. Così il Perfetto potrà ristabilire gli ancestrali equilibri e permettere agli Incestuosi di redimersi. Noi in quanto suoi araldi dobbiamo fortificare le nostre menti e i nostri cuori, per poter essere degni di portare a compimento questo sacro compito”.
Tenendo bene a mente le parole inscritte nei tomi sacri noi sacerdoti riunimmo gli eletti di Nolwe per consolidare il nostro legame con il Perfetto e la Figlia e prepararci a compiere l’ennesimo passo verso la Vittoria finale, portatrice di pace e prosperità per i popoli elfici.
Mentre parlavo loro del sacro compito che ci attendeva e ricordavo il valore che un elda saggio attribuisce al sacrificio, scrutavo i volti dei presenti e con felicità crescente scorgevo nei loro sguardi non l’esaltazione fanatica di chi versa il proprio sangue e quello altrui in un vuoto esercizio narcisistico, ma la fredda e granitica consapevolezza di chi è determinato a farsi carico del più pesante dei fardelli nel nome della salvezza di ciascuno.
Il rituale aveva lo scopo di infondere il potere della Figlia all’interno dei manti cremisi, così da elevarli a sacra reliquia capace, emanando potere, di rendere chi lo avesse indossato riconoscibile come un indubbio seguace della Verità, così che tutte le creature che in maniera più evidente conservano il legame con gli Altissimi potessero riconoscerci come alleati.
Tre sono gli elementi fondamentali coinvolti, il sangue di chi è totalmente irretito dal più fatale degli abomini, quello secondo il quale il Doriath merita di scomparire per sempre.
Il sangue degli Eletti, concreta manifestazione del sacrificio che ogni giorno sono pronti a compiere.
E infine il livido nettare dei terathan, frutto del rancore e viatico di purificazione attraverso il dolore.
Per questo motivo ci addentrammo tra le anguste gole delle Cave nere liberando il passaggio dalle creatire ostili. La lenta processione terminò quando le pareti rocciose si apririono sulla piccola piana che ospitava i nidi dei terathan che liberammo dalla prigione deva.
Protetti dalla benedizione degli Altissimi vi accedemmo indisturbati, mentre le creature sacre non sembravano neanche accorgersi della nostra presenza.
Grazie all’aiuto di Tiana, la nostra sacerdotessa consacrata alla Figlia, riuscimmo a ristabilire una connessione con la matriarca che dava linfa a quella nidiata. Essa, riconoscendo in noi dei fedeli adepti ci concesse in dono il veleno secreto dai suoi temibili aculei, così che potessimo utilizzarlo per il rituale.
Una volta ottenuti gli ingredienti principali avevamo bisogno di un elemento che fungesse da tramite tra le nostre preghiere e l’oggetto materiale da infondere. Chiedemmo così l’aiuto di uno dei ragni colossali che proteggono Nolwe, nati e cresciuti nutrendosi delle energie degli eletti stessi.
Quelle sacre creature incarnavano perfettamente il concetto di comunione che cercavamo di riprodurre. Così il ragno cremisi avvolse in un bozzolo pulsante la stoffa che avremmo usato per ricamare le rune sacre sugli orli dei nostri manti. L’energia pervadeva quella culla auspicando una nuova nascita per quello che fino ad allora era stato un oggetto inanimato.
Continuando a pregare accrescendo l’energia catalizzata all’interno del bozzolo e accelerandone la permeazione versammo il contenuto delle tre boccette raccolte. Sangue e veleno così si mescolavano tra le spire vibranti dei fili argentei che componevano il bozzolo.
Invocammo all’unisono il potere dei Giusti e impugnando una lama consacrata squarciai lentamente il bozzolo liberandone il contenuto.
La stoffa cremisi era pronta per sancire ufficialmente il legame tra noi eletti e i figli di Kelthra.
Una volta terminato il rituale portammo le stoffe nella sede principale dei Machtar Yaren poggiandole direttamente accanto alla stele carminia sulla quale sono incisi i nomi degli eletti.
Tutto queso non prima di aver degnamente ricompensato il ragno cremisi che aveva diligentemente esaudito le nostre richieste…