Fortezza di Elenrond
“Di quelle molte stanze immagino l’odore d’incenso, come fosse oggi. Erano gli anni di un tempo andato, ben prima che la memoria degli elfi divenisse simile alle ceneri accumulate in un camino.
Immaginate: la fortezza di Elenrond, protetta dal vento furioso delle montagne. Le sue stanze… che meraviglia devono essere state! E quanta conoscenza vi doveva essere contenuta… giacché l’Ordine dell’Antica Via ivi custodiva tutti i suoi segreti e le sue ancestrali memorie sul mondo che fu degli elfi.
Ma… l’ombra del disfacimento si allungò anche dove la luce pareva splendere con più forza. La colpa fu di un sindar, che accolse un grande male dentro di sé. V
alàr! Giusti Valàr che su questo nostro mondo posate il vostro sguardo, quanto dolore avete provato nel vedere lo scempio abbattersi sui vostri figli? Dove regnavano musica e antiche arti, il flagello senza calore colpì con più crudeltà che altrove.
Ed ora, quelle stanze sono popolate dal vostro dolore, che trasuda assieme al sangue nero di ogni corpo infestato che lo abita. Suldanas, Primo Cacciatore! Che con l’arco tua mano infliggi la giusta vendetta contro coloro che hanno compiuto lo scempio, proteggi quegli spettri che ancora lottano in tuo nome.
Sì! Sì! Perché non tutto di quel che è andato distrutto, si è davvero perduto. E tra quelle sale dimenticate, una lotta senza fine ha luogo ancora oggi.
L’olocausto delle sèlerin, il sacrificio dei tòronin… a quale orrore si è mai giunti? Non già la morte fu la pena di quel luogo, ma un eterno ritorno a quei tragici momenti è la sua condanna.
E per ogni spettro che cede alla parte opposta, un foglia, un bocciolo, un fiore emergono o si essiccano sui rami degli alberi sacri. È questo il prezzo da pagare, miei Valàr, quando si spegne anzitempo la vita di un elfo?”