Arpie

15° giorno tra le arpie: mi pare che quelle che sto nutrendo, stiano iniziando a fidarsi di me. Sono ancora aggressive se mi avvicino troppo, ma ogni giorno che passa, riesco a far qualche metro in più. Manca davvero pochissimo.

23° giorno tra le arpie: Ce l’ho fatta! Sono addirittura riuscita ad accarezzarne una. Posso solo che farmi i complimenti. Le arpie hanno un piumaggio morbidissimo, curato meticolosamente da ognuna di loro. Le penne più lunghe saranno state grandi come la mia coscia, le piume sottostanti più piccole, della grandezza di una mano. Quella che s’è fatta toccare l’ho chiamata Dala. Come mia sorella, quell’arpia.

25° giorno tra le arpie: Dala mi ha portato qualche amica. Non avrei mai creduto che si sarebbero fidate tanto. Se non avessi i fondi dell’accademia a cui attingere, sarei già sul lastrico: mangiano una quantità incredibile di carne cruda al giorno e quella che non riescono a inghiottire, la riportano nei nidi.

32° giorno tra le arpie: oggi ho visto davvero qualcosa di incredibile. Ho seguito Dala e le sue compagne a caccia, da lontano… ma credo che loro abbiano sempre saputo dov’ero. Tra loro comunicano con versi e schiocchi simili a quelli degli uccelli, hanno una lingua dura e appuntita e la fanno schioccare tra i denti e il palato. Eppure, quando cacciano, sono in grado di imitare i versi degli altri animali per attirarli. Magnifico! Proverò a imbastire qualche comunicazione con loro per capire se sono in grado di apprendere comandi di base.

39° giorno tra le arpie: Dala e le sue amiche, “le tre arpie”, rispondono bene ai comandi vocali. Cose semplici come quelle che si insegnano ai cani, ma capiscono. Anche loro hanno preso a comunicare con me. Fanno un verso ritmico quando vogliono che le segua, una specie di gorgoglio basso quando vogliono essere accarezzate. Se invece cercano cibo o sono spaventate, mandano dei fischi acuti. A volte lo fanno anche per giocare.
47° giorno tra le arpie: il maestro sarebbe orgogliosa di me. Dala e le “tre arpie” mi hanno presa nel loro gruppo, neanche fossi nata con due ali al posto delle braccia. Sono tre giorni che, puntualmente, mi portano davanti all’accesso del loro grande nido. Le prime volte, le altre arpie hanno mandato dei fischi acuti e prolungati. Avevano paura. Ma Dala e le altre sembrano averle convinte che non c’è pericolo con me. Si sono strusciate alle altre e poi hanno ripetuto la cosa con me. Credo mi abbiano passato il loro odore o qualcosa di simile.

51° giorno tra le arpie: sono entrata nel nido! Le arpie fanno grandi nidi a terra, proteggono le uova da grossi ragni e altre creature che abitano le profondità. Eccetto l’odore nauseante è un posto incredibile. E ci sono anche altre tipologie di arpia là dentro. Alcune sono color della pietra. Quelle non escono dalla tana. Immagino svolgano un ruolo di protezione del nido, perché non si allontanano mai troppo da alcune intersezioni del complesso sotterraneo. Dala e le altre mi hanno accompagnata per tutto il tempo.

55° giorno tra le arpie: ho esplorato ancora il nido. Sotto uno strato di fango e feci, ho scoperto qualcosa di unico: le pareti della zona più profonda del nido sono coperte da un ciclo di graffiti complessi, nulla che gli artigli o l’intelligenza di un arpia possano concepire. Difficile stabilirne il significato. Risulta centrale una figura con testa coronata, alla guida di un gruppo di esseri con due gambe e due braccia. Che siano umani?

57° giorno tra le arpie: stamani Dala mi ha svegliata. Mi fissava con quei suoi occhi vitrei e i denti scoperti in quella smorfia innaturale che hanno le arpie. Le altre sue amiche mi circondavano. Una di loro aveva ancora in bocca i resti del sacco pieno di carne cruda che avevo nascosto, per evitare che lo finissero. Dala ha aperto la bocca e mostrato le zanne. Mi ha chiamata per nome. Ho avuto paura.

59° giorno tra le arpie: ancora un giorno e andrò via. Dopo quasi due mesi lontana da casa per questo studio, direi che ho bisogno di un bel bagno e di cibo migliore di quello che posso procurarmi qui. Sono stanca delle arpie. Oggi ho proseguito a svolgere gli ultimi rilievi nel nido: il ciclo rupestre non è l’unica cosa fuori posto là dentro. Le gallerie portano segni, quasi del tutto cancellati, di colpi assestati con utensili di fabbricazione umana. Inoltre, nascosti nello sporco e nel buio, ci sono intere aree che paiono sostenute da pilastri di pietra tagliata, segno che il luogo è stato abitato. Ho pulito e copiato, le parti meglio conservate del ciclo a parete. In poche parole, la storia dell’apogeo di un regno o forse di una tribù, guidata da una regina potente e crudele. Poi qualcosa andò storto. Qualcosa nel cielo annientò il potere della regina e di essa rimase solo la crudeltà. Una lunga marcia portò il popolo e la crudele regina tra le montagne. Piegati dalla fame, i genitori si nutrirono dei propri figli e la regina dei suoi sottoposti. Una storia da far accapponare la pelle. Per fortuna domani sarò lontana da qui.

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