- Mon Oct 07, 2024 5:19 pm
#61563
“Versami un’altra birra, intanto, che la gola inizia a seccarsi.
Non sei il solo che me lo chiede, che si domanda come mai una scelta del genere, ma proverò a risponderti… ti avverto però che non sarà tanto rapida, la cosa.”
“Potrei raccontarti la mia vita passo per passo approfondendone ogni capitolo fino al più minuscolo dettaglio, ma temo ci porterebbe verso sentieri ben lontani dalla via maestra.
Ti racconterò però di mia madre, una veggente dei Vaghi, e che nella sua carrozza diede amore a molti uomini, ma che ne amò davvero soltanto uno, un sentimento che la consumò lentamente quando lui, ammantato nelle sue vesti di un bianco immacolato, tornò nelle terre degli Elfi immortali, abbandonandola ad una vita misera e difficile. Eppure quella donna mi diede tutto, ogni istante della sua vita fu dedicato a donarmi un’infanzia felice."
"Quando lei morì io fui smarrito: molti del villaggio mi guardavano con disprezzo e timore e quelli come me, i “sangue d’elfo”, erano considerati al pari di una peste.
La solitudine e il rifiuto mi allontanarono da quel luogo che per me era sempre stato una casa. E vittima dell’assenza del più grande dei doni, una famiglia, fui avvicinato da uomini che da tempo seguivano un sentiero oscuro, orribile e riprovevole oltre ogni cosa.
Mi catturarono e piansi, tremai e implorai: un ragazzino, per giunta un mezzosangue, nelle mani di chi del sangue e della violenza aveva fatto la propria fede. Ma il loro capo, Daenar, oh sì, ricordo ancora perfettamente la sua voce, i suoi lineamenti, il suo sguardo che in me vide qualcosa… mi risparmiò dandomi un’alternativa alla morte: seguirli ed incamminarmi sulla via dell’unico Dio."
"Non te lo nascondo, amico mio, trascorsi quasi un anno cercando di cancellare dalla mente ciò di cui fui testimone e a volte partecipe quasi ogni giorno: un’orgia di sangue e sacrifici, carne umana donata all’Oscuro… e quel sapore, il sapore di un cuore masticato che si mischiava al vomito che sentivo salire dalle mie viscere, un disperato tentativo del mio corpo di rifiutare quel pasto repellente."
"Ma nella vita possiamo adattarci a tutto e anche gli insegnamenti più blasfemi a lungo andare iniziano ad essere comprensibili, accettabili… inizi perfino ad apprezzarli.
Daenar e i suoi seguaci plasmarono la mia mente e la mia volontà, un giovane mezz’elfo che con la sua voce vibrante e il suo talento nella musica avrebbe cantato le lodi di Vashnaar al di sopra delle grida degli squartati vivi."
"Il mio ruolo in quel Branco di belve assetate… oh, no, non il Branco di cui si vociferava fino a qualche mese fa, era ben altro il vero e unico flagello di Vashnaar in anni di confusione e caos… come ti dicevo, il mio ruolo sarebbe stato quello di infiltrarmi e condividere preziosi segreti dei nostri peggiori nemici.
Ma il tempo fu testimone della scomparsa della mia “famiglia”: Draukner cadde dinanzi alle mura di Hammerheim, Kurtz fu bandito da qualsiasi terra civilizzata e Daenar… di Daenar nessuno seppe più nulla. Coloro che avevano vissuto nel sangue erano svaniti annegati nel sangue.
Tornai ad essere solo, i luoghi in cui avevo vissuto per anni e in cui avevo stretto legami e amicizie in nome dell’inganno divennero il solo rifugio sicuro per la mia anima tormentata: i nemici erano diventati amici e io ormai mi sentivo a casa in terra altrimenti ostile."
"Potrei raccontarti i difficili anni della fede che vacilla, del mio ritrovare un lento, lentissimo equilibrio - una ricerca ben lontana dall’essere giunta al termine - nel Grigio.
E potrei raccontarti il dolore, ancora vivo, che nella mia mente penetra come uno stiletto, la tortura che di cui sono divenuto vittima perpetrata dagli illithid, che siano maledetti in tutte le lingue, di come abbiamo sconvolto la mia vita e di come ancora oggi io mi risvegli in fuga da incubi tentacolari."
"O continuare parlandoti del mio cuore spezzato, quando mi separai dalla mia famiglia dal manto smeraldo che ormai non riconoscevo più, per cui avevo fatto di tutto - anche andare contro i dettami del mio stesso Nume - per ricevere in cambio… come chiamarlo? Tradimento?"
"E potrei anche raccontarti di Tortuga, dove finalmente sentivo di aver trovato una nuova famiglia, così distante negli usi e nelle tradizioni da ciò di cui avevo fatto parte in passato ma al contempo così… libera. E di come questa famiglia, per quanto volenterosa e sognante, poggiasse le proprie intenzioni su un terreno sottile e fragile come vetro, un vetro non resse a lungo il peso delle scelte fatte."
"Come vedi, amico mio, non basterebbero dieci birre per dissetarmi mentre ti narro di ogni singolo dettaglio della mia vita: uno dei pochi vantaggi che ho tratto dal sangue di mio padre, chiunque egli sia, è il mantenere quest’aspetto ancora giovane… ma non farti ingannare, la realtà è che gli anni adesso mi pesano molto. C’è chi, incontrandomi, mi chiama ragazzo, inconsapevole del fatto che io calco il suolo di Ardania da ancor prima che molti altri raggiungessero l’età adulta e che ho visto imperi e regni sorgere e crollare, legami ritenuti indistruttibili dissolversi in una notte, amici avere figli e nipoti ed essere seppelliti da essi."
"Inizio ad essere stanco, non ho più la forza di vivere alla giornata fra le rovine di un accampamento improvvisato ed una tenda piazzata all’orlo di zone perigliose di Ankor Drek, di affondare i piedi nelle sabbie tremecciane o improvvisare un giaciglio fra palme e zanzare: sento il bisogno di stabilità e di affrontare una nuova sfida, di accettare una trasformazione di me stesso e abbandonare le spoglie del vecchio Zenon ancora una volta: non più il buffone che serviva le tenebre, non più lo schiavo tormentato di una mente alveare illithid, non più l’amante della lussuria più sfrenata nelle losche alcove dei bordelli.
Ho bisogno di fermarmi, riprendere fiato e voltare pagina, dando inizio alla scrittura di un nuovo capitolo."
"Perché qui ad Amon, mi chiedi? Forse perché è ciò che cerco dopo decenni d’immaturità e di incertezze, forse perché ho bisogno di un po’ di disciplina nella mia vita, quella che mi è sempre mancata, forse perché voglio abbracciare un nuovo ideale nobile e meritevole del mio sostegno.
Ma la realtà, amico caro, è rappresentata da Eracles, dove sono venuto al mondo protetto dall’amore di mia madre, di una fanciulla che si destreggiava a sopravvivere fra una lettura dei tarocchi e una seduta di piacere con un ricco viaggiatore."
"La realtà è che adesso voglio solo tornare a casa."
Non sei il solo che me lo chiede, che si domanda come mai una scelta del genere, ma proverò a risponderti… ti avverto però che non sarà tanto rapida, la cosa.”
“Potrei raccontarti la mia vita passo per passo approfondendone ogni capitolo fino al più minuscolo dettaglio, ma temo ci porterebbe verso sentieri ben lontani dalla via maestra.
Ti racconterò però di mia madre, una veggente dei Vaghi, e che nella sua carrozza diede amore a molti uomini, ma che ne amò davvero soltanto uno, un sentimento che la consumò lentamente quando lui, ammantato nelle sue vesti di un bianco immacolato, tornò nelle terre degli Elfi immortali, abbandonandola ad una vita misera e difficile. Eppure quella donna mi diede tutto, ogni istante della sua vita fu dedicato a donarmi un’infanzia felice."
"Quando lei morì io fui smarrito: molti del villaggio mi guardavano con disprezzo e timore e quelli come me, i “sangue d’elfo”, erano considerati al pari di una peste.
La solitudine e il rifiuto mi allontanarono da quel luogo che per me era sempre stato una casa. E vittima dell’assenza del più grande dei doni, una famiglia, fui avvicinato da uomini che da tempo seguivano un sentiero oscuro, orribile e riprovevole oltre ogni cosa.
Mi catturarono e piansi, tremai e implorai: un ragazzino, per giunta un mezzosangue, nelle mani di chi del sangue e della violenza aveva fatto la propria fede. Ma il loro capo, Daenar, oh sì, ricordo ancora perfettamente la sua voce, i suoi lineamenti, il suo sguardo che in me vide qualcosa… mi risparmiò dandomi un’alternativa alla morte: seguirli ed incamminarmi sulla via dell’unico Dio."
"Non te lo nascondo, amico mio, trascorsi quasi un anno cercando di cancellare dalla mente ciò di cui fui testimone e a volte partecipe quasi ogni giorno: un’orgia di sangue e sacrifici, carne umana donata all’Oscuro… e quel sapore, il sapore di un cuore masticato che si mischiava al vomito che sentivo salire dalle mie viscere, un disperato tentativo del mio corpo di rifiutare quel pasto repellente."
"Ma nella vita possiamo adattarci a tutto e anche gli insegnamenti più blasfemi a lungo andare iniziano ad essere comprensibili, accettabili… inizi perfino ad apprezzarli.
Daenar e i suoi seguaci plasmarono la mia mente e la mia volontà, un giovane mezz’elfo che con la sua voce vibrante e il suo talento nella musica avrebbe cantato le lodi di Vashnaar al di sopra delle grida degli squartati vivi."
"Il mio ruolo in quel Branco di belve assetate… oh, no, non il Branco di cui si vociferava fino a qualche mese fa, era ben altro il vero e unico flagello di Vashnaar in anni di confusione e caos… come ti dicevo, il mio ruolo sarebbe stato quello di infiltrarmi e condividere preziosi segreti dei nostri peggiori nemici.
Ma il tempo fu testimone della scomparsa della mia “famiglia”: Draukner cadde dinanzi alle mura di Hammerheim, Kurtz fu bandito da qualsiasi terra civilizzata e Daenar… di Daenar nessuno seppe più nulla. Coloro che avevano vissuto nel sangue erano svaniti annegati nel sangue.
Tornai ad essere solo, i luoghi in cui avevo vissuto per anni e in cui avevo stretto legami e amicizie in nome dell’inganno divennero il solo rifugio sicuro per la mia anima tormentata: i nemici erano diventati amici e io ormai mi sentivo a casa in terra altrimenti ostile."
"Potrei raccontarti i difficili anni della fede che vacilla, del mio ritrovare un lento, lentissimo equilibrio - una ricerca ben lontana dall’essere giunta al termine - nel Grigio.
E potrei raccontarti il dolore, ancora vivo, che nella mia mente penetra come uno stiletto, la tortura che di cui sono divenuto vittima perpetrata dagli illithid, che siano maledetti in tutte le lingue, di come abbiamo sconvolto la mia vita e di come ancora oggi io mi risvegli in fuga da incubi tentacolari."
"O continuare parlandoti del mio cuore spezzato, quando mi separai dalla mia famiglia dal manto smeraldo che ormai non riconoscevo più, per cui avevo fatto di tutto - anche andare contro i dettami del mio stesso Nume - per ricevere in cambio… come chiamarlo? Tradimento?"
"E potrei anche raccontarti di Tortuga, dove finalmente sentivo di aver trovato una nuova famiglia, così distante negli usi e nelle tradizioni da ciò di cui avevo fatto parte in passato ma al contempo così… libera. E di come questa famiglia, per quanto volenterosa e sognante, poggiasse le proprie intenzioni su un terreno sottile e fragile come vetro, un vetro non resse a lungo il peso delle scelte fatte."
"Come vedi, amico mio, non basterebbero dieci birre per dissetarmi mentre ti narro di ogni singolo dettaglio della mia vita: uno dei pochi vantaggi che ho tratto dal sangue di mio padre, chiunque egli sia, è il mantenere quest’aspetto ancora giovane… ma non farti ingannare, la realtà è che gli anni adesso mi pesano molto. C’è chi, incontrandomi, mi chiama ragazzo, inconsapevole del fatto che io calco il suolo di Ardania da ancor prima che molti altri raggiungessero l’età adulta e che ho visto imperi e regni sorgere e crollare, legami ritenuti indistruttibili dissolversi in una notte, amici avere figli e nipoti ed essere seppelliti da essi."
"Inizio ad essere stanco, non ho più la forza di vivere alla giornata fra le rovine di un accampamento improvvisato ed una tenda piazzata all’orlo di zone perigliose di Ankor Drek, di affondare i piedi nelle sabbie tremecciane o improvvisare un giaciglio fra palme e zanzare: sento il bisogno di stabilità e di affrontare una nuova sfida, di accettare una trasformazione di me stesso e abbandonare le spoglie del vecchio Zenon ancora una volta: non più il buffone che serviva le tenebre, non più lo schiavo tormentato di una mente alveare illithid, non più l’amante della lussuria più sfrenata nelle losche alcove dei bordelli.
Ho bisogno di fermarmi, riprendere fiato e voltare pagina, dando inizio alla scrittura di un nuovo capitolo."
"Perché qui ad Amon, mi chiedi? Forse perché è ciò che cerco dopo decenni d’immaturità e di incertezze, forse perché ho bisogno di un po’ di disciplina nella mia vita, quella che mi è sempre mancata, forse perché voglio abbracciare un nuovo ideale nobile e meritevole del mio sostegno.
Ma la realtà, amico caro, è rappresentata da Eracles, dove sono venuto al mondo protetto dall’amore di mia madre, di una fanciulla che si destreggiava a sopravvivere fra una lettura dei tarocchi e una seduta di piacere con un ricco viaggiatore."
"La realtà è che adesso voglio solo tornare a casa."
Zenon Valdemar
Legionario Imperiale di Amon
Legionario Imperiale di Amon