La Madre

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Il Culto della Madre

Generalmente per “Madre” non si intende un’entità fisica e distinta, e neppure una entità divina secondo la comune concezione. La Madre è per i suoi adoratori l’emanazione stessa della vita: è la terra, la natura, l’universo. E’ l’energia vitale che permea ogni cosa vivente e non vivente; più che una divinità può essere considerata un principio.
La Madre dunque non è un essere senziente, nel modo in cui vengono concepiti gli dei nelle altre religioni: non ha uno “scopo” inteso come ambizione, non dispone di servitori che la onorino direttamente, non ha avversari che la osteggino.
I suoi fedeli non credono all’esistenza di tali dei, per lo meno non nel senso che i religiosi attribuiscono loro. Per un devoto alla Madre la divinità, intesa come essere superiore che soprintende in modo assoluto a determinati aspetti del creato, semplicemente non esiste. Possono piuttosto esistere entità che interpretano un simile ruolo, che comunque sono solo “parte” della Madre e dunque non meritevoli di una adorazione particolare. Il devoto alla Madre non ne venera gli aspetti specifici, quanto piuttosto il disegno complessivo, un disegno che non ha altra finalità che se stesso.
In un certo senso possiamo considerare la Madre come un pantheon a sé stante: chi non venera la Madre non considera nemmeno la sua esistenza, mentre chi la venera crede che tutto ciò che è al mondo è sua creazione, anche quello che comunemente viene attribuito alle altre divinità.
Per queste ragioni il culto della Madre si discosta nettamente dalle altre religioni su Ardania. Lo stesso atto della preghiera, comune a qualsiasi altro culto, per un devoto della Madre ha un diverso significato e può risultare superflua: ogni azione che segue il disegno della Madre è infatti un atto di devozione, che sia consapevole o meno.
Da queste premesse si comprende anche il disinteresse che hanno i seguaci di questo culto per la religione organizzata, sia nella struttura gerachica che nel dibattito teologico: entrambe le cose infatti sono ritenute superflue, semplici costruzioni e speculazioni astratte che non hanno nessuna aderenza alla realtà delle cose. Differentemente da quello che accade con le divinità dei vari pantheon, La Madre non viene solitamente rappresentata con una forma ricorrente, e l’iconografia che la riguarda è molto varia. La molteplicità dei significati e dei principi racchiusi nella figura della Madre non può essere trasfigurata in una rappresentazione univoca e trasversale a ogni cultura.
Anche il nome “Madre” è solamente uno dei nomi riconosciuti; il Grande Spirito venerato dagli sciamani qwaylar è un’altra rappresentazione del medesimo principio.

Trovate maggiori dettagli sulle limitazioni per i seguaci nella Madre nella sezione del Druido:

DRUIDO

Seguaci non druidi

Il culto della Madre non è solo appannaggio dei druidi. Tutti coloro che vivono a contatto con la natura possono aver sentito più facilmente il suo richiamo o percepito la sua essenza nelle cose, pur non raggiungendo i livelli di empatia e comprensione del druido. Il culto può prendere forme di venerazione diversa a seconda dei luoghi, delle razze, delle esperienze di vita. Ognuno è quindi libero di pregare la Madre e diverse culture possono aver ospitato luoghi di devozione, dove solitamente un druido accoglie i viandanti e dà rifugio alle creature bisognose.

Nota bene: non è possibile scegliere di giocare in fase di creazione del personaggio un seguace della Madre che non sia druido. Ardania è un mondo quasi totalmente politeista, è davvero difficile riuscire a credere in un principio totalizzante senza averne i derivanti poteri.

Chi non crede nella Madre ha una considerazione dei druidi, i maggiori esponenti del culto della Madre, in ragione della propria cultura e fede. Specialmente chi vive in città, e pratica culti non direttamente legati agli aspetti naturali, nutre una certa diffidenza per questi seguaci e non ne comprende lo stile di vita e talvolta l’operato. Invece chi vive a contatto con la natura riesce a comprendere meglio lo stile di vita di questi personaggi, ma non la dottrina. Il druido comunque è di norma accettato, ma solo se le sue azioni saranno ritenute consone nella cultura di cui è ospite, e ciò vale ancora di più per i semplici seguaci.
In alcune culture la Madre è vista come una entità separata dal Pantheon corrente. Viene quindi riconosciuta, ma è spesso considerata una forza neutrale e caotica, che si può mostrare benevola o distruttrice senza un apparente motivo. E’ considerata come una forza che sfugge alla comprensione dei mortali e pertanto è temuta e rispettata. Chi invece crede specificamente nella Madre vede nelle altre divinità adorate dagli abitanti di Ardania la trasfigurazione di alcuni limitati aspetti della loro religione. Per cui gli adoratori della Madre generalmente accettano e rispettano qualsiasi altro culto, cercando di inglobarne i significati all’interno piuttosto che contrapporli alle loro credenze. E’ questo il motivo che ha portato alla nascita di un culto così diffuso.

Il culto della Madre tra gli elfi è presente da “sempre” secondo i suoi adoratori. Gli elfi che venerano i Valar e che vengono in contatto con il culto della Madre tendono a farla coincidere con il Tulip. Essi considerano quindi i propri fratelli adoratori della Madre come curiosi soggetti, allontanatisi dalla tradizionale venerazione dei Valar per adorare direttamente la fonte primigenia del tutto. Il poco interesse (percepito e pratico) che nutrono verso gli dei tradizionali, data la profonda religiosità elfica e la rigidità di questa società, fa in modo che gli elfi devoti alla Madre siano spesso ai margini della Collettività, vivendo spesso come eremiti immersi nella Natura, tanto nei pressi quanto lontano dalle comunità. D’altra parte, la già fortissima venerazione del Tulip come entità principale da parte degli elfi tradizionali, ha permesso che questi elfi della Madre venissero sempre più o meno accettati.
L’episodio di integrazione più famoso è quello di Terlaj il Dotto ad Ondolinde. Lui ed il suo gruppetto di seguaci della Madre/Tulip è stato riconosciuto quasi un millennio fa. Tale gruppo, pur non facendo ufficialmente parte di Ondolinde e non avendo le dimensioni per essere considerato un vero circolo, risiede nelle terre della Celata e fornisce aiuto ad altri seguaci del culto o a chi ne fa richiesta. In casi eccezionali, il Bianco Concilio si è rivolto agli Eldar en Terlaj per raccomandazioni e consigli, ma normalmente si tengono in disparte, preferendo non interferire, per non intaccare il delicato equilibrio che consente loro la coesistenza con gli inflessibili Ondolindelore. Un discorso a parte merita la considerazione che gli elfi devoti ai Valar hanno degli umani adoratori della Madre. Per chiarire questo aspetto va premesso che questo culto è comunque considerato dagli elfi come qualcosa di estraneo alla religiosità tradizionale, di conseguenza la sua pratica da parte degli umani è vista come qualcosa di non dissimile dall’adorazione delle altre divinità del pantheon umano. Tuttavia gli umani adoratori della madre ed in particolare fra questi i Druidi, sono percepiti come soggetti molto più illuminati degli altri membri della loro razza, perché più in armonia con l’essenza delle cose. Si tratta tuttavia di un sentire spesso individuale, che non dà però adito a regolamenti o pratiche contrastanti con il naturale agire delle comunità elfiche.

A differenza di quella elfica, la teologia umana è slegata da un concetto di entità primigenia forte, e dunque il culto della Madre tende ad apparire molto più separato. In passato sembra ci siano state addirittura persecuzioni verso i seguaci del culto della Madre, ma alla fine la natura pacifica e spesso saggia di questi seguaci, in particolare dei druidi, ha permesso che questo culto venisse tollerato e spesso anche rispettato. La mancanza di un clero rigidamente organizzato è vista spesso come una minaccia da parte dei sacerdoti dei culti tradizionali.
Seppur non perseguitato apertamente, il culto della Madre tra i tremecciani è visto con diffidenza e, così come per tutti i culti diversi da Akkron, il suo esercizio e la sua propaganda sono vietati nelle terre di Tremec. Per quanto riguarda i rari tremecciani che studiano il credo della Madre essi tendono comunque a ricondurre alcuni suoi insegnamenti al culto di Akkron, soprattutto per quanto riguarda la tutela dei territori che Tremec considera sacri. Sono in molti a dire che i Qwaylar sono l’unico popolo che ha sempre creduto nella Madre. In effetti la religione Qwaylar venera un unico Grande Spirito, detto spesso Mawu, alla base di tutto e questa visione è per molti aspetti simile a quella della Madre. Il Grande Spirito è considerato come lo spirito “supremo e molteplice”, che incarna tutti gli aspetti del mondo, e da cui nascono come un fiume gli spiriti minori della giungla. Tutto è quindi considerato emanazione e parte di Mawu, e per un druido qwaylar la definizione di seguace della Madre o del Grande Spirito è priva di senso perché il suo credo è un tutt’uno con gli spiriti e la natura di cui fa parte. Non stupisce la presenza di un circolo druidico anche tra i Qwaylar.
Il tipo di venerazione della Madre al Nord appare ad occhi esterni come una contaminazione tra cultura nordica e tradizionale culto druidico. In realtà è un culto ben strutturato che verte sulla venerazione di Jurth, l’essenza generatrice del creato, e della sua manifestazione fisica, il sacro albero chiamato Yggdrasil, che dà il nome al circolo drudico.
I Gael, i druidi del Nord, ritengono inoltre che le divinità umane tipicamente venerate nelle proprie terre esistano e non siano che frutti del sacro albero, e quindi di Jurth. Integrano pertanto la tradizionale religione al proprio culto, riuscendo a divenire riferimento accettato da tutta la popolazione. Mentre i maghi sono condannati in quanto incapaci di manovrare le energie della natura in modo equilibrato, i Gael invece sono visti con rispetto proprio perchè i loro poteri sono all’opposto una manifestazione di perfetta sintonia con la natura.
Il concetto di Madre è quasi sconosciuto per i Nani, anche se esiste qualche rara leggenda o storia di nani che si sono legati a strane “energie” che scorrevano nelle profondità della terra, in grotte ove crescevano funghi e muschi rigogliosi. Storie a parte i nani sono estremamente diffidenti verso i druidi e il loro culto, principalmente a causa della rigidità della loro società e della loro mentalità conservatrice.

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Divinità