[AAA] Il mistero della sorgente del mana

Il mistero della sorgente del mana

Nel madrigale del A.I. 286 l’Accademia delle Arti Arcane ha condotto delle ricerche che hanno portato alla riscoperta di una misteriosa sorgente di mana sull’isola di Winyandor.

Si tratta di un luogo atavico dove, con il passare dei secoli, gli elementi sono riusciti a trovare un peculiare equilibrio: la compresenza di elementi contrastanti ha consentito la conservazione (o la formazione) di una fonte pura d’acqua carica di energia arcana.

Molti secoli addietro, durante il periodo imperiale degli eldar, la fonte è stata scoperta da Elydir Raenauril, potente istar che sfruttò la fonte per condurre esperimenti e arricchirsi. Colto da un moto di rimorso, l’istar ha deciso di sigillare la fonte affinché nessuno potesse più snaturarne l’equilibrio, già in parte compromesso.

I calaquendi hanno celato il luogo con due sigilli sfruttando l’arte dell’antica Tessitoria Arcana e, col passare degli anni, l’ubicazione della sorgente è stata dimenticata.

Ilthyrion Olaire, allievo di Elydir, non si è mai rassegnato: reputando la scelta del maestro una follia, ha continuato invano per secoli la ricerca della fonte finché un giorno non ha bussato alle porte dell’Accademia delle Arti Arcane.

*Le pagine che seguono sono un estratto delle cronache dell’Accademia delle Arti Arcane, informazioni aggiuntive possono essere ricercate presso la Biblioteca del Sapere*

Somma Tetrarca Elwing – Lithe A.I. 286

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Un misterioso committente

Il 30 adulain dell’A.I.286 un arcanista appartenente alla stirpe dei calaquendi si è presentato presso l’Accademia delle Arti Arcane per discutere con la Somma Tetrarca Elwing. Si tratta di Ilthyrion Olarie, ricercatore e alchimista apparentemente alla ricerca di libri riguardo “acque arcane”.

“A volte è inutile avere castelli o palazzi pieni di libri quando manca la pagina che interessa.” – I. Olaire

La favella dell’elda è confusa, ricca di pause e di frasi stizzose, quasi il suo parlare viaggiasse ad una velocità differente dal suo pensiero.

Da quanto è emerso dalla lunga conversazione tra i due, la sua curiosità nei confronti delle “acque arcane” sarebbe legata a storie sentite in tempi ormai antichi: riguardano una sorgente con poteri arcani sconosciuti, trovata e poi sigillata molto tempo addietro.

L’elfo sarebbe in possesso di alcuni indizi per trovare il luogo ma non sembrerebbe interessato a condividere le informazioni con i regni per timore che una massiccia mobilitazione finisca per danneggiare il sito, rendendo vane le ricerche.

Ilthyrion ha acconsentito a condividere i dettagli con Elwing in cambio della formazione di una squadra scelta che possa condurre la ricerca in sua vece: pare che l’elfo sia stato colpito da una malattia che gli impedirebbe di muoversi personalmente. Sarebbe tuttavia disilluso sulla possibilità che l’acqua possa essere la risposta al suo morbo.

La selezione, su consiglio del committente, è avvenuta tenendo conto di specifiche caratteristiche: ha esposto la necessità di una mente acuta, un elfo e qualcuno che conosca bene gli animali.

La scelta così specifica appare legata al fatto che il luogo è stato reso inaccessibile per mezzo di un antico sigillo nella lingua degli eldar: solo chi parla questa lingua da secoli potrebbe riuscire a rimuoverlo.

Studiare gli animali che si sono abbeverati in questi anni alla fonte potrebbe, inoltre, fornire informazioni sull’effetto di queste acque e sulla collocazione della fonte.

È stato naturalmente fatto notare che, quando un luogo viene celato e sigillato arcanamente, spesso sono presenti altri accorgimenti per evitare le intrusioni. L’elda si è dimostrato ragionevole e intenzionato a non rischiare la vita dei ricercatori: ha richiesto di interrompere la ricerca qualora emergessero difficoltà.

“La morte non è propedeutica ad una buona ricerca.” – I. Olaire

La squadra perfetta

Le persone selezionate da Elwing per abilità e attitudine sono state Rubina, della Confraternita Ramjalar e Moriélen Amauréa, Minya Draug en’Valinor.

Il trio, così composto, risulta essere un variegato incrocio di inclinazioni, abilità e conoscenze.

Rubina porta con sé l’esperienza di un’abile avventuriera che, negli anni, ha sviluppato un’eccelsa sintonia con la natura e le sue creature. Capace di addomesticare anche le bestie dal carattere più ruvido, non manca di brillare per agilità, perspicacia e acume. Analizza rapidamente le situazioni sul campo e riesce a concepire prontamente soluzioni alternative ed efficaci. Animata da un profondo senso di giustizia e dal desiderio di mantenere l’equilibrio naturale, si rivela sempre cauta e pronta sviluppare piani che non prevedano inutili rischi.

Moriélen aggiunge al gruppo tutte quelle abilità che le hanno consentito di diventare il Primo Lupo di Valinor. La sua esperienza, piuttosto distante da quella dei comuni calaquendi, consente all’elda di osservare ogni cosa con una prospettiva unica e peculiare. La sua incrollabile fede in Suldanas la rende un’arma di letale precisione e le sua conoscenza di maledizioni e malattie fa di lei un’alleata preziosa.

Elwing, Somma Tetrarca dell’Accademia, offre al gruppo le sue profonde conoscenze arcane, una mente analitica e uno spirito indagatore.

Dopo un colloquio singolo con la Tetrarca, che ne ha saggiato le intenzioni e le aspettative, le tre si sono incontrate la sera del 4 madrigale per discutere delle informazioni a disposizione e condividere dubbi e perplessità.

Elwing si è prodigata per cercare di scoprire qualche informazione sul misterioso committente: nonostante abbia scritto a vari alleati presso i Marilla e i Silala, sembra che nessuno sappia chi sia questo Ilthyrion.

Moriélen, pur non avendolo mai conosciuto, riconosce nelle parole e negli atteggiamenti riportati una serie di stranezze: è rimasta particolarmente colpita dal fatto che l’elda abbia affermato di essere malato.

È noto che la malattia, per il credo degli eldar, sia dominio di Kelthra e che alcuni suoi sacerdoti la accolgano come prova di fede.

La Minya Draug sottoscrive le perplessità di Elwing spiegando che è molto raro che un elda non indossi alcun manto: gli elfi che fanno parte della Collettività ma non vi partecipano attivamente sono in numero estremamente esiguo e, solitamente, appartengono a ordini antichi come quello del Buon Risveglio, delle Madri o dei Lupi di Fuoco.

Per quanto il desiderio di non trascinare gli eserciti nella ricerca sia un proposito condivisibile, resta sospetto il fatto che abbia deciso di non rivolgersi né all’Accademia di Valinor né al Tempio di Earlann di Rotiniel.

Se la ricerca dovesse arenarsi, Rubina ha consigliato di rivolgersi a Eidothea: la creatura, che veglia sul lago nei pressi della sede dell’Accademia, ha mostrato in passato un profondo legame con l’acqua di Ardania.

Le tre avventuriere hanno concordato sull’agire con cautela e buonsenso: procederanno alla rimozione del sigillo solo se ragionevolmente convinte che esso non celi un pericolo.

La prima spedizione

La sera del 9 madrigale, le tre ricercatrici si sono riunite presso la sede dell’Accademia delle Arti Arcane per organizzare la spedizione.

Ilthyrion Olaire è giunto di lì a poco ed il gruppo ha finalmente avuto modo di confrontarsi.

[…]

Si è dimostrato disponibile a rispondere anche alle domande più invadenti, comprendendo pienamente lo spirito critico e la curiosità, affatto maliziosa, che si cela dietro le parole delle ricercatrici.

Conclusi i convenevoli, l’elda rivela che il luogo dove si suppone possa trovarsi la sorgente è l’isola di Winyandor.

Il primo obiettivo è stato quello di ispezionare gli animali alla ricerca di qualunque stranezza che possa suggerire una vicinanza al luogo misterioso: è convinzione di Ilthyrion che anche piccole quantità di acqua possano provocare degli effetti osservabili.

Elwing ha preso in considerazione la possibilità che, se davvero l’acqua ha delle proprietà arcane, è verosimile che sia possibile percepire una debole aura nelle creature che potrebbero essersi abbeverate alla sorgente.

Moriélen ha sottolineato la necessità di analizzare anche le piante che potrebbero essere entrate in contatto con l’acqua attraverso il suolo: una sorgente d’acqua con peculiarità arcane potrebbe essere alla base della ricchezza erboristica dell’isola.

Per giustificare il fatto che, fino a questo momento, nessuno sembra aver notato stranezze nella fauna di Winyandor, Rubina ha ipotizzato che, nel tempo, il sigillo possa essersi indebolito e deteriorato consentendo a piante e animali la possibilità di entrare in contatto con la sorgente.

[…]

Giunte a Winyandor attraverso un portale, le tre ricercatrici si sono messe a caccia di stranezze. Le prime avvisaglie sono giunte quasi istantaneamente quando Elwing ha confermato di percepire una distinta aura arcana provenire da… un maiale. Cercando ancora, anche un cavallo ha manifestato la medesima peculiarità.

È stato individuato anche un “daino – serpente”: la creatura sembrava oscillare tra le due forme in maniera repentina. Dopo un’accurata valutazione è stato possibile verificare che la natura di questo comportamento era dovuta ad un’illusione: con un incantesimo di dispersione il daino sembra essere tornato normale.

Particolarmente interessante è stato il ritrovamento di una volpe con un’esagerata capacità arcana a fronte di un inabilità alla modulazione del mezzo arcano. Osservando il suo comportamento è stato possibile tracciare una mappa dei luoghi dove caccia e si abbevera.

Gli esemplari sono stati condotti da Ilthyrion affinché anche lui potesse osservarli ed analizzarne le peculiarità. L’elda ha considerato la spedizione un successo, prova che la sua fiducia non era affatto mal riposta.

Si è quindi deciso a confidare il mantra necessario per sciogliere l’antico sigillo.

[…]

Incoraggiato dai risultati, Ilthyrion si è aperto di più con le studiose: ha raccontato di aver cominciato a interessarsi a questa ricerca dopo aver trovato un tomo di uno dei suoi vecchi maestri che, purtroppo, ha già udito il canto del Tulip.

Le richieste di approfondimento, tuttavia, sono state abilmente eluse suscitando non pochi sospetti.

Il sigillo e la grotta degli elementi

Tornate su Winyandor, dopo un attenta ricerca, le tre studiose sono riuscite ad individuare due alberi sospetti adagiati sulla parete sud della montagna a nord est dell’isola.

Non appena Moriélen ha pronunciato la formula, le fronde si sono scostate a rivelare il sigillo che, al salmodiare delle tre, si è finalmente dissolto rivelando l’accesso ad una grossa caverna ancestrale, umida e silenziosa. Una fioca luce naturale filtra dalle pareti consentendo alla vegetazione di crescere.

La grotta è percorribile in due direzioni destra (sudest) e sinistra (nord).

Subito a nord è possibile scorgere una zona particolarmente umida: grosse gocce d’acqua filtrano dalle stalattiti creando piccole pozza d’acqua purissima. È stato recuperato un campione per condurre un’analisi.

Il terreno è coperto da peculiari funghi blu, particolarmente grandi e d’aspetto spongioso. Tra i funghi si muovono dei grossi giganti dalla pelle verdognola e dall’aspetto viscido: sembrano coperti da una sostanza vischiosa.

I giganti, nonostante il loro muoversi goffo, sembrano fare di tutto per non disturbare la quiete dei funghi: li aggirano, li annusano e li osservano come farebbero degli affettuosi giardinieri.

Le creature sembrano non essere affatto disturbate dalla presenza di visitatori ma è facile intuire che disturbare i funghi potrebbe provocare una spiacevole reazione.

Superata la gola dei funghi un fitto groviglio di liane umide blocca il passaggio: il microclima delle grotta è tale che nemmeno gli incantesimi di fuoco o le comuni pozioni incendiarie riescono ad intaccare le liane.

Retrocedendo in direzione sudest si giunge ad un’ampia sala piena di tronchi: la presenza di simboli incisi suggerisce che non siano lì per caso e che, probabilmente, siano stati utilizzati dagli ultimi eldar che hanno visitato quei luoghi.

Sul fondo della galleria è possibile osservare un’alta parete di pietra calda, dall’aspetto annerito dal fuoco. Un pertugio, in apparenza irraggiungibile per l’altezza, sembra affacciare verso un’altra sala da cui proviene un denso fumo. È ragionevole pensare che i tronchi fossero utilizzati per raggiungere la fenditura.

Le tre avventuriere hanno cercato di ragionare di risolvere quest’enigma guardandosi intorno con attenzione.

Anche questa zona è molto umida: una ricca sorgente d’acqua sgorga dall’alto creando una cascata.

Arrampicandosi nel punto più alto da dove l’acqua sgorga non è stato comunque possibile osservare attraverso il pertugio perché troppo distante anche per la vista di un elda.

La posizione elevata ha consentito di notare una sorta di canale in secca, scavato nel terreno, che pare condurre in direzione dei tronchi.

Dopo una serie di tentativi è stato possibile sfruttare dei grossi massi per convogliare l’acqua verso la grotta coi tronchi: se correttamente posizionati, creano un’instabile ma efficace passerella verso la parte più alta della parete bruciata. Il passaggio deve essere rapido perché l’acqua, dopo un po’ di tempo, viene assorbita dal terreno drenante provocando un’intensa corrente.

Osservando attraverso il foro, le avventuriere hanno notato che la roccia sembra contenere quella che ha tutta l’aria di essere una sorgente pura e attiva di fuoco e lava. Elwing ha chiarito che non si tratta di una semplice fonte ma che la stessa è viva ed è alimentata da una gigantesca creatura elementale fatta di puro fuoco e magma.

Nonostante la vista sia stata limitata dalla presenza di fumo, la Tetrarca ha percepito chiaramente la presenza di numerosi elementali del fuoco muoversi intorno a quest’essenza di lava.

Data l’ora, ormai tarda, le studiose hanno deciso di rientrare nelle Terre Selvagge per fare il punto della situazione con Ilthyrion e ragionare sulle informazioni ottenute. Prima di ripartire hanno sigillato l’ingresso con dei massi e li hanno ricoperti con i rami degli alberi che lo celavano. Non è stato possibile riattivare il sigillo.

Le tre sono concordi nel pensare che il luogo sia tanto peculiare quanto prezioso: una grotta ancestrale in cui sembra che gli elementi abbiano trovato una strada per coesistere in equilibrio a dispetto degli eccessi delle loro forme più pure. Inizia a prendere consistenza l’ipotesi che il luogo sia stato sigillato per preservare questo raro esempio di equilibrio naturale.

Ilthyrion ha ascoltato con aria rapace il racconto sulla grotta: l’emozione per il ritrovamento sembra averlo colpito al punto da perdere ogni moderazione tipica dei calaquendi.

Moriélen ha condiviso che si aspettava di trovare dei segni più espliciti del passaggio degli eldar. Allo stesso tempo non è certa che le soluzioni che sono state adottate per superare le difficoltà, siano completamente frutto dell’osservazione e dell’ingegno delle avventurare: è ragionevole pensare che siano riuscite a ricostruire gli stessi stratagemmi usati dagli eldar che, in passato, hanno esplorato quella grotta.

Elwing ha spiegato che il luogo sembra essere pregno di energia arcana ed elementale: l’acqua di cui hanno recuperato un campione probabilmente appartiene ai ghiacciai della catena montuosa che, filtrando attraverso la terra, percolano nella grotta rendendo l’ambiente umido e florido per arbusti e funghi; l’elemento del fuoco è certamente rappresentato dalla creatura di magma alle spalle della parete di roccia. È possibile che un fiamma così pura possa riuscire a bruciare le liane inumidite che bloccano il passaggio.

Ilthyrion ha confessato di avere un sospetto su questo luogo di lava e su quest’elementale: sembra non esserne certo ma gli ricorda un antico sigillo arcano della sua stirpe. Promette di cercare un modo per risalire a questa informazione e di occuparsi dell’analisi di acqua e animali.

Quando l’istar si è congedato le tre hanno condiviso le loro perplessità: sono tutte convinte del fatto che Ilthyrion stia nascondendo qualcosa e si ripromettono di agire con cautela finché non arriverà il momento in cui getterà la sua maschera. Si promettono che la priorità resterà la salvaguardia del luogo appena scoperto.

Hanno ragionato anche sul fatto che, al netto di piccoli ostacoli da superare, nulla di ciò che hanno affrontato avrebbe impedito all’elda, seppur malato, di collaborare alla ricerca in un luogo ameno come Winyandor.

Rubina ha spinto per iniziare a progettare un possibile piano di riserva: Moriélen ha proposto di rivolgersi all’Ordine del Buon Risveglio se la situazione dovesse sfuggire di mano; Elwing ha suggerito di valutare anche un piano di contingenza di più immediata esecuzione.

[…]

Una volta ottenuti i risultati delle ricerche di Ilthyrion, si procederà con una seconda spedizione.

Un incontro inaspettato

Elwing, Rubina e Moriélen si ritrovano a discutere nella sala riunioni della baita nelle Terre Selvagge la sera del 19 madrigale.

Per superare le liane umide vengono valutate più ipotesi: escogitare un modo per utilizzare il fuoco puro dell’enorme elementale dietro la parete per bruciare i rovi o utilizzare incantesimi di ghiaccio per irrigidire le liane e distruggerle con una falce affilata.

Per tentare di recuperare i funghi si ipotizza di mettere i giganti a riposo utilizzando un preparato alchemico o sfruttare un incantesimo di telecinesi per accaparrarsene un esemplare senza essere scoperte.

Ilthyrion è giunto con fare trafelato recando novità: l’acqua che ha analizzato sembra essere acqua comune, per quanto molto pura. Più interessanti sono le informazioni che è riuscito a recuperare: l’elda descrive un secondo sigillo che dovrebbe trovarsi nel medesimo luogo, un sigillo arcano creato con l’antica Tessitoria Arcana pensato per “dividere il freddo dal fuoco”.

Le tre hanno ribadito di non aver trovato del ghiaccio vero e proprio nella caverna ma è non è stato ancora possibile completare la mappatura del sito. È pur vero che il luogo, anche tenendo conto delle informazioni già raccolte, è convenientemente sospeso tra il ghiaccio in cima alla montagna e il cuore di magma che essa nasconde. Tutto questo è celato da una natura pacifica e rigogliosa.

Viene messo in chiaro in maniera molto esplicita che nessun sigillo sarà rimosso se l’equilibrio degli elementi sarà messo a repentaglio da questa scelta. Moièlen ha cura di specificare anche che, qualora il potere celato nella grotta rivelasse un potenziale distruttivo e non costruttivo per Arda, le tre saranno costrette a prendere provvedimenti. Ilthyrion si è dimostrato particolarmente concorde e comprensivo e ha esortato le tre a ricominciare con la ricerca cercando di evitare ogni pericolo.

Le ricercatrici sono quindi ripartite alla volta della “tana della volpe” su Winyandor: con grande sorpresa hanno trovato i rami smossi e i massi spostati. Moriélen si è introdotta furtivamente nella grotta per scoprire chi vi fosse penetrato: scorge il manto nero dei Loknariani.

Le tre hanno raggiungo gli inattesi visitatori per cercare di comprendere come abbiano scoperto l’antro e quali siano le loro intenzioni: il gruppo, formato dai loknariani Dahlia, Admir Brethil, il suo incubo Hilde e Finam Arnor accompagnati da Ugrim BarbaDiBronzo, sembra aver trovato il modo di superare le liane inumidite ed è impegnato a combattere contro creature insettoidi di dimensioni contenute ma dal temperamento aggressivo. Gli esseri emettono degli stridori acuti e inquietanti, sembrano abitare in piccole alcove scavate lungo tutta la caverna e hanno la tendenza ad aggredire gli intrusi saltando loro addosso.

Dopo i primi convenevoli, entrambi i gruppi sono stati piuttosto elusivi quando si è trattato di dover condividere il motivo della propria presenza.

Finam ha tagliato corto affermando di essere lì in esplorazione ma Admir si è lasciato scappare che il loro gruppo ha un compito da eseguire. Sono quindi stati costretti ad ammettere che, a quanto pare, sono stati chiamati dai contadini del luogo che hanno riportato la scomparsa di alcuni capi di bestiame e hanno pensato che, nella grotta, si trovasse un grosso mostro carnivoro.

Dopo uno scambio di sguardi, Moriélen ha raccontato ai loknariani un storia altrettanto vaga e plausibile: ha affermato di aver scoperto la grotta alcuni giorni prima e i aver chiamato due persone capaci e competenti per supportarla nell’esplorazione.

È emerso che i loknariani sono riusciti a recuperare una scintilla della fiamma dell’elementale utilizzando un ramo secco teso attraverso il foro nella parete a sudest. Sono riusciti così ad avere la meglio sulle liane.

I gruppi si sono confrontati condividendo informazioni sui giganti, sui funghi e sul luogo stesso prima di proseguire.

Dalle parole dei loknariani emerge che la rimozione del sigillo potrebbe aver modificato qualcosa nell’equilibrio tra gli elementi: Finam descrive la presenza di ambienti molto caldi e molto freddi all’interno molto vicini tra loro in tutta la grotta.

Pare non vi sia alcuna gradualità tra le temperature.

Superata la zona delle liane, in effetti, sembra che le pietre trattengano il calore rendendo l’ambiente più accogliente e meno umido.

Il secondo sigillo

Avanzando insieme, il gruppo è stato costretto a fermarsi di fronte ad una strana parete di ghiaccio. Dopo un’attenta osservazione, Elwing ha potuto affermare con certezza che non si trattasse di ghiaccio comune ma di una peculiare barriera arcana. Moriélen ha tentato di dissolvere la barriera utilizzando la medesima formula utilizzata per il primo sigillo: mentre l’elda mormorava a bassa voce, la Tetrarca ha cercato di dissimulare il tentativo lanciando incantesimi noti per dissolvere le barriere arcane.

Quando la barriera è svanita ha rivelato un’altra parete di ghiaccio spesso, inattaccabile anche dalla fuoco nel cuore della montagna. È stato possibile arrampicarsi su di essa e raggiungere un breve tunnel di ghiaccio sopraelevato. Superandolo, il gruppo ha raggiunto quello che ha tutta l’aria di essere un remoto ghiacciaio sulle pendici della catena montuosa di Winyandor.

In questo luogo l’aria è talmente fredda da essere praticamente irrespirabile ed è molto facile sentirsi stanchi e affaticati. L’elemento del ghiaccio si manifesta nella sua forma più pura anche sotto forma di elementali.

È stato necessario utilizzare la torcia accesa con il fuoco celato nel cuore della montagna per attraversare il ghiacciaio senza morire congelati. Moriélen si è trovata letteralmente prigioniera di un blocco di ghiaccio prima che Amdir provvedesse a liberarla usando la torcia. Dopo quell’incidente, gli avventurieri si sono mossi in maniera estremamente compatta godendo della protezione del fuoco.

Nel tentativo di trovare un sentiero per scendere dal picco, il gruppo si è imbattuto in un elementale di puro ghiaccio di dimensioni ed aura sovrapponibili a quello del magma precedentemente incontrato. Intorno a lui il ghiaccio sembra prendere vita. Una volta sconfitto, seguendo un sentiero scosceso ad est, è stato possibile discendere dalla montagna.

Una volta tornati nella grotta, la rampa di ghiaccio è stata trovata interamente disciolta, plausibilmente a causa della dispersione dell’elementale.

Proseguendo è stato possibile raggiungere quello che pare essere il nido principale degli strani insettoidi: alcuni di questi sembrano aver sviluppato delle chele molto pericolose.

Gli avventurieri sono riusciti a raggiungere una sala più ampia dall’aspetto inquietante: bozzoli disgustosi pendono dalla volta ed alcuni sembrano contenere qualcosa di ancora vivo. I loknariani hanno subito lanciato delle pozioni incendiarie per liberarsi di quella sgradevole vista. A quel punto il gruppo si è presto trovato circondato da rumori e versi sinistri finché, all’improvviso, dopo un momento di calma apparente, un enorme esemplare di aracnide è emerso da una grossa fenditura nel terreno attaccandoli.

[…]

La lotta contro questo grosso aracnide si è rivelata particolarmente intensa e molti sono rimasti feriti. Alla fine la bestia, sconfitta e moribonda, si è ritirata in una voragine per spegnersi ma si è lasciata dietro una fitta tela che sembra abbastanza salda poter essere sfruttata per superare il precipizio.

Sfrattandone l’elasticità e la tenacia è stato possibile raggiungere un tunnel sopraelevato dove le piante si fanno improvvisamente più rigogliose.

Sebbene i loknariani abbiano chiaramente concluso la loro ricerca, hanno deciso di proseguire comunque l’esplorazione insieme alle tre studiose.

La sorgente del mana

La sorgente del mana si è mostrata agli avventurieri in tutta la sua meravigliosa bellezza: superando uno stretto corridoio si raggiunge quella che sembra essere una sorta di oasi circondata da alberi rigogliosi le cui foglie sembrano emanare un lieve bagliore arcano. Al centro della radura vi è una ricca polla d’acqua ed una roccia che reca incisioni sbiadite tal tempo.

La stele recita: “Elydir Raenuril, Incantatore e Alto Alchimista, è stato qui, alla Sorgente del Mana. Il mio unico rimorso, aver deturpato questo luogo puro con la mia vanità, lasciandoci il mio nome e intrappolando nel vetro ciò che qui libero scorre, per i miei esperimenti e ricerche.”

[…]

Elwing, Moriélen e Rubina sono intervenute per invogliare i presenti tener da conto le parole incise sulla pietra e per raccomandare, tanto per cominciare, moderazione e rispetto. Il messaggio, di fatto, racconta di un ricorso storico sin troppo conosciuto: la scoperta di qualcosa di prodigioso e ancestrale, prontamente deturpato per il vile guadagno personale.

Dahlia e Finam, fortunatamente, si sono dimostrati concordi nella necessità di preservare il luogo sebbene nessuno dei presenti abbia fatto delle promesse esplicite o si sia espresso particolarmente in merito alla necessità di intraprendere delle azioni concrete.

La storia di Riflem

Sulla via del ritorno il gruppo ha incontrato un certo Riflem, cacciatore di belve, ingaggiato anch’egli dai contadini di Winyandor per stanare la belva che ha provocato la scomparsa di vari capi di bestiame.

L’uomo dai modi burberi ha affermato che l’ingresso da cui tutti sono entrati “non c’era” e che la luce presente nella grotta vi fosse penetrata solo ora. A quanto pare ha già combattuto la bestia e tre dei suoi compagni non sono mai tornati da quelle gallerie: ragionevolmente i corpi erano nei bozzoli a cui i loknariani hanno dato fuoco.

Ha raccontato anche che la bestia ruba ai contadini da secoli, da prima che le nebbie abbandonassero Winyandor, tanto che la sua esistenza si è confusa quasi con la leggenda.

Le tre studiose hanno cautamente lasciato ai loknariani l’onere di raccontare al Riflem quanto avessero scoperto: dai loro racconti emerge che sono stati nella grotta almeno un’altra volta e, in quell’occasione, pare abbiano combattuto creature di fuoco che hanno consentito loro di aprirsi un passaggio (il riferimento, in questo caso, potrebbe essere al passaggio delle liane). Finam ha poi chiarito come Elwing, grazie alla sue capacità arcane, sia riuscita a disperdere la parete che bloccava il passaggio. Nessuno, in apparenza, sembra aver notato l’intervento di Moriélen.

Il gruppo si è finalmente sciolto e gli avventurieri hanno fatto ritorno ai rispettivi luoghi di provenienza.

La fine di Ilthyrion

Rubina si è congedata per occuparsi delle ferite riportate durante lo scontro con l’aracnide e riposare.

Di lì a poco Ilthyrion ha raggiunto Elwing e Moriélen: notando segni di colluttazione è diventato particolarmente insistente, dimostrandosi smanioso di sapere cosa fosse accaduto e di avere novità sulla fonte.

Elwing ha deciso di affrontarlo senza giri di parole: gli ha chiesto esplicitamente se conoscesse Elydir Raenauril. A quanto pare questo nome è bastato per far intuire a Ilthyrion che la sorgente del mana è stata ritrovata.

L’atteggiamento dell’elda, a questo punto, è repentinamente cambiato: ha confessato, quasi in preda ad un folle delirio, che Elydir molto tempo fa è stato il suo maestro “grande alchimista, grande ricercato, grande folle”. È stato lui a trovare per primo la sorgente e a scoprire come sfruttarla.

La sorgente sarebbe stata una fonte infinita di guadagno se, alla fine, Elydir non si fosse lasciato prendere dal rimorso. Con l’aiuto di altri eldar la fonte è stata quindi sigillata affinché nessuno potesse più prosciugarla e Ilthyrion, che desiderava trarne profitto, è stato bandito dall’Isola.

Da allora ha cercato di assoldare periodicamente nuovi studiosi e avventurieri nel tentativo di trovare qualcuno in grado di trovare il sigillo e distruggerlo. Negli anni in molti hanno “rubato” gli animali dei contadini di Winyandor alla ricerca di particolari stranezze che indicassero la posizione della grotta.

Per evitare che il suo piano fosse smascherato, Ilthyrion ha diffuso la leggenda di una grossa bestia mangia bestiame su cui sarebbero ricadute tutte le colpe di ladrocinio involontario compiuto, in realtà, dagli studiosi.

Come animato da una nuova determinazione, ai limiti dell’esaltazione, Ilthyrion ha decantato che sarebbe finalmente tornato a Winyandor e fare della sorgente quanto desiderava fare da secoli: proseguire con i suoi esperimenti anche a costo di prosciugarla.

Moriélen ha tentato di far desistere l’elda raccontandogli che una belva c’è davvero e, se si avventurerà lì da solo, nel suo futuro vi sarà solo un fetido bozzolo e la morte.

Elwing, di contro, ha cercato di blandirlo manifestando un fasullo interesse a partecipare alla seconda fase del suo bieco piano. Nel frattempo gli occhi della mezz’elfa hanno cercato quelli dell’elda e, quando i loro sguardi si sono incrociati, è stato chiaro che avrebbero dovuto essere pronte ad affrontare il problema prima che fosse troppo tardi.

Il momento è arrivato non appena Ilthyrion ha rivelato il desiderio di proseguire in solitudine le sue ricerche, annunciando di non aver più bisogno di nessuno ora che i suoi piani hanno dato finalmente frutto.

Dopo un rapido cenno del capo da parte di Elwing, Moriélen ha teso l’arco. Ilthyrion si è voltato verso l’elda per schernirla e ha iniziato ad aprire un portale ma l’incantesimo di paralisi di Elwing gli ha interrotto il mantra il gola.

Resosi conto del pericolo, Ilthyrion ha tentato la fuga teletrasportandosi lontano dalle due ma la freccia di Moriélen lo ha finito, precisa e letale, mentre una pioggia di ghiaccio ha provveduto ad inchiodarlo al terreno.

Elwing ha raggiunto il cadavere dell’elda brandendo un lama affilata, pronta a vendicare l’affronto e farne un esempio ma le grida di orrore di Moriélen l’hanno fermata: l’elfa, evidentemente scossa, ha espresso il desiderio di portare il corpo a Valinor nel tentativo disperato di riunire l’anima dell’elda, ormai condannata, alla Collettività.

Elwing ha desistito dal suo intento ma ha ricordato a Moriélen che il sacrifico di una vita per un bene superiore è una soluzione accettabile specialmente in casi come questo.

Nessun peccato, specie di questa gravità, può restare impunito.

[…]

Le due maturano la convinzione che sia necessario informare almeno le alte cariche dell’Accademia di Valinor ed escogitare un modo che consenta di proteggere l’equilibrio della sorgente del mana anche ora che il sigillo è stato rimosso. Elwing ha acconsentito specificando di avere in mente alcune idee e di essere disponibile ad un colloquio con la Kuru Raen. Moriélen si è impegnata a fare in modo che le voci sulla fonte si diffondano meno possibile.

Stremate, le due si sono congedate e l’elda, col cadavere dell’istar assicurato al destriero, ha attraversato un ultimo portale che l’ha condotta sana e salva a Valinor.

Sembra che Ilthyrion, infondo, avesse ragione: la morte non è propedeutica ad una buona ricerca.

Un progetto comune

L’8 granaio, dopo la celebrazione di Meren Vèrannar, Moriélen ha colto l’occasione per riunire gli alti dignitari dell’Accademia delle Arti Arcane, dell’Accademia di Valinor e di quella di Rotiniel per proseguire con gli studi sulla fonte arcana.

Nelle sale dell’Accademia di Valinor si sono riuniti Elwing, Hitrandil, Elanor Wardamir, Herendil Narwa, Lure Hyalmanar e Vellion Sonondel.

La Somma Tetrarca Elwing ha comunicato che dalle prime analisi condotte dalla Tetrarca dell’Alba Aislin Dankerwald.

[…]

Ne ha approfittato per sottolineare che il punto non è tanto lo studio della fonte quanto il pericolo che ne deriverebbe se si diffondesse troppo la notizia della sua esistenza: sono molti coloro che ne approfitterebbero rischiando di compromettere il labile equilibrio naturale che è rimasto protetto per secoli.

Lure Hyalmanar e Hitrandil hanno garantito che, per il momento, solo gli studiosi più fidati parteciperanno agli studi sulla fonte. Hitrandil ha affermato che il rapporto sulla storia della fonte redatto da Moriélen è stato accuratamente riposto nella biblioteca proibita.

La seduta si è sciolta con la promessa di incontrarsi nuovamente, alla presenza degli alchimisti più esperti delle tre accademie, per concludere gli studi.

Un nuovo sopralluogo

La sera dell’18 lithe un gruppo di lesti messaggeri lascia l’Oasi di Tremec recando un’importante missiva: a riceverla sono i membri dell’Accademia delle Arti Arcane, Rubina, Moriélen, Hitrandil, Lure, Fanie e Haramiel.

La guerra contro i Moriquendi e la minaccia degli Imperituri hanno reso difficile trovare un momento adatto a dedicarsi all’alchimia. Per questa ragione e per il fatto che, col passare dei mesi, sembra essere aumentato il numero di esploratori che hanno “scoperto” la grotta degli elementi, il Senato Accademico ha reputato opportuno proporre ai colleghi dell’Accademia di Valinor e di Rotiniel e agli alleati dell’Ordine della Quercia, una spedizione. L’obiettivo è studiare la fonte sul posto e sincerarsi che l’equilibrio non sia stato scalfito.

È stato richiesto a tutti i partecipanti di mantenere una certe discrezione e di avvisare esclusivamente lo stretto necessario dei membri di ogni congrega per non essere costretti a muoversi con un gruppo numeroso.

Prima di partire, la Somma Tetrarca ha raccontato sommariamente la storia della fonte concentrandosi sulle peculiari caratteristiche del luogo. Per ovvie ragioni sono strati tralasciati i dettagli più torbidi sulla vicenda di Ilthyrion, già noti alle alte cariche delle Accademie.

La spedizione si è svolta senza grossi inghippi ed ha consentito di portare avanti interessanti rilevamenti.

Tornando nella stanza dei tronchi è stato possibile notare una prima differenza dall’ultima visita di Elwing, Moriélen e Rubina: non è stato possibile introdursi nell’intercapedine che consentiva di osservare oltre la parete calda. Da essa fuoriescono ora delle fiamme ancestrali ragionevolmente alimentate da quanto si cela nel cuore della montagna.

[…]

La seconda grande differenza è stata anche più evidente: la rampa di ghiaccio che consentiva l’accesso al breve tunnel che portava al ghiacciaio non sembra aver avuto il tempo di riformarsi. Non è stato quindi possibile esplorare nuovamente il picco della montagna.

Elwing, Moriélen e Rubina hanno iniziato a sospettare che i due guardiani, di ghiaccio e di fuoco, siano, invero, stati sconfitti definitivamente: si promettono di tornare nuovamente sulla vetta per controllare di persona.

Il grosso aracnide, invece, è ancora vivo e vegeto anche se sembra non essersi completamente ripreso dalla precedente incursione: sebbene sia ancora potente e temibile è stato sconfitto senza troppe difficoltà e, soprattutto, senza perdite. Gli alchimisti hanno approfittato dell’opportunità per recuperare alcuni campioni della sua saliva corrosiva.

Di fronte alla sorgente tutto il gruppo ha ritenuto opportuno osservare un rispettoso silenzio. Alcuni dettagli sulla rimozione dei sigilli posti con l’arte dell’antica Tessitoria sono stati condivisi con i partecipanti.

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Dopo un momento di preghiera e raccoglimento, i presenti si sono salutati con la promessa di difendere quel luogo ancestrale e preservarlo in quanto patrimonio di tutta Ardania.

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