ORDINE DELLA QUERCIA
Il Nebbioso Sentiero
*~*
C`è stato un tempo,
in cui obliavo ogni pensiero
in cui ogni alba era lontana e remota.
La mia bocca era sorgiva e le mie parole un fiume
ma l`acqua era calda
e non dissetava.
Le mie mani erano nodosi rami di alberi
e le ghiande ed i frutti erano giovani.
La terra pulsava con il mio cuore
il mio respiro segnava le stagioni
ed ero nel grembo sicuro di mia madre.
Venne poi il tempo, in cui mi destai.
Il sole sorse più vicino
baciando i meli ed i ciliegi.
Le radici scesero a fondo,
dove l`acqua era fresca.
Ma quel tempo è ancora vicino
ed ora la terra dovrà pulsare
nuovamente per segnare la stagione.
Domani raccoglierò i frutti.
E bacerò la fronte di mia madre
al suo capezzale.
Infine, sarò io albero.
Ed i miei pensieri saranno eterni e profondi.
E berrò l`acqua delle montagne.
Eterne e profonde anch`esse.
Tornerò ad essere figlio.
Nel grembo della terra
mia Madre.
*~*
L'Ordine della Quercia
= L'Ordine Druidico di Paranor, Ordine della Quercia =
I Druidi sono coloro che credono nella Grande Madre terra e che hanno stretto un patto d'alleanza con la foresta. La moltitudine della flora e della fauna non ha segreti per questi uomini del bosco, conoscitori del linguaggio misterioso delle foglie, delle rocce, delle acque e degli animali, essi riescono addirittura a comunicare con gli spiriti di tutta la natura.
Essi rappresentano la più antica casta clericale di Ardania.
= La Genesi =
Sin da prima che l'avida stirpe dei Primati si distinguesse nelle molteplici genie esistenti, e che ciascuna di esse costruisse la propria tradizione, ci furono coloro i quali vollero mantenere viva la devozione verso il principio universale della vita, che è linfa di sussistenza per ogni cosa e di ciascuna scandisce il movimento e l'evoluzione. La chiamarono Madre e ad essa sola rivolsero la propria venerazione filiale, guardando alle altre divinità adorate dagli abitanti di Ardania come a manifestazioni di Lei in alcuni limitati aspetti. Onde rafforzarsi in tale tradizione e radunare tutti coloro i quali fossero accomunati da questo sentire, tutti i devoti della Madre, indipendentemente da razza e provenienza, si costituirono in un Ordine, il più antico di Ardania, e lo chiamarono "Ordine della Quercia". A costoro, la gente di Ardania si appella chiamandoli, semplicemente, "Druidi".
In nome della loro venerazione, essi si diedero la missione di preservare l'Equilibrio del creato, e strinsero alleanza con i Draghi, altra creatura mirabile e perfetta, secondo il volere antico della Madre, diventando gli unici discendenti dei Primati a godere del rispetto di questi ultimi, e ottenendone la sapienza e l'aiuto.
Con il beneplacito della Madre, i Druidi costituirono a sede dell'Ordine un luogo, denominato Paranor, la Bella, che fu celato a chiunque non avesse seguito la loro Via, e istituirono un Gerofante a loro guida suprema.
= Composizione =
Quella druidica non è una gerarchia di comando. A differenza dei regni e degli ordini arcani o religiosi, l'unico fondamento di questa gerarchia è l'autorevolezza che consegue dalla saggezza di ciascuno. Essa, e solo essa, rende un druido degno d'essere ascoltato con fiducia: la sua origine può essere l'età, l'esperienza o doti innate, indifferentemente, perché la Madre dispensa l'illuminazione secondo il suo imperscrutabile volere. Quindi può accadere che un druido più giovane sia più in alto di uno anziano, ove anzianità può essere inteso in senso assoluto, o contando il tempo a partire dall'ingresso nell'Ordine.
"Obbedire" a chi sta più in alto, non significa quindi "eseguire un ordine" o "sottomettersi", ma semplicemente prestare ascolto a una voce più saggia e illuminata, perché, semplicemente, sarebbe stolto fare il contrario. Chi è più in basso nella gerarchia presterà attenzione ai chi è più in alto, ma senza esimersi dal porre domande, esporre dubbi e commenti e suggerire alternative. Ciascuno dei due può imparare dall'altro e nessuna voce è inascoltata.
Infatti, per la maggior parte degli aspetti della vita, e anche dei modi in cui far valere i principi dell'Ordine, ogni druido ha piena libertà di azione, e se ne prende da se le responsabilità. Questo significa che come un "superiore" (poniamo il termine fra virgolette, giusto per capirci) non ha diritti di comando, non ha nemmeno doveri di assunzione di responsabilità dell'operato di chi sta più in basso di lui, a meno che questi non abbia eseguito un'azione da lui suggerita.
Gerarchia
=Il Gerofante=
Capo dell'Ordine della Quercia è il Gerofante. Che vuol dire "capo"? Vuol dire che è riconosciuto da tutti i druidi come il più saggio dell'Ordine, e come colui che è in contatto con la Madre più di ogni altro. Quindi, se il Gerofante dà una disposizione ai druidi, questi gli obbediscono ma non perchè la disobbedienza è punita da qualche legge, ma perchè sanno che le sue parole sono sempre profondamente illuminate e quindi sono giuste. Per questo motivo può capitare che le sue parole siano di riferimento non solo per i druidi, ma anche per molte persone che ne riconoscono la saggezza e ne chiedono il consiglio.
Proprio in base a questa idea, l'elezione del Gerofante avviene per designazione. Quando le circostanze determinano che un Gerofante ha esaurito il suo incarico, egli si chiude in meditazione, per capire chi la Madre ha scelto come suo successore. Quando ciò gli sarà chiaro, egli convocherà tutti i druidi e comunicherà loro la scelta. Se ciò non fosse possibile, è segno che la Madre preferisce che siano i druidi stessi a scegliere la loro guida, mediante una elezione.
Il Gerofante risiede ufficialmente a Paranor, e i suoi confratelli lo raggiungono lì per comunicare con lui e riceverne consiglio e disposizioni. In alcune occasioni, tuttavia, si sposta ovunque la sua presenza gli appaia necessaria.
=Druidi Stanziali e Druidi Erranti=
Quando un druido entra nell'Ordine, egli deve innanzitutto scegliere fra due possibili categorie di destinazione. Egli può scegliere di stabilirsi in una zona di Ardania, di cui prendersi specificamente cura, diventando così un Druido Stanziale, che prende nome dal luogo che abita. Egli non ha divieto di spostarsi altrove, ma naturalmente si assume che passi maggior parte del tempo presso le terre in cui si è stabilito.
Un druido può anche scegliere di non avere dimora fissa e girovagare per l'intera Ardania: sarà quindi un Druido Errante. Egli passa come il vento e la pioggia, ed incontrarne uno è una eventualità rara, che per alcuni è una sfortuna, per altri un'occasione per apprendere.
=I Grandi Druidi=
Una figura particolare di Druido Stanziale è il Grande Druido. Egli è un rappresentante anziano dell'Ordine che ha scelto di occuparsi in modo specifico di un territorio, e accetta di assumere questo compito in modo ufficiale, sia per l'Ordine sia per tutte le altre persone. Per questo motivo, ad esempio, è lui il portavoce dell'Ordine presso le città e i gruppi di persone che abitano la zona che custodisce, ed è lui che riferisce all'Ordine di eventuali situazioni, eventi, episodi degni d'attenzione, che si siano verificati in quelle terre.
Onde evitare che egli sia disinformato degli accadimenti avvenuti nelle terre sotto la sua custodia, è buona norma che qualsiasi altro druido che si trovi lì coinvolto in situazioni degne di nota, ne tenga informato il Gran Druido di competenza. Tale atto non va inteso come subordinazione, ma solo come normale condivisione della conoscenza tra fratelli.
=Membri non druidi=
L'Ordine da tempo langue a causa dell'assenza di nuove vocazioni, e per questo il Gerofante attualmente in carica ha inviato tutti i confratelli a cercare, ovunque, degli spiriti illuminati che desiderino intraprendere la via druidica.
Poichè la esiguità dei membri druidici dell'ordine li rende rari da incontrare, tale ricerca è spesso ardua, ma fortunatamente accade talvolta che qualche giovane si mostri interessato a questa vita, e cerchi i druidi per apprendere la loro filosofia, oppure per averne aiuto nel rivelare le avvisaglie della propria propensione alla vita druidica. Onde dare a costoro riconoscimento ufficiale, visibile sia all'interno dell'Ordine sia al suo esterno, è stata coniata una definizione per essi, che è duplice in quanto tra loro vanno distinte due categorie. La prima è quella di chi desidera divenire druido, il che avviene quando l'Ordine lo ritiene opportuno. Essi sono i Germogli di Druir, e il loro cammino consiste nel comprendere le vie dell'Equilibrio e predisporsi all'ascesi profonda che la vita druidica comporta. La seconda categoria è quella di coloro i quali comprendono la via, intendono seguirla, ma non diventando druidi, bensì mettendo loro stessi e le loro abilità e conoscenze al servizio dell'Ordine e delle sue cause. Questi sono i Dardi di Druir.
Non esistono gerarchizzazioni di sorta fra essi, ma anche qui vale la regola dell'autorevolezza in base alla saggezza. Certamente, i più anziani nella conoscenza, sono più rispettati, ma è la saggezza il metro dell'autorità fra i Dardi e i Germogli, come fra i druidi.
Credo e Filosofia
=La Madre= I druidi percepiscono il creato come una entità unica, seppur sfaccettata in mille modi. Esso ha quindi un unico spirito, ed unica è l'essenza che gli dà vita e lo ordina e ne scandisce lo scorrere. Unica è l'origine da cui ogni cosa è stata generata, e che si manifesta in ogni creatura e in ogni movimento naturale: dalla nascita di un cucciolo allo sbocciare di un fiore, dal terremoto alla tempesta, dall'eruzione di un vulcano alla brezza che increspa l'acqua del mare. L'essenza spirituale onnipresente e onnipotente, che è sia volontà creatrice di tutto sia materia della creazione, è ciò che i druidi chiamano "Madre". Il primo errore da evitare, quindi, riferendosi alla Madre, è di considerarla banalmente una dea. Sbagliatissimo credere che sia un modo druidico di appellarsi ad Althea/Beltaine/Lostris. Quella druidica, anzi, non è una vera e propria religione, piuttosto è una illuminazione spirituale che conduce a una forma di animismo, sebbene esistano creature e luoghi in cui la presenza della Madre è sentita più forte, e altri in cui è più debole per sua scelta, o perchè il corso della storia ha determinato che fosse sentita di meno (es. nelle città). Per questa ragione, ad esempio, i concetti delle religioni sacerdotali che più si avvicinano alla Madre non sono gli dèi, bensì quei principi primi che agli dèi diedero origine. Anche un druido ammette l'esistenza di quegli esseri divini che i sacerdoti pregano, ma li considera dei figli, generati da questa essenza unica e primordiale, come se fossero alcune delle sue mistiche facce, modi in cui essa si è voluta manifestare e farsi conoscere da uomini, elfi e nani. E' lecito pensare che essi siano stati preposti a presidiare alcuni aspetti della natura, e alcune virtù umane, elfiche e naniche, onde fornire loro una guida che ne indirizzasse la vita verso princìpi conformi all'equilibrio, ma il druido non combatte le divinità considerate malvage, semplicemente perchè per lui il concetto di bene e male come li intendono i sacerdoti, non ha alcun senso. Tutto questo dovrebbe far capire che un altro grosso errore da evitare è immaginare la Madre come un essere dotato di forma specifica, ed estraneo al mondo. Se la Madre è il respiro di ogni cosa, e la materia del mondo stesso, allora è ovvia l'assurdità di un simile pensiero. Questo lascia anche comprendere perchè i druidi si appellano ad essa denominandola con un nome comune, piuttosto che darle un nome proprio, come invece i sacerdoti fanno con gli dèi. =Delle Aberrazioni= Secondo la filosofia druidica, la Madre generò innanzitutto dei figli dotati di grande potere, che l'aiutassero nell'opera di creazione del mondo. Sono questi gli dèi che in seguito i primati avrebbero venerato. Il loro compito era di far esistere le creature concepite dalla Madre, la cui immagine Ella formava nel loro pensiero. Quando la Madre fu soddisfatta del creato, interruppe questo processo e di conseguenza la maggior parte dei figli-dèi terminò la sua opera. Alcuni, però, si ostinarono a creare nuovi esseri viventi. Poichè non avevano il potere di concepire forme nuove, essi modificarono o mescolarono quelle già presenti, producendo nuove creature deformi e mostruose, che in una parola, i druidi definiscono aberrazioni, poichè contravvengono al disegno della Madre, e quindi sono corpi estranei nel mirabile progetto del mondo. Sono aberrazioni tutte le abnormi deformazioni dell'uomo e di altri animali che vivono su Ardania (giganti, idre, juka, etc.), e quegli esseri che sono la miscela di due animali diversi (terathan, ofidiani, centauri, uomini-topo/lucertola, minotauri, etc.), ma anche i non-morti, che sono il tentativo di rendere la vita ai resti della morte, che è, secondo l'Equilibrio, un passo necessario nel corso della vita di ogni essere. La Madre punì quest'opera presuntuosa in modo esemplare: rese le aberrazioni ostili ai primati, cosicchè fossero questi ultimi a sterminarle continuamente. Tra i figli-dèi, alcuni smisero di perseverare nell'errore, e si vendicarono plagiando la mente di alcuni uomini o elfi, e saziando la loro brama di prestigio in questo modo, e la Madre li lasciò liberi di farlo, purchè non attentassero all'Equilibrio del mondo. Altri, che invece minacciarono, per rivalsa, di distruggere il mondo creato, furono banditi da esso e rinchiusi in luoghi distanti. Sfortunatamente, capita a volte che qualcuno di loro riesca a tornare sul mondo, o che qualche sconsiderato primate ne evochi uno. Generalmente, questi esseri sono noti come dèmoni, e sono fra le più gravi minacce che Ardania possa trovarsi ad affrontare. *Un elenco piu` dettagliato delle Aberrazioni e` disponibile sul sito ufficiale* |
Festività Druidiche
=Ciclo delle rituali festivita` druidiche su Ardania=
31 Ottobre - “Samhain” Capodanno druidico
21 Dicembre - “Yule” Solstizio d'inverno
1 Febbraio - “Imbolc” Inizia la primavera (Rinascita)
21 Marzo “Eostare” Equinozio di Primavera
30 Aprile “Beltain” Inizia l'Estate
21 Giugno “Alban Heruin” Solstizio d'Estate
31 Agosto “Lughnasadh” Festa dei Raccolti (autunno)
22 Settembre “Alban Elued” Equinozio d'autunno
*Per conoscere i dettagli delle feste, consulta il sito ufficiale*
I Draghi di Ardania
Mai confondere il game con l'off*Le memorie di cui rendo testimonianza non sono direttamente mie, per il semplice motivo che né io, né alcuna delle persone oggi esistenti e capaci di scrivere, era ancora apparsa su Ardania.
Ciò che qui riporto, sono parole di Gandravalk o Grawein Haktor, Sommo Venerabile del consiglio degli Anziani che oggi governa l’unica isola ardana dominata dai Draghi. Perché l’abbia rivelato a me, è una domanda che il lettore potrebbe porsi, ma forse, leggendo questi appunti, ne troverà la risposta. Sappia infatti che chi scrive è Auron, Gerofante di Ardania, e al termine della lettura, gli sarà chiaro il motivo per cui è lui a scrivere e nessun altro.
Questa è, come altre, una storia che narra dell’origine. In effetti il tema forse non è tanto inusitato: le biblioteche del mondo da sempre contengono storie delle origini, ciascuna che, fra leggende e narrazioni, perde in un alone di incertezza ciò che precedette il momento in cui il primo della loro genìa aprisse gli occhi su queste terre. Più longeva la razza di chi scrive, più indietro la sua storia arriva, nel tempo. E, naturalmente, ogni razza conosce quelle originatesi dopo di essa, e suppone di conoscerne le origini. Ne consegue che chi supponga di avere visto l’origine di tutte le altre, sia la prima ad essere apparsa. Oppure, potrebbe essere vero che un’altra le è preesistita, ma sfortunatamente non ha lasciato alcuna traccia di sé. E dato che nessun creatore, in nessuna leggenda, rivela la propria esistenza, se non in modo velato e ineffabile, non ci sarà modo mai, nella storia di Ardania, di avere la certezza di chi ne abbia varcato per primo le lande.
Noi, comunque, registriamo un racconto che non è nostra invenzione, e quindi non formuleremo alcun giudizio, tranne che dove esso si riveli necessario. Nella fattispecie, il narratore, sul fondamento delle memorie che egli mi ha condiviso, e che sin dalle origini vengono tramandate oralmente, conosce l’origine di tutte le altre razze.
Dicevamo che la nostra storia inizia nella leggenda anch’essa. Il suo inizio era il Tutto. Come definire il Tutto, è questione degna del più alto ingegno filosofico. Qui dirò soltanto che il Tutto non può essere definito, poiché se lo fosse, esisterebbe una sua parte che osserva l’altra parte, per darne appunto definizione, ma così accadendo, il Tutto si suddividerebbe in Parti, e non sarebbe più il Tutto indistinto. Mi perdoni il lettore cui ho causato un dolor di capo, ma riporto fedelmente le parole di Graiwen. Mi sforzerò, nel seguito, di semplificare.
Il Tutto non era inerte. Noi, con le parole limitate dei nostri tempi, diremmo che viveva e pensava, e poteva provare sentimenti. In verità, essendo un Tutto indistinto, non esisteva nulla che non fosse Lui, e non v’era alcun luogo né tempo diverso da lui. Conseguenza di ciò fu che per un tempo infinito, il Tutto pensava solo sé stesso, e l’unico sentimento che provava era la solitudine, da cui scaturiva la tristezza. Allora, egli volle inventare un sentimento che lo soddisfacesse, e inventò l’Amore. Tuttavia, si rese conto che l’Amore implica la distinzione in due parti: chi ama, e chi è amato, e quindi, per completare questa sua invenzione, divise sé stesso in due parti, l’Amante e l’Amato. Dette così, queste due parti appariranno al lettore assurde e insignificanti, e qui entra in gioco l’immagine della manifestazione più piena dell’amore fra tutti gli esseri senzienti, intelligenti o meno, e fu quella cui si ispirò il primo essere che volle definire questa prima suddivisione del Tutto. Egli chiamò l’Amante “Madre”, e l’Amato “Figlio”.
L’Amore primigenio fra la Madre e il Figlio, generò una melodia di pensieri, che si formavano nella mente materna, e prendevano forma nella materia filiale, cosicché la creazione dell’Universo non fu altro che una sequenza di pensieri di Lei, che si realizzavano in Lui. E così nacquero le quattro sfere, i vari mondi, e le creature nei mondi, vegetali ed animali, che popolavano i mondi stessi abbellendoli e manifestando nella loro vita il sorriso del Figlio alla Madre. Tutto era uguale e tutto eterno.
Dopo alcun tempo, la Madre ebbe il desiderio di sentire la sensazione di una mente che la amasse, come lei amava le sue creature. Per poter ottenere questo, però, le era necessario creare qualcosa che possedesse la mente e il cuore, cosicché con la prima potesse immaginarla, e con il secondo amarla. Qui la narrazione forse non potrà spiegare mai perché sia successo così com’è successo, ma la Madre pensò ad una creatura, che fu la prima intelligente che proveniva dai suoi pensieri: i Draghi, appunto.
Inizialmente, creò una sola specie di Drago, che aveva solo un colore, una forma e una dimensione. Erano tutti uguali, in tutto e per tutto, e per questo provarono il senso della noia e della tristezza che ne conseguiva. E la Madre se ne dolse. Naturalmente, gli altri animali non razionali, non potevano provare queste sensazioni, e per questo Lei non se n’era resa conto dapprima, ma comprese che il mondo non poteva essere eterno, poiché senza il cambiamento che è insito nella vita mortale, qualsiasi essere sarebbe giunto alla noia. Ecco perché tutte le creature divennero mortali.
Dopo alcun tempo, alla Madre sovvenne l’idea del Bello, e pensò che sarebbe stato soddisfatto da un mondo più diverso nelle sue parti. Ecco perché oggi, su Ardania, esistono i deserti, le foreste, i vulcani, i ghiacci, i mari, le paludi. Ed allora, rese diversi anche i Draghi, tingendo di vari colori la loro pelle, e donando loro capacità diverse, e conducendoli a vivere in luoghi diversi. Creò Draghi rossi, che vissero fra i fuochi sempiterni dei vulcani, e Draghi verdi, che si annidarono nelle fitte giungle, e Draghi bianchi, che si rifugiarono fra le nevi eterne, e Draghi dorati, che dominarono i deserti, e Draghi azzurri, che vissero presso il mare, e Draghi neri, che vegliavano la notte e di giorno dormivano in oscure caverne. Solo nella vecchiaia, i Draghi tornavano uguali, affinché nessuna cosa distinguesse gli Anziani, e la loro saggezza potesse guidare indistintamente tutti.
I Draghi vivevano felici, e la Madre fece loro un dono: diede loro il potere di amarsi, così come Ella li amava ed essi amavano Lei. Per questo, li distinse in maschi e femmine, e li benedisse, donando con ciò loro il potere di creare da sé nuovi piccoli draghi, a suggello del loro amore. Dopo, compresa la grande gioia che i Draghi ne ebbero, benedisse in tal modo tutti gli animali, che da allora furono maschi e femmine, e si riprodussero.
La ragione dei draghi, tuttavia, era libera quanto quella della Madre, e anche a loro fu concesso di pensare, e immaginare cose che non esistevano. Non ebbero però il potere di realizzarle, in quanto ciò la Madre non consentì loro. Tuttavia Ella concesse che, se fossero stati capaci, avrebbero potuto costruire ciò che pensavano, con l’aiuto delle proprie mani, e di ciò che avrebbero potuto trovare fra le creature che vivevano su Ardania. Essi, tuttavia, data la forma che avevano, non poterono costruire nulla, e si rattristarono.
Allora la Madre concesse, ai più decisi fra loro, il potere di mutar forma, cosicché potessero pensare essi stessi alla forma che più si confaceva per esercitare l’arte di costruire le cose. Guidati così dai pensieri della Madre stessa, alcuni di essi assunsero la forma degli Antropomorfi, ossia quella comune con due gambe, due braccia con mani abili, così come sono gli elfi, gli umani e i djaredin di oggi, solo molto più grandi, per quanto non giungessero alle dimensioni dei Draghi. Con il tempo, poi, di generazione in generazione, andarono rimpiccolendosi fino alle dimensioni attuali, poiché trovarono pian piano quelle più adatte ad un uso più adeguato delle risorse che la Madre aveva loro fornito. Inoltre, dopo diverse generazioni, trovata la forma migliore, essi smisero di cambiarla, e rimasero per sempre così come sono ora. E pian piano, dimenticarono il loro passato di Draghi, e vissero con la consapevolezza di una nuova razza senziente, come in effetti era sensato dire, dopo tanti cambiamenti.
Alcuni dei Draghi più saggi, ebbero dalla Madre il compito di proteggere gli Antropomorfi, e per questo la Madre diede loro poteri superiori, alcuni simili, alcuni diversi, ed essi vegliarono sui loro amici. Per effetto della somiglianza, i Protettori si avvicinarono agli Antropomorfi molto più della Madre, e alcuni di questi ultimi, allora, si dedicarono a parlare con questi Protettori, e istituirono riti in loro omaggio, e predicavano dottrine in loro nome, e li chiamarono Dèi. Anche se ciò significava metterli davanti alla Madre, Ella non se ne dispiacque, in quanto esistevano ancora i Draghi che la conoscevano e l’amavano, e tutti la ricordavano comunque. Inoltre, un gruppo di Antropomorfi più saggi e meditativi, tenne a mente che Lei era l’origine di tutto, e seguitò ad adorare Lei sola, come origine e anima di tutta la Natura: i Drudjah, che noi oggi chiamiamo Druidi. Essi si allontanarono dalle invenzioni e dalle città, opere somme dell’ingegno antropomorfo, e vissero fra le creature che scaturivano direttamente dalla Madre, che videro sempre con estremo rispetto, e rifiutarono di seguire perfino l’istinto di uccidere gli animali per cibarsene, o di distruggere alberi per costruire le cose.
Gli Antropomorfi devolvettero, riproducendosi e prosperando grazie alle loro invenzioni. Costruirono le case, gli attrezzi per lavorare la Terra, le città, le navi. Purtroppo, con il passare del tempo, caddero nell’errore della presunzione: ritennero loro esclusivo merito l’opera compiuta, e molti di loro, dopo alcun tempo, smise di rendere omaggio alla Madre, e alcuni si disinteressarono anche dei Protettori. Alcuni Antropomorfi iniziarono a provare rabbia verso coloro che creavano gli oggetti più belli e più utili, e quelli più forti e più bravi si sentirono in diritto di imporsi sugli altri. Nacquero così l’Invidia e la Violenza, e la malvagità entrò a far parte del mondo. Si racconta che a questo furono spinti da qualcuno dei Protettori, che, approfittando malamente del dono superiore che la Madre aveva fatto, se ne servì per instillare questi sentimenti nel cuore umano, in modo da averlo in pugno.
A causa di questo, nacque la Diffidenza e la Paura, e gli Antropomorfi si separarono, e si mossero guerre, e iniziarono a temersi vicendevolmente. E per di più, chi si sentiva debole e minacciato, era il più accanito a sterminare il forte, per impedirgli di dominarlo.
I Draghi, invece, che non avevano vissuto questo momento di allontanamento, poichèe avevano rinunciato a creare i loro manufatti e si beavano nell’amare la Madre e vivere di ciò che Ella donava loro, continuavano a vivere d’amore e d’accordo, non curandosi delle altre razze. La Madre conservò in loro grandi poteri, mentre li tolse a quasi tutti gli Antropomorfi, salvo quelli più saggi, e a questi ultimi, comunque, li attenuò al punto che non potessero diventare strumenti di dominio o di sterminio. I Draghi invece erano dei prodigi di potere e di potenza muscolare. Uno di loro avrebbe potuto ben distruggere un esercito di Antropomorfi, ma non interessava a nessun Drago compiere tale strage, e nessuno lo fece.
Tuttavia, considerato che Draghi e Antropomorfi vivevano sullo stesso mondo, e che entrambi, per nutrire l’intelletto, viaggiavano ovunque possibile, fu inevitabile che le due razze si conoscessero. L’amicizia e protezione offerta dai Draghi, non fu ricambiata dagli Antropomorfi, i quali temettero il loro potere, la loro maestosa possanza, la loro forza. Decisero che i Draghi erano un pericolo per loro, e prima che la Madre potesse avvertirli tutti, iniziarono a muovere loro guerra e a sterminarli, perché nessuno esistesse su Ardania che potesse minacciare la libertà degil Antropomorfi. Finchè le dure scorze dei Draghi consentirono loro di resistere incuranti agli attacchi dei loro improvvisati nemici, nulla accadde. MA un giorno, un Antropomorfo riuscì a uccidere un Drago. Fu la prima volta che un Drago conosceva la morte in modo cruento, prima che fosse giunta la sua ora nel corso della vita. E i Draghi, allora, decisero di rispondere all’attacco, e per giustizia, uccisero quell’Antropomorfo: poi si fermarono.
Invece i loro nemici, sfruttando il loro atto, attanagliarono tutti nella paura, dichiarando i Draghi belve sanguinarie e assassine, e si incaponirono più che mai nel tentativo di cancellarli dalla faccia della terra. Costruirono armi mastodontiche, che potessero far breccia nelle dure corazze draconiche, e iniziarono con metodo a sterminare i Draghi, nei luoghi in cui le comunità di questi ultimi erano abbastanza piccole da non causare rischi eccessivi.
I Draghi allora si radunarono, nell’isola più lontana da tutte le altre, e pianificarono una controffensiva. Mossi dall’ira per l’ingiustificata morte dei loro simili, volarono sulla città più vicina, e la rasero al suolo con i loro aliti di fiamme e veleno. Nessun Antropomorfo sopravvisse in quella città. Ma oramai, la violenza reciproca non era arrestabile, e la guerra durò per secoli fra le due razze, mentre il cuore della Madre soffriva per la nascita dell’Odio.
Dopo secoli di guerra perenne, la Madre chiede alfine l’aiuto dei Druidi. Li inviò da entrambe le fazioni per convincerle a trattare la pace, in cui i Draghi avrebbero giurato di non nuocere agli Antropomorfi, e questi ultimi avrebbero finalmente lasciato in pace i primi. Sembrò che la pace fosse suggellata e che tutto fosse risolto, sennonché un gruppo di Antropomorfi ribelli, guidati dai sacerdoti dei Protettori traviati, di nascosto pianificò un colpo di mano. Di notte, circondarono in silenzio l’accampamento degli Ambasciatori draconici con una immenssa rete di spesso metallo, e intrappolarono tutti i draghi lì giunti, distruggendoli con armi poderose cui da anni e anni avevano lavorato, nell’attesa di quella occasione.
La Madre soffrì, e si narra che un suo lamento di dolore si sparse nel mondo, per bocca di animali, i lupi, che da allora, ogni notte proseguono a piangere, lamentando quella strage di creature innocenti. I Draghi, allora, rinunciarono per sempre alla pace, e giurarono che nessuno di loro avrebbe incontrato un Antropomorfo e lo avrebbe risparmiato. Per questo, si diedero allo stermino e alla distruzione, e divennero finalmente davvero le bestie assetate di sangue Antropomorfo, come da sempre questi li avevano dipinti. Nulla poté mai più ricomporre la contesa, e da allora essa perdura fino ai nostri giorni.
La Madre, in un ultimo tentativo, inviò i Druidi a parlare con i Draghi. In nome del rispetto per Lei, i Draghi giurarono eterna amicizia ai Druidi, unici Antropomorfi che avessero rinunciato a muovere loro la guerra, e i Druidi si impegnarono a predicare per sempre, anche se fosse stato inutile, la Via della Madre e il rispetto per i Draghi. Ciò non bastò a dissuadere i Draghi stessi dal loro giuramento, e allora la Madre pensò all’ultima possibilità: creò su un altro mondo un ambiente uguale ad Ardania, ma distante un numero di passi che nessun potrebbe contare. Creò un mistico portale, e tutti i Draghi lo varcarono, andando a vivere in quel mondo. MA l’ultimo di essi, prima di varcarlo, proferì queste parole, urlando con una voce così possente che, si narra, fu udito da tutta la terra: “Esseri a due piedi, noi andiamo via da questo mondo, conservando nel cuore il desiderio di vendetta. Alla Madre, che ci ha creati, obbediamo. Ma Ella non ci ordina di rimanere per sempre lontano da voi, e se potremo, torneremo!”
Dopo questo, secoli trascorsero, ma gli Antropomorfi vittoriosi, si dichiararono vincitori, e ordinarono che la memoria dei Draghi venisse cancellata da tutta Ardania, cosicché nessuno li ricordasse nelle generazioni future. E così fu. Tuttavia, secoli dopo, a quanto altre leggende raccontano, qualcuno degli Antichi si cimentò a visitare altri mondi, e incautamente rimise in collegamento Ardania con il mondo in cui i Draghi si erano ritirati. Fu un istante, ed essi tornarono a sciamare su Ardania, la loro antica terra, tra esseri attoniti che, sconoscendone la natura abilmente cancellata dai loro predecessori, credettero che il loro mondo era stato invaso da creature d’altri mondi, che desideravano distruggerli. E allora, la guerra rinacque, sebbene i Draghi, desiderosi della tranquillità cui s’erano abituati nei secoli di esilio, si ritirarono tutti in un’isola, limitandosi a ingaggiare battaglie dagli alterni risultati, solo con coloro i quali fossero venuti a disturbarli, e rinunciando ad attaccare le città. Solo qualcuno di essi, animato da ira più profonda, cedette alla tentazione di muoversi sui centri abitati per sterminarne gli abitanti, ma spesso era solo, o erano pochi, e dopo diverse perdite, i cittadini invasi ne ebbero ragione, e questi attacchi diminuirono. Ma non è mai detto, dice l’Anziano, che non nasca una testa calda intenzionata a ripetersi.
Con queste ultime parole inquietanti, dette con un mezzo sorriso che – oramai lo conosco – lascia trasparire un filo di verità, il saggio Anziano Drago si congedò, e quindi io qui termino la mia storia, e la affido a questa pergamena cosicché il lettore interessato l’abbia potuta conoscere. Spero che possa servire, nei tempi futuri, a riguadagnare l’ambita pace, in onore e obbedienza alla Madre creatrice di tutto, che sempre sia lodata e ringraziata per quanto ci dona.
Auron, Gerofante dell’Ordine dei Druidi di Ardania
Paranor la Bella
C’è un’isola persa nella nebbia, è lontana, remota, quasi inaccessibile. Alte scogliere, immense svettano sul mare agitato ed il vento fischia fra le rocce. La nebbia avvolge il mondo e di chi cade nel baratro sospinto dal vento non resterebbe che un grido di gabbiamo… D’un tratto, il paesaggio si schiarisce: una folata di vento trasporta in alto e lontano la bruma densa, timidi raggi di un pallido sole attraversano le nuvole per specchiarsi nel mare…Alberi piegati dal vento restano chini anche nei rari momenti in cui non sono sferzati. Dinanzi agli occhi si apre uno scenario sconosciuto. V’è lungo prato, di un verde brillante che fa male agli occhi e riempie il cuore di una insana paura di non rivederlo… Il prato è interrotto da muretti di piccoli sassi bianchi, e ad est, lontana all’orizzonte, vi è una costruzione mai vista altrove! |