Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.
Il rumore di zoccoli si faceva più intenso mentre una voce cercava di dare ordini alla piccola compagnia di soldati di ronda.
I mantelli color smeraldo svolazzavano al vento mentre la luce di Nut si rifletteva sulle loro armi e armature.
Rapidamente cosi come erano comparsi si dileguarono verso nord,
lasciando solo una nube di polvere e tracce di zoccoli sulla strada.
Poi il silenzio ritornò a ricoprire quelle terre.
Einar li osservò nascosto tra il basso fogliame della foresta;
il rumore improvviso della compagnia al galoppo lo aveva incuriosito
distogliendolo dal suo allenamento
Quella terra sembrava in subbuglio per qualcosa ma Einar cercava il più possbile di non farsi coinvolgere.
Distolse quindi lo sguardo dalla strada e ritornò al suo compito
immergendosi nella foresta malamente illuminata dalla luce di Nut.
Era da alcuni giorni nelle terre degli Hammin e per la maggior parte del tempo girovagava nelle foreste in cerca di animali con cui allenarsi.
Grazie anche ai consigli di alcuni abitanti della zona e di un Alvar, aveva compiuto alcuni progressi.
Tuttavia, per qualche ragione che ancora non comprendeva,
i mezzi che solitamente usava per approcciarsi agli animali
non sembravano funzionare con creature più schive di natura come i cervi.
Ogni volta che provava ad avvicinarsi, il loro istinto
li metteva sempre in guardia contro Einar facendoli scappare.
Forse il metodo non era corretto o forse era un loro istinto nascosto ad avvertirli.
Poi alla fine ebbe un'intuizione.
Cominciò forse a comprendere il motivo di quella sua strana prova datagli dal Rumenal.
Il compito non riguardava i due animali in sè, bensì nella consapevolezza di dover cambiare in parte la propria natura.
Non più ragionare e approcciarsi come un semplice cacciatore,
ma anche comprendere e contemplare una natura nuova e a lui opposta;
ma complementare.
Quella della preda.
Pazzo di un Gael...è come chiedere al fuoco di smettere di ardere e diventare ghiaccio...
mi stai dicendo che devo mettermi nei panni di un dannato cervo?!
Imprecò battendo un pugno sul piccolo tavolo di legno della sua tenda.
Una volta calmatosi ritorno poi a rimuginare tra sè
Se quella era veramente la sua prova, un arduo cammino allora lo attendeva davanti a sè.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Ci sono alcune cose che impari meglio nella calma... altre nella tempesta.
Willa Cather
Ferro e Artigli
Le onde si infrangevano con forza contro gli scogli, gorgogliando e ruggendo.
Il loro assalto furioso è indomabile.
Da quello scontro che ebbe inizio da tempo immemore la terra era mutata,
modellando la sua forma.
Là dove un tempo vi era una linea sinuosa e morbida ora si stagliava un alto muro con forme sgraziate e spigolose,
che come cicatrici raccontavano l'infinita battaglia degli elementi.
Seduto su un piccolo scoglio poco lontano dal mare vi era una figura nera e curva.
Assorto tra i suoi pensieri, quasi ingobbito, la figura del giovane cacciatore
osservava la forza del mare scontrarsi con la ferma determinazione della terra.
Ripensò alla sfida che lo attendeva, cercando consiglio o illuminazione dagli elementi che lo circondavano.
Perchè un'altra lunga giornata lo attendeva.
Il sole stava tramontando mentre stormi di uccelli volavano sopra la sua testa.
Il cavallo seguiva un piccolo sentiero battuto mentre con occhio attento
Einar cercava tracce di animali che potessero aiutarlo nel suo addestramento.
Cominciava ad essere stanco e sfiduciato da quella prova.
Prova cosi opposta alla sua indole, alla sua natura...
e che ogni giorno lo sfiancava cercando di tenere a bada il suo vero istinto.
Meditò a lungo sul percorso che aveva affrontato, al vero motivo per cui si imponeva di subire tutto quello.
La sua vera preda lo attendeva chissà dove...
e lui invece perdeva il suo tempo e le sue energie tentando di empatizzare con animali di cui non gli importava nulla?
Quale senso poteva avere tutto ciò?
Il rumore degli zoccoli era ritmico e costante, come il suono di un tamburo da guerra.
Il vento soffiava dolcemente portando profumi e aromi di quella terra
mentre il richiamo di qualche animale echeggiava poco lontano.
Fu qui che il giovane cacciatore prese la sua decisione.
Ho perso anche fin troppo tempo con questa inutile storia,
non posso cambiare ciò che sono ne tanto meno voglio farlo...
Si fottano quei due animali! Io ho già una preda da cacciare...
e che attende solo la mia fredda lama nelle sue carni!
Ruggì furiosamente dando finalmente voce a quel che da tempo provava dentro di sè.
Spronò il cavallo al galoppo tornando velocemente alla sua tenda.
Una volta riprese le sue cose, l'indomani, sarebbe ritornato finalmente alla sua caccia!
Al vero motivo per cui ormai mesi fa aveva intrapreso quel lungo cammino.
La notte scese velocemente mentre una leggera brezza rendeva più sopportabile il caldo estivo.
La fioca luce della candela sul tavolo della sua tenda danzava ad ogni leggero soffio del vento.
Gli insetti cantavano in una strana cacofonia di suoni, rendendo quell'atmosfera quasi irreale e distorta.
Einar faticava ad addormentarsi mentre pensieri di ogni sorta gli affollavano la mente.
Decise quindi di alzarsi e iniziare i preparativi necessari.
Fu però una strana sensazione ad interromperlo
Un brivido che da molti giorni non provava...
Poteva sentirlo nell'aria e nelle ossa come se il suo istinto lo spingesse a stare
in allerta.
Il vento soffiava ancora la sua brezza notturna ma il canto sgraziato degli insetti era cessato di colpo.
Prese velocemente la sua arma pronto a qualsiasi eventualità
Forse qualche brigante era nei paraggi in cerca di oro facile pensò.
Uscì cauto dalla sua tenda.
Ogni suo senso era in allerta mentre gli occhi scrutavano attentamente il più piccolo movimento nella foresta, illuminata debolmente dalla luce di Nut.
Il silenzio era surreale...quasi inquietante e il suo istinto non smetteva di allarmare i suoi sensi.
Poi una scura figura appena distinguibile dai tronchi degli alberi si mosse velocemente, inoltrandosi nella foresta.
Difficile dire cosa fosse ma una parte di lui premeva per seguirla.
Cercò di mettere a tacere il suo istinto che lo avvertiva di un possibile pericolo, e lentamente, cercando di non fare rumore la seguì.
Mentre proseguiva qualcosa intorno a lui mutò.
Cominciava a sentire freddo...un freddo a lui molto familiare mentre intorno a lui il paesaggio sembrava mutare drasticamente.
Non si trovava più nelle terre verdi ma sembrava quasi fosse tornato nel freddo nord.
Impossibile...non mi sono spostato dalla mia tenda più di una decina di metri...
Quale stregoneria è all'opera qui!
Proseguì ancora per qualche metro mentre raggiunse un piccolo spiazzo privo di alberi.
Vi sì posizionò al centro mentre controllava l'area tutto intorno a lui.
La luce di Nut illuminava la zona mentre la neve a terra rifletteva la sua luce.
Un vento freddo piegava alcuni alberi meno robusti, mentre qualche fiocco di neve cominciava a scendere sospinto dal vento.
Si guardò attorno per capire cosa stesse accadendo; del perchè all'improvviso il clima era così drasticamente mutato.
Poi il rumore di passi attirò la sua attenzione. "Sottofondo"
Al limitare di quello spiazzo comparve una figura alta e austera con un copricapo di cervo ad ornargli il capo.
La luce della luna non riusciva ad illuminarlo bene e molti dettagli gli sfuggivano.
Portava nella sua mano destra quella che sembrava una lancia mentre silente e immobile osservava il giovane cacciatore.
Einar scrutò attentamente quella figura, mentre pian piano riconobbe il copricapo come segno dei Gael del Nord.
Uhm...Un Gael dunque? dovevo immaginarlo...
Ragnar sei tu? Cos'è questa un'altra delle tue dannate prove?
Cosa vuoi che faccia ora
mi devo forse accoppiare coi pesci per comprendere meglio il Livm...
Le parole gli si smorzarono in gola perchè dalle spalle dello straniero una nera figura cominciò a prendere forma.
Un nero ammasso di notte cominciò ad avanzare verso il centro dello spiazzo dove si trovava Einar.
Occhi famelici lo scrutavano mentre ringhi sommessi risvegliavano in lui sensazioni di terrore.
Con lenta e sinuosa calma avanzava...
ad ogni passo sentiva il suo cuore sussultare.
Il lupo comincia a girare intorno al cacciatore.
Artigli di acciaio nero...
pelo scuro come notte...
occhi rossi di fuoco:
gioielli dalle cave dell'inferno!
Il lupo nero annusa...
assapora il profumo del pasto imminente.
Artigli e zanne contro carne e ferro
Bestia e uomo in una lotta mortale!
La figura del cacciatore è ferma e immobile mentre dentro di lui sensazioni contrastanti si danno battaglia.
Paura e brividi lo scuotono mentre il tizzone del suo fuoco interiore prende rapidamente forma destato dal suo torpore.
Le sue dita si chiudono come morsa di ghiaccio nell'elsa della sua arma
mentre i suoi occhi si accendono di un fuoco mortale e primitivo
Nut destata dal suo lento ciclo, si anima con nuova luce assaporando lo scontro imminente.
Infine, come il tuono che preannuncia la tempesta,
un lungo ululato...
Lo scontro ha inizio!
Last edited by Michael604 on Wed Nov 06, 2019 11:11 pm, edited 2 times in total.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Aprì lentamente gli occhi e fu investito da una intensa luce.
I suoni erano confusi e ovattati mentre la mente faticava a riprendersi.
Era disteso a terra con la testa che gli pulsava violentemente, ma cercò di rimettersi a sedere con forza.
I ricordi erano ancora confusi e vaghi, mentre un lancinante dolore al petto si faceva strada nella sua testa.
Aveva una brutta ferita ancora sanguinante mentre il sapore del sangue gli riempiva la bocca.
Si spostò leggermente di lato sputando varie volte grosse chiazze di sangue rosso scuro.
Cercò di guardarsi attorno mentre riprendeva i sensi, l'ultima cosa che la mente gli ricordò fu un assalto furioso.
Un'ombra nera con occhi di fuoco...e artigli protesi pronti a ghermirlo.
Fu il suo istinto a guidarlo e a dargli la forza di reagire. Portandolo quasi incosciamente alla sua tenda.
Si distese a fatica sul suo sacco a pelo mentre la ferita continuava a perdere sangue.
Si sforzò con la mente, ancora confusa e pulsante di dolore, a tamponare quella ferita.
Mentre si medicava cercava di mettere ordine agli eventi accaduti, ma immagini confuse si susseguivano violentemente.
L'ombra come notte che avanzava, occhi famelici ad osservarlo, una figura strana con copricapo di cervo e la luce della luna che si tingeva di rosso.
Passarono alcune ore mentre la ferita dava segni di miglioramento.
Un'altra cicatrice lo avrebbe accompagnato nella sua vita, come monito di quanto accaduto.
La giornata volgeva al termine mentre Einar osservava fuori dalla sua tenda pensieroso.
Spirava una leggera brezza marina e non vi era alcun segno di quanto accaduto la notte prima.
Molti dubbi prendevano forma nell'animo del cacciatore. Doveva tornare subito al Nord e incontrare il Rumenal.
Se era vera la sua intuizione allora quella era opera di un Gael.
Incrociò i passi del Rumenal alcuni giorni più tardi. Per quanto si sforzasse di rimanere calmo non poteva controllare il violento scontro interiore che provava.
Si sentiva in parte ingannato e voleva delle risposte precise.
La sua indole lo portò ad assalire verbalmente il Rumenal, arrivando fin quasi al punto di minacciarlo con la sua ascia.
Ma per chi ha radici fin nel cuore della terra e ghiaccio come corazza, una semplice tempesta non lo impensierisce.
Il Rumenal ascoltò il racconto confuso del giovane cacciatore meditando attentamente sul significato che poteva avere.
Quindi hai fallito, anzi non solo... hai volutamente abbandonato la prova che ti ho dato
Hai combattuto e sei stato sconfitto.
Puoi ascoltare la mia voce o Nej...la scelta è tua.
Ma le tue parole confuse appaiono chiare ai miei occhi.
Non vi erano orme o altre tracce delle due figure che hai visto.
Hai lottato ma, a parte il segno che porti sul petto, non rimane traccia di nulla.
Come suona questo alle tue orecchie?
Sono mesi che cerco di mostrarti una verità, ma tu non la vuoi comprendere...anzi in cuor tuo la rifiuti.
Hai dato la caccia a molte creature, eppure la tua sete non si placa.
Grazie alle rune hai impararto a controllarla ma essa comunque ti chiama.
Non c'è alcuna preda che possa mettere fine alla tua ricerca.
Rammenta il sogno che facesti nelle terre selvagge...
L'unico modo che hai di affrontare quella creatura...è tramite il tuo riflesso.
Il tuo riflesso...
Le parole del Rumenal rimbombavano nella mente di Einar mentre in cuor suo cominciava a prendere forma una nuova consapevolezza.
Una consapevolezza che però temeva e lo terrorizzava...
Aveva viaggiato a lungo e in buona parte di Ardania per cercare la sua preda e ora i tasselli prendevano finalmente forma.
Non riusciva a trovarla... eppure i suoi passi lo accompagnavano sempre
Non riusciva a darsi pace... perchè un fuoco gli ardeva dentro
Non riusciva a controllarla... perchè non ne aveva piena consapevolezza
Era un'ombra di violenza e morte....
perchè non voleva accettare la sua vera forma
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
L'immagine appariva distorta e sgraziata mentre un'ombra nera e indefinita la avvolgeva.
Osservava il suo riflesso deformato nel ghiaccio; il modo in cui le venature lo dividevano in due parti distinte.
Gli sembrò per un'attimo di vedere due figure.
Da una parte quella di un uomo, un giovane nordico dal viso stanco e temprato dal freddo.
Dall'altra un'ombra nera...con occhi di fuoco e zanne di acciaio nero.
Il sole stava ormai tramontando oltre le alte vette dell'Orus Maer, tingendo il cielo di un rosso acceso.
Presto un'altra notte avrebbe avvolto la Baronia, e con essa un nuovo mondo avrebbe preso forma.
Un mondo fatto di ombre e incubi che si muovevano furtivi nella pallida luce della luna.
E dove forse attendevano le due figure che Einar sperava di rincontrare.
Come suggeritogli dal Rumenal la sua preda non era più un semplice lupo nero, ma bensì una parte del suo stesso essere.
Una parte brutale e famelica, che lottava continuamente per dominarlo.
La sua Berserkergangr aveva finalmente una forma ben precisa; forma con cui poteva confrontarsi.
Se voleva veramente risolvere questa spaccatura però una delle due parti doveva sovrastare l'altra, e per Einar c'era solo un modo per farlo.
Attese la notte con impazienza mentre si preparava per un eventuale scontro.
Le ombre si allungavano e il colore rosso del tramonto lasciò presto il posto al candore di Nut e delle stelle.
Una notte per certi versi molto simile a quella di molti anni fa, dove il suo cammino ebbe inizio.
Si inoltrò nella foresta mentre ogni suo senso era in allerta.
Il silenzio intorno era quasi surreale...rotto solo in parte dal suo respiro teso e dai suoi passi nella neve.
Alti alberi neri lo sovrastavano mentre, guidato dall'istinto, avanzava.
All'improvviso un brivido gli percorse lungo la schiena, mentre i suoi sensi lo mettevano in allerta.
Scrutò nell'oscurità stringendo con forza la sua arma.
La sua preda era vicina.
Si aspettava di vedere comparire nell'oscurità due occhi rossi come fuoco e un'omrba avanzare verso di lui...
Invece dalla foresta cominciarono a comparire ben più di un paio di occhi famelici.
Come stelle in un cielo di tenebra, una moltitudine di occhi lo osservavano.
L'aria era tesa mentre il silenzio regnava tutt'intorno.
Immobili, i lupi sembravano attendere qualcosa, senza tuttavia perdere di vista il giovane cacciatore.
I raggi della luna cominciarono ad oltrepassare le fronde della foresta,
mentre il suono di un corno ruppe il silenzio e con esso anche l'immobilità che permeava il tutto.
All'udire quel segnale i lupi cominciarono ad avanzare verso Einar.
Si trovò a correre alla cieca per la foresta, mentre sentiva dietro di lui il rumore del branco che lo inseguiva.
La sua mente era ottenebrata dall'istinto che lo spingeva solo a cercare un luogo sicuro.
Il cuore batteva con forza mentre alle sue orecchie giungevano ringhi e ululati.
Era circondato. "Sottofondo"
La sua corsa si fermò ai piedi di una piccola collina.
Era stanco di scappare.
Se quello era il suo destino lo avrebbe infine affrontato e accettato.
Colse per un'attimo l'ironia a cui Jurth pareva sottoporlo.
Il cacciatore era diventato infine la preda.
Strinse con forza l'arma mentre osservava la cima della collina in attesa del suo destino.
Poco dopo una figura a lui ormai familiare fece capolino.
Era alta ed austera mentre l'inconfondibile copricapo di cervo gli ornava la testa.
Nella sua mano destra teneva una lancia mentre nella sua sinistra un corno da caccia.
Osservò per alcuni istanti il giovane cacciatore, mentre attorno a lui, silenziose ombre nere prendevano posto.
Occhi rossi come rubini si stagliavano nell'oscurità della notte.
Einar si preparò allo scontro imminente.
Il suo respiro era pesante, mentre i muscoli si gonfiavano pronti per la battaglia.
Osservò con attenzione il branco che lo sovrastava;
se volevano banchettare con il suo corpo avrebbero dovuto guadagnarselo col sangue.
La strana figura alzò la sua lancia e la puntò verso Einar,
poi con calma e solennità soffio sul suo corno.
Il suono riecheggiò con violenza tutt'intorno facendo barcollare per alcuni istanti il giovane cacciatore.
Lentamente, dalla collina ecco serpeggiare verso di lui una marea nera.
Gli occhi rossi bruciavano intensi mentre ad ogni falcata assaporavano sempre di più la loro nuova preda.
Il rumore dei loro ringhi e ululati era assordante. Una sinfonia di brutalità e morte.
Poi come onda sugli scogli, eccoli infrangersi contro il giovane cacciatore.
Artigli e zanne gli lacerarono la carne mentre la sua furia battagliera gli
faceva vibrare colpi poderosi.
Il sangue fluiva dalle ferite come un fiume mentre l'impeto della battaglia si mischiava alle urla di guerra e agli ululati.
Una danza mortale che aveva le sue origini fin dall'alba dei tempi e che faceva della lotta la sua essenza.
Mentre ai piedi della collina la battaglia tra uomo e bestia infuriava,
dall'alto qualcuno osservava compiaciuto.
La luna si tinse nuovamente di rosso quella notte.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Si lasciò cadere sulla piccola sedia in legno mentre con aria stanca e provata si passava una mano nei capelli.
Un'altra giornata stava volgendo al termine nella Baronia.
Accampato in una valle poco lontano da Nuran Kar, Einar osservava dalla sua tenda le ombre delle montagne allungarsi sempre di più,
mentre la luce del giorno faticava ad oltrepassare la spessa coltre di fredde nubi.
Si alzò lentamente verso l'entrata della tenda lasciando che un vento freddo lo investisse.
Ritornò con la mente ad alcune notti prima, quando stava fuggendo dal branco.
Ricordava ancora la lotta e gli ululati nella notte.
Al dolore delle sue ferite e agli occhi famelici che lo assalivano.
Poi, come gli successe nelle terre verdi, si risvegliò ferito e moribondo...ma ancora vivo.
Non riusciva a darsi una spiegazione per quello che gli stava accadendo.
Erano visioni? Sogni o qualcosa di più?
Le ferite che portava sul suo corpo erano una prova tangibile di quanto gli stava accadendo;
ma se era tutto vero perché viveva ancora?
Perché quei lupi non arrivavano mai al punto di ucciderlo?
Cercò di analizzare con attenzione ogni piccolo particolare che ricordava.
La strana figura simile a un Gael...il suo richiamo per il branco...
Tutto lo portava a una specie di caccia controllata...quasi a un gioco perverso.
Poi di colpo capì!
È una specie di prova...una simulazione come faceva mio padre quand'ero ancora un ragazzo!
Tornò con la mente a molti anni fa quando suo padre per insegnargli a cacciare gli preparava delle prove da superare...
Una in particolare la ricordava bene.
Era una notte limpida mentre la figura del padre intornò al fuoco spiegava al giovane cacciatore cosa doveva fare.
Il suo viso severo era solcato da alcune rughe mentre la barba rossa stonava con i suoi capelli color paglia.
Questa sera ucciderai il tuo primo lupo Einar e non sarà facile.
Io non ti accompagnerò perchè devi imparare cos'è la prudenza, la calma...osservare bene il territorio e la tua preda...
e non per ultimo il prezzo dei tuoi errori.
Bada bene...non è una semplice preda, se avrai successo sancirà il tuo legame con questa terra...con Jurth stessa.
Ricorda cosa ti ho insegnato...Il sangue della preda...
E quello del cacciatore...uniti nel Livmor...
Le parole gli uscirono da sole mentre scuotendosi ritornò in sè; da solo nella sua tenda ad osservare l'oscurità.
Forse ora comprendo cosa volevi insegarmi padre...
Last edited by Michael604 on Wed Nov 06, 2019 11:27 pm, edited 1 time in total.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
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Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
La morte necessaria, la continuità della vita. Morire per rinascere. Il passaggio obbligato.
La nera figura di Einar era seduta su un grande masso, osservando il paesaggio attorno a se.
Il vento ululava con forza mentre nel cielo grige nubi andavano addensandosi.
Alcuni fiocchi di neve volteggiavano sospinti dal vento, in una danza armoniosa e ipnotica.
Voleva godersi quegli attimi di pace prima che arrivasse la notte...
e con essa la sua prova...forse l'ultima.
Aveva viaggiato a lungo spinto dal suo fuoco interiore;
fuoco che più volte lo consumava avidamente.
Un viaggio iniziato inconsapevolmente molti anni prima, in quella lunga notte
dove perse suo padre e dove il seme della vendetta fu piantato nel suo animo.
Nuove consapevolezze erano mutate dentro di lui, mostrandogli ora la fine del suo percorso.
Quella notte l'equilibrio sarebbe stato ristabilito.
Ciò che un tempo si era spezzato, si sarebbe risaldato nel sangue e nella lotta, diventando cosi duro ghiaccio.
L'oscurità arrivò rapida nelle valli, mentre le alte vette dell'Orus Maer erano ancora debolmente illuminate dal sole.
Alcune stelle cominciarono a fare capolino nel cielo, mentre una timida Nut cercava di ritagliarsi il suo posto.
Ai margini della foresta la figura del cacciatore attendeva.
La luce del sole cominciò a scomparire anche dalle alte vette, sancendo cosi l'inizo del dominio su quella terra, di ombre e sogni.
Il momento era giunto.
Einar strinse con forza la sua arma mentre con passo deciso si inoltrò nel cuore della foresta.
L'oscurità era quasi assoluta, mentre dal fitto fogliame una pallida luce filtrava a fatica.
Il silenzio era surreale, rotto solamente dai suoi passi nella neve che avanzavano decisi.
Aveva la sensazione che la foresta fosse viva e in attesa, osservando ogni suoi movimento.
Arrivò ad uno spiazzo privo di alberi e dove la luce di Nut poteva finalmente splendere con vigore.
Si mise al centro dello spiazzo in silenziosa attesa.
Sapeva che molto presto la figura che cercava si sarebbe palesata.
Le sue aspettative non tardarono ad avverarsi perchè il suono di un corno riecheggiò tutto intorno a lui.
Dall'oscurià della foresta, quasi come risposta a quel richiamo, numerosi ululati si levarono,
mentre poco dopo cominciarono a comparire numerosi occhi rossi come rubini.
Era circondato da ombre nere intente ad osservarlo.
Tuttavia rimanesero nascoste lungo il limitare della foresta, forse restie a mostrarsi alla candida luce di Nut.
Più tardi la figura che ormai aveva imparato a riconoscere fece il suo ingresso in quel piccolo spiazzo; unica isola di luce circondata da un mare di tenebra.
Era alta e austera capace di mettere in soggezione anche il più valoroso dei guerrieri.
Si fermò a pochi metri da Einar osservandolo da dietro la sua maschera di cervo, che gli copriva interamente il volto.
Alzò lentamente la sua lancia, puntandola verso il giovane cacciatore.
Era pronto a sguinzagliare il branco contro di lui; quando Einar alzò prontamente la sua mano chiedendogli di fermarsi.
La strana figura si bloccò, difficile dire se fosse sorpreso o incuriosito da quella richiesta.
Einar sentiva il suo cuore battere con forza mentre cominciò a parlare.
Aspetta!
Non so chi tu sia ma ho compreso perchè mi stai dando la caccia.
Tempo fa ho giurato a me stesso che avrei avuto vendetta.
Vendetta per la morte di mio padre...
vendetta per non aver avuto il corraggio di lottare...
vendetta perchè al tempo non volevo accettare il mio destino.
Senza saperlo ho creato una frattura...
una frattura nell'equilibrio che avevo giurato a Jurth di seguire.
Invece di meditare sui miei errori ho continuato ad essere cieco
alimentando una spirale di violenza e morte fine a se stessa.
Questo non è quello che Jurth ci insegna...da cui il Livmor trae la sua essenza.
Permettimi ora di riparare finalmente a quello sbaglio.
Tutto ebbe inizio con un predatore e la sua preda...
Lascia che sia la lotta a stabilire chi dei due finalmente deve sopravvivere!
La strana figura rimase ferma e silente...
Nulla nei suoi modi lasciava intendere cosa stesse pensando.
Dietro la maschera di cervo però, comparve una strana luce, uno sguardo intenso e indagatore.
Einar si sentì trafiggere da quello sguardo. Era come se il suo animo fosse messo a nudo.
Poi con calma e solennità la strana figura abbassò la lancia.
Si voltò dando le spalle ad Einar incamminandosi verso il limitare della foresta.
Vi si inoltrò nuovamente, mentre pian piano la sua figura pareva dissolversi nell'oscurità.
Il giovane cacciatore rimase fermo e silente al centro dello spiazzo, confuso ma in allerta.
Gli occhi rossi che fin prima lo scrutavano cominciarono a scomparire.
Sembrava rimasto solo, mentre la foresta tornava ad essere oscura e silente.
Poi la luce di Nut, che non aveva mai smesso di illuminarlo con la sua candida presenza, mutò rapidamente.
Dal bianco candore si tinse di rosso intenso...
come a presagire una lunga nottata di scontro e morte.
Dal fitto della foresta una massa nera cominciò a prendere forma...
I suoi occhi si accesero di rosso mentre con calma avanzava verso il giovane cacciatore.
Le sue zanne riflettevano debolmente la nuova luce di Nut, mentre ringhi sommessi riempivano l'aria.
Il giovane cacciatore inspirò profondamente...finalmente pronto ad affrontare il suo destino.
La figura del lupo prese velocità, mentre le sue fauci si aprivano come i cancelli dell'abisso.
I suoi occhi brillavano di una luce intensa! Alimentati da una brutalità primordiale.
Lo scontro fu violento mentre il lupo cercava di azzannare alla gola il giovane cacciatore.
Furono attimi confusi per Einar che cercava di allontanare da sè l'enorme massa nera della bestia.
Sentiva la paura bloccargli i muscoli impedendogli di reagire.
La sua berserkergangr cercava di prende forma, scalpitando con violenza per prendere il controllo delle sue azioni.
Tuttavia questa volta Einar si impose di non lasciarsi andare.
Fu un duro scontro interiore ma alla fine la sentì pian piano scemare ed attenuarsi.
Fece appello alle sue forze, e usando le gambe come molla, spinse lontano da sè il grosso lupo.
Con un balzo la nera figura si riprese, pronta nuovamente all'attacco.
Cominciò a girare lentamente attorno al giovane cacciatore assaporando nell'aria la sua paura.
Einar si rimise in piedi con prontezza stringendo con forza la sua arma.
La sua berserkergangr non lo poteva aiutare...anzi essa stessa era l'essenza che muoveva il suo avversario.
Se doveva vincere quella battaglia doveva contare solo su se stesso e le sue normali forze.
Lo scontro fu lungo e studiato. Da una parte una bestia nera con un fuoco primordiale ad alimentarla.
Dall'altra un giovane uomo che doveva sfruttare la sua astuzia e maestria per sopravvivere.
La situazione sembrava in stallo quando all'improvviso il lupo nero lo caricò con violenza.
La nera figura fece un lungo balzo.
Le fauci aperte e pronte a stringere con violenza il collo di Einar; gli artigli protesi pronti a dilaniare la sua carne.
Nei suoi occhi solo una cieca furia di sangue e morte.
La massa nera si infranse come onda sugli scogli atterando il giovane cacciatore.
Ma nella sua foga aveva lasciato sguarnito il petto.
La lama di Einar era conficcata in profondità nella carne dell'animale che grazie al suo peso contribuiva a far entare ancora di più la lama.
La sua furia si placò di colpo mentre un fiotto di sangue nero fuoriusciva dalla ferita.
Con fatica Einar spostò di lato il corpo dell'animale che ormai era gravemente ferito e in una pozza di sangue.
Finalmente dopo tanto tempo aveva affrontato la sua preda, che ora giaceva ai suoi piedi agonizzante.
Molti pensieri si susseguirono nella sua mente; uno in particolare premeva per emergere e dominarlo.
Osservava la sua preda indifesa e moribonda.
Sentiva il suo sangue nero colargli dalle mani mentre i latrati di dolore alimentavano in lui la voglia di infierire con violenza.
Scosse appena il capo tornando in sè.
Prese la sua arma facendo comunque attenzione. Un animale morente è pur sempre imprevedibile.
Osservò il petto del lupo contrarsi velocemente, mentre tentava di rimettersi in piedi.
Anche mortalmente ferito la sua primordiale ferocia lo sosteneva.
Il giovane cacciatore attese pazientemente che quell'impeto e la ferita fiaccassero le sue forza.
Poi, quando ormai la perdita di sangue comincò a indebolire la foga del lupo, si avvicinò.
Strinse la sua arma con forza...poi con rapidità e precisione la affondò nel cuore della bestia.
Calò il silezio in quello spiazzo ormai coperto di sangue mentre nel cielo
Nut brillava ancora di una luce rossastra e famelica.
Einar scattò al rumore di passi...il respiro ancora pesante e la mente ancora annebbiata dalla foga dello scontro.
A poca distanza da lui la strana figura con il copricapo di cervo lo osservava.
Ferito e dolorante Einar si voltò.
Poi con fatica si tolse un guanto dell'armatura ormai rovinata.
Con la lama ancora bagnata del sangue del lupo, si incise un taglio sulla mano facendo cadere alcune gocce del suo sangue a terra.
Poi mormorò alcune parole.
Il sangue della preda...e quello del cacciatore...uniti... come nutrimento per il Livmor.
L'equilibrio nasce dalla lotta...la lotta dalla sopravvivenza.
Ho conquistato il mio diritto alla vita!
Con sangue e sudore me la sono guadagnata!
La strana figura rimase immobile, ma con una strana luce negli occhi.
Si avvicinò alla carcassa del lupo e senza apparente fatica se la caricò sulle spalle.
In silenzio e senza degnare Einar di un ultimo sguardo si avviò verso la foresta, scomparendo poco dopo.
Il giovane cacciatore cadde esausto a terra, mentre cominciava a sentire dolori su tutto il corpo.
Aveva numerose ferite e pian piano la stanchezza lo stava sopraffacendo.
Si distese sull'erba coperta di neve...mentre una grande chiazza di sangue pareva espandersi sotto di lui.
Osservava il cielo stellato con Nut ancora brillante di rosso..
Il respiro era pesante e lento...sempre più lento.
Chiuse gli occhi immaginando di essere in un sogno, ripercorrendo tutto il percorso fatto e le consapevolezze conquistate.
Sorrise, mentre il sapore del sangue gli riempiva la bocca.
Tutto cominciò a girare attorno a lui; le luci della notte sembravano danzare vorticosamente come fiocchi di neve in una bufera.
Poi l'entamente arrivò l'oblio.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Il fiato era pesante mentre stringeva con forza la sua ascia.
Colpì con forza e precisione mentre i muscoli delle braccia si gonfiavano per lo sforzo.
L'albero oscillò per alcuni attimi facendo cadere alcuni mucchi di neve.
Aveva dimenticato quanto fosse faticoso tagliare legna al nord.
Il legno era resistente per isolare la pianta dal freddo del clima, mentre radici profonde scavavano nel terreno per resistere al vento inclemente.
Si prese alcuni attimi per riprendere fiato mentre osservava il cielo nuvoloso addensarsi sopra le alte vette delle montagne.
Erano passati giorni ormai dal suo ultimo incontro nella notte, e senza volerlo ne era uscito quasi completamente mutato.
Si era portato a fatica nella sua tenda dove dopo alcuni giorni di riposo aveva medicato le sue ferite.
Vi era però un particolare che lo lasciava stranito e quasi disorientato.
Dal suo ultimo incontro con la sua preda, aveva perduto la sua capacità di richiamare la berserkergangr.
Difficile dire se era il prezzo che aveva dovuto pagare per rinsaldare il suo legame col Livmor.
Ora sentiva dentro di sè un vuoto...come se il fuoco che lo alimentava si fosse ormai definitivamente spento.
Ma non solo la sua furia da battaglia era scomparsa...anche il suo corpo sembrava indebolito, lasciando i suoi muscoli stanchi e indolenziti...
Per quanto odiasse ammetterlo doveva prendersi un periodo di riposo.
Mentre si riposava seduto su un piccolo tronco cominciò anche a pensare al suo possibile futuro.
Aveva dedicato tutta la sua attenzione e le sue forza al ricercare la sua preda...
Ma ora che finalmente era finita, o cosi comunque pensava, cosa gli rimaneva?
Volse lo sguardo verso nord in direzione di Helcaraxe meditando se fosse giunta finalmente l'ora di prendere il manto di Kurdan...
Poi però volse il suo sguardo anche verso sud...
Un'eco dal passato prese forma nella sua testa, mentre le parole del Rumenal si facevano sempre più chiare.
La tua caccia deve avere fine, ma questo non ti placherà.
questo sarà il tuo principio non la fine. È bene tu sia pronto a questo.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
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Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
"Arduo è il cammino per diventare duro ghiaccio..."
La freccia sibilò nell'aria, mentre con precisione si conficcò nelle carni della preda.
L'enorme massa di pelliccia e artigli cadde a terra con un tonfo, mentre lentamente la vita la abbandonava, ricoprendo la neve di un rosso scuro e denso.
Il giovane cacciatore la osservò con attenzione, mentre con cautela si avvicinava.
Un animale morente è disperato...e quindi ancora più pericoloso.
Sei stata una preda degna, la tua morte non verrà sprecata.
Si chinò e cominciò a scuoiare la sua preda, prendendo avidamente la carne e la pelliccia.
Presto la nuova neve dell'inverno avrebbe ricoperto col suo mortale abbraccio la Baronia e il Nord;
rendendo la sopravvivenza ancora più ardua.
Mentre tornava al Picco dell'Aquila riornò con la mente alla sua decisione di riprendere l'Urval.
Molti mesi erano passati da quando aveva abbandonato quel percorso e nuove figure, giovani e promettenti cercavano come lui di guadagnarsi il manto di Kurdan Valdar.
Due di loro accompagnavano i suoi passi nelle terre verdi.
Un giovane nordico sbarbato e inesperto, ma con grande ardore e voglia di mettersi alla prova.
E un alto e robusto giovane dai capelli castani quasi biondi, nel cui sangue scorreva la stessa forza brutale che pochi mesi prima alimentava e dominava la mente di Einar.
Il loro compito era semplice, o cosi pensava il giovane cacciatore.
Consegnare una missiva direttamente nelle mani di una certa Victoria, che pare fosse una figura di spicco nella Guerriera.
Era da giorni che attendevano di incontrarla e completare cosi il loro compito.
Ma una strana figura imponeva la sua presenza a tutte le genti di Ardania.
Alte torri svettavano minacciose nelle principali città delle terre verdi.
Una forza strana e oscura impediva ai curiosi di avvicinarsi mentre quasi in modo casuale,
un mago vestito di azzurro accompagnato ad uno strano maiale dello stesso colore, comparivano sulla loro sommità.
Strane parole venivano recitate mentre alte e nere nubi andavano ad addensarsi sulla testa dei presenti.
Fulmini...strani globi e portali da cui fuoriuscivano strane creature.
Era un "mondo" nuovo per Einar, un mondo che non capiva...ma che comunque stimolava in lui l'istinto del cacciatore.
Conoscere i metodi, i punti di forza e debolezza di una nuova e possibile preda, non era un'occasione da sprecare.
La situazione però era da non sottovalutare.
Quello che lo allarmava di più, però, era il fatto che molti tra le genti di Ardania stavano cercando di capirci qualcosa e di indagare.
Avere più teste a pensare poteva essere un vantaggio...troppe però rischiavano di creare ancora più confusione.
Da giorni ormai percorreva la strada del Picco fino ad Amon;
anche se aveva un compito nelle terre verdi non voleva trascurare il suo allenamento contro le creature della Baronia.
Fu mentre cacciava, che improvvisamente sopra la sua testa, fece capolino una strana figura.
Un puntino nero riempiva il cielo mentre volteggiando si avvicinava sempre di più.
Ali grandi e possenti, con artigli come pugnali.
Signora tra le arpie dei picchi nevosi!
Atterò poco lontano da Einar, mentre con le sue urla sgraziate e il potente battito di ali, lanciava la sua sfida al giovane cacciatore.
Un nuovo scontro aveva inizio.
La Baronia era un terreno di lotta costante e di sopravvivenza.
E ogni giorno doveva guadagnarsi il diritto di sopravvivere con sangue e fatica.
Il cacciatore in quelle terre, poteva anche trasformarsi in preda.
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Si passò una mano nei capelli con aria stanca e provata, mentrei suoi passi rimbombavano sulla strada lastricata di marmo e pietre.
La città era silente con solo il rumore delle onde del mare, poco lontano, a riempire quel vuoto.
Si guardò attorno sentendosi a disagio.
L'architettura delle strade e degli stessi edifici era armoniosa e surreale, forse troppo per i gusti di Einar.
Sembrava che tutto dovessere essere perfetto, nascondendo o eliminando quelli che potevano essere percepiti come difetti.
Angoli smussati e forme armoniche si fondevano in una danza sinuosa, ma artificiale.
Il bianco marmo ricopriva le strade riflettendo le luci degli edifici e delle stelle.
Tende e drappeggi sventolavano pigramente nella leggera brezza notturna simulando il lento cullare delle onde del mare.
Grandi navi ondeggiavano ancorate nel porto mentre l'oscurità della notte avvolgeva il tutto con il suo abbraccio.
Cosi gli apparve ad un primo sguardo la città elfica di Rotiniel, chiamata anche la Perla.
Un ambiente molto diverso rispetto a quello a cui era abituato, dove neve e ghiaccio opprimevano e plasmavano violentemente il territorio.
Ripensò rapidamente a quanto accaduto quella sera. La corsa con lo Jarl nero verso sud per poi veleggiare verso est nei territori elfici.
L'incontro con due donne Alvar, una trattativa infinita su possibili accordi commerciali e il rischio di deteriorare ulteriormente i rapporti tra il Nord e gli Alvar.
Un mondo nuovo per Einar, dove parole e accordi regolavano le azioni di intere città.
Parole, parole e ancora parole...ne aveva abbastanza.
Nella sua vita aveva visto come il sangue e la lotta plasmano il mondo e cosi voleva agire lui; se voleva una cosa doveva pagarne un prezzo:
Il Sangue
Così gli aveva insegnato Jurth durante la sua vita in Baronia.
In questo modo si sentiva parte del Livmor...ma ora era costretto ad agire diversamente...quasi contro la sua natura.
Dunque è cosi che dovrò comportarmi una volta che avrò il manto di Kurdan?
Parlamentare e trovare accordi? Nascondermi dietro a parole di cortesia e accondiscendenti,
mentre magari preparo un pugnale alle spalle come un dannanto Suver?
Il cacciatore non patteggia con la sua preda...ne gli chiede un tributo per placare la sua fame.
È questo il nord per cui Kurdan e gli altri si sono sacrificati? Per cui io un giorno potrei dovermi sacrificare?
Versare il mio sangue in cambio di legna pregiata e minerali...come un dannato mercenario avido di bottino...
Tutto ciò è assurdo!
Ringhiò sommessamente come un lupo mentre nella sua testa vorticavano come tempesta quei pensieri.
Farò come mi ha detto lo Jarl nero,
rimarrò qui due giorni in attesa della risposta degli Alvar. Porterò a termine questo incarico
ma se alcune cose non cambiano troverò da me la mia strada.
Almeno avrò la possibilità di conoscere meglio questa gente e le sue usanze...chissà forse il "duro ghiaccio" non è solo al nord dopo tutto...
Si avviò stanco verso quella che sembrava una locanda.
Una lunga notte di pensieri lo attendevano.
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Daryos, "Un coltello nel buio"
Le corde erano tese mentre cercavano di contenere le vele gonfiate dal vento.
Il legno scricchiolava appena mentre lo scafo della piccola nave sembrava quasi volare sul pelo dell'acqua.
Mani esperte le avevano dato forma; plasmandola per rappresentare tutto l'amore e il rispetto che i Teleri avevano per il mare.
Einar si voltò un'ultima volta verso la città, osservando come le sue forme si fondessero armoniose con le sue luci.
Donandole un aspetto onirico e misterioso;
Il nome "Perla" era più che meritato.
Anche se aveva trascorso pochi giorni con gli Alvar, scalfendo appena la loro enorme storia e cultura,
si era sorpreso nel trovare alcuni punti di incontro con quella gente.
In alcuni di essi, si sentì addirittura più in sintonia con gli Alvar che tra la sua gente, al nord.
Tuttavia non potè negare a se stesso che in quel luogo mancava una parte fondamentale, o che lui riteneva tale.
Tutto era armonioso e artificiale creato per rappresentare un perfetto equilibrio tra i suoi elementi.
Mancavano i segni della lotta costante, le cicatrici che come trofeo andavano a testimoniare la forza e la determinazione per la sopravvivenza.
Ma forse...
aveva scavato troppo poco in profondità tra la storia e cultura degli Alvar
per riuscire a scorgere infine quello che lui riteneva fondamentale nell'equilibrio di Jurth.
Giunto nelle Terre Umane, il suo spirito era ansioso di ricalcare le fredde lande innevate.
Il suo corpo fremé di gioia quando il vento freddo cominciò ad accarezzargli il viso.
Alte forme nere e sgraziate torreggiavano su di lui mentre il terreno andava man mano a ricoprirsi di neve.
Alti alberi erano piegati dal peso del freddo, mentre il richiamo di qualche bestia echeggiava lontano.
Nut, in cielo, brillava di una luce candida mentre illuminava vaste regioni della Baronia.
Finalmente era tornato a casa.
Anche se una parte di lui era felice del ritorno, una inquietudine gli appesantiva lo spirito e il cuore.
Il suo Urval procedeva e presto avrebbe dovuto affrontare la prova per diventare Turas.
Due scelte si stagliavano davanti a lui.
Due Clan formavano le fondamenta del regno del Nord.
Due Clan molto diversi eppure legati anima e corpo a quella terra.
Un orso bianco e uno nero lo osservavano valutando la sua forza e determinazione.
Come vento e neve, essi lottavano e si fondevano...
per formare assieme duro ghiaccio.
I sentieri tracciati da Jurth sono spesso impervi e imprevedibili, tuttavia nascondo sempre un possibile insegnamento.
Ormai di questo Einar ne era convinto.
Infatti quella sera il giovane cacciatore incrociò i suoi passi con quelli di Ulfryl Isvargr.
Isvargr...
Un nome che, come scoprì, aveva una storia particolare dietro di sé.
Un tempo Clan minore presente in Baronia, dove il suo fondatore,
un uomo possente di nome Wulfgrar Isvargr si era stabilito dopo aver seguito Harold von Kessel nel suo viaggio verso sud.
Crearono una piccola comunità nella Baronia centrale, prima che un'incursione del Clan Bergtatt li sterminassero tutti.
Gli unici a salvarsi dal quel massacro... furono due fratelli.
Il fuoco della locanda ardeva mentre la sua luce e il suo calore confortavano dal freddo vento del nord.
Un giovane lupo grigio sedeva pigramente osservando le fiamme che ardevano, mentre di tanto in tanto, controllava le due figure vicino a sè...
forse in attesa di qualche boccone di carne.
La figura di Ulfryl, seduta davanti al giovane cacciatore, era intento a raccontare la storia del suo Clan.
Dalle sue parole trasparivano forza e orgoglio, ma anche un fuoco latente... che ardeva con intensità e ferocia.
Un fuoco che Einar conosceva bene e che più volte aveva rischiato di divorarlo.
Una cosa che colpì Einar era il fatto che il kilt di Ulfryl non aveva il tartan tipico di nessuno dei due clan.
Bensì un colore neutro e particolare.
Il Grigio.
Come dall'unione dei due colori egli non si era legato a nessun clan in particolare ma aveva giurato la sua fedeltà direttamente ad Helcaraxe e al Nord.
La sua storia personale in parte ricordava ad Einar quello che anche lui aveva passato.
Lotta per temprarsi nel corpo e nello spirito...un fuoco interiore che alimentava il suo odio e la sua vendetta contro il clan Bergtatt.
Il lupo...
animale con cui il sept Isvargr si identificava.
Molti elementi di quel Sept gli erano familiari, e anche se fu un semplice incontro, non poté fare a meno di sentire un certo legame.
Parlarono molto quella sera, mentre la luna continuava il suo tragitto nel cielo.
Forse stava muovendo i primi passi verso un nuovo sentiero...
o forse non era la via ad essere mutata...
ma la sua percezzione.
Una cosa era certa però
il Grigio...
poteva essere un colore molto più adatto a lui.
Last edited by Michael604 on Thu Nov 07, 2019 2:41 pm, edited 1 time in total.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
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La serata era tranquilla.
I fuochi delle torce danzavano debolmente al freddo vento del nord. Alcune stelle ornavano come corona la figura di Nut nel cielo buio.
Il piccolo fuoco ai piedi della rocca dei Ghiacci ardeva pieno di vita, divorando avidamente ogni ciocco di legno che gli veniva gettato.
Alte scintille si levavano dalle fiamme verso il cielo nero e minaccioso illuminando appena la scura figura del cacciatore, che sedeva scomposta nella rozza panca di legno, ormai rovinata dal clima inclemente.
Il passo delle guardie di ronda, scandivano ritmicamente lo scorrere del tempo. Riempiendo l'aria con i loro passi pesanti. Il mantello rosso sangue copriva pesantemente le loro spalle.
Lo sguardo di Einar si fermò per alcuni istanti ad osservare la statua di Kurdan che con la sua presenza era fonte di monito e di ispirazione per gli abitanti dell'isola.
Anche se il tempo e il clima ne avevano eroso i dettagli, la sua alta figura incuteva rispetto. Dai duri lineamenti del suo volto traspariva ancora la fierezza e la forza che doveva essere sempre di ispirazione per i giovani orsi.
Il suo Urval stava per giungere al termine, molto presto infatti avrebbe dovuto compiere una scelta importante. Una scelta che avrebbe decretato un patto; sacro e inviolabile, con quella terra e con i suoi abitanti.
Eppure dentro di sé si sentiva a disagio. Era come se una parte di lui ancora non si sentisse pronto a compiere un tale passo.
Più volte aveva provato la sensazione di non appartenere pienamente a quelle terre, spingendolo a mettere in dubbio il suo percorso.
Helcaraxe si basava su tre principi cardine: Onore, rispetto, fratellanza.
Onore nella forza e nel coraggio.
Rispetto per le tradizioni del Nord.
Fratellanza...che univa quel popolo nelle difficoltà e nel sangue.
Più volte sentiva di aver dimostrato la sua forza, mentre il rispetto per le antiche usanze del Nord già facevano parte del suo percorso personale, con Jurth a fargli da guida.
Fratellanza...per quanto si sforzasse quello era un punto a lui ancora oscuro.
Abituato da sempre a cavarsela con le proprie forze, vagava per la Baronia come un lupo solitario; il sentiero che Jurth gli aveva mostrato era un sentiero arduo e imprevedibile, che lo portava spesso a non condividere le scelte dei clan e dei futuri fratelli.
Per quanto condividesse alcune visioni e credenze, vi erano sempre alcuni punti che non riusciva a far combaciare.
Jurth non era una visione, o un insieme di credenze...Jurth era la vita stessa, impossibile da ignorare, così come era impossibile non seguirne i principi che lui riteneva essenziali.
Il Livmor è lotta...la sopravvivenza ci spinge a lottare, a pagare un prezzo di sangue per vedere un nuovo giorno. Tutto il resto passa in secondo piano.
Onore, rispetto, ricchezza e potere non hanno valore se non per chi si abbandona alle illusioni della vita. Questa terra ci spinge all'estremo...e richiede un prezzo da pagare, ma tramite quel prezzo... noi sopravviviamo.
Eppure prendendo quel manto...sento che verrei, in parte, meno a questa verità; al sentiero che ho deciso di percorrere.
Questi pensieri affollavano la mente del giovane cacciatore nel mentre Nut, nel cielo buio, compiva il suo percorso.
Il rumore di passi pesanti che venivano da est verso i moli, scossero Einar dai suoi pensieri.
L'alta e massiccia figura del vecchio orso, Thorgad, fece la sua comparsa accompagnato da due giovani orsi.
Si fermò alcuni istanti vicino al piccolo fuoco. Le alte fiamme illuminavano la sua figura. Distribuì nuove prove ai due Learling per poi posare il suo sguardo su Einar. Una strana luce illuminavano i suoi occhi.
Con voce ferma poi disse:
Per te invece ho un'altra prova. Vieni con me in Baronia.
I Due cavalcarono verso sud, nello stretto sentiero che si snoda tra le montagne e i cunicoli della Baronia.
Il rumore degli zoccoli riempiva la notte, con le alte figure delle montagne che sembravano piegarsi verso di loro con fare minaccioso.
Einar osservava con il suo sguardo indagatore la figura del vecchio orso.
Chissà quale prova vuole farmi fare questa volta...spero non consegnare un’altra dannata missiva ai Suver…
D’un tratto Thorgad fermò il suo cavallo, volgendo il suo duro sguardo su di lui. Forse, aveva intuito le domande che il giovane cacciatore si stava ponendo riguardo quella strana cavalcata nella notte.
Ti ho osservato molto giovane orso.
Vedo che la tua caccia solitaria continua…
Pensavo che Helcaraxe potesse darti una casa...Non un’altro falò a cui scaldarti!
Sembra che per te, stare qui...O al Picco dell’aquila non fa alcuna differenza.
Dimmi...È per via dei tuoi fantasmi?...O per la tua insaziabile caccia?
Il suo tono era pacato ma fermo; sotto le grigie sopracciglia il suo sguardo scrutava attentamente la figura di Einar, cercando di carpire pensieri e dubbi del giovane cacciatore.
Sapeva che le sue parole non erano lontane dalla verità. il suo istinto da guerriero veterano non lo rendeva solo un grande guerriero, ma anche un acuto osservatore; attento nel valutare gli animi dei giovani orsi che aspiravano a prendere il manto.
Sei come un lupo legato ad una catena...che sbava e ulula! Non sapresti neanche cosa fare se dovessi raggiungere la tua preda!
Helcaraxe è un luogo duro dove vivere...ma tu sai il fatto tuo.
Per questo Helcaraxe ha poco da insegnarti. Perchè tu non cerchi una casa.
Non sei lontano dalla verità.
Disse il giovane cacciatore con un flebile sorriso nel volto. Le congetture del vecchio Yggdrasil lo avevano colpito e incuriosito.
Quando veramente sapeva di lui? E quanto forse...poteva aiutarlo nel suo percorso?
Pensavo di aver concluso la mia caccia tempo fa, ma qualcosa ancora mi rende inquieto...Facendomi sentire fuori posto...Come un pezzo di ghiaccio alla deriva nel mare.
Dici che non cerco una casa?...Allora cosa cerco, secondo te, vecchio orso?
Lo incalzò con orgoglio e forza il giovane cacciatore, sostenendo il duro sguardo posato su di lui.
Thorgad non rispose...con un basso ringhio e borbottio riprese la sua cavalcata verso sud. Ignorando per ora la domanda di Einar.
Si fermarono nuovamente nello stretto sentiero che portava al villaggio di Hulborg.
I tetti delle case erano coperti di neve, che brillava debolmente alla luce di Nut.
I falò e le torce illuminavano i contorni delle case in legno, mentre piccole figure scure e indefinite si preparavano per la gelida notte.
Thorgad si fermò appena a contemplare dall’alto quella scena. Il suo pesante manto scarlatto gli copriva le grandi spalle e il suo sguardo si animava di una strana luce.
Quello che non hai capito di Helcaraxe è che… Non è un luogo, qualche palizzata o qualche nordico ubriacone...È un branco!
Un intero branco compatto.
Il lupo solitario...è destinato a morire.
Continuarono il loro viaggio fino superare il pesante cancello in ferro di Hulborg.
Davanti a loro si estendeva, oscura e immensa la Baronia.
La foresta era silente e immobile, ma entrambi sapevano che nella sua apparente immobilità, creature e pericoli di ogni tipo erano in agguato.
Quello che voglio tu comprenda questa sera, è cosa ti serve veramente!
Io l’ho compreso nel tempo...osservandoti.
Mostrami allora!
Il vecchio Yggdrasil spronò con forza il suo purosangue nordico, inoltrandosi con velocità nell’oscurità della Baronia.
Einar scosse appena il capo, trattenendo un flebile sorriso.
Strinse con forza le briglie, incitando il suo cavallo a seguirlo.
Seguirono il sentiero di terra battuto. Al loro passaggio il silenzio quasi surreale della notte, veniva scosso dal rumore di pesanti zoccoli.
Arrivarono fino al passo dell’Aquila, uno dei pochi passi a collegare le terre della baronia, a quelle dei Suver, a sud delle montagne.
In quel tortuoso sentiero scavato nella roccia, vi era una cascata ghiacciata.
Thorgad fermò il suo destriero. Una volta sceso, si incamminò sicuro nel ghiaccio che scricchiolava debolmente sotto il suo peso.
Einar lo seguì poco dopo, ma con più cautela. Valutando attentamente lo spessore del ghiaccio.
Non capiva cosa avesse in mente il vecchio orso, ma non voleva tirarsi indietro.
L’Yggdrasil si fermò sul ciglio della cascata ghiacciata, forse ignorando la cautela del giovane cacciatore.
Alzò la mano indicando con un dito davanti a sé.
Cosa vedi davanti a te?
Uhm..Le terre verdi.
Fu la risposta di Einar, osservando davanti a sé le foreste e terre verdi del sud.
Le Terre verdi Ja...Un’intera regione di caccia. Intrighi subdoli di umani e corruzione della magia.
Si voltò di scatto indicando ora il grande ghiacciaio e le montagne del nord.
Dimmi ora...cosa vedi?
Il giovane cacciatore incrociò le braccia sospirando appena, non capiva ancora cosa avesse in mente il vecchio orso ma la cosa cominciava a stancarlo.
Le montagne del nord. Intere valli coperte di neve. Lotta e sangue vedo! Livmor...nella sua vera essenza.
Il vecchio nordico inspirò appena, stringendo con forza le sue braccia.
Poi con la sua voce forte e rude, che facevano ora intuire il fuoco dentro di lui che si destava esclamò con fierezza:
Io vedo...la mia casa e...la mia casa la difendo, insieme alla mia famiglia...al mio branco. Chi non fa parte della mia famiglia può solo imparare ad averne paura!
Con un rapido gesto improvviso, prese di forza il manto del giovane cacciatore, lanciandolo con un urlo oltre il piccolo precipizio.
Einar si trovò improvvisamente di schiena sul duro ghiaccio. Mentre quegli attimi si susseguivano confusi nella sua mente.
Ancora non aveva realizzato cosa fosse successo che con un balzo, il vecchio orso lo raggiunse.
L’enorme figura di Thorgad rimase per alcuni attimi ad osservare; con lenta e mortale calma si slacciò parti della sua armatura.
Il suo sguardo era alimentato da una fiamma famelica e brutale. Avanzando a piccoli passi verso Einar, la sua figura cominciava a mutare.
Là dove prima vi era un uomo, possente guerriero di Clan Valdar, ora si contorceva e dimenava una strana figura.
Le mani mutavano diventando neri artigli. I muscoli si gonfiavano e una bianca pelliccia cominciava a coprire il suo corpo.
Dalla bocca aperta uscivano ringhi e rantoli di dolore, con bianche zanne illuminate appena dalla debole luce di Nut riflessa nel ghiaccio.
Con un pesante tonfo, si mise a quattro zampe, per poi rialzarsi e mostrare tutta la sua forza con un possente ruggito.
Un grande orso bianco si stagliava davanti al giovane cacciatore, nell’unico punto in cui poteva risalire da quella trappola di ghiaccio.
Einar rimase impietrito da quella scena, risvegliando in lui ricordi ormai da tempo sopiti.
I pesanti passi nel ghiaccio rimbombavano nella testa del cacciatore, con il grande orso che si avvicinava con fare minaccioso.
Si scosse appena, rimettendosi nuovamente in piedi.
Il cuore gli batteva con forza nel petto, con un brivido lungo la schiena che cercava di bloccarlo.
Si fece forza e inspirando a fondo, richiamò a sé tutto il suo coraggio.
Jurth...Ho già vissuto questa scena...È questo che vuoi dunque da me? Il sangue del cacciatore e quello della preda...nel Livmor...Cosi sia! Se vuoi il mio sangue te lo dovrai guadagnare!
Con forza e impeto il grande orso bianco e il giovane cacciatore si scontrarono.
Urla di battaglia e ruggiti riempirono la notte. Nut alta nel cielo brillava di nuova luce, assaporando avida quello scontro.
Einar cercò di mettere a frutto tutto quello che aveva imparato nei suoi allenamenti. Schivò alcune artigliate poderose, sferrando con forza alcuni colpi che però, scalfirono appena la possente stazza dell’animale.
Lo scontro durò per alcuni minuti- Il sangue fluiva copioso dalle ferite del giovane cacciatore.
Sentiva le forze venirgli meno, la vista si offuscava. Ma dentro di lui un fuoco cercava di prendere nuovamente forma.
Il grande orso bianco, con il suo muso, spinse Einar con forza, facendolo barcollare. Poi con rapidità gli sferrò un’altra poderosa artigliata.
Il cacciatore cadde a terra quasi privo di sensi.
Sentiva i pesanti passi dell’orso venire verso di lui, tuttavia,
non si trovò fauci e artigli a finirlo... ma la figura familiare di Thorgad.
Gli mise un piede sul petto osservando il giovane orso a terra.
Se non vuoi far parte del branco...imparerai a temerlo...lupo solitario!
Einar sputò del sangue. Sentiva la pressione del piede sul suo petto martoriato di ferite.
Digrignò i denti mentre con le ultime forze cercava di divincolarsi.
Thorgad lasciò che il giovane cacciatore si rimettesse in piedi. Il suo sguardo era severo e que1la strana luce, ancora illuminava il suo sguardo.
Si incamminò nuovamente verso il suo cavallo, voltandosi un’ultima volta verso Einar.
Ricorda! Io ti osservo…
La sua figura sparì nella notte, lasciando il giovane cacciatore da solo.
Il silenzio ritornò a regnare sovrano, come la quiete dopo una violenta tempesta.
La luce della luna si rifletteva debolmente nella cascata ghiacciata, con chiazze di sangue nero che ne ornavano ormai alcune parti.
Einar si bendò le sue ferite. Ancora scosso e provato dallo scontro stentava a rimanere in piedi.
Osservò davanti a sè le alte figure delle montagne del nord; un leggero vento freddo lo accarezzava. Il manto bianco sulle sue spalle si era fatto improvvisamente più pesante.
Sputò a terra del sangue, poi con la voce rotta dalla fatica esclamò nella notte:
Così sia...Vecchio orso...così sia…
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Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
“Alcuni bambini giocano all’aperto. Le loro grida e risate riempiono l’aria fredda del giorno, con Aguardar, il sole, che brilla intenso nel cielo limpido.
Saltano e giocano incuranti dei problemi del mondo. I loro piccoli passi lasciano orme sulla neve mentre saltano al ritmo di una piccola filastrocca:
"Uno due tre..ora tocca a me! Tre sorelle danzano assieme! La prima indica la via...le altre le portano via..la seconda, la direzione ..le altre danzano con dedizione! La terza, la più piccina, le tiene per mano, e tutte e tre girano intorno a me!”
Quello che non sanno quei bambini è che questa filastrocca è molto antica. Il suo significato è allegorico, perché essa parla delle tre rune...Tre rune importanti, nel destino di ogni individuo. Perché esse tessono la Via; la Direzione; e la terza, la più importante, ne unisce il significato. Chi cerca la propria strada può interrogare le rune...ma attenti! Le tre sorelle non vanno mai interrogate alla leggera.”
Tratto da: Le tre Sorelle, antico racconto Nordico.
Einar si svegliò con un dolore lancinante al petto. Le bende con cui si era medicato erano sporche di sangue. Si alzò lentamente con qualche smorfia mentre riprendeva fiato.
Osservò il piccolo fuoco della locanda, che costantemente ardeva nel piccolo camino.
Ritornò con la propria mente a pochi giorni prima, quando in quella cascata ghiacciata aveva affrontato Thorgard.
Aveva riprovato sensazioni da tempo sopite e che ora gli riportavano alla mente il cammino che lo aveva spinto molti mesi prima, lontano dal nord.
Possibile fosse solo un caso? Possibile invece che non fosse un segno di Jurth?
Forse il suo cammino non era concluso come pensava, ma come il Rumenal più volte gli aveva detto:
La tua caccia deve avere fine, ma questo non ti placherà.
questo sarà il tuo principio non la fine. È bene tu sia pronto a questo.
SI alzò lentamente preparandosi per un'altra giornata, con la luce del sole che cominciava a illuminare le alte vette del nord.
Si ritrovò a vagare verso est, seguendo il piccolo sentiero di terra battuto.
Molti dubbi assalivano la sua mente, chiedendosi molte volte se la sua decisione fosse quella corretta.
Poi, arrivato ai cancelli di Hulborg si fermò per alcuni istanti.
Il vento soffiava debolmente, alzando piccoli sbuffi di neve. Il lontano richiamo di qualche creatura eccheggiava alle sue spalle mentre alte nubi si addensavano sulle cime delle montagne grigie.
Osservo il piccolo stendardo fuori le mura, raffigurante un fiocco di neve, simbolo del clan Kessel.
Annuì tra sè, mentre con un piccolo colpo spingeva il suo cavallo ad avanzare.
Oltrepasso il pesante cancello in ferro, scrutato attentamente da alcune guardie.
Avanzò lentamente osservandosi attorno. Le alte montagne circondavano il piccolo borgo con i grandi edifici in legno coperti dalla neve.
C'era una discreta attività al borgo celato, con mercanti e visitatori da terre lontane venuti nel freddo nord per commerciare.
Superò la taverna alla sua sinistra dove, poco più avanti poteva vedere la sua meta.
Lasciò il suo cavallo osservando, davanti a sè, lo strano edificio. Da quel che gli avevano detto le guardie lo Jarl nero era lì, cercando di sistemare e arredare la sala degli incontri del clan.
Odal gli fu propizia perchè lo trovò proprio intento a portare all'interno alcune pelli e pellicce.
Kveda Jarl Nero, Avrei bisogno di parlarti se hai tempo da dedicarmi.
Il vecchio Jarl si fermò ad osservare il giovane cacciatore, mentre con un rapido cennò lo invitò ad entrare.
La sala era ancora spoglia, ma si potevano notare alcune panche in legno ricoperte di calda pelliccia. Erano disposte a semicerchio, con un piccolo trono che le sovrastava. Davanti a esso, un piccolo falò riscaldava la stanza.
Si sedettero lì a parlare, con la luce del fuoco che illuminava i loro volti.
Vedo che hai ancora il manto bianco sulle tue spalle ragazzo.
Furono le parole dello jarl, mentre da sotto le ciglia grige il suo sguardo si faceva più greve.
Proprio di questo volevo parlarti Jarl nero. Credo sia giunto il tempo per me di una scelta. Anche se forse non è la scelta che ti aspettavi da me.
Ho deciso di lasciare il mio Urval. Non credo di sentirmi degno del manto di Kurdan.
Ho avuto un incontro con Thorgard. Quell'incontro mi ha fatto capire che in me manca un pilastro importante di Helcaraxe. La fratellanza e la famiglia.
Capisco. Dunque ha prevalso il tuo lato selvaggio...
Credo abbia ragione. Come potrei portare quel manto quando una parte di me...ancora cerca la sua strada. Una strada che per ora mi vede da solo.
Il vecchio Jarl si alzò lentamente, ascoltando con attenzione le parole del giovane.
Difficile dire quali pensieri prendevano forma nella sua testa. Quali ricordi o consigli potevano essere tratti da un mare cosi ampio di esperienza.
Einar osservò attentamente il suo viso, solcato da piccole rughe e cicatrici; testimonianza di molti inverni passati.
La sua figura era leggermente incuravata, come se dovesse sostenere un importante peso. Sia come guida del Clan, che come guida per i giovani learling che lasciavano le loro orme nelle fredde terre del nord.
Si voltò lentamente osservando Einar. Il suo sguardo era paterno come sempre, tuttavia lo scrutava attentamente, forse domandandosi se l'idea che aveva preso forma nella sua mente, fosse la soluzione migliore.
Vuoi conoscere davvero qualcosa del tuo futuro ragazzo?
Io sono il più vecchio di Helcaraxe e fui Rumenal, con il dono della preveggenza. Prima di te, molti sovrani passarono qui, che tu ci creda o no.
Molte guerre si sono vinte o perse...conoscendone già l'esito. È una cosa che non faccio più da tempo, preferendo lasciarla al Kunnigr.
Ma mia madre me la insegnò, molto tempo fa...e io la insegnai a molti Kunnigr.
Ascoltami perché questa è la danza delle tre sorelle.
Si spostarono verso ovest, vicino ad un piccolo pozzo quasi completamente ghiacciato. Poco lontano vi era il runario. Dove si interrogavano gli Dei per questioni importanti, legati al regno, o anche a decisioni personali da prende.
Lo Jarl nero indicò il pozzo.
Lavati il viso e le mani, affinchè siano purificati dall'acqua gelata. Poi avvicinati al runario.
Einar fece quanto detto, non nascondendo una certa titubanza. Aveva già avuto la sua esprienza con le rune, quando lo stesso Rumenal gli incise HAGALAZ sulla spalla.
Si avvicinò cauto al Runario.
Un piccolo sacchetto in pelle conteneva le rune in osso, doveva solamente prenderne tre, lasciandosi guidare dal fato.
Delle ventiquattro sorelle, ne esistono altrettante speculari. Alcuni credono che le IKKE danno loro affezione negativa. Ma io non lo credo.
Io credo invece sia un modo differente nel guardare le cose. Te la senti?
Chiese il vecchio Jarl scrutando attentamente il giovane cacciatore. Il suo sguardo era penetrante, come se volesse sondare l'animo del ragazzo.
Einar annuì appena mentre cercava di concentrarsi. Lasciò che fossero le rune a scegliere lui, facendosi guidare completamente dal fato.
Estrasse la prima runa che mostro poi allo Jarl con trepidazione. Poi pian piano le altre due.
Ansuz...La forza degli Dei.
Raido...esplorazione e voglia di conoscere.
Mhm ma cosa le lega assieme? Prendi l'ultima Einar.
Lo esortò il vecchio Jarl.
Einar estrasse l'ultima runa con il fiato sospeso. Essa, legata alle sue due sorelle, poteva indicare il cammino che lo attendeva davanti a sè.
Ah!...Fehu...Ricchezza, non per forza materiale. Ora siediti Einar
I due si sedettero sui rozzi tronchi di legno mentre un leggero vento soffiava da ovest.
Alcuni fiocchi di neve cominciavano a cadere lentamente, danzando sinuosi al vento.
La voce dello Jarl si unì al debole soffio del vento, cominciando a spiegare il significato legato a quelle rune.
Ansuz è la runa del gufo. Animale che vede di notte, che esplora e cerca ed è legata al tasso, il grande albero della rinascita.
Raido è la runa della trota. Legata all'edera
La runa del viaggio e dell'esplorazione senza meta.
L'ultima é Fehu, che le lega assieme. Essa indica ricchezza, ma non per forza materiale.
Ma la ricchezza dell'anima.
Quindi credo ci sia una correlazione che le lega tutte e tre. Ma ricorda; Il viaggio ha un inizio ed una fine.
Cosi come ha un luogo che si lascia, e un luogo dove si arriva.
Ricorda anche che quando cammini devi avere occhi solo per la tua meta; se continui a guardarti indietro non farai mai progressi.
Capirai il verso del tuo viaggio quando ti troverai davanti quello che per te, rappresenta una ricchezza.
Ma se continuerai a guardanti indietro non partirai mai davvero.
Non è escluso che tornerai al nord, e quando avverrà sono sicuro che sarà per sempre.
Lo jarl si alzò lentamente osservando per alcuni istanti il giovane cacciatore.
Un flebile sorriso solcò il suo volto, con lo sguardo che si addolciva con fare paterno.
Prima di congedarsi disse un'ultima cosa ad Einar.
Queste tre rune ti accompagneranno sempre. Ricordale e portale sempre con te.
Ha det Bra.
Einar rimase solo con le parole dello Jarl ancora vive nella mente.
Le tre Sorelle avevano parlato, tracciando per lui un sentiero. Dove lo avrebbe portato e cosa avrebbe dovuto affrontare però, dipendeva da lui e dalle sue scelte.
Osservò per alcuni istanti i fiocchi di neve cadere lentamente dal cielo grigio.
Il vento li sospingeva delicatamente,in una danza ipnotica e mistica.
Forse il nord stava perdendo un "figlio" o forse... come recitava un vecchio proverbio Kessel:
Guarda il fiocco di neve. Descrivimi il suo tragitto. Vedi! Il nord rende liberi, puoi scegliere quale fiocco essere. Puoi decidere di essere il fiocco che deciso e veloce cade dal cielo ma rischia di finire su qualche tetto per poi sciogliersi al primo sole. Oppure... Quello che si affida al vento e compie traiettorie incomprensibili, per poi finire su altra neve e diventare cosi.. duro ghiaccio.
Last edited by Michael604 on Sat Nov 09, 2019 4:21 pm, edited 4 times in total.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Il sole stava tramontando dietro le montagne, illuminando di un rosso acceso le loro sommità ricoperte di neve.
Alcuni raggi riuscivano ancora a raggiungere le valli della Baronia; ma non potevano impedire ancora per molto che l'oscurità le avvolgesse, con il suo abbraccio.
Un vento freddo soffiava da nord-ovest, segno che l'inverno si preparava a ghermire con il suo terribile morso quelle terre, rendendo la vita e la sopravvivenza ancora più ardua.
In previsione di ciò, Einar decise di raccogliere pelli e carne in abbondanza.
Le valli della Baronia sono ricche di vita. Ma per attingere a quella fonte, si doveva pagare un prezzo.
Il sangue.
Si chinò ad osservare alcune orme fresche. Dalla profondità e ampiezza dovevano appartenere ad un grosso orsolince.
Alzò il suo sguardo, controllando la zona circostante con attenzione.
Non era solo lui a cacciare in quelle terre.
Avanzò cauto stringendo la sua arma con forza, controllando ogni singolo spiraglio tra la vegetazione.
Superò una piccola collina procedendo verso le montagne a sud.
Sembrava tutto calmo, forse troppo.
L'attacco fu rapido e brutale.
Con un balzo improvviso l'enorme figura della creatura cercò di atterrare Einar, per poi sovverchiarlo con la sua enorme mole.
Se non fosse stato per la sua armatura d'osso il colpo gli avrebbe inferto una profonda ferita, facendolo barcollare e infine cadere a terra, alla mercè di quella creatura.
Il giovane cacciatore strinse i denti puntandosi con i piedi. Prese forza e spinta; poi con un fendente poderoso della sua ascia, colpì nel petto l'orsolince che indietreggiò appena, ferito.
Lo scontro durò per alcuni attimi; altri pochi colpi e la massiccia figura della bestia cadde a terra priva di vita.
Il respiro del cacciatore era pesante, ma sotto la sua maschera d'osso sorrise soddisfatto, mentre si curava alcune piccole ferite.
Iniziò a scuoiare la carcassa quando il rumore di zoccoli sulla neve attirò la sua attenzione.
Alle sue spalle vi era, fermo e silente, una strana figuara a cavallo che lo osservava.
Il giovane cacciatore lo scrutò con attenzione, cercando segni che potessero identificarlo.
Non era raro trovare in quei luoghi ricognitori e piccoli gruppi del clan Bergtatt: abili guerrieri e cacciatori da non sottovalutare...quella terra forgiava nel sangue e nella fatica tutti i suoi figli.
Chi sei uomo?
A chi appartieni?
Furono le parole dello straniero dopo alcuni attimi di silenzio.
Einar non rispose subito, cercava di studiare attentamente la strana figura che aveva davanti.
Gli ritornarono alla mente le voci su alcuni guerrieri che girovagavano e saccheggiavano per la Baronia.
Erano definiti i "senza clan" perché non si identificavano con nessuno dei clan che occupavano le terre innevate.
Dalle voci che aveva udito erano abili guerrieri, temprati dal freddo e dalla lotta; con un fuoco che ardeva nei loro spiriti: Ambiziosi e inarrestabili erano guidati da un uomo, Rorik era il suo nome.
Einar è il mio nome...e sono un cacciatore. Appartengo a questa terra uomo, ma se intendi a quale clan appartengo mi spiace deluderti. Io non ho clan.
Allora ti offro una scelta...o accetti la volontà di Rorik come signore di questa terra, oppure troverai la morte.
A te la scelta!
Le parole dello sconosciuto erano cariche di orgoglio e forza. Einar si stupì nel sentire il proprio spirito fremere al suono di quelle parole.
Strinse con forza le sue armi mentre un leggero sorriso comparve sul suo volto; nascosto dalla maschera in osso.
Accettare Rorik come padrone di questa terra? Ha! Questa terra non ha padroni; ma se credi il contrario, c'è un solo modo per imporre la propria volontà! Con il sangue!
Il giovane cacciatore pronunciò parole di fuoco, mentre dentro di lui sensazioni dimenticate cercavano di prendere nuovamente forma.
Lo scontro fu brutale, e la forza del suo avversario misero in difficoltà Einar.
Il rumore della lotta attirò alcune creature, che cercavano di approfittare della confusione per ricavarne una facile preda.
Ti propongo una cosa uomo. Troviamo un luogo meno affollato. Là decideremo in pace chi merita di continuare a calcare le fredde terre.
Lo sconosciuto razziatore annuì, mentre seguiva attento i passi del giovane cacciatore.
Si spostarono in una piccola valle poco lontano, solitamente poco abitata dalle creature della Baronia.
I due ebbero modo di scambiare alcune parole mentre si preparavano allo scontro:
Qui... non dovremmo avere altre distrazioni.
Bene! Ma se perdi...dovrai scegliere tra la morte, o il rendere un servizio a Rorik!
Einar annuì piano, preparandosi allo scontro.
Nonostante i suoi allenamenti, il suo avversario gli era superiore. Più volte incassò i terribili colpi del suo maglio, che penetravano e schiacciavano la sua armatura in osso.
Sentiva il suo respiro farsi più pesante, mentre il sangue gli fluiva dalle ferite.
Il suo sguardo si offuscava facendolo barcollare visibilmente.
Stai per morire, decidi!
La libertà richiede un prezzo alto da pagare... Se dovrò cadere qui e ora...cosi sia!
Nej sbaglì...Non ti sarà tolta la libertà
Queste parole colpirono Einar, più del pesante maglio del suo avversario.
Avrai solamente un debito con Rorik...
E cosa vuole da me?
Quello che vuole da tutti i figli del nord...Che non si mettano contro di lui!
padrone di queste terre ma nessun clan! Nessun Regno! Un nord LIbero!
Libero dalle stupidi leggi di Helcaraxe e dei clan...Rorik non ha Clan, non ha jarl ne Re.
Ripeto, cosa vuole da me? Terre? Tributi? Sangue?
Ja dici bene...terre! Ma non le otterra da te.
Le prenderà da coloro che la ritengono propria.
Tu non hai terre, quindi da te potrebbe volere solo due cose:
Unirti alle sue schiere...oppure non metterti contro di lui,unendoti ai manti scarlatti di Helcaraxe!
Bha! Il tuo signore dovrebbe sapere che questa terra non ha padroni, e non ne avrà mai!
Ma Helcaraxe le reputa proprie...Rorik concede ad ogni nordico di vivere libero, purchè rimanga senza regno.
Vivi libero e non schierarti mai contro Rorik...altrimenti muori!
Guarda gli altri clan lottare... ognuno con le proprie leggi..ed Helcaraxe sopra a tutti imporre la loro volontà in tutta la cosidetta...Baronia
Esclamò il razziatore con una smorfia di disgusto.
Einar ascoltò con attenzione quelle parole...forse troppa attenzione.
Sapeva in cuor suo che questo Rorik non era altro che un despotà, che si nascondeva dietro false parole per legittimarsi. Tuttavia le parole fecero presa nel suo animo.
Helcaraxe governa solo se ne ha la forza...questa è la sola ed unica legge del nord.
Davvero? chi ha chiamato questa terra Baronia?
Mmh, è solo un nome...le parole non hanno peso, non spostano mari o montagne...solo la forza ha questo potere!
Mi vorresti far credere che Helcaraxe segue solamente la legge della forza?
È diventato un regno corrotto, tanto...quanto i regni del continente!
Mmh...quello che dici può essere vero...
Tuttavia ad Helcaraxe ho trovato ottimi compagni e guerrieri. Abbiamo lottato e sofferto assieme.
Mi hanno dimostrato la loro forza.
Sono figli del nord, sono temprati da questa terra...ma ciò non toglie che siano corrotti...Starai dunque dalla loro parte?
Rorik ti offre di stare dalla sua parte, libero oppure nella neutralità se preferisci.
Einar sembrò riflettere su quelle parole. Condivideva con quello straniero il pensiero che Helcaraxe avesse perso in parte la Via; la via del Livmor che trovava la sua essenza nella lotta.
Tuttavia questo Rorik non lo conosceva.
Solo parole aveva udito sul suo contro, anche da quello stesso razziatore.
Alzò il suo sguardo respirando a pieni polmoni l'aria fredda.
Dalle sue ferite il sangue gocciolava, macchiando la neve di rosso scuro.
Poi dopo alcuni attimi prese la sua decisone.
Se quel che dici è vero, c'è un solo modo per dimostrarmelo. Voglio sfidare Rorik a duello.
Sarà la sua forza e i fatti a dimostrarmi che le tue non sono solo parole!
Sfidare Rorik? Stavi perdendo contro di me...lui non ti darà una seconda scelta come ho fatto io!
Rispose con fare beffardo il razziatore.
Se combatti contro di lui o vincerai o morirai! Questa è la legge del nord.
Ma puoi sempre ripensare a quanto ti ho detto. Io e i miei fratelli abbiamo un compito affidatoci da Rorik.
Accetterà solo se ti dimostrerai degno. Io se fossi in te accetterei...e vivrei libero.
Morire contro un degno avversario apre le porte del Valhalla nej? Lascia che sia la lotta a stabilire chi di noi due può calcare ancora questa terra.
Hahaha! Pazzo! Sei cosi ansioso di andare nel Valhalla? Riporterò la tua sfida a Rorik, ma non aspettarti che risponda presto. Potresti trovartelo davati un giorno...
La morte colpisce rapida in queste terre ja...mi farò trovare pronto!
ll razziatore risalì sul suo purosangue nordico, mentre cavalcando rapido scomparve nella foresta.
Una risata si sentì in lontananza mentre Einar rimaneva da solo nella piccola valle.
Si medicò le ferite con una smorfia di dolore, osservando la foresta silente.
Le ombre si allungavano, segno che il buio presto avrebbe avvolto quelle Terre.
Il vento soffiava gelido e con forza, spostando il suo pesante mantello in pelliccia girigio.
Sembrava che gli elementi volessero schiacciarlo con la loro forza...per testare la sua volontà e la sua resistenza.
Se Rorik voleva da lui qualcosa, come insegnavano quelle terre, vi era un solo modo... Con il Sangue.
Last edited by Michael604 on Tue Nov 12, 2019 7:48 pm, edited 4 times in total.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Le nubi andavano addensandosi sopra gli alti picchi dell'isola di Helcaraxe.
Il vento gelido soffiava con forza, alimentando la furia del mare che con le sue scure acque tentava di ghermire nel suo tumultuoso abbraccio la nuda terra.
Il suono di quella primordiale battaglia riecheggiava anche nell'entroterra, amplificato dalle pareti di roccia grigia della Rocca dei Ghiacci.
Alta e maestosa, dominava tutta la piazza. Come guardiano silente e immobile, i suoi contorni incutevano timore e rispetto; allungando la sua ombra, nera e minacciosa, nel cuore dei pavidi.
Poco lontano dalla Rocca vi era la statua di Kurdan; ricavata dalla stessa dura roccia che con tanta tenacia resisteva alla furia del mare e delle intemperie.
Ai suoi piedi, silenzioso e quasi incurvato dal peso dei suoi pensieri, vi era la figura del giovane cacciatore.
Silente osservava i contorni della statua; quasi a volerne carpire la forza e la sensazione di timore reverenziale che incuteva.
Il vento gli turbinava attorno, spostando appena il suo pesante mantello di pelliccia. Nella sua mente presero forma alcuni versi; voci grevi e solenni alimentate da pesanti battiti di tamburi, che come tuono annunciavano la tempesta in arrivo. Pronte ad abbattersi con ferocia e furia contro i loro nemici!
I racconti tramandati dagli Avi risuonavano potenti, risvegliando in lui il fuoco che alimenta tutti i Nord.
Un fuoco capace di scaldare il cuore nei gelidi inverni di Helcaraxe...e risvegliare le braci sopite di uno spirito ancestrale, che faceva del sangue e della fatica, la sua essenza.
Ascolto io chiedo a tutta la stirpe dei ghiacci; grandiosi...dai Kessel ai Valdar!
Volete o voi Dei che io narri, le antiche storie degli uomini furiosi, quelle che prima io ricordo?
Rircordo sei uomini, nati in tempi remoti
quelli che un giorno il mare con grande coraggio affrontarono
Sei famiglie ricordo; sei clan e le Drakkar veloci...
che possenti il mare penetrano.
Al principio nomadi erano: nelle Terre di Ardania dimoravano.
Per mare salparono, per trovare una terra libera.
Non c'era sabbia nè cielo in alto; in nessun luogo erba... solo gelide onde
e a lungo vagarono.
Finchè le stirpi nomadi un'isola videro, nel buio ghiacciato del mare aggrappata
Loro che una libera Terra cercavano!
Splendette da Sud la luce, sulle pareti dei monti di pietra;
allora il suolo videro ricoperto di ghiaccio possente.
Con forza dalla Drakkar, Kurdan Valdar, tese la mano destra verso l'orlo della sponda
I nomadi non sapevano dove fossero, l'isola nessun piede umano aveva mai sentito
Solo ghiaccio e orchi era solita ascoltare.
Scesero allora i nomadi tutti sulla landa di freddo, con pesanti asce di sangue e su questa deliberarono:
All'isola e ai monti nome imposero; agli animali dettero un nome e alle piante,
ai laghi e alle grotte per trovare rifugio.
Helcaraxe la nominarono, ciò che nella lingua antica significa Ghiacci Stridenti.
Focolari accesero, crearono ricchezze, tenaglie fabbricarono, ingegnarono utensili.
Kurdan Valdar era il più eccellente fra tutti i Valdar
Barbaro sanguinario, guerriero da molte generazioni.
Nel tempo in cui di Helcaraxe il villaggio si costruiva
scomparse il grande Kurdan, e la sua impronta mai fu trovata.
Nell'isola cacciarono per mangiare; erano forti: gelavano loro il freddo le ginocchia
ma molte lune resistettero audaci.
Fino a quando orchi giunsero, orde di giganti, oltremisura possenti, dall'altra parte dell'isola.
Levarono le lance gli uomini dei sei clan e nella mischia si scagliarono: quella fu la battaglia prima,
nell'isola di Helcaraxe; infranto il riparo di legno del villaggio degli uomini, minacciosi poterono gli orchi
porre il piede in campo.
Si colpirono le due razze e l'un l'altro si dettero morte, orchi spezzarono degli uomini le lance;
crudo fu il mondo, il sacrifico grande.
Tempo d'asce, tempo di spade, gli scudi furono fenduti.
Tempo di venti, tempo di lupi...prima che l'orda di orchi crollasse
Neppure un orco, un uomo risparmiò.
La luce sulle spade dei guerrieri splendette.
Furono le rocce spaccate, si accasciarono i giganti:
gli uomini morti la Via del Valhalla di Aengus presero, il cielo bianco si schiarì.
Delle stirpi dei sei clan coraggiosi, una si salvò numerosa.
Ha nome Valdar tale stirpe gloriosa.
Allora gli uomini dei clan scomparsi, la vita nomade scelsero nuovamente, e le stirpi Valdar
abitarono Helcaraxe e gli altri l'ampio mondo del vento.
Finchè Harold Von Kessel, Harold occhio di aquila chiamato, e i suoi figli,
grande fecero la famiglia dei Kessel, loro che al clan Valdar sottostavano,
e un nuovo clan fu fondato dopo cento lune.
Da Helcaraxe partì Harold occhio d'aquila, da due serpenti marini la sua Drakkar guidata
verso le terre dell'antico continente.
A conquistare la terra verde deciso, vide ghiaccio invece ancora e convinto che il mondo
fosse di freddo bianco tutto fatto.
Lo scudo possente prese e i popoli nomadi riunì di quelle sconosciute lande.
Con loro, territorio prese con la spada e la lancia, e il ghiaccio del continente, conquistò velocemente.
Cento lune poi, Harold detto occhio di aquila, il piccone in mano tenne e una galleria grande quanto cento Drakkar scavò coraggioso, per il suo clan congiungere all'isola ghiacciata.
Finchè dalle famiglie nomadi la voce giunse, quelle che un tempo di partir avevan deciso.
La voce insistente di una grande guerra parlava e di sangue copioso sulle terre verdi versato di lande lontane.
Immonde creature, orchi possenti, giganti d'ossa a banchettar con i corpi degli uomini, sull'erba ogni giorno.
Se mossi dall'odio per le immondi bestie io non saprei dire il vero,
se mossi da antichi patti o amicizia nessun ha conoscenza.
Le Drakkar veloci, possenti, che il mare penetra io ricordo
che partirono con i guerrieri più bravosi di Helcaraxe tutta.
E l'aiuto inatesso e insperato per quelle genti giunse, da terre da loro ignorate.
Levarono le asce gli uomini del Nord e tutto ciò che aveva movimento uccisero;
Quella fu la battaglia seconda, per l'isola di Helcaraxe
Rircordo una valchiria dai capelli della cenere e da Danu baciata,
che dei fratelli la luce fu e la salvezza.
Le asce e le spade e il peana del Nord la vittoria suonavan del ghiaccio sugl'orchi.
Naruk Valdar aveva il nome la donna,
e con altri furiosi guerrieri smembrar gli ultimi doven, troll sventurati
e partiron con le tracce così; sul manto soffice nevoso.
Ma come bufera che improvvisa sorprende il viaggiatore sventurato,
tale colti furon da numero enorme di orchi, la donna e i barbuti furiosi.
E furono giorni di furor e sangue, chè i morti molti ai cancelli salirono del Valhalla
Finchè il drappello stremato fu comandato dalla donna da Danu baciata,
chè gli altri capi già nelle sale dorate siedevan
e tanto la Dea pregò che la giusta via indicasse a lei.
E la donna di nome Naruk, chiuse gli occhi che vedono, e aprì quelli che non vedono.
Era lei un'aquila che librava alta e tutto scorgeva.
Scorse grandi armate color della notte verso i fratelli marciar bavosi,
tornavan di sorpresa.
Un passo piccolo scorse e stretto, per un solo uomo adatto
ma per lei fu abbastanza.
La donna da Danu baciata da sola partì
lasciando gli scritti e della Dea il sacro simbolo.
La sfortuna vede spesso meglio, di chi sfuggirle cerca, e la donna
dai capelli della cenere preda cadde dei troll dal piccolo ingengo.
E la Dea ebbe pietà della donna il sacrificio, chè ai fratelli della coraggiosa trovar fece gli scritti
e il passo salvator.
Sì che l'armata fu avvisata e la guerra combattuta con armi e pronti scudi
e grande fu la vittoria.
Vittoria di asce, di sangue e ossa spezzate, il popolo dei ghiacci tornò in minor numero
di quando era partito.
Allora l'ultimo e giovane Maknar. Kaek Valdar, i clan unì
nella grande riunione dei ghiacci.
Dei Kessel il grande maknar, Oddi Von kessel, accettò
l'unione e tutti solo uomini di Helcaraxe furono.
Ora ecco i canti di Bragi pronunciati fra i ghiacci di Helcaraxe, molto utili ai figli degli uomini
inutili ai figli dei giganti.
Salute sia a chi li disse!
Salute sia a chi li conosce!
utili sia a chi li ha appresi...e salute a colore che li ascolteranno.
"Tratto dai racconti dell'Edda poetica di Helcaraxe.
Scritti e narrati dallo Skald Bragi Boddason, del clan Valdar."
Si scosse appena dai suoi profondi pensieri; tornando nella piazza vuota e silente dell'isola di Helcaraxe.
Davanti a lui la statua di Kurdan sembrava osservarlo, con il suo sguardo fiero e deciso scolpito nella dura roccia.
Con i canti e le gesta degli Avi ad alimentare il suo spirito, Einar prese con sé il suo purosangue e si incamminò verso l'isola di Grandinverno.
Anche se non percorreva più L'Urval...il suo cammino era lungi dall'essere finito...
Era tempo di stringere un giuramento profondo e solenne con quella Terra...e anche se le sue spalle non potevano portare il manto scarlatto...avrebbe comunque portato a termine il suo percorso al Nord.
Last edited by Michael604 on Sun Dec 01, 2019 8:54 pm, edited 4 times in total.
"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
Contempla gli Avi, essi indicano la Via.
Figlio di una Terra: con fuoco il sangue e ghiaccio le ossa.
Il suo respiro è il Livmor e su una sola cosa si basa;
Essa è la Lotta, ricorda!
L'Yggdrasil chiama e dalle sue fronde sussurra.
Radici profonde scavano avidamente; portagli nutrimento!
E doni come prova lascia; a te sopravvissuto, cicatrici come dono elargito.
Nell'equilibrio tumultuoso degli elementi, il tuo spirito si nutre e trae forza!
Nel sangue è celata la Via, lasciati bagnare da esso.
Che bagni le tue carni e il tuo mantello, a futuro monimento!
I pesanti cancelli di ferro vennero sollevati con un lento cigolio.
La vecchia guardia osservava con sguardo indagatore il giovane nordico, che in groppa a un purosangue color argenteo fissava davanti a sé, completamente perso nei suoi pensieri. Ignorando il suo sguardo curioso.
Borbottò appena tra i denti, alzando un leggero sbuffo di vapore davanti alla sua bocca, ornata da una folta barba ormai ingrigita.
Accompagnò con lo sguardo la figura di Einar mentre sorpassava le pesanti palizzate usate come difesa.
Poco più avanti, un rozzo fossato con pali irti e aguzzi; come canini snudati avvertivano che Helcaraxe era una bestia pronta a difendere con forza il suo territorio.
Il pesante cancello si richiuse alle spalle del giovane cacciatore, che con passo lento avanzò verso nord, in una terra selvaggia dominata dal clan Huathbàn.
Il suo respiro era lento ma pesante, sentendo su di sé il peso della sua prova.
Quella Terra lo chiamava, ma pretendeva da lui un rito ben preciso, a dimostrazione della consapevolezza che aveva maturato durante il suo percorso.
Niente parole, giuramenti o inni di gloria: ma sangue e lotta.
Avanzò cauto con il rumore degli zoccoli attutiti dalla neve fresca. Il vento soffiava impetuoso, alimentando le onde che con furia si scagliavano contro la costa poco lontana; riempiendo l'aria con il loro ruggito.
Poi, si fermò di colpo.
Si guardò attorno con attenzione, con i muscoli tesi e il respiro pesante.
Un urlo di guerra lo raggiunse all'improvviso e come martello sull'incudine, un guerriero del clan Huathbàn si scagliò contro di lui.
La freccia sibilò rapida conficcandosi nel petto del guerriero, che con smorfia di rabbia e dolore, e con occhi rossi di sangue, continuava a combattere ferocemente.
Alla fine però, stremato e ferito cadde sulla bianca neve; con lo sguardo che si spegneva nel cielo grigio e nuvoloso.
Einar scese dal suo cavallo, mantenendo sempre una certa cautela. Poi, appurato che il guerriero ormai era morto, chinò il capo in segno di rispetto portando la sua mano verso un pugnale affilato.
Raccolse in un catino una parte del sangue Huathbàn, per poi raccogliere le armi del caduto; assicurandole alla sella del proprio cavallo.
Respirò a pieni polmoni l'aria fredda del nord osservando la distesa ghiacciata, punteggiata da qualche piccola porzione di foresta ricoperta di neve.
Un piccolo, ma preciso e importante passo era stato fatto.
Tornò sui suoi passi, all'isola di Helcaraxe, e da lì si spostò poi a nord-ovest, superando le alte mura di pietra verso il villaggio di Kaek valdar.
Il suo cammino venne ostacolato da un grosso Troll, che poco dopo cadde sotto i pesanti colpi d'ascia del cacciatore.
Anche qui, prese il pugnale incidendo la carne della creatura e raccogliendo in un catino un po' di sangue.
Si spostò rapidamente verso ovest fermandosi in una piccola gola, racchiusa da nord e da est dalle aspre rocce, mentre da sud e da ovest dal mare tumultuoso.
Si chinò appena verso terra per cercare tracce fresche; sapeva che la preda che stava cercando non era lontana.
La figura scagliosa dell'uomo lucertola si rifletteva debolmente alla pallida luce di Aguardar, con il suo basso e sinistro sibilo a perdersi nell'aria gelida.
Einar sorrise dietro il suo elmo in osso bianco, mentre lo sguardo si illuminava di una luce famelica e primitiva.
Il sangue gocciolò nel catino che si andava pian
piano a riempire di un liquido rosso scuro e denso.
L'odore del sangue gli riempiva le narici risvegliando sensazioni lontane e sopite, ma che come braci in un fuoco morente, sono avide di nuovo nutrimento.
Riprese in mano le redini del suo purosangue, procedendo verso nord-est.
Seguì un ripido sentiero che si tuffava quasi a strapiombo nel mare agitato.
Una piccola grotta era scavata nella roccia e sopra di essa un torrente, limpido e puro, si gettava nell'oscuro oceano e nella schiuma bianca contro gli scogli.
La sua meta si trovava poco più a nord, oltre una miniera abbandonata.
Poco oltre, un dedalo di caverne scavate rozzamente nella dura roccia. Covo delle tribù di lucertoloidi.
A guardia di esse vi era una delle creature più pericolose e temute dell'Isola.
La sua preda era forte e pericolosa, con il corpo ricoperto da dure scaglie e armatura di ghiaccio.
Il suo soffio era freddo e mortale. I suoi artigli ornavano mani muscolose e una coda rapida e nodosa che come frusta uncinata lacerava la carne delle povere vittime.
Le frecce faticarono nel ferirla, rimbalzando inermi contro un'armatura fatta di dure scaglie e ghiaccio.
Il ruggito sibilante che la creatura lanciava contro Einar faceva gelare il sangue; con passi pesanti sulla neve che rimbombavano come tamburi funebri nello spirito dei pavidi.
Fu una lunga battaglia e con esito incerto. Se non fosse stato per la rapidità del suo purosangue, il giovane cacciatore sarebbe stato raggiunto facilmente e con brutalità dilaniato.
Alla fine però, il corpo della creatura ricoperto di frecce si accasciò a terra, con sangue copioso che gli usciva dalle ferite.
Lanciò uno sguardo freddo e inespressivo contro il suo avversario, prima di cadere a terra con un pesante tonfo.
Einar aveva il cuore che gli batteva velocemente nel petto, con muscoli ancora tesi e carichi di foga combattiva.
Si calmò lentamente scendendo da cavallo e compiendo il medesimo rito che aveva riservato anche alle precedenti prede.
Aguardar faticava a oltrepassare le pesanti nubi cariche di neve, tingendo quelle terre di una strana e pallida luce.
Dopo il frastuono dello scontro appena avvenuto calò nuovamente un minaccioso silenzio, con solo il rumore del vento a sibilare tra le rocce.
Einar prese con cura il catino e i resti della creatura, ritornando lentamente sui suoi passi verso le mura della città.
Poco più tardi calcava il tortuoso sentiero che portava verso sud, ad Hulborg; piegato dalla fatica e dai suoi pensieri.
Superò lentamente il pesante cancello in ferro, che si richiuse poi alle sue spalle.
Anche se pochi metri lo separavano dalla sicurezza del borgo celato sentiva sopra le sue spalle l'immensità e pericolosità della Baronia. Fitte e scure foreste si stagliavano davanti a lui con pochi sentieri di terra battuta a fargli da guida.
Alte montagne grige sembravano piegarsi verso di lui come zanne di una gigantesca creatura, pronta a divorarlo senza sforzo.
Strinse le briglie con forza, e dopo un lungo respiro spronò il suo cavallo ad avanzare.
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"Halfdan, del Picco" "Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
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