Divinità Elfiche
Introduzione
Molto scarse sono le conoscenze possedute dagli studiosi dell’Impero sulle religioni e le divinità venerate dal popolo elfico. Questo trattato racchiude le informazioni pervenuteci da mercanti, carovanieri, letterati e teologi che hanno avuto contatto con la razza elfica.
La devozione del popolo elfico verso le proprie divinità riempie sempre di stupore chi per la prima volta ha dei contatti con questi esseri. La religione ha una componente molto importante nella loro lunga vita, viene usata per scandire gli anni, i riti sono momenti in cui radunare la collettività e celebrare la fratellanza di ogni elfo, non distinguendo provenienza né classe sociale. Nella società elfica la casta sacerdotale ha l’incarico di presiedere e celebrare i riti e amministrare tutto quanto possa riguardare il culto. Essi custodiscono le conoscenze sacre di astronomia e filosofia, essi conoscono la potenza e il volere degli dei immortali e con il loro immenso sapere consigliano i regnanti e i potenti nei momenti cruciali. Alcuni manoscritti antichi, risalenti ai tempi in cui elfi e uomini erano molto più “vicini”, ci danno una visione di insieme della mitologia e della genesi elfica.
La nascita degli dei
In un tempo indeterminato,in un mare sconosciuto, emerse un albero chiamato Tulip. Era alto parecchi piedi e aveva una circonferenza di milioni di pollici.Dalle radici nacque la terra nuda e spoglia, nulla vi viveva se non lo stesso Tulip. Da Tulip nacquero anche, come avviene per i frutti, tre essere perfetti : un essere femminile, uno maschile ed uno ermafrodita. Essi fra loro si denominarono rispettivamente Beltaine , Suldanas e Luugh. I primi due si amarono e per molte ere giacquero abbracciati; nulla poteva nascere vivere o crescere data la mancanza di spazio, per cui per molto tempo il mondo rimase un ameno deserto battuto dai venti.
Finché Luugh, accecato dalla gelosia, creò l’odio e lo concentrò contro i due: la terribile forza riuscì a separarli dall’amoroso abbraccio. Allora Suldanas inventò la Vendetta. Essa fu spietata e Luugh fu cacciato da Tulip, andandosi a rifugiare sotto le radici dello stesso. Nel frattempo Beltaine era rimasta incinta e dopo la separazione aveva partorito due figli. Il primo giorno diede alla luce serenamente Earlann; il secondo, tra terribili doglie, partorì una femmina: Morrigan.
Si racconta che gli elfi siano nati dalle lacrime di gioia (della nascita dei figli) sparse da Beltaine e che essa si sia innamorata subito di queste creature perfette e rassomiglianti a lei e Suldanas. Per compiacerli creò le foreste utilizzando le foglie di Tulip. Earlann dalla linfa dell’albero creò i laghi e i fiumi. Morrigan dai magnifici fiori splendenti che crescevano sugli alberi creò la luna e le stelle. Suldanas infine creò gli animali e li pose a difesa degli elfi e del creato. Ma anche Luugh, caduto e sprofondato sotto la terra nuda e spoglia aveva procreato e partorito un essere terribile, Kelthra: immondo essere dalla forma per metà di ragno e per metà umanoide,essa aveva tre paia di gambe nere, era avvolta da una peluria scura e affilata ed era in grado di iniettare un veleno terribilmente tossico e che provocava indicibili sofferenze, prima di portare all’oblio eterno. Luugh usò Kelthra per i suoi scopi abominevoli. Grazie a Luugh, infatti, il terribile essere aracnoide partorì, in quei recessi dimenticati, tutti quegli essere spregevoli e maligni che infestano il mondo, dal suo fetido alito nacquero le pestilenze e le malattie, il suo pensiero aberrante corruppe l’anima dei giovani esseri primigeni, creando i vizi, la malvagità, la cattiveria.
Spesso Luugh si impossessa degli spiriti di esseri inferiori e li spinge a compiere atti spregevoli verso i figli degli Dei (intendendo gli elfi). Gli spiriti di essi dopo la morte vengono giudicati e spediti sotto terra… e Luugh li prende e li sottopone e terribili torture.
Venne il giorno che i giovani Dei decisero di regnare sugli elementi del creato. Earlann, che era divenuto il più saggio tra gli Dei,decise di regnare sulle acque e i suoi abitanti; Morrigan dall’alto dei cieli aveva creato la magia, la quale alcune volte viene donata ai piccoli elfi alla nascita; ella inoltre creò i sogni e gli inganni, come sprone al miglioramento. Beltaine dalla cima del secolare albero osserva e protegge gli elfi mentre Suldanas li giudica e li ammette in Tulip.
Un giorno anche Tulip morirà, e con esso gli Dei e il mondo non avranno nessun rifugio, e così il tutto finirà, ritornando nel nulla dal quale era nato.
Ernest Droynel, teologo imperiale
Astandir Enderel, Anziano dell’Accademia delle Arti
“Non v’è Equilibrio senza Giustizia, non v’e’ Giustizia senza Vendetta; se seguirete i suoi principi Egli guiderà la vostra mano, lame e frecce caleranno implacabili sui nemici degli Elfi.”
Nomi: “Padre degli dei”, “Dio dello Spirito Animale, della Furia della Foresta e delle virtù della natura”, “Dio della Vendetta”, “Dio Cacciatore”.
Simboli Sacri: Il colore associato a Suldanas è il rosso, colore di fiamme e sangue. Portare indosso la parte di un animale selvaggio, da un ossicino ad una pelliccia è considerato un tipico omaggio al Padre degli Dei.
Descrizione generale:
Egli viene venerato come Padre degli elfi e degli Dei da essi venerati: il mito infatti vuole che esso sia il genitore di Morrigan e Earlann, divinità a cui gli elfi sono profondamente legati. Eterno nemico di Luugh, Suldanas incarna le virtù e la forza della natura; egli ne governa ogni legge, e si adopera affinché il ciclo della vita continui imperturbato. Egli non combatte per il bene o per il male (in senso assoluto tali termini hanno poco senso nella cultura elfica), ma fa in modo che tutto “vada come deve andare”, che ogni cosa segua il proprio destino e il proprio corso naturale. Suldanas è inoltre il signore delle fiere, dato che pose lui gli animali nel creato.
Egli viene presentato come un elfo alto e dalla possente ma asciutta muscolatura, con capelli del colore di foglie autunnali ed occhi d’ambra, dal piglio autoritario; quest’ultimi, quando il Vala si adira diventano come fiamme ardenti, mentre i capelli si sollevano assumendo una tonalità più rossiccia. Generalmente il “Dio Vendicatore” viene raffigurato con armature di pelle rosso scuro, con grezze ma complesse rune elfiche pitturate con una sorta di inchiostro nero e verde; ha sempre un mantello nero con un cappuccio che a volte viene alzato lasciando i suoi occhi ardenti visibili. Il suo lungo e massiccio arco è famoso ed in Sindar viene detto “Acharn” (Vendetta): è fatto di una specie di legno sul quale scorrono, a spirale, rosse luminose scritte elfiche; sembra che queste scritte siano i nomi delle persone alle quali il Vala deve servire la sua implacabile vendetta, e che un nuovo nome compaia ogni qualvolta un elfo giuri vendetta invocando questo Vala (e sparisca quando la vendetta è compiuta). Un’altra forma con la quale Suldanas è stato descritto è quella di Caran-Carch, Zanna-Rossa: in questa temibile forma il Dio si dice compaia come un grosso lupo dalla pelliccia rossiccia e con denti affilati come rasoi. Sembra che in questa forma insegua chi ferisce la foresta per consegnare giustizia bagnando le sue zanne nel sangue dei profanatori. In certe raffigurazioni, infine, Suldanas scende in battaglia cavalcando il Drago di Smeraldo.
Dettami suldaniti:
Suldanas sprona i suoi figli all’Equilibrio: l’equilibrio tra l’ambiente, dono degli Dei, e i suoi abitanti, equilibrio tra vita e morte, imprescindibili elementi di ogni ciclo. In qualche modo il Tulip che ha generato i Valar ha generato un equilibrio e il Dio Cacciatore si assicura che esso non venga infranto. Luugh, che dovrebbe occuparsi semplicemente delle anime degli elfi dannati, invece continua a corrompere le anime dei mortali con le sue lusinghe perverse, e questo l’ha reso elemento di squilibrio, ed eterno nemico di Suldanas. Via privilegiata e sacra, per tutti gli elfi, per ristabilire l’equilibrio tra la collettività e i suoi nemici è spesso la Vendetta: tale sentimento è interpretato in maniera molto profonda e oggetto di particolare venerazione.Importante messaggio di Suldanas è il rispetto per gli animali, sia quando sono prede, che compagni di lavoro o di vita: l’elfo deve dare e prendere alla foresta con equilibrio.
Clero di Suldanas:
I sacerdoti e i predicatori di Suldanas sono in stretta simbiosi con la natura e gli animali in particolare: studiano gli elementi naturali, sono ottimi astronomi e interpretano il volere di Suldanas e degli altri Dei attraverso le stelle. I sacerdoti del Padre sono spesso quelli con un inclinazione più cacciatrice e guerriera e questo li porta spesso ad essere coinvolti facilmente nelle guerre degli elfi. La cerimonia più nota è la cerimonia del Drago di Smeraldo: durante questo evento, che ha luogo solitamente a Tiond, le scaglie del Drago di Smeraldo vengono usate per benedire la popolazione elfica ed augurare buon anno. Tipica dei quenya è invece la cerimonia del Giudizio Infuocato, tenuta per ispirare rettutidine nei governanti.Il gruppo religioso di Suldaniti più famoso è quello dei Lupi di Fuoco, con tradizionale sede nelle foreste di Tiond, la cui attività si estende però in tutto il Doriath.
Venerazione tra le stirpi elfiche:
I Sindar sono sicuramente coloro tra i quali questo Dio è più diffuso; per gli elfi silvani Egli incarna perfettamente il desiderio di armonia che essi hanno con la foresta e le creature che ci vivono. Tra i Quenya c’è meno seguito, anche se è comunque consistente; sono sopratutto gli aspetti di Giustizia ed Armonia ad essere molto sentiti ad Ondolinde. I Teleri non sono molto legati a Suldanas ed è invocato di solito per benedizioni di caccia o guerra.
“Proteggete la Vita, la Creazione, e vostri fratelli, onorate il Passato, servendo così la futura Discendenza. Unitevi e Generate, rinnovando la Creazione.”
Nomi: “Dea della Vita e delle foreste”, “Regina della Luce”, “la Grande Madre”.
Simboli sacri: Il colore di Beltaine è il Verde, il colore delle foreste. Portare un fiore o ghirlande di fiori tra i capelli è un classico omaggio in onore a Beltaine.
Descrizione generale:
Incarna l’essere femminile perfetto. Sposa di Suldanas e Madre di Earlann e Morrigan, rappresenta la vita ed ogni nascita è da lei voluta. E’ la creatrice delle foreste, e la madre di tutti gli elfi. Si racconta che gli elfi siano nati dalle lacrime di gioia versate da Beltaine per la nascita dei figli e che essa si sia innamorata subito di queste creature perfette e rassomiglianti a lei e Suldanas. Per compiacerli creò le foreste utilizzando le foglie di Tulip. Essa è spesso definita Dea della Luce, creatrice del Sole e luce di Ardania.
Viene descritta come una splendida elfa dall’aspetto maturo e materno, con capelli di puro oro colato che ricadono in una complessa acconciatura di trecce e nodi. I suoi occhi sono verdi, con intesi riflessi luminosi, o talvolta proprio sorgenti di luce splendente. Sulle sue guance le famose lacrime hanno lasciato il segno: dagli occhi fino al mento vi sono delle antiche rune luminose che paiono ricordare lo scorrere del gioioso pianto. Il suo corpo è sensuale e femminile, e i suoi seni hanno il tipico aspetto di quelli di una donna in procinto di allattare; i suoi abiti sono un intreccio di foglie che col variare delle stagioni cambiano colore. Nei rari casi in cui debba combattere, si narra che dal terreno faccia emergere una spada ricurva e luminosa, con l’elsa di splendido bianco legno intarsiato, da cui sembra che continuamente crescano foglie e germogli.
Nell’antichità, si narra che Beltaine comparisse come una possente Cerva bianca con un manto bianco luminoso; ai giorni d’oggi è frequente la rappresentazione sotto forma di un maestoso cigno bianco dai riflessi cangianti, simbolismo ancora più comune nell’iconografia Sindar. Il volo di un cigno su un territorio significa grande fertilità e benessere in arrivo; leggenda vuole che la Dea compaia proprio sotto questa forma.
Dettami beltainiti:
Beltaine rappresenta la vibrante e possente energia della fertilità e della creazione, ed è a volte considerata quasi la regina degli dei. I seguaci della Grande Madre predicano l’armonia, e ritengono l’amore come una manifestazione fondamentale del volere della loro Dea. L’amore, la perfezione, la luce, la bellezza e la fertilità sono elementi fondamentali per i Beltainiti, come anche, in alcune sottoculture, l’eleganza e la “regalità”. Anche il culto dei morti, gli spiriti e le anime erranti, rientrano tra le sue sfere. Altresì importanti sono gli aspetti della conservazione del tradizioni e del passato, che per gli elfi rappresenta un importante patrimonio, quasi inestimabile. Non meno rilevante, infine, è la venerazione e la protezione delle foreste e dei frutti della terra: la natura vegetale è la massima espressione della potenza vitale e della fertilità della Dea della Vita e delle Foreste.
Clero beltainita:
L’importante clero Beltainita ha diverse peculiarità. Da un lato c’è la continua ricerca della bellezza e dell’armonia in ciò che Beltaine ha creato, e non a caso gli elfi e le elfe di Beltaine sono d’aspetto ricercato e ricercano la perfezione del corpo: le sacerdotesse accentuano la loro femminilità con abiti raffinati, adornandosi talvolta di foglie e fiori appena colti. Dall’altro lato viene predicata la difesa di ciò che la Dea ha creato, dunque se gli stessi elfi e le foreste ove vivono vengono messe in pericolo, la furia di questi sacerdoti è implacabile come quella di una fiera con chi minaccia i suoi cuccioli. I ruoli dei sacerdoti e delle sacerdotesse di questa Dea sono molteplici: guaritori, levatori e levatrici, guardiani delle foreste, responsabili delle coltivazioni; inoltre si prodigano per mantenere uniti i vari rami della collettività in unica grande famiglia sotto l’egida della Dea Madre.
Si officiano due tipi di cerimonie di Beltaine: nelle feste pubbliche si compiono gioiose celebrazioni della vita, della natura e dell’amore, in tutte le loro forme, mentre in quelle segrete si dice che si cada in uno stato di trance (causato probabilmente dall’utilizzo di piante allucinogene) in cui si predice il futuro, ci si mette in contatto con gli spiriti dei defunti e con anime senza meta. Esistono infine anche alcuni misteriosi riti del fuoco celebrati in radure solitarie, per pochi adepti e lontano dagli occhi di estranei, ancestrali riti legati alla fertilità.
Ad Ondolinde si trova la più grande congregazione del clero di Beltaine: l’Ordine delle Madri; coloro sono custodi degli antichissimi e spesso segreti rituali della Dea; loro è la tradizionale Cerimonia della Vita che si tiene ogni sei mesi.
Venerazione tra le stirpi elfiche:
Beltaine è molto diffusa tra gli elfi; la stirpe maggiormente devota a Beltaine è quella quenya, la quale la venera come divinità primaria per la forza generatrice, l’armonia, bellezza, la purezza luminosa ed il suo legame con le radici elfiche. Tra i Sindar è la seconda divinità più venerata, soprattutto per il suo legame con le foreste e per la regina Arabella che Le dedicò una festa, e non di meno per la sua influenza sugli spiriti naturali. Tra i Teleri è meno diffusa ma è molto rispettata anche per il legame con le antiche tradizioni quenya che il suo clero conserva, e insieme ad Earlann le sono dedicati rituali per le anime dei dispersi in mare.
“Ascoltate, comprendete, imparate e tramandate. Cosi come il fluire dell’acqua lentamente genera, il fluir d’ogni arte e conoscenza inesorabilmente sarà forza.”
Nomi: “Dio delle Acque e della Meditazione”, “Signore dei Mari”, “Il Sempre Saggio”.
Simboli sacri: Colore dedicato a Earlann è il blu, colore del mare di cui è signore. Portare addosso una conchiglia è un tipico modo per venerarlo.
Descrizione generale:
Figlio maggiore di Suldanas e Beltaine, frutto del loro amore e fratello di Morrigan, Earlann è il più saggio tra tutti gli Dei.
Earlann dalla linfa di Tulip creò i laghi e i fiumi. Egli vede e conosce tutto ciò che accade attraverso le acque, come fossero uno specchio su tutto il mondo, mentre la pioggia torna quotidianamente a riferire quanto viene detto e pensato. E’ il Dio degli ambiziosi, che come un ruscello vogliono arrivare al mare, è il Dio degli Studiosi, che come un pesce di acqua dolce vogliono arrivare alla foce del fiume, è il Dio degli eremiti, soli e lontani da tutto come le isole in oceano aperto. Earlann inoltre è il padre creatore delle Ninfe del mare, “Patrono delle Arti” (di cui tratteremo più avanti).
Il Dio delle Acque e della Meditazione si dice compaia ai mortali come un elfo anziano dalla carnagione azzurrina e lunghissimi capelli bianchi; in alcune raffigurazioni sul collo ha due file di branchie, e quasi in tutte ha strane orecchie lunghe che ricordano delle affusolate pinne trasparenti, dai riflessi iridescenti; i suoi occhi sono dell’azzurro colore delle acque. Le sue vesti sono sempre lunghe tuniche azzurre adorne di conchiglie e di antiche pergamene aperte che paiono fondersi e scorrere nel tessuto stesso, trasformandolo in un continuo movimento di parole e frasi. I movimenti del Sempre Saggio sono lenti e calcolati e si narra che la sua voce abbia una strana, profonda sonorità che induce alla pace dei sensi, che richiama lo scrosciare di una cascata o l’infrangersi delle onde. Le leggende narrano che quando Earlann è adirato i suoi occhi divengano di freddo colore perlaceo, ed Egli estragga il suo antico tridente Orme Falmalion (quenya per “Furia delle Onde”), che pare fatto di pura madreperla ed è cinto da vorticose onde sempre in movimento.
L’animale nel quale generalmente Earlann sembra trasformarsi è un delfino, e tale rappresentazione è comune sia tra i sindar che tra i teleri; per questo la vista di delfini è sempre di ottimo auspicio per i marinai elfici. Alcune leggende invece narrano che assuma la forma di una gigantesca balena azzurra (l”Aran Tumno” il Re del Profondo) che porta, alla sua semplice apparizione, bel tempo e venti favorevoli; si dice anche che sia foriera, con i suoi soffi, di importanti rivelazioni per chi avrà l’attenzione di ascoltarle.
Dettami Earlanniti:
Earlann ispira nei fedeli molteplici qualità: da un lato è la Divinità suprema della conoscenza, e spinge gli elfi allo studio, alla comprensione ed alla lungimiranza, dall’altro è anche il Dio del mutamento, dell’evoluzione e spinge i suoi fedeli a scoprire cose nuove e rinnovarsi grazie a conoscenze sempre maggiori. Earlann instilla anche venerazione e rispetto per l’acqua in ogni sua forma, in quanto “mantenitrice di vita”. Viene considerato, soprattutto dai quenya, il dio della Saggezza per eccellenza: spesso per importanti decisioni che riguardano i popoli, le guide rivolgono a Lui accorate preghiere affinché li consigli e li supporti.
Grazie alle sue figlie, le ninfe, Egli è associato anche alle raffinate arti elfiche: la musica, l’artigianato, la scultura e la pittura, e qualsiasi altra attività che permetta l’esprimere a pieno delle doti degli elfi, sono null’altro che un simbolo del continuo perfezionamento a cui il fedele dovrebbe aspirare; spesso a lui sono consacrati laboratori, biblioteche, e in generale centri artistici e culturali.
Clero di Earlann:
Non è raro vedere elfi meditare sotto una cascata o sulla riva di un fiume: essi sono i sacerdoti di Earlann. Infatti la meditazione, secondo le loro convinzioni, sviluppa una potenza spirituale senza pari; grazie a questo potere puntano al raggiungimento della massima espansione dell’anima, la quale dona potenza fisica e lungimiranza dell’intelletto. I sacerdoti di Earlann inoltre sono spesso custodi degli arcaici saperi elfici e tramandano conoscenze orali e scritte antichissime. Alcuni si innamorano del mare che il loro Dio ha creato e scoprono il mondo navigando. La diffusione dell’arte è un’altra responsabilità tipica di molti sacerdoti di Earlann, che sono spesso loro per primi raffinati artisti.
La Cerimonia più diffusa è il Rito di Purificazione dei teleri, ove i fedeli vengono mondati dalle acque del fiume di Rotiniel. Sempre a Rotiniel si trova l’ordine di Earlann più importante, le Onde Dorate. Famosa è anche la “Parola Celeste” di Ondolinde, nota per le sue gare di scrittura.
Venerazione tra le stirpi elfiche:
La stirpe che nutre più venerazione per questo dio è sicuramente quella dei Teleri, che ne venerano molti aspetti, soprattutto il legame con il mare e la spinta ad evolversi ed imparare dal creato. I Quenya per secondi sono grandi veneratori del Sempre Saggio, anche se più sul suo aspetto di studio e tradizione. I Sindar venerano molto meno questo dio, evidenziandone l’aspetto di “mantenitore di vita” con le sue piogge e le acque fertili.
“Siate vigili contro i nemici degli Elfi, figli dell’odio e dell’invidia. Magia ed Astuzia siano le armi in questa sacra lotta, ed i Sogni e le Stelle vi suggeriranno la via.”
Nomi: “Dea della Magia e della Dissimulazione”, “Signora degli Inganni”, “Regina delle Stelle”.
Simboli sacri: Una moneta incastonata in un ciondolo per la sua doppia faccia, la Luna stessa. Colore dedicato a Morrigan è il giallo, colore della Luna, per la sua doppia faccia come quest’ultima: essa ha infatti un lato oscuro nascosto dietro a quello virtuoso.
Descrizione generale:
Ultima figlia di Suldanas e Beltaine, nata da un doloroso parto, Morrigan creò i sogni come tramite tra le divinità e gli elfi: gli unici a poter interpretare i sogni infatti sono i Sacerdoti e Sacerdotesse a lei votati. Morrigan dai magnifici fiori splendenti che crescevano sul Tulip creò anche la luna e le stelle. Questa dea inoltre è nota per aver dato agli elfi (ingannando gli altri dei) la Magia, come grandissimo Dono.
Si dice che la Dea compaia generalmente in sogno, e secondo l’iconografia elfica indossa sempre la metà di una maschera, che può essere bianca con intarsi d’oro o nera con gemme color ambra: nel primo caso la metà scoperta del volto è descritta come quella di una ridente elfa, con capelli color rosso ramato, vispi occhi verdi e labbra rosse e carnose; nel secondo caso invece la Dea dell’Inganno appare con capelli scuri, occhi gialli da felino, venature dorate sulla pelle, e labbra viola dal sorriso malizioso. Il suo corpo è sempre quello di una giovane elfa; le vesti sono aderenti e sensuali, piene di complesse decorazioni in seta nera e filo d’oro, riportanti antiche iscrizioni arcane. Pare che la Dea della Magia e della Dissimulazione indossi la maschera bianca con la luna crescente e quella sinistra con la luna calante. Non vi sono rappresentazioni ne descrizioni che la raffigurano senza maschera.
Leggenda vuole che quando Morrigan deve combattere, se indossa la metà dorata della maschera, impugna un lungo, antico ed arcano bastone che si conclude in una falce di luna argentata dal quale fuoriescono continui sussurrii di incantesimi; se indossa la metà nera allora estrae un un pugnale dalla lama serpeggiante d’oro con strani riflessi viola, che genera un inquietante silenzio attorno a se, quando viene estratto.
L’animale in cui questa dea compare sembra essere invariabilmente un grosso felino, di solito un qualche tipo di lince o pantera: si dice il potere divino di tale bestie è visibile nella mezzelune luminose che si vedono nei loro occhi. Comune tra i sindar è l’appellativo di “Puma” per tale Dea.
Dettami Morriganiti:
Morrigan non è né buona né malvagia. Dotando i suoi seguaci di grandi poteri come quello della Magia, li lascia anche liberi di usare questi nel modo che ritengono più opportuno. Essa infatti, attraverso la grande astuzia di cui è dotata, è capace di muoversi sempre sul filo che divide benevolenza e malvagità, scegliendo la via che più si adatta alla situazione. L’ambiguità che la caratterizza le permette quindi di non mostrare mai completamente il suo vero volto e se necessario, di usare qualsiasi mezzo per arrivare allo scopo prefissato; questo si rispecchia anche in coloro che la seguono. Ciò che la rende accettata e parte dei Valar, è comunque lo scopo ultimo che coincide con quello del resto degli Dei Giusti. Morrigan è infatti grande nemica di Luugh, e gli si oppone con tutti i mezzi.
Clero di Morrigan:
I sacerdoti di Morrigan hanno diversi aspetti. Abili studiosi, conoscono molto dell’Arte Arcana, il dono della Magia che la Dea ha fatto agli elfi. Inoltre i sacerdoti di Morrigan sono abili investigatori ed inquisitori in prima linea nella lotta contro l’eresia: note tra gli eretici sono le terribili torture alle quali possono essere sottoposti dai morriganiti. Altra peculiarità di questi sacerdoti è la possibilità di interpretare il volere della Signora degli Inganni attraverso i sogni propri ed altrui. I migliori interpreti di sogni erano i membri della delegazione sacerdotale “del Buon Risveglio” che raccoglieva divinatori delle tre stirpi ed aveva tradizionalmente sede ad Ondolinde; questi interpretavano i sogni dei sovrani durante la famosa Cerimonia dei Sogni, che ogni Orifoglia riuniva la collettività con duelli di maghi ed una grande festa. Un altro rito celeberrimo di Morrigan è il “Rito delle Maree e della Magia”, un mistico rituale telero che unisce la simbologia arcana di questa dea, alle tradizioni di mare di questi elfi.
Venerazione tra le stirpi elfiche:
I teleri sono gli elfi più vicini a questa dea della quale ammirano tutti gli aspetti, dall’astuta doppiezza al Dono della Magia nel quale sono piuttosto abili grazie al retaggio quenya. I Quenya anche venerano Morrigan, anche se in maniera minore, e principalmente per il Dono della Magia. I Sindar non spiccano per la venerazione di questa dea, e quando lo fanno si focalizzano di più sugli aspetti d’inganno utili per la caccia, e sulla persecuzione dell’eresia.
“L’Odio ed Il Dolore rafforzano Spirito e Corpo. E il Sangue dei corrotti scorrerà e vi purificherà conducendovi all’Ultima Verità.”
Nomi: “Dio dell’Odio e della Sofferenza”, “Signore del Dolore” tra gli elfi di superficie spesso detto “L’Invidioso”; tra i drow e i suoi seguaci “il Perfetto” o “L’Unico”.
Simboli sacri: Il simbolo per eccellenza con il quale si identifica comunemente è il sangue, fonte di vita ma anche conseguenza dell’Odio.
Il mese consacrato a Luugh dai propri accoliti è Postapritore, primo mese dell’anno, come primigenia è stata la sua venuta secondo la loro teologia. Portare un anello che è stato immerso nel sangue per tre giorni è un tipico omaggio a Luugh.
Descrizione Generale:
Fratello Ermafrodita di Suldanas e Beltaine, secondo la tradizionale teologia li separò per l’invidia dell’amore che univa il loro abbraccio e cercò di distruggere ed impossessarsi di ciò che stavano creando, divenendo nemico loro e del creato. Contrariamente, secondo la versione degli elfi oscuri lui fedeli, questo dio è nato per primo e furono gli altri dei a relegarlo e privarlo di ciò che lui aveva creato. E’ inequivocabilmente ritenuto come il genitore di Kelthra ed il Signore del Dolore. Tra gli elfi giusti si dice che al giungere della morte, le anime impure vengano scagliate da Suldanas negli abissi, dove vengono torturate da Luugh per l’eternità. Gli eretici invece bramano di raggiungerlo per ottenere la “pace eterna”. Gli elfi di superficie comunemente non sanno molto della venerazione “eretica” di questo dio: si parla di sacrifici di umani ed elfi e misteriosi rituali di sangue.
Luugh è raffigurato come un elfo molto particolare: la sua carnagione è pallida, i suoi tratti sono eleganti ed aggraziati, con occhi dalle iridi rosse e con lunghe orecchie a punta; non ha capelli, ma il suo aspetto nel complesso è quello di una creatura di inusuale ed incomprensibile bellezza che suscita anche timore. I tratti del dio sono a metà strada tra quelli di un elfo ed un elfa, ed il suo corpo è un misto dei due generi, con due piccoli seni che si notano appena sotto alle vesti. Il Dio della Malattia e Della Sofferenza indossa sempre una tunica nera, abbellita da ricami in fil di metallo, generalmente raro e lucente. Degli anelli di tale metallo sostengono i numerosi spacchi del suo scuro abito, chiudendosi direttamente nelle sue pallidi carni.
Le mani di Luugh hanno a volte degli affusolati artigli neri al posto delle unghie. Alcune leggende narrano che quando deve combattere, si incida il polso destro con uno dei suoi artigli ed il sangue nero che comincia a gocciolare si solidifica in un flagello pieno di uncini metallici arruginiti.
Non ha generalmente rappresentazioni animali, perchè da un lato suoi seguaci tendono ad identificarlo con la perfezione elfica, quindi a non accomunarlo ad altre entità, mentre d’altro lato gli elfi del superficie preferiscono non rappresentarlo; nella cultura sindar, dove è norma identificare gli dei con un animale, viene però spesso identificato con un rettile, generalmente più sgradevole e viscido.
Dettami Luughiti:
Per gli elfi di superficie Luugh è tutto ciò che un elfo non deve seguire ed è il simbolo e la fonte dei sentimenti più impuri: invidia, odio, sofferenza, malizia. Per i suoi seguaci, egli è invece il Dio Perfetto: Luugh possiede la versione veritiera dei fatti, secondo la quale gli altri valar vanno combattuti poichè hanno corrotto il creato con la loro invidia per la sua perfezione.
Luugh insegna ai suoi seguaci il valore e l’importanza dell’odio e della sofferenza, come strumenti attraverso i quali accrescere la propria forza e determinazione, con cui punire e torturare i deboli e gli indegni; grazie ai dettami promulgati la paura viene a scemare, rendendo il fedele più forte e incorruttibile. Forza, rigore, coraggio incrollabile ed una fede cieca sono dettami ben instillati nei seguaci di Luugh. La fede cieca che li guida li porta all’esaltazione della tortura e della mortificazione di sè stessi come dono al proprio Dio, le quali vengono considerate una sacra forma di purificazione e fortificazione.
Clero di Luugh:
Il clero di Luugh è molto influente tra gli elfi oscuri, ed ovviamente tra gli elfi convertiti. I loro ruoli sono spesso carismatici e di guida, ed i sacerdoti luughiti sono visti più come portatori del verbo che strumenti di dolore, ruolo preferito da quelli di Kelthra, a volte considerati meno saggi ed equilibrati (anche se non viene detto apertamente). I sacerdoti di Luugh venerano la forza e la perfezione seminando odio e sospetto, soprattutto fra i nemici, in modo da “indebolire” i loro legami.
Altri valori fondamentali predicati sono la purezza, sopratutto della razza elfica, e la supremazia su tutto ciò che non è elfico. Non è ben risaputo che cerimonie officino questi cultisti, ma voci vogliono che le più importanti cerimonie di Luugh siano il “Sacrificio agli Dei” ed il “Rito delle Ombre di Luugh”.
Venerazione tra le stirpi elfiche:
Tra i drow, la stirpe degli elfi oscuri sotterranei, Luugh è la divinità patrona, detentrice della verità e dei valori morali che stanno alla base della loro società. La sua venerazione tra gli elfi di di superficie invece è sempre stata proibita, ma pare si sia sempre conservata segretamente in piccoli culti nascosti. Pochissime informazioni si detengono su come il suo culto si differenzia tra le stirpi e le città. Pare che i Quenya ed alcuni Teleri, portati per cultura sociale (e talvolta familiare) maggiormente all’Imperialismo, si sentano affini all’Oscuro per quanto concerne il desiderio di affermare la supremazia degli Elfi, e dominare le altre razze ritenute inferiori; inoltre il loro modo di rapportarsi alla venerazione di Luugh è caratterizzata da rigidi codici comportamentali e morali. Alcuni tra questi, teleri, vivendo a Rotiniel a contatto con altre razze, accrescono rapidamente il loro sdegno e possono diventare, per reazione, tra i più esaltati e determinati; altri invece, per lo più quenya, tendono ad esaltare il loro retaggio “nobile”, sviluppando in maniera naturale e più “compassata” tali attitudini. Per quanto riguarda i Sindar, generalmente sono caratterizzati dal desiderio estremizzato di “purificare” il Doriath e da un minor interesse verso la supremazia sulle altre razze, e il loro modo di seguire il culto è molto più informale e indefinito; pare che mantengano comunque una certa predilezione per gli ambienti boschivi e le attività “venatorie”, che si tratti di animali o di infedeli. Queste informazioni sono comunque nebulose e frammentarie, e i percorsi percorribili da un elfo per avvicinarsi al culto sono talmente variegati che atteggiamenti diversi da quelli descritti non creerebbero alcun stupore.
“Siano il Veleno, la Malattia e la Sofferenza Sacri, perchè con essi diventerete forti, e così la vostra discendenza. Che nulla macchi la purezza e la resistenza del vostro Sangue.”
Nomi: “Regina dei Ragni”, “La Figlia di Luugh”, “Regina di Veleno e Malattie”.
Simboli sacri: Portare un qualche gioiello, magari un bracciale, in puro adamantio ed inciso di ragni, è un tipico richiamo a questa Dea. Il colore a lei associato è il bianco, come le sue tele di ragno. Il mese a lei consacrato è Antedain: l’ottavo mese come otto sono le sue zampe.
Descrizione Generale:
Secondo la teologia ella è una divinità dalla forma aracnoide (dal corpo per metà di elfa e per metà di ragno) e figlia di Luugh, in quanto da lui stessa generata per diffondere tra gli elfi dolore e patimento. A sua volta creò tutte le forme di vita aberranti che popolano Ardania, in particolare la razza terathan, che plasmò a sua immagine e somiglianza e che per questo è considerata sacra per i fedeli del Padre e della Figlia. La maggior parte di queste creature non sono più sottomesse al giogo di Kelthra, manifestando agli occhi dei fedeli mancanza di gratitudine e ignoranza nei confronti di chi le ha generate; per questo motivo, i seguaci della Dea non si curano minimamente delle loro sorte; i therathan, invece, rimangono l’unica razza fedele ad essa.
Leggenda vuole che i bargigli che ricoprono il suo corpo e gli aculei di cui sono fornite le sue quattro paia di zampe contengano un veleno tanto potente da uccidere anche una divinità. La Figlia di Luugh è stata quasi sempre descritta come un gigantesco ragno, con la parte superiore del corpo di un’elfa. La testa è quella d’un elfa truce dalla carnagione viola chiaro e complessi tatuaggi rossi intorno alla bocca; i suoi occhi sono completamente bianchi, come i suoi capelli, simili a fili di tele di ragno. Il suo corpo invece è quello di un gigantesco ragno peloso di colore nero, con otto zampe dotate di aculei in grado di iniettare il suo temibile veleno.
Si narra che quando la Regina del Ragni combatta, usi semplicemente i suoi acuminati aculei velenosi che ha sulle zampe, e più raramente faccia anche fuoriuscire delle grosse chele bianche dalla bocca, che gocciolano un potente veleno corrosivo.
Esistono altre due rappresentazioni per questa dea: una è quella di un ragno bianco, di qualunque dimensione, da quelle di una casa a quelle di un bottone; l’altra forma, sicuramente la più rara, è quella di un’elfa albina, magra ed alta, con delle vesti luminose e bianche, occhi dalle iridi violette, e canini sporgenti e aguzzi, che tiene in mano un pugnale ricurvo di metallo splendente.
Dettami Kelthriti:
Ufficialmente i dettami di Kelthra tendono a ricalcare quelli predicati dai seguaci di suo Padre, soprattutto riguardo all’uso del veleno come fonte di sofferenza fortificatrice e purificatrice, ma in verità c’è differenza. Kelthra predica il caos come mezzo per fortificare la fede dei suoi seguaci: tradimenti, nefaste sorprese e accadimenti inaspettati sono mezzi crudeli che questa dea (definita pazza dagli elfi di superficie) utilizza per mettere alla prova i suoi fedeli.
Kelthra è conosciuta anche come dea della fertilità, per la numerosa progenie che è riuscita a creare: Luugh ha trasmesso il suo dono di auto-riproduzione a Kelthra, ed i suoi seguaci predicano la protezione e la riproduzione di una razza elfica pura e forte; l’amore però non deve essere ciò che induce alla procreazione, quanto invece la forza, la malizia e la crudeltà, poiché solo così si può generare una prole davvero resistente e imbattibile. La prole therathan è vista come sacra, una delle poche di Kelthra che mantiene contatti coi fedeli del Padre e della Figlia, aiutandoli invece di “perseguirli” cercandone la morte.
Sembra che i rituali di questa dea più rilevanti siano il “Rito del Veleno” e la “Cerimonia di Purificazione”, ma poco si sa a riguardo.
Clero di Kelthra:
Questo clero è meno diffuso e importante rispetto a quello di Luugh tra gli elfi oscuri. I drow trattano con rispetto, ma anche con lieve soggezione questi sacerdoti. I sacerdoti di Kelthra vengono infatti visti come “troppo fanatici”, ed anche nella società degli oscuri stentano a volte ad integrarsi del tutto. Tipiche funzioni che svolgono sono quelle di venerare e proteggere i therathan e la sua regina, vista come incarnazione del potere della Dea su Ardania, accudire gli elfi neonati, produrre veleni, e a volte il loro fanatismo viene “sfruttato” per diffondere caos e terrore tra gli “infedeli” di superficie. Il clero di Kelthra è incolpato dagli infedeli di diffondere malattie tra gli eldar, visto la loro venerazione per la malattia come segno divino, più crudele e severa di quelli di Luugh forse, che seleziona gli elfi degni e falcidia gli impuri.
Venerazione tra le stirpi elfiche:
Kelthra è vista come divinità minore e insignificante, ma più rivoltante agli occhi degli elfi di superficie, ed il suo culto è proibito. Per i Drow e gli eretici, invece, la Dea è seconda per importanza rispetto a Luugh.
Parlando di elfi di superficie si hanno delle differenze tra i comportamenti dei suoi devoti, a seconda del ceppo di appartenenza: un quenya probabilmente verterà la sua venerazione attorno ai concetti della fertilità e del miglioramento della razza; un telero magari vedrà nei mezzi che la dea indica, come veleno e tradimenti, il modo migliore, seppur caotico, per indurre dei cambiamenti sostanziali nella società; infine un sindar, essendo Kelthra la Dea che ha generato molteplici creature, potrebbe essere interessato ad esse, in particolare alla Sacra Prole. Anche in questo caso è difficile trovare modelli di comportamento così ben definiti e semplici, considerando anche l’accezione caotica e imprevedibile (a volte anche agli occhi degli altri elfi, seguaci di Luugh) del culto della Regina dei Ragni. Così come per Luugh, vi è comunque la tendenza nell’elfo convertito (o cresciuto secondo dettami “eretici”) a mantenere alcune peculiarità del ceppo elfico di appartenenza.
Il Drago Smeraldo
Questo magnifico drago, con le squame fatte di smeraldo, fu creato da Suldanas come messaggero divino. Esso è posto a difesa di Tulip e appare tra gli elfi una volta ogni cento anni. Nessuno l’ha visto dal vivo e quindi si creda sia solo una leggenda.
Le Ninfe di Earlann
Figlie di Earlann sono le creatrici dell’arte visiva e della musica. Esse ispirano i più grandi pittori e scultori e sono le muse ispiratrici di musici e bardi.
L’Albero Bianco
Simbolo di Ondolinde, si pensa sia un rametto di Tulip che fu piantato dal primo e più saggio elfo mai esistito. Ora è venerato come essere vivente divino.