Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.
La barbarie è lo stato naturale dell'umanità.
La civiltà è innaturale. È un capriccio delle circostanze. E la barbarie, alla fine, deve sempre trionfare.
Robert E. Howard
Verso Helcaraxe
Il passo era pesante e strascicato. La neve lo rallentava mentre il vento gli ululava contro la sua furia. Il freddo era opprimente nonostante la pelliccia spessa a proteggerlo.
La figura si fermò per un istante a riprendere fiato e per orientarsi, ma la bufera non gli permetteva di vedere molto.
La lanterna che portava con sè si stava ormai spegnendo; unica sua fonte di luce e di speranza in quell'inferno di vento e neve.
Sapeva che il villaggio di Hulborg non era molto lontano, ma in quale direzione era difficile stabilirlo... era preda del volere di Jurth.
Camminò ancora per pochi passi, prima di farsi cadere sulla neve stanco ed esausto.
Si risvegliò pochi istanti dopo; la neve cominciava già a seppellirlo.
Fece appello alle sue ultime forze, come spinto da una volontà più grande di lui.
Poco dopo vide in lontananza le lanterne dei cancelli di Hulborg.
Ce l'aveva fatta.
Passò alcuni giorni ad Hulborg meditando sulle sue scelte e sul cammino che gli si prostrava davanti.
Seduto alla locanda osservava il fuoco divorare avidamente il legno, mentre le scintille danzavano verso l'alto.
Ritornò a quella notte di alcuni anni fa, mentre con suo padre era a caccia. Ricordava il calore del fuoco, il vento freddo, il padre intento a scuoiare e macellare la preda tanto faticosamente conquistata...
e quell'ululato...
portato dal vento come tuono prima della tempesta.
Le immagini e i ricordi si susseguirono velocemente.
Il padre che prendeva le armi, ululati che si avvicinavano...occhi famelici nel buio della notte...la fuga per salvarsi la vita mentre il padre cercava di trattenere il branco...
Sentiva i battiti del suo cuore accelerare...i muscoli irrigidirsi e il respiro farsi più veloce e intenso.
La rabbia e la vergogna prendere il sopravvento cercando di dominarlo... A stento riuscì a controllarsi e a ritornare pian piano in sè...
seduto lì alla locanda ad osservare il fuoco.
Il giorno dopo prese le sue poche cose che portava con sè, diretto al traghetto per Helcaraxe
Si ripeteva mentalmente le parole che suo padre, quando era giovane, gli ripeteva spesso.
Prima di intraprendere la tua Via… diventa ghiaccio.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Le onde si infrangevano con violenza sulla Drakkar, mentre il vento gonfiava le vele con forza.
I marinai urlavano, tirando le funi e cercando di assicurarle ai ganci, mentre una vedetta controllava la presenza di iceberg o scogli.
Molte navi erano affondate in quelle acque, sconfitte dalla furia degli elementi.
Verso prua si potevano già intravedere gli aspri contorni dell'isola di Helcaraxe;
sembrava una creatura colossale fatta di roccia e ghiaccio, immersa nelle nubi e nelle acque tumultuose come un predatore pronto a ghernire la sua preda.
E lì, in cima ad una collina, eccola ergersi fiera ed imponente la Rocca dei Ghiacci simbolo del potere dei Clan su tutto il Nord.
Era arrivato nell'isola in cui tutto ebbe inizio. Là dove i primi Clan del nord avevano deciso di prendere dimora.
Sfidando il clima ostile e le creature violente che vi dimoravano avevano lottato e vinto,
diventandone cosi i padroni ed i custodi.
In quell'isola fatta di roccia e ghiaccio Einar avrebbe iniziato il suo percorso per diventare un vero figlio del Nord.
Avrebbe forgiato il suo corpo e la sua anima nel freddo e nella fatica...
Ma prima doveva compiere un primo importante passo.
L'urval imponeva ai giovani nordici di mettersi alla prova, dimostrando con le azioni di essere degni di quella Terra.
Decise cosi di procurarsi da solo il suo manto bianco;
si sarebbe conquistato il suo posto in quella Terra come Jurth e suo padre gli avevano insegnato...
Con la fatica e il sangue avrebbe omaggiato Jurth, forgiando il suo corpo e il suo spirito in quella terra fredda e ostile...
O sarebbe morto nel tentativo...
Last edited by Michael604 on Wed Nov 06, 2019 1:38 am, edited 1 time in total.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Il vento turbinava con violenza sulle pareti di roccia, sollevando sbuffi di neve, simili al respiro di qualche creatura che vegliava in quelle Terre.
Il sole tramontava tingendo di rosso le nuvole che danzavano attorno alle alte vette delle montagne.
Una danza sinuosa che aveva le sue origini prima del tempo; quando l'uomo non era che un'ombra nel pensiero di Jurth.
Einar era seduto davanti al grande falò, che tutta la notte illuminava e scaldava il freddo Picco dell'Aquila.
Ripensava alle sue scelte, al cammino che gli si parava davanti. Era tornato in Baronia per allenarsi e cacciare, procurandosi cosi il suo manto bianco, simbolo dell'inizio dell'Urval.
Ma vi era un'altra motivazione personale che lo aveva spinto a quella scelta.
Osservava il fuoco danzare e lottare contro il vento, mentre le braci si illuminavano con nuova vita ad ogni soffio.
Le ceneri incandescenti si inalzavano verso il cielo punteggiandolo come stelle luminose, prima di spegnersi e morire.
E poi dal fuoco ecco prendere forma una figura a lui ben nota. Una figura appena delineata ma dai contorni inequivocabili...e quegli occhi...
Occhi rossi come l'abisso che non mostravano altro che voglia di uccidere., di dilaniare e distruggere.
Vendetta! Ecco cosa lo spingeva realmente ad allenarsi, a sopportare fatica e a pagare un tributo di sangue a quella Terra.
vendetta per la morte di suo padre, vendetta per non essersi dimostrato coraggioso e degno di combattere quella notte...
Vendetta e odio!
Avrebbe dato la caccia a quel lupo in capo al mondo...lo avrebbe braccato, affrontato ed infine ucciso.
Avrebbe lavato col suo nero sangue la sua onta e vendicato cosi la morte di suo padre.
Ma prima di quel momento aveva ancora parecchia strada e allenamento davanti a sè...
perchè come suo padre gli aveva insegnato anni prima...
"Un passo alla volta...Cacciatore."
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
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Daryos, "Un coltello nel buio"
Quando guardi a lungo nell'abisso, l'abisso ti guarda dentro.
Friedrich Nietzsche
La Furia
La neve cadeva lentamente ricoprendo inesorabilmente tutto quello su cui si posava...come un freddo e mortale abbraccio.
Il fuoco ardeva come sempre e la sua luce proiettava ombre contorte intente in chissà quale danza mistica.
Davanti al fuoco Einar osservava le fiamme pensieroso.
Dopo giorni di allenamento in Baronia si sentiva finalmente pronto per la sua caccia.
La sua preda forte e famelica lo attendeva da qualche parte in quelle valli.
Jurth avrebbe decretato il vincitore, guadagnandosi cosi il diritto di continuare a vivere e lottare.
Ma come Einar sapeva e come suo padre gli aveva insegnato...vi è sempre un prezzo da pagare per mantenere il Livmor;
L'equilibrio con cui Jurth si manifesta
Per mettersi alla prova come Cacciatore Einar aveva scelto un giovane esemplare di Orsolince.
Creature forti, astute e agili che si erano ritagliate con prepotenza un ruolo di rispetto nell'equilibrio della Baronia
Lottando e cacciando per il territorio e le prede.
Avrebbe quindi lottato con quella creatura, versato il suo sangue in quella terra e usato il suo candido manto bianco come simbolo della sua vittoria.
Prese le sue cose e con calma si incamminò verso le valli della Baronia per cercarne un esemplare forte e degno della sua personale sfida.
Si chinò ad osservare alcune tracce...
erano fresche e dalla profondità nella neve dovevano appartenere ad un esemplare giovane ed in forze.
Poco lontano trovò anche i resti di una carcassa, forse di una sua recente preda
L'odore del sangue era ancora nell'aria...le ossa rotte e sparpagliate per raggiungere il midollo.
Nulla veniva sprecato in quella terra.
Proseguì cauto seguendo le tracce, ascoltando anche il più piccolo dei rumori che poteva.
Poi, poco lontano la vide.
Rimase per un attimo ad osservare la creatura, ammirandone la muscolatura e le zanne taglienti come asce. Una creatura veramente degna della sua sfida.
Tuttavia forse per la sua poca esperienza, fece troppo rumore allertando cosi il giovane Orsolince.
In pochi istanti, con rapide falcate gli fu addosso.
Istintivamente Einar alzo il suo scudo parando la possente artigliata dell'animale, ma con un rapido salto all'indietro la creatura si rimise in posizione di attacco pronta per un'altro balzo.
I due avversari si studiarono brevemente poi come tempesta lo scontro iniziò.
Rapide artigliate e morsi, contrapposte a parate con lo scudo e fendenti di spada.
Freddo ferro del nord contro artigli e forza bruta.
Lo scontro fu lungo e studiato...ma Einar sembrava avere la peggio.
Aveva numerose ferite nonostante l'armatura di ferro e il cuore gli batteva come tamburi di guerra nella testa.
Stava perdendo la concentrazione, che in quelle terre cosi brutali poteva solo significare la morte.
Osservò la creatura girargli attorno con aria famelica, forse assaporando già la sua nuova preda.
Einar tornò con la mente a quella notte di tanti anni fa... Poteva percepire la stessa paura...la stessa sensazione di impotenza, solo che questa volta suo padre non era li per aiutarlo.
Chiuse gli occhi e strinse la spada con forza...sentiva la rabbia e la vergogna bruciargli nelle vene come fuoco, scalpitando per uscire fuori e dominarlo...
Poi nella sua mente rivide quel lupo nero...e i suoi occhi ormai inconfondibili che si avvicinavano sempre di più.
Alla fine stanco e disperato decise di lasciarsi pervadere da quella furia...
Ricordò poco di quei momenti, come se fosse stato solo un sogno avvolto però nella nebbia.
Quando riprese conoscienza era disteso sulla neve, il respiro più calmo e rilassato.
I muscoli gli dolevano e le ferite erano ancora aperte...ma era vivo.
Si rialzò per controllare il suo avversario ma quando lo vide rimase innorridito.
Disteso a pochi metri da lui un ammasso informe di carne e pelliccia ricoperta di sangue. Sembrava che un gruppo di troll ne avesse fatto a pezzi la carcassa.
Si rimise in piedi a fatica, stordito e disorientato.
Non capiva cosa fosse successo ma sapeva che il rumore dello scontro avrebbe attirato altre creature...e in quelle condizioni non poteva difendersi al meglio.
Si incamminò a fatica verso il picco dell'aquila.
Andò verso il suo giaciglio di paglia e pelliccia caldo e vi si distese esausto.
Dormì un sonno agitato e pieno di incubi...
con sogni fatti di sangue e violenza.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
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Daryos, "Un coltello nel buio"
Camminava in un bosco fitto e oscuro...una luce pallida filtrava dal fitto fogliame più nero della notte stessa. Non vi era alcun rumore tranne i suoi passi nella neve.
Tutto era immobile e l'aria era pesante.
Dopo aver percorso un lungo sentiero per un tempo indefinito, notò poco lontano una sagoma umana non ben delineata.
Sembrava un uomo... ma era difficile stabilire chi fosse.
Una forte sensazione di familiarità però non lo abbandonava mentre cercava di riconoscerlo.
D'un tratto dagli alberi e dal terreno cominciò a sgorgare sangue... che, come mosso da una volontà proprio, si dirigeva verso quell'ombra.
Osservava impietrito il sangue salire come serpente sinuoso le gambe di quella strana figura...poi raggiunto il viso i suoi occhi si accesero.
occhi famelici inebriati di sangue e orrore.
Si risvegliò di colpo con il respiro pesante...il cuore batteva ancora con furia nel petto.
Passarono pochi secondi prima di rendersi conto di dove si trovava.
Travi pesanti e intagliate ornavano il soffitto mentre fuori il vento agitava in un turbinio alcuni fiocchi di neve. Il fuoco scoppiettava poco lontano con rinnovato vigore.
Si rialzò lentamente dal suo giaciglio passandosi una mano nei capelli mentre riprendeva pian piano controllo di sè.
Guardò fuori dalla finestra le prime luci dell'alba fare capolino sulle alte vette del nord perso come sempre nei suoi pensieri.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere, in quel momento, un consiglio da suo padre
...una voce con cui confrontarsi
Poi annuì tra sè perso ancora nei suoi pensieri.
Vi erano molti guerrieri al nord che potevano aiutarlo a capire meglio quello che gli stava succedendo.
Uno in particolare era Herger del Clan Valdar.
Un nordico possente dalla chioma bionda; famoso per la sua furia indomabile in battaglia.
Il fatò volle che lo incontrasse ad Helcaraxe mentre cervava un aiuto per recuperare una piccola Drakkar.
Cercò di farsi spiegare cosa fosse quella furia che lo assaliva mentre combatteva, del perchè essa si manifesta solo con alcuni guerrieri mentre con altri no. Ma soprattutto come controllarla.
È la Berserkergangr! Ed è una pratica mistica largamente usata dal popolo nordico, che ne custodisce e ne pratica i segreti.
Disse Herger con la sua voce forte e decisa mentre il vento gonfiava le vele della Drakkar del nord.
Questa furia ha un significato ed è legata al culto di Aengus e alla venerazione di spiriti guida come l'orso bianco.
Dona forza e agilità e più diventa forte...più è incontrollabile.
Molti uomini hanno questo dono ma molti non lo comprendo appieno, avendo cosi una Berserkergangr debole.
Perchè più entri in sintonia con il tuo spirito guida... più diventa forte; due cose quindi sono importanti!
La prima...la venerazione di Aengus che infonde col suo fuoco lo spirito del guerriero.
La seconda il rapporto con il proprio spirito guida.
Einar ascoltava con attenzione quelle informazioni senza tuttavia nascondere alcuni dubbi e incompensioni.
È una pratica mistica che ti porta una grande forza...ma è anche pericolosa.
Nel momento della Berserkergangr non si distinguono gli amici dai nemici. Ma se pensi di controllarla ti sbagli...
io non la controllo posso solo decidere dopo anni di allenamento quando entrarvi e sfruttare la sua forza in battaglia. Ma una volta acceso quel tizzone non so cosa potrei fare...
quando Aengus reclama il suo furore è lui che guida la mia lama!
Aengus e gli spiriti guida...
uomini, Dei e natura fusi in un legame mistico e potente che donano forza ad alcuni guerrieri...ma ad un prezzo...
un prezzo per Einar ancora troppo alto da pagare.
Abituato da sempre nel controllare le sue azioni riteneva questa furia...questa Berserkergangr una maledizione...utile perchè gli aveva salvato la vita ma pericolosa perchè richiedeva un enorme prezzo da pagare...
il controllo della sua Volontà.
Vi era un'altra persona però che Einar voleva ascoltare.
Un uomo Saggio a cui molti chiedevano consiglio, un uomo che come lui seguiva il sentiero di Jurth.
Lo Jarl nero del Clan Kessel
Claus Von Kessel
Lo incontrò durante una festa loknariana che si teneva a Bosco vecchio
Mentre i migliori guerrieri si sfidavano per decretare il vincitore nella lotta e nello scontro, i due si scostarono poco lontano per discutere.
Rivolse le stesse domande fatte giorni prima a Herger, raccontando allo Jarl nero cosa aveva scoperto e capito sulla Berserkergangr.
Che sia un dono potrebbe esserlo ma dipende dai punti di vista.
Quando ero ragazzo veniva chiamata "il demone della furia"
e si dice che alcuni giovani nascono con questo demone...o entità dentro di sè.
Donandoti una forza eccezionale ma incontrollabile e cieca.
Potrebbe essere una maledizione ja...ma quando maturi capisci.
Al nord vi è un luogo...la Grotta del Destino ai piedi dell'Yggdrasil.
È il luogo in cui si deve entrare per diventare Vargos.
Lì in quella grotta devi affrontare i tuoi dubbi...le tue paure...e lì la furia prende forma...si distacca da te per un attimo!
In quella grotta devi affrontarla e vincerla ma solo se sei pronto nello spirito e nel corpo altrimenti sarà lei a dominarti.
Non la puoi comprendere...cosi come non puoi comprendere un brutto sogno o una paura.
Devi lasciarla fluire...non ostacolare...devi essere come il letto del fiume che indirizza il suo corso, poi col tempo potrai diventare una diga...
pronto a richiamarla a te nel momento del bisogno. Ma non farti dominare completamente.
Ad un passo dal barato fermati sempre!
Con queste parole quella notte Einar andò a riposare...
Aveva raccolto molte informazioni su cui riflettere...tuttavia in cuor suo aveva ancora molti dubbi...
Ripensò alla prima volta che senti quella forza dentro di sè...la prima volta che cercò di dominarlo.
Molti uomini hanno questo dono ma molti non lo comprendo appieno, avendo cosi una Berserkergangr debole.
Perchè più entri in sintonia con il tuo spirito guida... più diventa forte
Al nord vi è un luogo...la Grotta del Destino ai piedi dell'Yggdrasil.
È il luogo in cui si deve entrare per diventare Vargos.
Lì in quella grotta devi affrontare i tuoi dubbi...le tue paure...e lì la furia prende forma...si distacca da te per un attimo!
In quela grotta devi affrontarla e vincerla ma solo se sei pronto nello spirito e nel corpo altrimenti sarà lei a dominarti.
Le parole di Herger e dello Jarl nero rimbombavano nella sua mente mentre il sonno pian piano lo dominava...
Ripensò al lupo nero con occhi famelici... ripensò alla grotta del Destino ai piedi dell'Yggdrasil che nera e oscura lo attirava al suo interno.
Poi lentamente si addormentò.
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Daryos, "Un coltello nel buio"
Il ruggito era assordante.
Il sangue gli colava dalle ferite mentre con ferocia, la creatura, tentava un nuovo assalto.
Pochi rapidi fendenti nel petto...e si accasciò a terra ormai priva di vita.
Poco lontano dalla carcassa la figura del giovane cacciatore.
Strinse con forza la sua spada digrignando i denti...nel petto il cuore batteva con rapidità mentre la Berserkergangr fluiva come fuoco nelle sue vene.
L'odore del sangue e della paura lo inebriavano desiderando altre prede da cacciare e uccidere.
La sua lama si mosse frustrata colpendo con violenza il cadavere della creatura dilaniandone il corpo.
Ogni colpo era come una scintilla...ogni colpo era un'estasi di violenza e sangue.
Passarono pochi minuti prima che riprendesse il controllo di sè.
La stanchezza lo prese affaticando il suo respiro e le sue forze.
A pochi passi da lui una carcassa indistinta di carne e pelliccia.
Si sentiva ora lui una preda debole ed indifesa...il fuoco che fin prima lo alimentava ormai aveva bruciato avidamente tutte le sue energie.
Si rimise in sella a fatica spostandosi da quella zona prima che altre creature potessero giungere attirate dal sangue e dal rumore.
Maledì in cuor suo quella furia ripensando al modo di controllarla o incanalarla.
Fu mentre faceva ritorno al Picco dell'Aquila che ripensò ad alcuni giorni prima...
a quando aveva avuto un incontro con la Rumenal del nord per parlare degli animali totemici.
In un circolo di pietre poco fuori le mura di Helcaraxe si incontravano i Gael.
Uomini e donne che cercavano di comprendere il disegno e volere di Jurth; comprensione che permetteva loro di fondersi con più armonia nel Livmor
diventando tutt'uno con le creature e gli elementi che plasmano il mondo.
In quel luogo scorreva un'energia potente e primordiale, e li venivano ufficiati strani riti
a volte aperti a tutti...altre volte esclusiva solo di pochi eletti.
Qui al nord il tuo dono è chiamato anche furia dell'Orso. Questo perchè come un orso nella foga della battaglia, si da tutto se stessi.
Ma l'orso lo fa con uno scopo...
che sia per procurarsi il cibo, o per difendere la propria prole. Lo fa in equilibrio con se stesso.
Alcuni al nord pensano sia un dono degli Dei. In realtà a volte è parte di noi stessi, di quello che ci circonda...di quello che siamo.
La Rumenal gli spiegò che identificarsi con un animale poteva aiutarlo a comprende meglio quel che gli stava accadendo.
Ma doveva stare attento, perchè molti prima di lui si erano identificati troppo nel loro animale totemico.
Avevano cacciato come lui, corso come lui...vissuto come lui fino a perdere la loro natura.
Se voleva capire come convivere con la sua furia doveva prima capire chi era e il percorso che voleva intraprendere.
Osservare le orme che aveva lasciato e non i passi che doveva ancora compiere.
Come capirlo però Einar non lo sapeva.
Seduto alla taverna del Picco osservava il fuoco pensieroso.
Le informazioni che aveva raccolto non gli bastavano.
Voleva qualcosa di concreto e tangibile per capire una volta per tutte quel che gli stava accadendo.
Poi come un fulmine nel cielo gli ritornarono alla mente le parole dello Jarl nero sulla Grotta del Destino.
Un Gael di nome Ragnar lo aveva messo in guardia su quella grotta, in quanto la pazzia attendevano coloro che vi entravano senza essere prima preparati
e senza la guida del Kunnigr.
Il Kunnigr...
pensò tra sè mentre osservava le fiamme...
È rischioso... Ma forse so a chi rivolgermi
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Il grande falò appena fuori dalla locanda lo illuminava completamente.
Ardeva con alte fiamme come a voler toccare il cielo che andava pian piano ad oscurarsi.
Lo osservava perso nei suoi pensieri...dubbi lo assalivano sul percorso che stava facendo.
Era un'idea saggia? quali conseguenze gli avrebbe procurato quell'incontro?
Temeva in cuor suo non tanto il suo percorso nell'Urval, ma le scelte che potevano mostrarsi davanti a sè.
Avrebbe avuto la forza di affrontarle?
Mentre rifletteva si trovò a sentire il suo pugno aprirsi e chiudersi con movimento quasi meccanico.
Il cuore gli batteva nel petto con forza, mentre quella sensazione ormai familiare si faceva strada nel suo corpo cercando di dominarlo.
Chiuse gli occhi con forza, mentre combatteva quella sua battaglia interiore per mantenere il controllo.
Devo avere risposte...e subito prima che sia troppo tardi!
Disse mentre, mettendosi a cavallo, si incamminava verso le terre del sud.
Arrivò al luogo dell'incontro.
Una piccola baita di legno solitaria in mezzo ad una piccola radura.
Rifugio sicuro per viandandi e luogo di incontro per i druidi del sud.
Una luce accogliente e tremolante si poteva notare dalle finestre leggermente rovinate dalle intemperie.
Esitò un attimo prima di aprire la porta; poi scuotendosi appena la aprì, trovandosi di fronte la figura della donna che stava cercando.
Nimue dei Kessel, la Kunnigr dei ghiacci.
ormai, però, bandita come Nidhing da quelle terre.
La scrutò per alcuni istanti...l'aveva vista di sfuggita solo una volta eppure era diversa da come se la immaginava.
Aveva intornò a sè un'aria serena e tranquilla...come le fredde scogliere di Helcaraxe mentre infuria la tempesta. Sembrava che nulla potesse scuoterla...
o forse erano solo le sue sensazioni che volevano ingannarlo.
Si presentò a lei, spiegandole nuovamente perchè si trovava li, non tradendo una certa tensione e fretta.
Se veramente era la Kunnigr voleva risposte a quello che gli stava accadendo.
Se vuoi conoscere la Verità su quella caverna, allora non hai ancora trovato il tuo Equilibrio.
Ma dimmi...perchè dovrei condividere i segreti del Nord con te...con un semplice Learling?
Gli domandò mentre lo squadrava per valutarlo. Il suoi occhi erano pacifici e sorridenti eppure non potè fare a meno di sentirsi a disagio.
Era come se il suo sguardo cercasse di trapassare la sua armatura e la sua carne mettendolo a nudo fin nel più profondo del suo animo.
Una sensazione che lo faceva sentire vulnerabile. Come fosse braccato.
Lo "salvò" da quello sguardo l'arrivo di un'altra persona...persona che mai avrebbe immaginato di vedere li quella sera.
Parlarono molto, ma Einar cercava di dosare le sue parole con cura,
non rivelando a nessuno dei due il vero motivo per cui stava percorrendo quella strada.
Tuttavia sospettava che quella donna avesse intuito più di quanto Einar voleva dire.
Chiese al giovane orso di alzarsi con lei appena davanti al fuoco, aveva bisogno di scrutargli la mente.
Einar sembrava allarmato...temeva che quella donna risvegliasse in lui la furia...che non avesse la forza di controllarla.
Oppure temeva che lo scrutasse nel'animo più profondo? Mettendo a nudo la sua fragilità...le sue paure più profonde?
I loro occhi si guardarono per alcuni minuti...Lo strano intruglio di erbe gettate poco prima nel fuoco inondavano la stanza...
poi nella mente di Einar presero forma alcune figure.
Non erano ben definite ma quello che lo preoccupava era il fatto che non era lui a richiamarli nella sua mente.
Quale potere aveva questa donna? Come poteva controllarlo cosi facilmente?
Pochi interminabili minuti passarono, poi la donna abbassò lo sguardo soddisfatta.
Einar la osservava confuso e curioso allo stesso tempo...quale potere realmente nascondeva in quel corpo cosi apparentemente esile e fragile?
Nut compiva il suo ciclo alta nel cielo, ma le rispsoste che Einar cercava non si palesavano
Un misto di frustrazione e rabbia cominciarono a palesarsi nel suo animo.
Poi però La Kunnigr gli porse un piccolo ciondolo tra le mani.
Vi era incisa una runa...
ma quale fosse il suo significato, gli disse la donna, non era ancora il momento di scoprirlo.
Gli disse però che lo avrebbe aiutato a controllare la sua furia...ad essere per lui un appoggio e sostegno.
Lo rigirò tra le sue dita osservandolo, senza tuttavia nascondere il suo scetticismo.
Si congedarono cosi...consci però che forse le loro strade si sarebbero incrociate ancora.
Last edited by Michael604 on Wed Nov 06, 2019 11:21 am, edited 2 times in total.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
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Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
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Daryos, "Un coltello nel buio"
La statua di pietra troneggiava sopra di lui, con aria solenne e fiera
La posa immobile risaltava l'orgoglio e la forza della figura, sfidando gli elementi di quella fredda terra.
Kurdan Valdar
Colui che guidò i sei Clan per la prima volta sull'isola di Helcaraxe alla ricerca di una nuova terra in cui vivere.
Il freddo e la fame forgiarono lo spirito di quella gente che, unita, dovette fronteggiare molte avversità
Non ultima e meno pericolosa la tribù dei teschi rossi, la tribù di troll che dominava l'isola.
Osservava pensieroso la statua, sentendo il suo manto bianco sulle spalle farsi più pesante.
Ripensò alle parole dei turas e vargos che durante l'Urval spronavano i Learling a dare il meglio di sè.
Portate con orgoglio quel manto bianco! E quando arriverà il momento lo tingerete di rosso nel sangue dei nostri nemici!
Come fece Kurdan per la sua gente...quando sfidò e sconfisse il capo della Tribù dei teschi rossi!
Poteva sentire nella sua testa le grida della battaglia, le urla di dolore dei feriti e morenti...
il ruggito furioso dei troll che, con forza bruta, colpivano con le loro rozze asce.
E gli parve di sentire un urlo di sfida levarsi in mezzo a quel baccano...
Una figura alta e poderosa alimentata da una furia combattiva senza pari che si stagliava in mezzo alla battaglia sfidando il capo tribù dei troll
Colpi potenti, vibrati con furia sanguinaria...Sangue che scorreva a fiumi sul terreno assetato...
corpi immobili e martoriati a fare da cibo per i corvi, che volando in aria a stormi, erano in attesa del loro lauto banchetto.
L'urlo di trionfo che riempì l'aria...la testa mozzata del grande troll che rotolava in mezzo al campo di battaglia...
e il manto di pelliccia bianco ormai intriso completamente dal sangue.
Molto tempo passò da allora ma ancora si cercava di tramandare quello spirito battagliero nei cuori dei giovani Nordici.
Fu qui che il giovane Einar prese la sua decisione.
Da tempo sentiva che il suo percorso nell'Urval stava volgendo al termine, pur non avendo ancora completato alcuni incarichi affidatigli dagli Jarl.
Sapeva che il motivo che lo aveva spinto mesi fa a intraprende quel percorso lo stava ormai chiamando con insistenza.
Come Kurdan fece molti anni prima, era l'istinto della sopravvivenza ad alimentarlo.
La battaglia per la vita e la morte che regolava con brutalità il Livmor.
I sei Clan sfidarono i teschi rossi per la terra e le sue risorse...per sopravvivere in quel clima freddo e ostile. Il prezzo che pagarono fu il sangue.
Nessuna prova datagli dagli Jarl per il suo Urval potevano rispecchiare appieno questa filosofia.
Nessuna prova superata lo poteva far sentire degno di sè.
Una sola cosa poteva farlo.
La sua preda attendeva famelica...occhi rossi lo scrutavano impazienti. Bianche zanne si stagliavano nel buio come segno di sfida.
Un vecchio conto in sospeso doveva essere ripagato con violenza.
Quella era la sua preda.
Quella era la sua prova.
Il suo sangue quello che doveva dissetare la fredda terra.
Ma per farlo doveva dedicarcisi appieno. Doveva dimenticare riposo e svago
Doveva concentrarsi sul suo allenamento per temprare il suo corpo e la sua mente...doveva imparare ad usare la sua berserkergang...
Doveva abbandonare Helcaraxe e i suoi compagni, abbandonare l'Urval e le sue prove.
Ma non lo avrebbe fatto per conquistarsi il rispetto dei suoi compagni, ne per dimostrarsi degno di portare il manto color cremisi diventando cosi Turas.
Lo avrebbe fatto per ritagliarsi con violenza il suo posto nel Livmor.
La furia lo avrebbe sostenuto nella battaglia, alimentata dalla voglia di sangue che gli cresceva dentro.
Nulla per lui era più importante.
Orgoglio... Rispetto...Fratellanza...Coraggio e Saggezza non avevano più valore.
Quello che contava era cacciare la sua preda.
Quello che contava... era la Vendetta!
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"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Il vento spazzava le fredde vette delle montagne ancora imbiancate dal recente inverno.
Il ghiaccio stava finalmente allentando la sua presa sulla Baronia, anche se non era raro che nevicasse o ghiacciasse durante la notte.
La bruma copriva ancora molte valli creando un' atmosfera mistica e quasi fuori dal tempo.
Il richiami degli animali destati dal letargo sembravano un richiamo di un'altro mondo...antico eppure ancora presente, nonostante la civilità avanzasse con l'illusione del suo progresso.
L'uomo era un animale figlio della Terra e come tale doveva seguirne le regole.
Il ciclo di vita e morte, rinascita e decadimento...cacciatore e preda...sangue e neve.
La vita al Picco dell'aquila riprendeva finalmente il suo corso, anche se a rilento.
Sembrava che durante tutto l'inverno il ghiaccio avesse bloccato lo scorrere del tempo e che ora, finalmente, tutto ricominciasse a scorrere normalmente...
Fu un periodo di riposo e attesa forzata per Einar.
Allenarsi e cacciare nelle valli della Baronia con la neve alta era rischioso e inutile.
Ma ora finalmente qualcosa dentro di lui cominciava a destarsi dal lungo sonno invernale.
Il sangue fluiva nel corpo troppo a lungo fermo ad oziare; i suoi muscoli ancora intorpiditi dal freddo e dalla pausa forzata bramavano la corsa e la fatica...
la sensazione di euforia che dava inseguire la propria preda alimentava la sua fame e la sua furia...volevo tornare ad allenarsi...
Voleva cacciare la sua preda.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Era una serata tranquilla e fredda al Picco dell'Aquila.
Il grande falò appena fuori dalla locanda ardeva con vigore mentre consumava avidamente i grossi ceppi di legno.
Einar si sfregava le mani vicino le alte fiamme; ma non era solo il freddo a spingerlo vicino al fuoco.
Trovava le fiamme affascinanti:
nella loro costante danza contro il vento e nel calore che producevano, come un caldo abbraccio.
Eppure nascondevano una fame insaziabile e pericolosa...bruciavano avidamente la legna per non morire e le loro scintille vagavano nel vento nella costante ricerca di nuova legna da intaccare;
e un nuovo fuoco cosi sviluppare...
aggrappate alla vita nonostante il freddo e il vento, con una tenacia che trovava ammirevole.
Identificava quella stessa forza nella sua Berserkergang;
quella furia che lo aiutava a combattere e che lo supportava nel momento di pericolo...ma con quale avidità lo consumava!...
mai sazia di sangue e prede cercava di dominarlo con sempre maggior forza.
Più il suo corpo si induriva in quelle terre ostili più essa cresceva con sempre maggior fame...con sempre maggior forza e desiderio di dominarlo.
Scosse appena il capo per distorgliersi da quelle sensazioni e pensieri. Era lì per un motivo...
Mentre le fiamme lo illuminavano, ascoltava teso e percettivo come in attesa di un segnale.
Il rumore di passi nella neve calcati con calma e consapevolezza.
Non tardò molto prima di udire quei passi:
Il Gael del Nord Ragnar Kloskarp
Da molto tempo attendeva un incontro con lui. Aveva biosgno dei suoi consigli e della sua conoscenza nei segreti che governano il Livmor.
Lo avrebbe aiutato nella sua ricerca?
Dominare la sua Furia?
Esisteva un modo per non finire bruciato da quel fuoco? O meglio ancora...usarlo contro la sua preda?
Queste domande lo assillavano ormai da molto tempo e sentiva che il tempo del suo allenamento in quelle terre stava per volgere ormai al termine.
Non aveva più tempo...la sua preda attendeva impaziente lo scontro.
Si accomodarono nella modesta locanda del Picco. Un pò di carne cotta e un boccale di birra bastavano per riscaldare gli animi in quelle terre freddi e ostili.
Einar cercò di raccontare e spiegare le sensazioni che provava ormai da tempo.
Di come la sua furia cresceva diventando più forte, a volte fino a dominarlo smembrando follemente la sua preda.
O come essa ormai desiderasse sempre più sangue e prede, incurante di rispettare il delicato equilibrio di quelle Terre.
Anche adesso la sento...si agita nel mio animo cercando di spingermi a cacciare. Quando non caccio da molto tempo si agita con violenza desiderando inseguire una preda...braccarla...
sentire nell'aria l'odore del sangue e della paura...sentire il sangue caldo della preda colarmi dalle mani...come posso controllare qualcosa che non vedo?
Come posso governare un tale fuoco?
disse Einar non nascondendo una certa apprensione
Il Gael lo ascolto con calma soppesando bene le parole del giovane cacciatore.
La Fiamma che ti brucia dentro ti può consumare. Dici il vero...non è da sottovalutare. Ed hai fatto bene a cercare una guida.
La caverna del Destino è il luogo dove si decide il destino dei guerrieri che come te hanno questa furia.
Alcuni apprendono, in parte...come controllarla...ma altri...Nej.
Ma non è l'unica Via. Molte cose sono mutate in breve tempo e la consapevolezza di Jurth sta crescendo."
Tuttavia altro sembra scatenare questa tua furia; non è vero?
Disse Ragnar mentre con sguardo profondo osservava il giovane, come a tentare di leggerne l'animo più profondo e nascosto.
Einar tornò con la mente, per un attimo e senza volerlo, a quella sera di tanti anni fa...
Quando con suo padre si era accampato poco fuori le Grandi mura, che dividono le terre del nord dal budello dell'orco.
Un angusto passaggio che porta nelle terre selvagge e nelle terre dominate dagli orchi.
Riusciva ancora a sentire il crepitare del piccolo fuoco da campo.
Vedeva suo padre intento a scuoiare la preda tanto faticosamente cacciata, mentre piccoli pezzi di carne si stavano cuocendo vicino al fuoco.
Il vento che gli soffiava contro facendolo rabbrividire e segno che l'inverno era ormai alle porte.
Quel lungo ululato nella notte...occhi famelici emergere dal buio...
sagome indefinite di predatori a caccia e avidi della preda...
E quelle sensazioni mai dimenticate di paura e impotenza...
che risvegliarono in lui qualcosa di profondo e ferale. Qualcosa che legava il suo animo a quegli occhi affamati e brutali.
Si scosse appena, tornando alla piccola locanda del Picco. Il fuoco ardeva ancora nel camino illuminando appena la stanza.
Einar annui piano alle parole di Ragnar. Cercò di raccontare quell'episodio del suo passato. Svelando almeno in parte cosa lo aveva spinto a compiere il suo percorso nelle terre innevate.
La tua caccia deve avere fine, ma questo non ti placherà.
Seguirò la tua caccia nelle terre degli orchi ed insieme ad altri vigileremo sul tuo spirito e sul tuo corpo.
Una volta finita ti riporteremo nelle terre innevate. Ma Einar...
questo sarà il tuo principio non la fine.
È bene tu sia pronto a questo.
Furono le Parole del Gael.
Parlarono ancora in quella piccola locanda, fin quando Nut ormai era alta nel cielo.
Prima di congedarsi però Ragnar fece una piccola richiesta al giovane cacciatore.
Fin quando non ci incontreremo ancora vorrei tu cercassi nel tuo animo un porto sicuro. Qualcosa del passato o del presente che ti dia serenità.
Ha Det Bra, cacciatore.
Disse prima di tornare sui suoi passi verso l'isola di Helcaraxe.
Rimasto solo Einar tornò ai suoi pensieri, meditando sulle parole e sui consigli del Gael.
Cosa poteva essere per lui fonte di serenità e che potesse essergli di aiuto per contrastare la sua furia?
Cosa lo rendeva veramente calmo e padrone di sè?
Osservava il fuoco nel camino ormai morente in cerca di ispirazione...
come se si aspettasse un segno rivelatore.
Ma non vedeva altro che fumo...poi per un attimo, quando la piccola sala della locanda fu quasi caduta completamente nel buio...
dal fumo vide emergere una figura...indistinta, poco chiara e a lui non familiare.
Tutto quello che poteva riconoscere era una figura umanoide avvolta nell'oscurità...con un copricapo di cervo sulla testa
Ma chi o cosa fosse Einar non lo sapeva.
Forse era frutto della sua fantasia o della stanchezza...
Oppure era un'altro tassello del suo percorso, che solo il tempo avrebbe infine svelato.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Le onde si infrangevano con violenza sulla spiagga di terra nera, mentre un vento freddo soffiava sulla costa.
Einar osservava il mare pensieroso mentre le tenebre ormai andavano a coprire l'orizzonte.
Ripensò per alcuni istanti a quando era un Learling e di come gli fu narrato che proprio in quel punto, i primi Clan sbarcarono sull'isola di Helcaraxe.
A poca distanza verso nord si trovava ancora la Tribù dei teschi rossi, che ormai da tempo immemore avevano preso dimora ai piedi dell'Yggdrasill, il sacro frassino bianco del nord.
Piantato dallo stesso Aengus dicevano alcuni, o manifestazione pura e solenne della presenza di Jurth
che affondava le sue radici direttamente nel cuore di quella Terra.
Voleva raggiungerne le radici prima di partire per le terre selvagge, prima di dedicarsi alla sua, forse ultima, caccia.
La sua meta era il sacro frassino...il prezzo che avrebbe pagato era il suo sangue...il dono che avrebbe offerto a Jurth, il sangue delle sue prede.
Era perso nei suoi pensieri quando ad un tratto udì dei passi avvicinarsi.
Si voltò di scatto temendo qualche creatura e per una frazione di secondo notò due figure indistinte; di forma umanoide e con un copricapo di cervo sulla testa.
Fu come un lampo che lo riportò con la memoria a quella visione che ebbe nel fuoco ormai morente dopo il suo incontro con il Gael Ragnar.
Si destò appena, notando proprio Ragnar accompagnato da un'altra Gael del nord.
La giovane Senua.
Gael che dietro quella apparente giovinezza, nascondeva dentro di sè già una saggezza poco comune, e sforse anche da alcuni mai raggiunta.
Come lui erano diretti a nord, per tenere sotto controllo la popolazione dei teschi rossi, che andava ormai via via ad ingrossarsi, diventando una possibile minaccia per l'isola.
Decise di unirsi a loro in quella caccia e di omaggiare insieme il sacro frassino.
La battaglia fu violenta ed innarrestabile. Il sangue dei troll e quello dei nordici si mischiava ricoprendo gran parte della terra innevata.
L'odore del sangue e il furore della battaglia risvegliarono in Einar sensazioni ormai familiari.
La sua furia bramava la libertà, bramava il sangue delle sue prede, bramava l'estasi della caccia.
Poi finito il combattimento, il clamore della battaglia cessò di colpo; facendo piombare quella valle nel silenzio quasi assoluto.
Solo un leggero vento freddo fischiava tra le rocce mentre molte carcasse dei troll giacevano morenti ai loro piedi.
La sua Furia per ora era stata saziata.
Salirono silenti un ripido sentiero che portava direttamente ai piedi dell'Yggdrasill.
Anche a quella distanza poteva sentirne la sollennità e la forza. Il legno bianco come la neve sembrava quasi ghiaccio,
mentre le radici scavavano avidamente nella terra per cercarne la linfa. Secondo i racconti infatti lo stesso sangue dei teschi rossi sembra alimentare il sacro frassino; che fungono cosi da guardiani e nutrimento.
Einar osservò per alcuni attimi il grande albero, non nascondendo un certo timore. Aveva davanti a sè una manifestazione tangibile della presenza di Jurth.
Dimenticò per un attimo i due Gael che lo accompagnavano e iniziò un suo piccolo rito; appreso quando era ancora piccolo da suo padre.
Sfilò con calma un guanto dell'armatura, successivamente prese un piccolo pugnale affilato nella sua sacca. Lo stesso che usava per scuoiare le sue prede.
Con decisione si incise un taglio sulla mano che subito cominciò a riempirsi di sangue.
Alcune gocce già cadevano nella neve mentre avvicinandosi al tronco vi appoggiava la mano.
Il Sangue della preda...e quella del cacciatore...insieme come nutrimento.
disse con solennità mentre fasciandosi la mano andava a prendere il resto del suo tributo, fatto di pelli e carne delle sue prede.
Furono le parole di Ragnar ad interromperlo.
Yggdrasill riconosce il tuo sangue...ma quale offerta gli presenti stanotte?
Disse mentre osservava il giovane cacciatore
Einar lo guardò per alcuni istanti meditando.
Quando ero Learling...mi avete mostrato come omaggiare il Sacro Frassino. Le asce dei Teschi rossi ai piedi delle sue radici.
Però...io ho sempre pensato fossero solamemente simboli più per il nostro ego che per una reale utilità.
Onore...coraggio...Lealtà dubito che all'Yggdrasil importino veramente.
Questa Terra ha sete, e le difficoltà che ci pone davanti...forgiandoci richiedono un solo tributo da pagare...
Il Sangue!
Ripeto...cosa vuoi offrire tu questa notte?
Cos'altro posso offrire se non questo?
il frutto della mia forza...forza che la stessa Jurth mi ha donato?
E quale sarebbe il valore di queste offerte ai tuoi occhi, rinunceresti a questa forza?
rispose il Rumenal incalzando le risposte del giovane cacciatore.
Un lupo rinuncerebbe ai suoi artigli? Al suo essere?
E dunque...cos'altro puoi offrire?
Quello che sono!
Rispose impaziente il giovane non nascondendo un lampo di fuoco nei suoi occhi.
Cosa Sei?
Lo incalzò Ragnar non distorcendo lo sguardo da lui e per nulla turbato dal cambiamento negli occhi di Einar
Quello che Jurth ha voluto da me...un Cacciatore!
Ragnar si avvicinò ai piedi del frassino. I suoi movimenti erano misurati e solenni
Solo questo?...E quando la tua caccia avrà fine non avrai dunque più uno scopo?
Si chinò e coprì lentamente con la neve le tracce lasciate dalla ferita di Einar.
Il sangue che versi lascia un segno vivo e forte...solo in apparenza.
Puoi essere più di un cacciatore se sei disposto ad offrire più di questo.
La tua sete è stata, in parte, appagata nel percorso...ma ancora non vedi con chiarezza il tuo cammino
Senza togliere lo sguardo su Einar si avvicinò, poi lentamente prese il pugnale che poco prima aveva usato il giovane cacciatore.
Lo squadrò con attenzione per alcuni istanti poi con rapidità tagliò una parte dell'armatura in cuoio di Einar scoprendo cosi la spalla e parte del braccio.
Rivolse un cenno d'intesa alla donna che, fino a quel momento era stata silente e in disparte ma osservando il tutto con attenzione.
Per alcuni attimi Einar rimase fermo e incredulo, mentre osservava lo squarcio nella sua armatura. Poi come una scintilla il suo istinto si risvegliò.
Il respiro si fece più veloce e intenso mentre i muscoli andavano pian piano ad irrigidirsi pronti allo scatto. La vista si offuscava discorcendo la realtà.
Là dove pochi istanti prima c'era la figura del Rumenal, ora il giovane cacciatore percepiva solo un pericolo da affrontare e da eliminare.
La Berserkergangr lo stava dominando guidando la sua volontà...desiderava altro sangue...desiderava schiacciare chi lo minacciava.
Era quasi sul punto di attaccare Ragnar quando delle catene di ghiaccio gli impedirono di assestare il colpo.
Mentre i due parlavano Senua aveva controllato la situazione e prontamente era intervenuta bloccando possibili reazioni violente da parte del giovane cacciatore.
Le catene lo ancoravano sul posto mentre sentiva tutta la sua furia fluire come un fiume di fuoco nelle vene.
Più si dimenava cercando di liberarsi più le catene lo tenevano fermo.
Più sentiva i suoi movimenti bloccati, più la sua furia cresceva diventando inarrestabile.
Con il pugnale, il Gael cominciò ad incidere sulla nuda carne alcuni segni. Il sangue sgorgava copioso mentre la lama lacerava la carne del braccio del giovane.
All'odore del suo sangue Einar si dimenava ancora con più forza e furia, non trattenendo più la sua Berserkengangr.
Il tutto durò alcuni istanti, poi Ragnar si allontanò valutando con attenzione quello che aveva tracciato.
Ricoperti dal sangue, nel braccio del giovane cacciatore si potevano riconoscere alcune linee ben distinte.
Linee che andavano a formare un simbolo ben preciso.
Uno dei simboli che avevano molto peso in quelle terre, linguaggio mistico della Terra stessa.
Mentre ancora il suo sangue colava a terra, nel braccio di Einar era stata incisa una runa:
Hagalaz
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Si toccò appena la spalla destra, tra una piccola smorfia e qualche borbottio a bassa voce.
Anche se ormai la ferita si era rimarginata, ricordava ancora il gelido tocco della lama solcargli la carne.
Quella ferita non era come le altre. Non gli aveva solamente segnato la carne ma anche lo spirito
e quello squarcio era ancora vivo e sanguinante
testimonianza del cammino che aveva voluto intraprendere e che lo aveva portato, ora, nelle Terre Selvagge.
Einar osservava il cielo plumbeo e le nubi addensarsi sopra il suo piccolo rifugio. L'aria era carica di umidità mentre il vento prendeva forza ululando tra le numerose fronde della foresta.
Le terre Selvagge...
Come la Baronia abitate da creature violente e territoriali...
eppure una terra che sotto la sua brutalità nascondeva un enorme forza ed energia che scorreva in ogni forma di vita che la abitava.
Si era fermato al Rifugio dei Raminghi ormai da alcuni giorni, sperando di incrociarne qualcuno che potesse aiutarlo.
Si spinse anche nella città del deserto, Tremec e nell'isola di Derit.
Ma a parte qualche viandante non ebbe molta fortuna.
L'attesa lo irritava, tuttavia sapeva che la fretta, soprattutto in terre cosi ostili e che conosceva molto poco, lo avrebbe portato a morte certa.
Passarono altri giorni, trascorsi perlopiù da solo ad osservare le zone circostanti e a meditare.
Si era domandato quale fosse il prossimo passo più saggio da compiere.
Cercare la sua preda in quelle terre cosi vaste avrebbe richiesto molto tempo, forse tutto il resto della sua vita.
Con una guida poteva esplorare meglio alcune zone ma questo non gli garantiva di trovare tracce fresche o indizi che potessero aiutarlo a trovare quello che sperava.
La sua preda...
Gli tornarono alla mente le parole del Rumenal Ragnar
E quando la tua caccia avrà fine non avrai dunque più uno scopo?
Scosse appena il capo cercando di scacciare quei pensieri; meglio preoccuparsi di un problema alla volta si disse.
Più passava il tempo però, più sentiva dentro di sè il desiderio di proseguire nel suo percorso.
La sua furia esigeva una preda...la runa gli mordeva la carne e lo spririto, ricordandogli in ogni istante perchè era in quelle terre. Cosi forse in modo un pò avventato decise di muoversi da solo.
Mai il suo istinto e il duro addestramento a cui si era sottoposto, gli furono cosi utili come in quelle Terre.
Anche se si era tenuto volutamente sui sentieri battutti senza addentrarsi troppo nelle foreste, la brutalità di quei luoghi lo minacciava costantemente.
Creature di ogni sorta erano in agguato, alcune in particolare!
perchè manipolatori naturali del Flux.
Ma ad ogni passo sentiva che finalmente si avvicinava al luogo designanto e da cui sperava trovare qualche indizio.
Le terre degli orchi si estendevano dal fiume Orquisharm a sud-est; fino a nord seguendo la catena montuosa Orquirian.
In quel labirinto di foreste e forti fatiscenti brulicavano orde di orchi, suddivisi in vari clan intenti, solitamente
a farsi guerra tra loro o contro altre creature come i Grimlock.
Vagare in quelle foreste alla cieca voleva dire la morte, tuttavia Einar sapeva che non aveva molta altra scelta e che se voleva trovare tracce o indizi su come raggiungere la sua preda, doveva tentare.
Esplorando cauto il più possibile quelle zone.
Il suo istinto e la sua furia lo avrebbero sostenuto, aiutandolo ad aprirsi la strada con il sangue e ferocia se fosse stato necessario.
Decise di accamparsi poco più a nord del ponte che attraversava il fiume Orquishar.
La notte era limpida ma poco luminosa.
Una serata perfetta per addentrarsi furtivi in quelle terre.
Eliminati alcuni gruppi isolati si addentrò sempre di più nella foresta, seguendo quello che doveva essere un sentiero battuto dagli orchi.
Si muoveva cauto mettendosi in ascolto quasi ad ogni passo, ogni singolo rumore lo metteva in allarme ma invece di farlo desistere da quell'esplorazione, la tensione dentro di lui lo spingeva ad addentrarsi sempre di più,
come attirato da qualcosa.
Cerchò di evitare le luci dei grandi falò che vedeva per lo più nell'entroterra, portandolo sempre più a seguire la costa.
Questo gli permise di capire che le coste, per qualche strano motivo non erano ben sorvegliate, creando cosi una via relativamente sicura.
Dopo alcuni minuti di cammino giunse infine nelle vicinanze di un grande forte.
Quello che lo colpì non fu solamente la forma della costruzione, simile ad un enorme recinto, bensi il suono inconfondibile di ululati e ringhi nell'aria.
I suoi occhi si illuminarono di una luce nuova. Come un fuoco che divampa improvvisamente da una brace che sembrava ormai sopita.
Qualcosa si risvegliò in lui cercando di spazzare via come una tempesta, la cautela e la furtività che lo avevano protetto fin lì.
Fu solo con un enorme sforzo di volontà che riusci a controllarsi...almeno in parte
Perchè quando l'odore della preda è nell'aria nessun cacciatore può resistergli.
Avanzò cauto tradendo però ad ogni passo una violenta tensione interiore.
Più si avvicinava più poteva sentire le sue prede uggiolare e latrare mentre i loro padroni orcheschi ridevano e parlavano nella loro strana lingua gutturale e sgraziata.
Cercò di mettere in pratica quello che avave imparato durante i suoi allenamenti.
Il controllo della zona era fondamentale e trovare un luogo sicuro in cui attirare la preda poteva permettergli di evitare allarmi e grida di aiuto indesiderati.
Fece tutto con una strana calma, tuttavia il suo sguardo tradiva il crescente fuoco dentro di lui.
Colpì con rapidità e brutalità, cercando di liberarsi velocemente dell'orco...
non era lui che voleva...
ma il grande lupo nero che cavalcava.
Liberatosi dell'orco infine... potè finalmente sfogarsi contro la creatura.
I suoi colpi erano brutali, mentre ad ogni fendente il suo sguardo brillava di una luce intensa fatta di sangue e odio.
Nel suo viso non vi era emozione tranne che una impercettibile soddisfazione
e perverso piacere.
Ad ogni fendente il sangue della sua vittima sgorgava a fiotti mentre il ferro della sua arma entrava nella carne con precisione.
La sua Berserkergangr fluiva in lui come fiume di fuoco ma questa volta non in modo violento, bensi come ferro fuso e incandescente che scorre nello stampo del fabbro
modellando cosi in modo quasi armonioso la sua brutalità.
Finalmente non era più un fuoco indomabile e distruttivo bensi una forza consapevole e letale.
Anche se quella non era la sua vera preda, il grande lupo nero che molti anni fa uccise suo padre e rischiò quasi di uccidere lo stesso Einar, non potè trattenere tutta la rabbia e il desiderio di vendetta che per anni aveva tenuto dentro di sè.
In quella notte solcata da poche stelle la luna si tinse di rosso mentre il terreno andava via via coprendosi con i cadaveri di orchi e lupi neri.
In quella notte Einar diede una forma alla sua berserkengangr...una forma ben precisa e che lo avrebbe accompagnato fino alla fine della sua esistenza.
Una forma per certi versi ormai a lui molto familiare.
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I latrati si facevano più intensi mentre, ombre deformi proiettate dal fuoco, si stagliavano sul limitare della foresta.
Voci roche e gutturali borbottavano a bassa voce mentre nell'aria si poteva respirare un'aria pesante...carica di tensione
I suoi passi erano leggeri e il rumore accuratamente attutito dal fogliame caduto, ma Einar sapeva che la sua preda era attenta e all'erta.
I muscoli erano tesi mentre il suo sguardo, attento e vigile, brillava...difficile dire se per il suo fuoco interiore o per il debole riflesso del fuoco da campo degli orchi.
Bastava il più piccolo rumore...o peggio...il vento traditore che poteva portare il suo odore alle sue prede...
per tradire la sua posizione e trovarsi cosi da cacciatore a preda.
Tutto era pronto, bastava solo attendere
secondi... minuti... forse anche ore... difficile stabilire quando è il momento opportuno per sferrare il proprio attacco.
Un attimo troppo presto e la preda potrebbe fuggire in allerta, troppo lontana da raggiungere; un attimo troppo tardi e la situazione potrebbe rivoltarsi contro lo stesso cacciatore.
Mentre attendeva osservava con cura la scena che aveva davanti.
Nut era alta in cielo, coperta a volte da qualche nube, mentre il fuoco illuminava una piccola zona attorno a sè.
Una coppia di orchi era china attorno al fuoco mentre un grosso lupo nero stava sdraiato pigramente poco lontano.
Fu qui che emerse dentro di lui una sensazione in qualche modo familiare. Come se quella scena, forse non nei suoi minimi dettagli,
gli facevano tornare alla mente una situazione passata ma che in quel momento ancora gli sfuggiva.
Scosse appena il capo scacciando quei pensieri, doveva rimanare vigile e pronto a colpire...non poteva perdere la sua preda.
Alcuni minuti più tardi, a quello che sembrava un pigro cambio della guardia,ecco che si presentò il momento perfetto per colpire.
Si mosse rapidamente, mentre istinto e forza guidavano i suoi colpi.
La sua Berserkergangr fluiva come fiume impetuoso fondendosi col suo spirito cacciatore.
Gli orchi cadderò con facilità presi di sorpresa, mentre il grande lupo nero scattava in piedi ringhiando contro la nuova minaccia improvvisa.
Pochi colpi impetuosi e letali; anche l'enorme figura di nera pelliccia cadde al suolo morente.
Il sangue della bestia scorreva caldo e copioso a terra mentre la figura di Einar si stagliava al limitare della luce del fuoco. Il suo respiro era pesante, Il corpo ricoperto di sangue con i muscoli tesi e gonfi per la lotta.
I suoi occhi brillavano di una luce rossa, mentre sul suo volto comparve un sorriso di perverso piacere.
Nut, alta nel cielo, parve ricoprirsi di rosso mentre un'altra notte di caccia andava a concludersi.
Tornò al suo campo verso nord, lontano dalle zone pattugliate dagli orchi.
Era stanco ma soddisfatto per un'altra nottata di caccia.
Si sdraiò nel suo sacco a pelo mentre una leggera brezza smuoveva appena l'entrata della sua tenda.
Chiuse gli occhi cullato dal battito, ormai regolare e calmo del suo cuore.
La sua mente era serena mentre il sonno pian piano cominciava ad avvolgerlo.
Aprì gli occhi di colpo...aveva freddo e fame mentre il vento ululava tutto intorno a lui. Immense figure oscure e sgraziate, fatte di roccia nera troneggiavano su di lui mettendolo quasi in soggezione.
Si sforzò di proseguire anche se affondava sulla neve gelida ad ogni passo.
La fame gli attanagliava il corpo mentre una forza interiore, a lui familiare, gli permetteva di proseguire.
Poco lontano vide quella che sembrava la luce di un fuoco. Provò un instintivo terrore mentre alla mente gli tornarono scene di violenza e tortura.
L'istinto gli suggeriva di fuggire ma la fame lo obbligò ad avanzare...
ad ogni passo la paura lasciava il posto ad un'insaziabile desiderio di carne e sangue.
Arrivò a poca distanza da quella fonte di luce e si acquattò nell'oscurità mentre il vento gli turbinava con violenza attorno.
Attorno al falò vi erano due figure. Una, più grande dell'altra, rannicchiata a scuoiare la carcassa di un cervo, mentre l'altra, più piccola, era ferma a poca distanza con alcuni ciocchi di legno in mano.
Non sembravano pericolosi e il vento gli portava costantemente l'odore del sangue del cervo, alimentando in lui l'istinto e la fame.
La bocca si aprì lentamente snudando le zanne taglienti.
Gli occhi si accesero di una luce vorace mentre con impeto, un lungo ululato gli uscì dalla bocca.
Il suo attacco fu come un lampo nel buio mentre la figura più grande cercò di fronteggiarlo brandendo un bastone infuocato.
Col suo peso atterrò quella minaccia mentre gli artigli delle zampe cominciavano a rodergli la carne.
Il terrore negli occhi della sua preda lo inebriavano mentre con solennità affondò le sue zanne nella gola dell'uomo.
Il sapore del suo sangue erano come nettare mentre strappava la carne con voracità e ferocia.
Alzò lo sguardo verso la piccola figura rimasta attonità e paralizzata a poca distanza da lui...non la percepiva come una minaccia, ma tra i due ci fu uno scambio di sguardi intenso.
Per quello che sembrò un'eternità i due si fissarono, poi con rapidità gli balzò contro con un lungo ringhio.
Si risvegliò di soprassalto con un urlo, mentre istintivamente portava le mani davanti a sè per proteggersi.
Il suo cuore batteva nel petto con violenza mentre con occhi sbarrati osservava frenetico tutto intornò a sè.
Ci vollero alcuni minuti prima che la ragione prendesse il controllo e si rendesse conto che si trovava nella sua tenda, vicino al fiume delle terre degli orchi.
Si impose di calmarsi mentre alla mente ritornavano frenetiche le scene di quel sogno cosi vivido e reale.
Si alzò uscendo dalla sua tenda, respirando l'aria fredda della notte.
Tutto era silenzioso e immobile mentre, a parte la fioca luce di Nut, l'oscurità attorno a lui era opprimente.
Aveva vissuto nuovamente quella situazione di molti anni fa, il motivo scatenante per cui ora si trovava in quelle terre ma questa volta, aveva calcato i passi della sua preda...
di quello che riteneva il suo nemico e avversario da uccidere.
Aveva cacciato, ucciso e si era saziato con il sangue di suo padre, col suo stesso sangue...
Si guardò le mani innoridito pensando di trovarle ancora insanguinate mentre in lui cresceva la consapevolezza di quel che aveva appena vissuto.
Nella sua mente confusa e vacillante la nebbia di pensieri prendeva forma...forma a lui sempre più affine e somigliante...
Forma che, crescendo lo sovrastava e infine...
Dominava
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Nut saliva lentamente nel cielo illuminando con la sua pallida luce i contorni della foresta.
Le ombre si allungavano e contorcevano mentre il cuore della foresta rimaneva celato nell'oscurità.
Quali creature o spiriti si nascondessero al suo interno non era dato saperlo, e saggio era colui che non cadeva vittima della propria curiosità.
Le Terre selvagge erano terre pericolose e durante la notte lo erano ancora di più.
Einar si chinò verso il fiume, poco lontano dalla sua tenda. L'acqua gli ricadeva dal viso e dalla barba a grosse gocce mentre pian piano la superficie tornava ad essere limpida e calma.
Osservo l'acqua e il suo riflesso ritornando con la mente al suo strano sogno.
Ripensò alle sensazioni che aveva provato...al turbamento che provava dentro di sè...le immagini di quel che aveva fatto cosi nitide nella sua testa.
al sapore del sangue nella sua bocca...
Si sciacquò nuovamente, come a scacciare quei pensieri dalla sua testa, e per un attimo si immagino ancora quel lupo...
cosi diverso eppure cosi simile a lui
mentre dalla bocca gocciolava ancora il sangue fresco delle sue prede.
Aveva bisogno di confrontarsi con qualcuno di più saggio ed esperto,
qualcuno capace di camminare nei sentieri di Jurth con più consapevolezza.
Sellò in fretta il suo cavallo e partì verso sud. Sperava di incontrare qualcuno a lui familiare e che già altre volte lo aveva aiutato nel suo percorso.
Il Rumenal Ragnar Kloskarp
Arrivò dopo alcune ore alla Baita nelle terre selvagge. Il grande falò all'esterno illuminava la zona circostante che, come un enorme faro, indicava la via per coloro che cercavano un rifugio sicuro in quel mare di foreste nere e pericolose.
Si accomodò al suo interno per riposarsi dal lungo viaggio, quando poco dopo sentì la porta aprirsi.
Sulla soglia una figura a lui familiare e che da molto tempo non aveva occasione di vedere.
Einar provo la strana sensazione che, nonostante non si vedessero da molto tempo, i loro sentieri non si fossero mai realmente divisi.
Chissà... forse Jurth non ha tracciato questo sentiero solo per me dopo tutto.
pensò tra sè.
Si sedettero sulle panche di legno ed Einar cominciò a raccontare al Rumenal gli ultimi avvenimenti.
Cerco di spiegargli cosa aveva fatto durante la sua permanenza nelle terre selvagge, raccontando di come aveva cercato di portare avanti la sua caccia nel tentativo di rintracciare la sua preda.
Ragnar lo ascoltò osservandolo con attenzione, come a cercare di vedere al di là delle semplici parole.
Poi gli raccontò del suo sogno.
Cercò di descriverlo nei minimi particolari, cosa che non gli risultò difficile in quanto quelle immagini erano ancora vivide nella sua testa.
Einar...ci sono cose che devi conoscere e altre per cui devi avere fiducia.
riguardo le prime...il legame con Jurth ed il Livmor si manifesta in molti modi.
C'è chi si avvicina a questo sentiero più intensamente come i Gael...altri come te, in modo più inconsapevole.
Il Flux prende forma mostrandoti verità...che non capiresti da sveglio, perchè non sei ancora pronto a comprendere tutti i legami
che ti legano a Jurth
I sogni...in un modo o nell'altro sono il suo sussurro.
ora che conosci questo ti rammento già quello che sai...
Il tuo animo non sarà in pace quando avrai trovato la tua preda...non ti basterà.
Ai miei occhi c'è un motivo per cui hai guardato con gli occhi del lupo, ma se cerchi da me un consiglio allora ti dico...
interrompi la tua ricerca per qualche tempo.
Torna dove il legame col tuo sangue è più forte e medita su cosa il tuo animo attende
una volta che avrai ucciso la tua preda.
Questa fu la risposta del Rumenal.
Einar temeva una risposta del genere in quanto lo costringeva a compiere un percorso a lui estraneo e difficile.
Un percorso in cui il suo modo di agire e pensare non potevano aiutarlo; abituato da sempre a questioni più concrete e tangibili come inseguire una preda sulla neve o affrontare i pericoli della Baronia.
Ma qui il suo sentiero lo costringeva ad affrontare consapevolezze e verità a lui oscure e impalpabili.
Prima di congedarsi però il Rumenal disse un'ultima cosa ad Einar, un nuovo passo che doveva compiere nel suo sentiero.
C'è un'altra cosa...
nel ciclo di Jurth tutto è in equilibrio ed ogni cosa muta fino a tornare uguale a sè stessa sotto una diversa forma.
Impara ad osservare gli elementi...
la neve, il ghiaccio e l'acqua hanno la medesima natura ma forma e caratteri diversi...
prova a comprenderli e poi proseguiremo oltre.
Last edited by Michael604 on Wed Nov 06, 2019 11:09 pm, edited 2 times in total.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
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Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Il sole stava tramontando dietro le enormi montagne che dominavano la Baronia
mentre il rumore di piccoli ruscelli, probabilmente formatisi grazie allo scioglimento delle nevi, riempivano il silenzio.
Il sentiero era fangoso e impervio e non era raro che dovesse fermarsi per aiutare il suo cavallo rimasto intrappolato.
Einar imprecò più volte, maledicendo se stesso e il sentiero che stava cercando di seguire.
Si fermò per rimprende fiato e guardarsi attorno, ripensando al motivo che lo aveva rimesso in viaggio, ancora una volta, lontano dal nord
la sua casa.
Le parole del Rumenal ancora gli risuonavano nella testa, facendolo più volte imprecare e borbottare tra sè.
Ho un compito per te Einar, voglio che mi porti due cerbiatti. Un maschio ed una femmina.
Ma li voglio vivi! E devono essere loro a volerti seguire.
Quando ci sarai riuscito...o ti sarai arreso cerca ancora i miei passi.
Come diamine faccio?! Sono un cacciatore! Non un dannato allevatore di bestie!
Borbottò rumorosamente rimettendosi a cavallo e proseguendo il suo cammino verso sud.
La sua meta erano i boschi vicino Nosper dove già in passato aveva visto la presenza di ottima selvaggina.
Superò l'impervio passo dell'Aquila, passo che collegava la Baronia con le terre degli Amoniani.
Mentre proseguiva nel suo cammino cercò di formulare qualche piano per completare il suo compito.
Non era facile, almeno per lui, dover entrare cosi in sintonia con le varie bestie.
A volte trovava faticoso perfino farsi ascoltare dal proprio cavallo.
Tuttavia aveva fiducia nel Rumenal e nella sua capacità di guidarlo nel suo sentiero.
Se aveva imparato a cacciare poteva imparare anche a farsi ubbidire da qualche bestia, pensò.
Arrivò verso sera nei pressi di Nosper. Era un piccolo villaggio di contadini ma caldo e accogliente.
Piccole luci illuminavano la strada e dalla taverna si sentivano canti, chiacchere e il suono di qualche strumento musicale.
Era un'atmosfera nuova per Einar abituato da sempre alla tranquillità del Picco dell'Aquila.
Si diresse verso lo staliere per far riposare il suo cavallo, nel mentre cercò di farsi spiegare dall'uomo come riusciva a farsi ascoltare da quegli animali.
Cerco di assimilare i suoi consigli, consigli che tra l'altro dovette pure pagare, senza però capirci molto.
Decise comunque di non perdere altro tempo e si inoltrò nella foresta vicino al villaggio.
Era una foresta scura e abbastanza fitta, tuttavia molto diversa da quelle del nord o delle terre selvagge.
A parte qualche lupo o orso non percepiva richiami o segni di altri predatori.
In quella terra era l'uomo ad avere il controllo, e solo dall'uomo ci si doveva guardare le spalle.
Ladri, tagliagole e briganti in cerca di ricchezze facili...
La loro terra gli garantiva abbondanza di cibo e risorse, permettendo a quella gente di dedicarsi a cose più futili ed inutili come il raccogliere sempre maggiori ricchezze.
Non vi era lotta per la sopravvivenza ma solo lotta per l'avidità.
Era un mondo nuovo per Einar...un mondo che non capiva e che non gli apparteneva e che in cuor suo disprezzava.
Si accampò vicino al fiume, non si fidava dei Suver e preferiva rimanere da solo a completare il suo compito.
Se Jurth era favorevole la sua permanenza in quelle terre sarebbe stata breve.
Ma non aveva fatto i conti con la sua natura.
Perchè non puoi impedire al fuoco di bruciare...
nè impedire al cacciatore di avere la sua preda.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
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