BESTIE ESOTICHE
*Un tomo, nuovo e ben rilegato, dal titolo “Studi sulle bestie esotiche di Ardania”, è conservato nella biblioteca di Rotiniel, nella sezione adatta e in bella vista*
Premessa
Questo lavoro non ha la pretesa di essere esaustivo su un argomento molto vasto e sempre soggetto a nuove scoperte e cambiamenti. Alcune creature, o per scelta dell’autore, poiché non ritenute sufficientemente interessanti, o per innocente ignoranza, non sono ivi descritte o menzionate. Inoltre, in quanto io stesso addestratore e allevatore, mi sono limitato a bestie con cui è stato possibile, da me o da altri, instaurare un rapporto di ubbidente collaborazione, in accordo con la visione e coi voleri del Padre degli elfi che li ha posti in difesa e al servizio dei suoi figli.
Incubo
Conosciuto anche come “Destriero Demoniaco”, oscuro e maestoso.
Aspetto fisico
Fuori dal suo ambiente naturale e in situazioni di calma, ad un’analisi superficiale si mostra come un cavallo di colore nero, con tonalità dissimili tra diversi esemplari, estremamente robusto e leggermente sopra la media come dimensioni. Gli occhi variano dal rosso al marrone, ma sempre scuri e spenti; il respiro è cupo e profondo, molto pesante, e non diventa mai nitrito.
Ad un’analisi più approfondita, si nota una certa somiglianza nella muscolatura e nella disposizione dei denti con altri tipi di Destrieri sovrannaturali, come quelli del Fuoco o del Tuono; a differenza loro però, presenta anche un’aura magica, simile a quella di un Ki-rin, che i maghi esperti riescono a percepire.
In molti esemplari si possono notare delle leggere venature rosse in corrispondenza dei muscoli più sviluppati, come il torace, e i muscoli superiori delle zampe.
Diversa è la situazione quando si trova a dover combattere: gli occhi si infiammano di una luce rossa, come di brace, il suo cupo respiro cresce di intensità, facendosi sempre più assordante, e un fumo bluastro si solleva dalle sue narici e dalle sue fauci; in quel caso la sua natura sovrannaturale si mostra in maniera inequivocabile. Quando viene infastidito, o è in situazioni di nervosismo, alcuni di questi segni possono manifestarsi in forma lieve, come una specie di prime avvisaglie.
Abitudini e tratti particolari:
Come altri predatori equini, mangia qualsiasi tipo di carne, cruda, cotta, conservata, frattaglie. Ho notato che preferisce carne “fresca”, da prede da poco uccise, ma anche questo è un tratto comune a molti altri predatori.
Allo stato brado è un animale solitario. E’ solito appostarsi in luoghi bui, sfruttare il suo colore per mimetizzarsi con l’ambiente, per poi scagliarsi contro il nemico assalendolo sia col suo potere magico innato che con la sua possanza fisica, con grande ferocia; spesso segue gli altri abitanti dei luoghi che abita, probabilmente attirato dall’opportunità di una preda più facile, anche se i rapporti che intercorrono con essi sono ad oggi un mistero.
Il suo comportamento, dopo l’atto dell’addomesticare, è molto differente: dopo aver accettato l’autorità del suo padrone, e non è cosa affatto scontata, si mostra ubbidiente e tranquillo, pur mantenendo una fierezza non comune; difficile dire cosa provi, fatto sta, che per quanto ho avuto modo di osservare sull’esemplare in mio possesso, la sua condotta è impeccabile.
E’ solito salutarmi con sbuffi leggeri, che credo di poter interpretare come “piacere” (in fondo sempre mia è la mano che la nutre), e leggeri colpi di muso. In alcune occasioni ha mostrato un atteggiamento protettivo nei confronti nel suo padrone, ma ancora non so dire se sia dipeso dalla sua brama di combattere, dalle circostanze o da un reale attaccamento.
Inoltre è degno di nota il fatto che tale creatura rifiuti fermamente ogni finimento, soprattutto selle e morso, probabilmente per un sentimento di fierezza e insofferenza alle costrizioni fisiche; quindi è possibile cavalcarlo solo al pelo, ma è tutt’altro che facile, data l’irruenza dei suoi movimenti e la sua stazza.
Habitat e Natura
E’ una creatura essenzialmente territoriale, e assume, almeno a quanto visto finora, il controllo di zone abitate da demoni e da creature cosiddette “maligne”.
Non si hanno informazioni chiare di come si insedino nei luoghi che abitano, se crescano lì, o se ivi vengano condotti; allo stesso modo non ho ancora ben compreso se sono legate con le altre creature da rapporti di sudditanza, collaborazione, o semplice convenienza istintiva.
Quello che posso aggiungere riguarda le diverse dicerie che si stanno sviluppando: viene sostenuto da alcuni che tale creatura sia un demone a tutti gli effetti, con le solo sembianze equine; altri studiosi asseriscono invece che si tratti di esseri in origine simili ai Destrieri elementali, influenzati dal potere che li circonda e gradualmente trasformati, forse per un processo “naturale”; altri ancora ipotizzano che siano creature create come servitori da potenti demoni, e che essi gli abbiano instillato parte del proprio potere, e quindi parte della propria natura. Qualunque sia la sua origine, però, è innegabile che gli effetti della pratica dell’esorcismo, officiata da un sacerdote esperto, è in grado di indebolirlo e talvolta ucciderlo; in generale, sembra molto vulnerabile ai poteri di origine sacra.
Non rivelerò in questo scritto altre informazioni, sia su mie personali teorie sulle sue origini, in quanto ancora incomplete, sia sul luogo in cui tale creatura alberga, in quanto troppo pericoloso.
Chimera
Maestosa e possente creatura alata, le cui origini si perdono nel mito.
Aspetto fisico
La creatura ha le dimensioni del corpo leggermente superiori a quelle di un grosso orso, con la differenza però di avere una postura più slanciata, fiera e “larga”, con una muscolatura molto sviluppata di zampe, quasi “tozze”, e soprattutto di petto e schiena; queste bestie infatti sono dotate di vaste ali, grandi almeno due volte la loro stazza, formate da una impenetrabile membrana scura simile a quella di alcuni esemplari di drago.
Il corpo è quasi interamente ricoperto di scaglie grigio-brune, molto fitte, che rendono la pelle dell’animale molto resistente; in alcune zone è presente una folta pelliccia tra il bruno e il dorato, come lungo tutto il ventre, nella parte alta della schiena, e lungo la coda, e in alcuni esemplari lungo il collo. La testa, caratterizzata da tratti rettiloidi, ha alcuni segni particolari, come due corte e tozze corna, e una notevole dentatura disposta su più file che si estende lungo tutto la vasta arcata; il collo è leggermente lungo, e si dipana dalle robuste spalle.
Infine, degna di nota è la costituzione di tali esseri: sembra infatti che siano molto resistenti a malattie, veleni, e che possano subire molto ferite, anche gravi, prima di iniziare ad accusarne gli effetti; questo dipende probabilmente da una combinazione di fattori, la durezza della pelle da un lato, e lo spessore notevole dalle fasce muscolari dall’altro, senza escludere però la loro spiccata resistenza e il loro spirito di sopravvivenza.
Abitudini e tratti particolari
Da quello che ho potuto osservare, gli esemplari che si riescono a domare sembrano essere giovani prossimi alla conclusione della fase di crescita: non variano molto come dimensioni rispetto agli esemplari anziani, e non denotano differenze sostanziali; probabilmente quello che li rende più inclini (anche se è tutt’altro che facile, occorre molta durezza e polso) ad accettare l’autorità del padrone è il fatto che tali creature non hanno ancora sviluppato la maturità necessaria per essere considerate “adulte”. E’ mia convinzione che le giovanissime chimere, appena autosufficienti, lascino il nido per terminare la propria crescita altrove per poi tornare al nucleo originale unendosi ad esso, o scegliendo un compagno per fondare altrove un nuovo nucleo; una volta tornati, o comunque instauratesi in un nuovo luogo, sembra che nulla possa smuoverli dal loro “territorio”, che difendono con estrema ferocia. La chimera è “affettuosa” o comunque legata al proprio padrone, sebbene a volte risulti infastidita dalla confusione dei grandi centri urbani; spesso non perde l’attitudine territoriale, che sia verso un luogo legato alla sua attuale vita, o verso il padrone stesso, che tende ad identificare col suo nido.
L’animale si nutre di carne di ogni genere, in grosse quantità, spesso direttamente dalle carcasse di creature morte, “ripulendo” così gli ambienti in cui vive; sembra infatti che la caccia non sia l’attività principale di tali creature, e che se possono conservare le energie non disdegnano prede già uccise, magari conquistate scacciando il legittimo proprietario, o anche abbandonate.
Una delle spiccate caratteristiche della creatura è il suo peculiare soffio: come anche alcuni draghi, sebbene in maniera molto più ridotta e incontrollata, e talvolta “goffa”, la creatura è capace di emettere col suo fiato un soffio che può causare molteplici e diversi effetti; è molto probabile che ciò sia frutto di una capacità magica innata della creatura.
Altra peculiarità dell’animale sono le grandi ali, che l’animale usa per volare per alcuni brevi tratti e a bassa quota, aiutandosi a sollevarsi da terra con la spinta delle potenti zampe. Risulta difficile da cavalcare per la particolare posizione che bisogna assumere per riuscire a sistemarsi tra il collo e l’attaccatura delle ali, e per i movimenti bruschi e potenti che compie; infatti anche quando porta un cavaliere non rinuncia all’abitudine di compiere occasionalmente i suoi balzi, planando leggermente per un metro o due (con il peso che deve portare non riesce a fare di più).
Habitat e Natura
E’ un animale incredibilmente raro, e i pochi esemplari osservati si trovavano in zone che per conformazione del territorio, o per altri motivi, si sono mantenuti isolati dal resto di Ardania; presumibilmente predilige zone ricche di fauna, ricche di “prede” facili, e che danno la possibilità di avere un riparo sicuro. I giovani esemplari, invece, si trovano sempre isolati in zone a volte anche inspiegabili, mentre nei gruppi o nei “nidi” originali spesso non v’è traccia di loro; ciò sarebbe spiegato da quanto asserito riguardo il loro comportamento sociale.
Riguardo la sua origine, esistono tuttora molte ipotesi: qualcuno sostiene che discenda da stirpe draconica, altri sostengono che sia una bestia magica sempre esistita e mantenutasi col tempo sfuggevole agli occhi di chi calpestava Ardania, mentre vi sono anche dicerie che dicono che tale creatura sia nata da procedimenti magici, magari ai tempi in cui gli Yu plasmavano ancora i mondi; non è nemmeno da escludersi che la verità sia nel mezzo.
Da segnalare però è la storia del suo nome: pare infatti che i primi esploratori che scorsero tale creatura, e poterono osservare le sue proprietà, le diedero tale nome per la sua somiglianza, almeno per gli effetti delle sue caratteristiche, con una bestia mitologica conosciuta con diversi nomi, tra cui appunto quello di Chimera. Secondo i miti di alcune culture tale creatura alata (un drago per alcuni, una lucertola per altri), era in grado di dominare e imbrigliare gli elementi, come ghiaccio, fuoco e anche il veleno e asservirli al suo già notevole potere. Sarebbe curioso scoprire che tale mito sia nato proprio dalla nostra Chimera, anche se non vi sarà probabilmente mai riprova di ciò.
Viverna
Il flagello dei deserti.
Aspetto fisico
Questa creatura è un rettile dalle grandi dimensioni, e dalle spiccate peculiarità che possono risultare però letali. La sua lunghezza, coda inclusa, si attesta intorno ai 4-5 metri; invece la sua altezza, quando si solleva sulle zampe posteriori, raggiunge anche i 3 metri. C’è da dire che tali dimensioni possono variare da animale ad animale, e da maschio a femmina. Al termine della lunga coda è presente uno spesso aculeo lungo un paio di spanne circa, contenente un veleno molto potente, capace di uccidere in pochi minuti anche grandi creature.
Il muso è appuntito e lungo, somigliante ad un becco, e sulla sua punta sono presenti uno o due corni; la dentatura seppur non eccezionale presenta però una disposizione su più file. Ha delle lunghe e sottili zampe anteriori, che terminano in robusti artigli, e da cui si stendono ampie ali membranose che si riallacciano all’altezza del bacino. Ha una specie di pinna dorsale robusta, più vistosa nei maschi che nelle femmine. Le zampe posteriori sono leggermente più corte e robuste.
Quasi tutto il corpo, tranne il ventre, è ricoperto di scaglie gialle con sfumature giallo-verde, che permettono il mimetismo con il deserto in cui l’animale vive.
Abitudini e tratti particolari
Questi animali sono generalmente solitari, tranne il caso in cui abbiano formato una coppia e instaurato un nido, di solito in zone rocciose sopraelevate, al margine o in mezzo a vaste zone desertiche. Cacciano battendo in volo il deserto, predando presumibilmente piccole creature come linci, uccelli e piccoli erbivori, senza disdegnare qualche carcassa (il deserto non è ambiente in cui ci possa permettere di scegliere dopotutto). La loro conformazione fisica gli permette di volare per piccoli tratti, prevalentemente a media quota sfruttando i venti, prediligendo il volo planare. Una volta a terra, si muovono spesso a quattro zampe, in maniera un po’ goffa ma sufficientemente agile per i loro scopi; spettacolo degno di nota è la carica o l’atterraggio di uno di questi animali, che si fa annunciare e seguire da violenti turbinii di sabbia e folate di vento.
Quando si trovano a dover combattere invece, solitamente lo fanno in piedi sulle zampe posteriori, alternando artigliate dalle zampe anteriori, a colpi di coda (sia lateralmente che in profondità), per tentare di avvelenare la vittima; spesso tentano di mordere, spingendosi in avanti e tornando sulle quattro zampe.
Non ho ancora osservato bene queste creature in cattività, poiché a quanto ho avuto modo di provare gli unici in grado di imporsi e addomesticare una di queste creature sono coloro che vengono conosciuti tra gli elfi come seguaci del Tulip, grazie alle loro antiche conoscenze e poteri; comunque fino ad oggi dai pochi esemplari addomesticati di cui ho notizia non ho avuto segnalazioni di alcun episodio negativo.
Habitat e Natura
Inutile rimarcare che abita nelle zone desertiche dei due continenti. E’ solita tenere come punto di riferimento un punto sopraelevato della zona abitata, sia come nido che come rifugio.
Considerata per molto tempo come un drago minore, la sua intelligenza di tipo istintivo però ha messo in dubbio tale ipotesi. A detta di molti è una delle principali avversità per le carovane che attraversano i deserti: spesso, soprattutto se affamata, si spinge ad attaccare animali e carovanieri possibilmente isolati dal resto del gruppo.
Gorgone
Creatura taurina, capace di trasformare in “pietra”.
Aspetto fisico
A prima vista risaltano le larghe corna che scendono dai lati della prominente fronte, che si avvolgono terminando in due punte acuminate; il muso è schiacciato, gli occhi sottili nascosti tra le pesanti palpebre grigiastre. Complessivamente l’aspetto è molto massiccio, con le dimensioni e la forma che ricordano quelle di un grosso toro, con la differenza però che la testa è più grande, e le zampe sono molto più robuste e larghe rispetto alle spalle; è dotata di zoccoli molto ampi e pesanti, che danno l’idea assieme al resto di un essere molto ben “piantato”.
Presenta una bocca molto ampia, dotata di una discreta dentatura, su cui spiccano senza dubbio le zanne inferiori, anch’esse sporgenti e molto pericolose: misurano almeno una spanna, e vengono usate dall’animale quando morde.
Ha una folta pelliccia tutta attorno le spalle, lungo il dorso della schiena, e peluria diffusa sulla testa e sul viso. La pelle è di colore che varia dal rosso chiaro al grigio venato d’oro, passando per varie gradazioni di marrone; i colori della pelliccia sono solitamente di colori analoghi ma di tonalità più chiare, tendenti al giallo oro.
E’ provvista di una coda tozza e non troppo lunga.
Abitudini e tratti particolari
La caratteristica principale è quella di essere capace di causare, col semplice contatto delle sue zanne, il noto effetto di “pietrificazione”; il bersaglio non diventa realmente di pietra, ma incorre in una paralisi che irrigidisce totalmente il suo corpo, bloccandone le normali funzioni, e facendo assumere alla sua pelle un colore grigio pallido. Al termine di tale effetto la vittima torna al suo stato normale, seppure un po’ confusa e stordita dall’effetto. Sembra essere una capacità di origine magica o comunque sovrannaturale, come il soffio della Chimera o la capacità di usare incantesimi del Ki-rin.
La gorgone è un’animale carnivoro, e per questo motivo predatore. Allo stato brado si muove e vive prevalentemente in piccoli branchi, probabilmente nuclei familiari guidati da un capobranco: tali branchi si spostano, cacciano, e difendono i piccoli all’unisono, ma non si mostrano territoriali, preferendo difendere il gruppo piuttosto che un territorio.
La creatura attacca prevalentemente caricando, sfruttando il proprio peso per infliggere seri danni con le sue corna; quando si trova a breve distanza, se l’avversario è ancora in piedi, alterna colpi con gli zoccoli e scalciate, e fa uso ovviamente del proprio morso, per tentare di immobilizzare il bersaglio col suo potere. Talvolta usano questo espediente per allontanarsi da scontri che potrebbero essere pericolosi per il singolo o per il branco.
E’ una creatura combattiva, ma forse una delle più mansuete in cattività, ovviamente se ben tenuta e sfamata. Sembra che tale docilità dipenda dal suo regime alimentare, costituito si da carne, ma in quantità modeste rispetto alla sua mole, ma non solo; pare infatti che sia solita alternare la sua dieta normale con alcuni tipi di tuberi e vegetali, che però si procura esclusivamente da sola, non accettandoli dal proprio padrone.
Habitat e Natura
Attualmente è una creatura molto rara, e non si hanno notizie di molti avvistamenti. Dal poco che si è potuto osservare, sembra prediligere zone brulle e rocciose, anche di montagna (grazie alla stabilità del proprio corpo non sembra risentire di un suolo sconnesso o irto); non mi stupirei però di trovare alcuni di questi esseri in territori pianeggianti.
E’ stata avvistata spesso al seguito di Minotauri: probabilmente viene usata come bestia da soma e da difesa dalla loro cultura primitiva, considerata la sua relativa docilità.
Sulle sue origini non si hanno notizie, forse in qualche modo sono collegate proprio a tale razza mostruosa, e non è da escludersi che il loro legame sia molto antico.
Destrieri Elementali
I “cavalli” dai poteri di Fuoco e Fulmine.
Aspetto fisico
A livello fisico, per quanto riguarda dimensioni, struttura ossea, e muscolatura, il Destriero del Fuoco e quello del Tuono sono molto simili: entrambi sono equini di grossa taglia, mediamente più robusti e potenti di un cavallo, e dotati di tratti distintivi innegabilmente fuori dall’ordinario.
Il destriero del Fuoco può avere un manto che varia in molteplici tonalità, dal rosso acceso all’arancio ramato, fino ad un giallo scuro; gli occhi invece, in tutti gli esemplari che ho potuto osservare, sono simili a tizzoni ardenti, un rosso acceso molto inquietante. Le storie riguardo il suo conto parlano di una criniera fatta da vere e proprie fiamme, ma in realtà ciò non è esattamente vero; il crine normalmente è di tonalità più accese e brillanti rispetto al pelo, ed ha una particolarità, da cui probabilmente tale storia ha avuto origine: quando la creatura combatte e libera le sue energie, il corpo produce molto calore, e l’aria calda che si crea attorno solleva e fa ondeggiare il crine, rendendolo simile a delle fiamme. Altra caratteristica è un certo odore di zolfo che emana la bestia, che si fa più acre quando è in agitazione.
Il destriero del Tuono invece ha generalmente un manto bianco o grigio, che in alcuni esemplari emette una leggera luminescenza, con una criniera che si attesta su tonalità simili; il pelo risulta al tatto un po’ più ispido di quello del fuoco, e toccandolo a volte si percepiscono piccole scosse di energia: è curioso osservare come a volte i tessuti o i capelli di chi lo tocca si sollevino, mentre talvolta si avverte un leggero crepitio nell’aria attorno a lui. Gli occhi sono solitamente grigi o azzurri.
Abitudini e tratti particolari
Sono predatori solitari, entrambi carnivori, e hanno abitudini comportamentali simili tra loro: vivono a contatto con altre creature, giganti o elementali che siano, probabilmente instaurando rapporti di tacita collaborazione, difendendo il proprio territorio e approfittando di ogni occasione per raggiungere la propria preda, che sia un incauto “passante” di quella zona, o una preda seguita e mirata da tempo.
Il cavallo di fuoco è in grado di emettere uno sbuffo di fuoco, anche molto esteso, che usa per travolgere il suo bersaglio prima di aggredirlo con i suoi durissimi zoccoli e col suo temibile morso; il parente del tuono invece carica direttamente, rilasciando al primo contatto tutta l’energia accumulata nel suo corpo, stordendo e ferendo il bersaglio, finendolo poi con i soliti mezzi.
Degno di nota è il fatto che entrambe le creature hanno la capacità di produrre notevoli quantità di energia, che sia sotto forma di fiamme o di scariche, e non di meno hanno la capacità di riuscire a controllare pienamente questo fenomeno, almeno negli esemplari sviluppati ed adulti; ad esempio, il cavallo di fuoco è in grado di regolare la temperatura del suo corpo quando porta sopra di se il padrone, per non ferirlo, e allo stesso modo quello del tuono trattiene l’energia fino a che non è libero di sprigionarla.
La loro somiglianza, e il fatto che si conoscono da molto, ha fatto si che le tecniche di addestramento di questi animali siano largamente diffuse, e che molto raramente si presentino problemi riguardo la loro gestione in cattività. Non fanno alcuna resistenza ad essere sellati e cavalcati, anche se devono prima fidarsi completamente del proprio padrone.
Habitat e Natura
Queste creature abitano generalmente i luoghi in cui l’elemento che li rappresenta è dominante, o per conformazioni specifiche del luogo, o per l’aggregazione di elementali e altre creature affini a tali poteri, con cui convivono tranquillamente. I destrieri del fuoco prediligono ovviamente luoghi molto caldi, tanto da essere quasi immuni a diverse fonti di calore, mentre quelli del tuono si adattano a diversi ambienti, non disdegnando zone estremamente fredde; i destrieri del fuoco non hanno tale adattabilità, e sebbene si trovino anche bene in climi temperati, il loro adattamento in climi più freddi può avere qualche difficoltà, e sicuramente necessiteranno di maggiori cure, come maggiori quantità di cibo, o ripari ben caldi per quando si lasciano a riposo.
Ki-rin
Agile e magica creatura.
Aspetto fisico
Si tratta di una creatura a quattro zampe, dalla corporatura slanciata, con zampe agili e scattanti, dotate di piccoli ma affilati artigli retrattili. Presenta una muscolatura sviluppata, sebbene non molto visibile a causa del pelame; anche le dimensioni sono notevoli: più basso di un cavallo ma leggermente più largo e lungo. Ha un muso allungato, somigliante a quello di alcuni cani, lunghe orecchie pelose, molto sensibili, e un ciuffetto di baffi dritti e lunghi che partono dal muso.
Ha una capacità di corsa notevole, e una resistenza fisica e una forza degna di nota.
Spicca la sua folta pelliccia, molto soffice, presente in quasi tutto il corpo; il colore varia a secondo degli esemplari, ma è principalmente compreso tra un opaco dorato e giallo scuro, con spruzzi di rosso acceso o arancio. Sicuramente è uno spettacolo non comune: questo particolare manto, sempre diverso tra i vari esemplari, dona un effetto suggestivo e un fascino innegabile a questa creatura, quasi magico. Il pelo si fa più rado allontanandosi dalla schiena, scendendo verso le zampe “nude”, e termina in una lunga coda quasi sempre ramata.
Abitudini e tratti particolari
E’ un essere molto schivo e diffidente, e normalmente rifugge le zone civilizzate. Vive in piccolo nuclei familiari (due o tre coppie più cuccioli), cooperando con tutti i membri per le necessità del nucleo. In cattività mangia tranquillamente frutta e verdura, preferendole fresche, mentre allo stato brado presumibilmente si nutre di frutta selvatica, radici, e germogli di diverse piante, servendosi dei denti solidi e affilati.
Combatte principalmente per difendersi, e per difendere il proprio nucleo. Si tiene soprattutto a distanza, così da sfruttare il potere magico innato di cui è dotato, riuscendo a creare incantesimi grezzi e spontanei simili a quelli di maghi; se doveste vedere dei fulmini cadere dal nulla mentre esplorate qualche remota isola, probabilmente si tratta di un gruppo di ki-rin che è stato infastidito. I suoi attributi fisici probabilmente sono secondari, ma artigli, denti, e una grossa combattività se messo alle strette, sono caratteristiche da non sottovalutare.
Mansueto e giocoso, se trattato bene, presenta una spiccata intelligenza che facilita di molto l’addestramento, e che permette di avere una comunicazione con lui molto semplice e diretta; inoltre è estremamente curioso, sebbene a volte sia combattuto tra intraprendenza e una sorta di “timore” o “riservatezza”. E’ una creatura che riserva costantemente sorprese e soddisfazioni, sia per le sue doti mentali, sia per quelle innate.
Riguardo al rapporto col padrone, si mostra estremamente affettuoso e fedele, sebbene necessiti di un certo periodo e di molte cure per potersi fidare senza remore.
E’ facilmente cavalcabile con qualche accorgimento, occorre però abituarsi alla sua corsa “balzata” e un po’ irregolare, che potrebbe causare qualche impedimento e una certa scomodità.
Habitat e Natura
E’ sempre stato al centro di molte storie e superstizioni: in diverse culture il suo incontro era visto come un segno di fortuna o sfortuna, a seconda dei casi, e per questi motivi spesso veniva o scacciato, oppure ricercato. Inoltre è mia convinzione che fossero cacciati per il loro particolarissimo pelo, e non di meno per le loro doti e i loro poteri, come oggetti di studio o animali da “compagnia”; esistono alcune tracce di testimonianze di ciò, come frammenti di studi, o rappresentazioni di feste di antiche corti.
Tutte questi fattori spiegherebbero, forse in parte, la sua attuale rarità, nonché il comportamento diffidente che manifesta. Era considerato un animale ormai del tutto estinto, prima di essere nuovamente avvistato e ”riscoperto” in alcune isole incontaminate e lontane dai continenti, dai climi complessivamente temperati.
Scarafaggi e insetti giganti
Giganti e Vulcanici, Runici e Mietitori.
Aspetto fisico
Sotto questa tipologia di creature si racchiudono esseri anche molto diversi tra loro, che però innegabilmente hanno caratteristiche in comune, come tratti, sembianze e abitudini propri degli insetti, spessi carapaci, e somiglianze con scarafaggi.
I più comuni sono i cosiddetti “Giganti”, dalla corporatura tozza e ben piantata, e dai colori chiari, tra l’azzurro e il blu con diverse sfumature; simili a loro vi sono i “Vulcanici”, dal fisico simile, ma di colore rossastro, in accordo al loro habitat comune. Più rari invece sono i cosiddetti “scarafaggi Mietitori” dal corpo filiforme, con zampe lunghe e sottili, e una robusta mascella formata da affilate zanne a forbice, molto più grandi di quelle di altri scarafaggi. Infine vi sono gli “scarafaggi Runici”, dalla forma quasi sferica, di grandissime dimensioni (quasi due volte un uomo), con un grande carapace scuro che presenta dei segni rettilinei diffusi (le “rune”), che emettono una certa luminescenza; a quanto ho avuto modo di vedere sono caratteristici di ogni esemplare, e finora non ne ho trovati due con la stessa disposizione.
Abitudini e tratti particolari
I comportamenti di questi esseri sono simili a quelli degli insetti, con qualche leggera e ovvia differenza: sono tutte creature che basano le loro interazioni sui rapporti sociali, sebbene in maniera minore dei comuni insetti (creature così grandi non potrebbero vivere assieme in grande numero, non avrebbero risorse a sufficienza), sono territoriali, costruendo dei nidi dove depositano uova e cibo. In particolar modo il Runico, così come altri piccoli insetti, usa accatastare e spingere palle di sterco raccolto nelle loro caverne, da usare sia come riparo che come “provviste”.
Non ho avuto modo di osservare a fondo il comportamento delle varie razze di queste creature, quindi non saprei dire se esistono rapporti gerarchici nei loro gruppi; probabilmente sì, ma ad una prima analisi ciò non traspare.
E’ possibile insegnare agli scarafaggi giganti più comuni a portare morso e briglie, per poter essere cavalcati; inoltre vengono presumibilmente usati come bestie da soma e da guardia, data la loro non eccessiva difficoltà di addomesticamento e allevamento, da alcune sotto razze primitive che abitano caverne. In cattività quindi non danno generalmente problemi, anche se non ho potuto studiare molto il comportamento dei Mietitori, e dei Runici; i secondi, così come per le viverne, rispondono solamente agli ordini e alle parole dei seguaci del Tulip, comunemente chiamati Druidi.
Habitat e Natura
Abitano prevalentemente ampie caverne sotterranee, dotate di territori abbastanza vasti e risorse che permettono di insediarvisi; ciò non vale per gli scarafaggi Mietitori, che per quanto ho avuto di vedere prediligono zone all’aria aperta, desertiche o montagnose, a seconda del ceppo di appartenenza. Anche alcuni ceppi di scarafaggi giganti riescono a vivere stabilmente in zone desertiche, data la loro notevole resistenza a sete e fame, e a condizioni ambientali avverse. Invece come facilmente intuibile gli scarafaggi vulcanici abitano caverne ma in zone molto calde, riuscendo a sopportare tranquillamente anche il calore diretto di lava o fuoco.
Per quanto riguarda le origini di queste creature non si hanno notizie certe, ma sembra siano in un certo modo sempre esistite, in forme simili alle attuali.
Lucertole, Sauri, Salamandre
Feroci e fameliche lucertole giganti.
Aspetto fisico
Questa tipologia di creature comprende tanti diversi lucertoloidi dal corpo lungo, ricoperti di scaglie, come alligatori, coccodrilli, ed altri esseri più inconsueti e dalle caratteristiche degne di nota. Tra di essi si annoverano le Lucertole di Palude, di colore verde intenso, capace di spruzzare veleno da alcune ghiandole poste all’interno della bocca, il Sauro Corazzato, dalla pelle grigio metallica, ricoperto di durissime placche (scaglie più estese) simili a ferro, e la Salamandra di Fuoco, dal colore scarlatto, in grado di sputare fiamme dalle fauci.
Questi esseri hanno in comune diverse caratteristiche, come la postura quasi distesa con il corpo molto vicino al suolo, zampe corte e tozze, una lunghezza leggermente più grande di quella di un comune cavallo, potenti mascelle dotate di forza e apertura notevole, dentature seghettate che affondano nelle carni rendendo più difficile liberarvisi; inoltre sono tutti ricoperti di scaglie più o meno resistenti, e dai colori spesso mimetici con l’ambiente che abitano.
Abitudini e tratti particolari
Sono tutti carnivori, e specificatamente predatori solitari: adattano strategie di sopravvivenza e caccia simili, attendendo pazientemente la propria preda in “rifugi” nascosti, che siano bassa vegetazione, rocce, o acqua stagnante. Si difendono e offendono usando soprattutto il potente morso, con cui straziano le carni e infliggono diverse fratture, tenendo bloccato l’avversario, alternando ad esso potenti colpi di coda, oltre a servirsi ovviamente delle varie capacità speciali, come soffi e spruzzi.
In alcuni particolari periodi, in alcune di queste razze (presumo ci sia un comportamento simile anche nelle altre), maschio e femmina si incontrano, deponendo alcune uova che vengono poi vegliate fino alla schiusa dalla madre, mentre il padre abbandona subito il nido tornando alla sua vita; in cattività tutto il processo è molto più difficile, e spesso viene deposto un solo uovo, e non sempre riesce a schiudersi.
Rimanendo nel discorso cattività, questi esseri mostrano un comportamento abbastanza ubbidiente, sebbene in situazioni di pericolo o agitazione tendano ad agire e muoversi con eccessiva foga e ferocia, rendendo difficoltoso il loro controllo.
Habitat e Natura
L’habitat di Lucertole di Palude e Salamandre di Fuoco è banalmente intuibile: abitano infatti zone paludose le prime, specialmente nelle Terre Selvagge, e zone calde e rocciose le seconde, spesso a contatto con fuoco diretto e lava, in cui vicinanza spesso si crogiolano; invece i Sauri Corazzati prediligono climi tropicali, e si avvistano spesso in giungle sia dentro che fuori dai continenti.
Alcuni di questi animali vengono avvistati con altre lucertole e rettili, e talvolta addirittura in compagnia di uomini-lucertola, anche in diverse locazioni; non è da escludersi un rapporto tra di loro, di convenienza, collaborazione, o perchè no, di assoggettamento.
Serpenti giganti
Enormi creature striscianti e silenziose.
Aspetto fisico
In tutte le sue “varianti”, questo tipo di creatura presenta sempre delle caratteristiche comuni: una lunghezza compresa tra i due e i tre metri, un larghezza del tronco che può raggiungere il terzo di metro, grosse fauci con denti acuminati e più o meno sporgenti, un manto di scaglie quasi sempre maculato, di tonalità che dipendono dalla razza e dall’ambiente cui vive. Si tratta in tutti i casi di rettili che depongono uova.
Il tipo più comune e diffuso presenta tonalità che variano tra il verde, il giallo, e il rosso chiaro, che variano con l’ambiente che abita; la variante artica invece ha un manto molto chiaro, un bianco quasi splendente, con leggere chiazze grigie, che gli permettono di mimetizzarsi nella neve, mentre il serpente gigante vulcanico ha una pelle rossa scura, con piccole variazioni e chiazze più accese o più scure.
I tre tipi di creature presentano altre piccole differenze che dipendono probabilmente dall’adattamento ai vari ambienti, come piccole variazioni di dimensioni, leggere differenze di dentatura e di conformazione della testa, ma si tratta di dettagli a mio avviso marginali.
Abitudini e tratti particolari
Sono predatori carnivori, e allo stato brado sono si nutrono di prede ancora vive o da poco morte, inghiottendole di solito interamente, grazie alla mandibola sganciabile e alla notevole elasticità di pelle e fasce muscolari; dopo i pasti trascorrono immobili molto tempo, nascosti nei loro ripari, prendendo il tempo necessario per la digestione. In cattività si accontentano anche di carne in pezzi data con maggior frequenza, anche se di tanto in tanto ritengo sia indicato permettergli di cacciare il proprio pasto e di nutrirsi alla loro maniera.
Queste creature possono sembrare indolenti e pigri ad un’analisi esterna: difatti trascorrono la maggior parte del tempo o nascosti (tra la neve, la sabbia, le rocce, o il sottobosco) in attesa di una preda che passi dalle loro parti, o riparandosi per digerire un pasto, o semplicemente crogiolandosi al sole, probabilmente per mantenere costante la temperatura del corpo (il serpente vulcanico invece è solito accamparsi vicino a fonti di calore naturale, vivendo spesso nel sottosuolo); sotto tale staticità però nascondono un’agilità, dei riflessi, e se vogliono, anche una velocità davvero eccezionali. Inoltre sembrano avere anche un olfatto molto sviluppato, che usano sia per avvertire i pericoli che per individuare potenziali bersagli; con un buon addestramento tali creature possono essere impiegate anche come segugi.
La strategia di combattimento e di caccia è analoga a quella dei comuni serpenti predatori: con grande reattività saettano verso la vittima, spesso senza farsi scorgere, colpendola ripetutamente col proprio morso, e una volta indebolita con l’effetto di tale attacco, che sia avvelenamento, ustione o congelamento, la stritolano avvolgendola tra le loro spire.
Si mostrano tranquilli e docili in cattività, forse anche per la loro natura placida e “pigra”; sembrano mostrare un minimo attaccamento al padrone, e sono soliti arrotolarsi attorno a lui avvolgendolo senza ferirlo, magari attorno ad una gamba o risalendogli sulle spalle.
Habitat e Natura
I serpenti giganti più comuni sono presenti in grosso numero, seppur con lievi differenze comportamentali e di aspetto, nei deserti e nelle giungle e foreste più incontaminate; sono presenti anche nei boschi dei due continenti, ma questi pochi esemplari che tendono a nascondersi nelle zone più fitte senza mostrarsi.
Il serpente artico gigante abita le pianure e i boschi delle terre del nord, e delle alte catene montuose dove il clima è estremamente rigido; l’omologo del fuoco invece si trova nelle zone molto calde di Ardania, come caverne sotterranee molto profonde, o isole brulle e rocciose, in vicinanza magari di vulcani e fiumi scoperti di lava.
Vi sono storie che narrano di altri tipi di serpenti, dalle scaglie totalmente argentate, o dorate, e da strane caratteristiche; magari nel cuore di qualche giungla o nel profondo di qualche isola inesplorata ne esiste traccia, ma per ora non ne ho potuto avere riprova.
Ostard
Rettili bipedi agili e scattanti.
Aspetto fisico
Le caratteristiche in comune in queste creature risaltano facilmente anche a primo esame: due muscolose zampe che sostengono il corpo, una schiena robusta e un lungo collo terminante quasi sempre in una testa di piccole dimensioni, dotata di un becco appuntito. La pelle è sempre formata da scaglie, come di lucertola; possono essere presenti sul corpo delle “placche”, che sistemate in strati forniscono in alcuni esemplari una maggiore protezione.
Quest’ultima caratteristica è tipica delle specie di ostard conosciuti come Ostard Frenetici e dei cosiddetti Naggaronti; queste creature presentano inoltre dimensioni superiori, una muscolatura e una dentatura molto sviluppate, zampe artigliate, e un’attitudine aggressiva.
Discorso diverso è per gli ostard “dei deserti”, o “delle foreste”: i primi sono gli esemplari più minuti e docili, benché dotati di caratteristiche fisiche come resistenza alla fatica e velocità notevoli, mentre i secondi, simili per il resto, sono leggermente più grandi e potenti.
Gli ostard dei deserti sono generalmente di colore giallo, in varie tonalità, mentre quelle delle foreste variano tra l’azzurrino e il verde più o meno acceso; gli ostard frenetici di solito presentano una varietà di colorazione tra il marrone e il rosso chiaro, in accordo col loro habitat meno ricco di vegetazione; i naggaronti invece hanno manti soprattutto scuri, viola, grigi o neri, somiglianti talvolta ad alcuni metalli e leghe, come ad esempio ombra o mithryl.
Abitudini e tratti particolari
Un fattore che spiega molte differenze è la dieta di tali creature: difatti ostard dei deserti e delle foreste sono prevalentemente erbivori, nutrendosi di vegetali dei loro ambienti, o anche di cereali in cattività, mentre le altre due razze si cibano di carne; viene da se quindi che questi ultimi siano predatori, e anche feroci. Caratteristica distintiva di Frenetici e Naggaronti, è proprio questa straordinaria ferocia, da cui nasce l’appellativo di “frenetico”: difatti sembrano essere in grado durante la lotta di aumentare la loro aggressività, combattendo senza curarsi di ferite e avversità, tempestando l’avversario di colpi e lasciandolo il più delle volte spiazzato dall’impeto.
Purtroppo però allo stato selvatico queste creature una volta cadute nello stato di “frenesia” non sempre riescono a comprendere quando sarebbe più saggio fuggire; questo è probabilmente uno dei motivi della loro rarità e della poca diffusione.
E’ possibile addestrarli per riuscire a gestire meglio questo stato, riuscendo a richiamarli in tali evenienze. Non è compito difficile per un buon addestratore, così come non è difficile il loro allevamento, e questo vale per tutti i tipi; spesso l’incrocio in cattività di alcuni esemplari di ostard può permettere di ottenere caratteristiche fisiche, peculiarità e colorazioni anche molto diverse dalla media.
Complessivamente la gestione e il controllo in cattività non presentano grandi rischi o difficoltà.
Habitat e Natura
Le zone in cui è possibile trovare queste creature sono ovviamente i deserti, le giungle e i boschi, soprattutto quelle più incontaminate e selvagge, e alcune zone più isolate delle Terre Selvagge.
Gli ostard dei deserti sono molto usati dalle civiltà desertiche, come i tremecciani, mentre quelli delle foreste viceversa sono la cavalcatura abituale di diverse tribù qwaylar della vicina giungla, pacifiche o meno.
Discorso a parte meritano i Naggaronti: come fatto notare in precedenza, presentano molte similitudini con gli ostard frenetici, ed a mio avviso questo è tutto fuorché una coincidenza.
Occorre prima specificare che il Naggaronte è di norma la monta da guerra della cavalleria dell’esercito Drow. E’ mia idea che tali creature siano state allevate e “forgiate”, tramite incroci e altre pratiche meno naturali, partendo da ostard frenetici; infatti le somiglianze sono molte, e l’habitat naturale di questi ostard non è molto lontano dal maggiore avamposto delle Terre Selvagge degli elfi scuri, la Fortezza della valle Terathan.
Orsi
Ruggenti abitatori di boschi, ghiacci e monti.
Aspetto fisico
Forse non avrei nemmeno menzionato questi animali nei miei studi, se non fosse stato per alcuni esemplari particolari; infatti tutti abbiamo visione di orsi comuni, come quelli chiamati “neri” e “bruni”, dalla più piccola taglia e dai manti di tali colori, o dei loro cugini più grandi, i grizzly, di maggiori dimensioni, dal manto bruno chiaro segnato dal un “collare” più chiaro all’altezza del collo. Invece ne esistono tipologie più rare, come gli orsi “bianchi”, e quelli “delle caverne”: tali creature, molto simili come caratteristiche fisiche, si distinguono da un manto bianchissimo nel primo caso, e bruno-grigio nel secondo; hanno muscolature più sviluppate dei loro cugini, soprattutto di zampe e schiena, riuscendo a reggere il peso di un cavaliere, e non di meno a correre a buone velocità.
Abitudini e tratti particolari
Esistono tanti studi sugli orsi, ed è anche possibile osservarli da vicino, essendo creature molto pacifiche se non infastidite, benchè carnivore (allo stato brado sembrano nutrirsi anche di pesce e alcuni vegetali, ma non in cattività); quindi non mi dilungherò sulle loro abitudini.
I comportamenti non variano di molto nelle due razze più rare; quello che varia leggermente è la tecnica di addomesticamento e addestramento, difatti l’insegnamento a portare morsi e briglie, e a portare il padrone sul proprio dorso, può non essere affatto banale.
Habitat e Natura
Gli esemplari più comuni si possono facilmente trovare nei boschi dei due continenti, mentre per gli altri due tipi bisogna muoversi un po’ di più: gli orsi bianchi si possono trovare, anche con relativa facilità, nelle terre del Nord o comunque in zone dal clima freddo, potendo così sfruttare il proprio manto per confondersi nella neve; i “cugini” delle caverne, come il nome suggerisce, si trovano generalmente in zone rocciose e montagnose, però anch’essi sempre in zone non calde o comunque ad elevate quote. Questi animali non hanno particolari difficoltà di adattamento anche in climi temperati, sebbene necessitino di qualche piccolo accorgimento nei periodi più caldi, soprattutto gli orsi bianchi.
Canidi, Lupi e Segugi
Dai più comuni lupi a creature di fuoco e ghiaccio.
Aspetto fisico
Così come per gli orsi, non v’è bisogno in questa opera di descrivere alcuni di questi esseri che abitualmente abitano boschi comuni, e che facilmente possono essere studiati e osservati. Quindi non parleremo dei comuni lupi dei boschi, grigi, bianchi o neri, sebbene molte delle loro caratteristiche fisiche e comportamentali sono del tutto simili a quelle delle creature più rare, come i Segugi Infernali, o i Lupi dei Ghiacci.
I primi sono più grandi dei normali lupi e canidi, più robusti e muscolosi, con una schiena leggermente più arcuata; hanno denti affilati, occhi saettanti e nerissimi, e corto pelo ispido e rosso, più lungo lungo il dorso ma sempre dritto e sollevato. Di tanto in tanto dalle loro fauci, quando respirano con affanno o agitazione, si solleva del fumo grigiastro.
I Lupi dei Ghiacci invece hanno tratti più “delicati”: la pelliccia è lunga e morbida, azzurra, e gli occhi sono anch’essi azzurri; la corporatura è ugualmente massiccia ma più aggraziata, e le zampe sembrano leggermente più lunghe, probabilmente per camminare agevolmente nella neve.
Abitudini e tratti particolari
Tutti i lupi o canidi, e quindi anche i due tipi più particolari, allo stato brado sono predatori che agiscono in branco: si muovono nei loro ambienti con grazia e coordinazione, isolando la preda e accerchiandola; lasciano al branco anche altre funzioni, come la difesa e il controllo, e la crescita dei cuccioli. Ci sono a volte eccezioni, soprattutto nei lupi più “particolari”: capita che riescano ad isolarsi e a vivere anche per anni in maniera indipendente dal nucleo originario, accompagnando magari altre creature che abitano i loro ambienti, e collaborandovi tacitamente.
Sia il Segugio che il Lupo dei Ghiacci in cattività riescono a vivere in ambienti più freddi o più caldi dei propri, senza però differenze eccessive, e generalmente sono quieti e ubbidienti; l’addestramento poi è facilitato dalla somiglianza anche comportamentali con i comuni canidi, che permette di usare tecniche di addestramento e comandi ormai consolidati nelle diverse culture.
Inoltre queste due creature hanno in comune la capacità di emettere dalle fauci particolari liquidi: la versione “infernale” ha la proprietà di infiammarsi a contatto con aria, diventando a tutti gli effetti un getto incendiario che inoltre si diffonde sul bersaglio colpito, bruciandolo per lunghi istanti; la tipologia “dei ghiacci”, invece, è una sostanza viscosa che al momento dell’impatto si diffonde in schizzi molto ampi, letteralmente congelando con la sua bassissima temperatura tutto quello che tocca. Tale liquido è simile, anche negli effetti, a quello secreto dal serpente artico gigante e dall’omologo vulcanico.
Habitat e Natura
Anche qui non v’è molto da dire. I canidi più comuni sono largamente diffusi in svariati ambienti, e facilmente osservabili: chi in foreste temperate, alcuni in boschi innevati, taluni anche in zone desertiche, come gli sciacalli. Per quanto riguarda le due razze particolari, si trovano ovviamente in luoghi totalmente opposti: gli uni in luoghi molto freddi e incontaminati, come ad esempio isole e terre molto a Nord, gli altri in isole di natura vulcanica, caverne e luoghi con fonti di calore naturali molto forti. La buona integrazione con gli ambienti e le razze circostanti, nonché la discreta diffusione, mi fanno pensare che le origini di queste bestie siano naturali.
*Nelle pagine finali si trovano schizzi e disegni delle creature in precedenza descritte*
L’opera si conclude qui, ma probabilmente verrà aggiornata col tempo. La lascio come dono alla mia città, consapevole di farla diventare così umile servigio ad Ardania tutta, e prego che possa divenire allo stesso modo gradito dono agli occhi dei Valar.
Rotiniel, 28 Antedain 273
Fhyldren, Gran Maestro del Tempio di Rotiniel