- Mon Oct 28, 2019 6:13 pm
#2357
Sud est di Tremec limitare del deserto con la giungla.
Corri, corri...corri, era il pensiero che aleggiava nel cervello mentre un gruppo di ophidiani gli stavano alle calcagna. Davanti, alcune rocce...salta, salta...ancora una lunga corsa con la fida lama chiamata "Yondo Lorion" al fianco che ondeggiava, la giungla era vicina, li dentro avrebbe potuto trovare un riparo o un nascondiglio. Una lancia sibilò sulla destra del viso, cosi vicino che l'orecchio percepì lo spostamento d'aria, si voltò un attimo e proseguì la sua corsa sintanto che davanti a se un crepaccio gli sbarrò la strada. Si trovava su una piccola altura rocciosa..."buttati", "buttati"....e mosse un passo scivolando abbasso, la caduta divenne rovinosa ma in qualche modo riuscì a raggiungere il fondo. Ancora una corsa e poi dentro la giungla che era ormai li davanti, minacciosa ed impenetrabile. Si fermò ansimante dietro un albero, un pensiero veloce al suo Dio Aengus e poi ascoltò nel silenzio innaturale della foresta se era stato seguito. Non percepì alcun rumore...riprese a camminare guardingo, pensando agli ultimi sette anni trascorsi nelle terre Selvagge, lontano da ogni centro abitato, lontano da ogni contatto umano...non ricordava nemmeno piu con precisione, ma erano ormai anni che non proferiva parola con qualcuno, non ricordava quasi nemmeno il suono della propria voce. Pensò che fosse meglio costeggiare la giungla e ritornare verso nord, molto piu avanti, dopo aver fatto un largo giro, poichè il crepuscolo incedeva velocemente. Si fermò a bere un pò d'acqua, e vide alla distanza un bagliore. Si avvicinò con cautela in quella direzione, accorgendosi che si trattava di un accampamento. Viaggiatori o forse mercanti che si riparavano per la notte al limitare della giungla. Si accucciò, sdraiandosi, non visto dietro una roccia, la leggera brezza del deserto portava le parole ed i discorsi di quelli, sino alle sue orecchie, sembrava gente per bene che portava avanti i propri affari, la propria vita. Erano anni che non udiva una conversazione e rimase li quasi a gustarsi il suono dei vocaboli e delle parole che apparivano quasi come una novità....una piacevole novità. C'era un bardo tra di loro che accompagnava le storielle con un piacevole motivetto, ne ascoltò diverse, sembrava che avesse un vasto repertorio. Proseguì gustandosi quei racconti, qualcuna gli fece abbozzare un lieve mezzo sorriso...poi il simpatico cantore ne iniziò una sulla Guerriera e lui divenne subito serio in viso ascoltando quei nomi, lo sguardo divenne freddo. Scivolò sulla terra allontandosi...non voleva più ascoltare. Passò la notte a riflettere, nomi, volti si susseguivano nella mente, vicende che credeva, dopo tanto tempo, di aver ormai rimosso, invece rieccole affiorare nuovamente. Toccò la barba che gli ricopriva il volto, pensò che una volta non l'avrebbe mai avuta, ma in quel posto, non era necessario essere presentabili ed anche la sua tunica marrone, era sporca e lacera. Alle prime luci dell'alba si rimise in marcia dirigendosi ancora verso nord, le storie che aveva ascoltato, la presenza di suoi simili incontrati per caso in quel posto selvaggio avevano risvegliato nel suo cuore la voglia di ritornare nei luoghi dove aveva vissuto, di ritrovare vecchi amici con i quali aveva condiviso molto della sua vecchia vita. Si convinse che il momento era giunto e marciando, mentre valutava tutto questo, si trovò al traghetto delle Terre Selvagge verso il porto di Amon. Il traghettatore si convinse ad accettare come pagamento una piccola gemma ed indicò il posto dove avrebbe potuto sistemarsi per il viaggio. La nave partì, le terre selvagge iniziarono ad allontanarsi lungo l'orizzonte e poi scomparvero del tutto. Si ritrovò a guardare invece nella direzione in cui navigava il veliero, sembrava quasi impaziente di scorgere il profilo del continente umano quasi come un giovane figlio che poteva tornare a casa dai propri genitori, dai propri affetti, dopo tanto tempo passato altrove. Infine la nave attraccò, il porto di Amon era come lo ricordava, sempre pieno di gente indaffarata nei propri lavori e molto rumoroso anche, in una maniera tale che anni di silenzi, rischiavano quasi di assordarlo. Si mise in cammino cercando di farsi largo tra la folla ed involontariamente diede una spallata ad uno che andava nella direzione opposta. Lo sentì imprecare e voltandosi si accorse che era un legionario. Lo guardò dritto nel volto, poi si soffermò a guardare il rosso del mantello di Amon e gli occhi gli divennero lucidi per l'emozione. Il legionario osservandolo smise d'imprecare e si fece serio, lo squadrò per bene e disse:-"uhm mi sembra di conoscerti straniero, dove ti ho visto? come ti chiami?". Il mio nome ormai non ha importanza, Legionario...sono un....cacciatore, sono qui di passaggio e vengo dall'altra parte della costa". Il legionario restando pensieroso annui e riprese la marcia, si voltò ancora ad osservare, per due volte, prima che Alexandros sparisse dalla sua vista.
Corri, corri...corri, era il pensiero che aleggiava nel cervello mentre un gruppo di ophidiani gli stavano alle calcagna. Davanti, alcune rocce...salta, salta...ancora una lunga corsa con la fida lama chiamata "Yondo Lorion" al fianco che ondeggiava, la giungla era vicina, li dentro avrebbe potuto trovare un riparo o un nascondiglio. Una lancia sibilò sulla destra del viso, cosi vicino che l'orecchio percepì lo spostamento d'aria, si voltò un attimo e proseguì la sua corsa sintanto che davanti a se un crepaccio gli sbarrò la strada. Si trovava su una piccola altura rocciosa..."buttati", "buttati"....e mosse un passo scivolando abbasso, la caduta divenne rovinosa ma in qualche modo riuscì a raggiungere il fondo. Ancora una corsa e poi dentro la giungla che era ormai li davanti, minacciosa ed impenetrabile. Si fermò ansimante dietro un albero, un pensiero veloce al suo Dio Aengus e poi ascoltò nel silenzio innaturale della foresta se era stato seguito. Non percepì alcun rumore...riprese a camminare guardingo, pensando agli ultimi sette anni trascorsi nelle terre Selvagge, lontano da ogni centro abitato, lontano da ogni contatto umano...non ricordava nemmeno piu con precisione, ma erano ormai anni che non proferiva parola con qualcuno, non ricordava quasi nemmeno il suono della propria voce. Pensò che fosse meglio costeggiare la giungla e ritornare verso nord, molto piu avanti, dopo aver fatto un largo giro, poichè il crepuscolo incedeva velocemente. Si fermò a bere un pò d'acqua, e vide alla distanza un bagliore. Si avvicinò con cautela in quella direzione, accorgendosi che si trattava di un accampamento. Viaggiatori o forse mercanti che si riparavano per la notte al limitare della giungla. Si accucciò, sdraiandosi, non visto dietro una roccia, la leggera brezza del deserto portava le parole ed i discorsi di quelli, sino alle sue orecchie, sembrava gente per bene che portava avanti i propri affari, la propria vita. Erano anni che non udiva una conversazione e rimase li quasi a gustarsi il suono dei vocaboli e delle parole che apparivano quasi come una novità....una piacevole novità. C'era un bardo tra di loro che accompagnava le storielle con un piacevole motivetto, ne ascoltò diverse, sembrava che avesse un vasto repertorio. Proseguì gustandosi quei racconti, qualcuna gli fece abbozzare un lieve mezzo sorriso...poi il simpatico cantore ne iniziò una sulla Guerriera e lui divenne subito serio in viso ascoltando quei nomi, lo sguardo divenne freddo. Scivolò sulla terra allontandosi...non voleva più ascoltare. Passò la notte a riflettere, nomi, volti si susseguivano nella mente, vicende che credeva, dopo tanto tempo, di aver ormai rimosso, invece rieccole affiorare nuovamente. Toccò la barba che gli ricopriva il volto, pensò che una volta non l'avrebbe mai avuta, ma in quel posto, non era necessario essere presentabili ed anche la sua tunica marrone, era sporca e lacera. Alle prime luci dell'alba si rimise in marcia dirigendosi ancora verso nord, le storie che aveva ascoltato, la presenza di suoi simili incontrati per caso in quel posto selvaggio avevano risvegliato nel suo cuore la voglia di ritornare nei luoghi dove aveva vissuto, di ritrovare vecchi amici con i quali aveva condiviso molto della sua vecchia vita. Si convinse che il momento era giunto e marciando, mentre valutava tutto questo, si trovò al traghetto delle Terre Selvagge verso il porto di Amon. Il traghettatore si convinse ad accettare come pagamento una piccola gemma ed indicò il posto dove avrebbe potuto sistemarsi per il viaggio. La nave partì, le terre selvagge iniziarono ad allontanarsi lungo l'orizzonte e poi scomparvero del tutto. Si ritrovò a guardare invece nella direzione in cui navigava il veliero, sembrava quasi impaziente di scorgere il profilo del continente umano quasi come un giovane figlio che poteva tornare a casa dai propri genitori, dai propri affetti, dopo tanto tempo passato altrove. Infine la nave attraccò, il porto di Amon era come lo ricordava, sempre pieno di gente indaffarata nei propri lavori e molto rumoroso anche, in una maniera tale che anni di silenzi, rischiavano quasi di assordarlo. Si mise in cammino cercando di farsi largo tra la folla ed involontariamente diede una spallata ad uno che andava nella direzione opposta. Lo sentì imprecare e voltandosi si accorse che era un legionario. Lo guardò dritto nel volto, poi si soffermò a guardare il rosso del mantello di Amon e gli occhi gli divennero lucidi per l'emozione. Il legionario osservandolo smise d'imprecare e si fece serio, lo squadrò per bene e disse:-"uhm mi sembra di conoscerti straniero, dove ti ho visto? come ti chiami?". Il mio nome ormai non ha importanza, Legionario...sono un....cacciatore, sono qui di passaggio e vengo dall'altra parte della costa". Il legionario restando pensieroso annui e riprese la marcia, si voltò ancora ad osservare, per due volte, prima che Alexandros sparisse dalla sua vista.