I Mezz’elfi

mezzelfo

Aspetto: nel loro sangue si uniscono le razze umane ed elfiche, per questo motivo hanno ereditato i lineamenti di entrambe le stirpi. Le loro forme sono più morbide e allungate rispetto a qualsiasi razza umana, ma non raggiungono l’armonia delle proporzioni fisiche elfiche. Hanno un colorito più chiaro e la loro pelle è più liscia rispetto ai loro genitori umani, in alcuni casi compaiono alcuni tratti tipicamente elfici, come ad esempio le orecchie allungate o i capelli molto chiari.

Linea Ruolistica: i loro usi e costumi, nonché l’educazione che ricevono, dipende da dove sono stati cresciuti, se in una società elfica o umana. Se cresciuti insieme agli umani si rivelano generalmente più distaccati e meno ambiziosi dei loro concittadini; mentre se vivono con gli elfi si ritrovano, crescendo più in fretta dei loro coetanei, ad avere meno tempo per seguire il percorso di formazione di un elfo. Sono questi i motivi che portano i mezzelfi a essere sempre come una sorta di “estranei” nella società in cui vivono, finendo spesso per scegliere una strada che li porta lontano dalla loro casa. Molte volte hanno provato a riunirsi in comunità più o meno vaste, ma fino ad oggi ogni tentativo è fallito. Questo è il motivo per cui sono così diffuse minoranze mezzelfe in ogni grande città. La scelta che si para loro innanzi è tra l’adattarsi ad una società esistente assorbendone gli usi e costumi, o la vita del giramondo.

Città di appartenenza: disposti uniformemente in tutti i regni umani. Un buon nucleo è insediato a Rotiniel.

Regni: il mezz’elfo è selezionabile ovunque sia accettato o tollerato; principalmente a Rotiniel, Hammerheim, Loknar.

Religione: Pantheon Umano o Elfico a seconda del bg del personaggio.

Introduzione

Lo scriba rilesse lentamente, ordinando con cura ogni foglio, il testo che ingombrava il tavolo per tutta la sua ampiezza; ai suoi lati, illuminati dalla pallida luce delle candele, ormai consunte, stavano numerosi libri, aperti ed accatastati alla rinfusa. Ogni tanto si voltava a controllare un passaggio da questi, per poi vergare una rapida correzione sulle pergamene. Giunto all’ultima sorrise soddisfatto; scrisse una breve intestazione, per poi spengere le fiammelle ed allontanarsi claudicante.

Questo testo viene redatto a partire dagli studi compiuti da Damior Lyrann, storiografo, mezz’elfo, abitante di Ceoris, bandito a seguito della Prima Guerra combattuta per il villaggio, ora scomparso. Possa la sua anima trovare la luce del Tulip.

Mezz’elfi

Una razza, la più giovane di Ardania, nasce dall’incontro tra la millenaria stirpe elfica e la civiltà umana. I mezz’elfi, così sono comunemente nominati gli individui di sangue misto, lottano per trovare il proprio posto nel mondo; spesso sono temuti o disprezzati, discriminati o compatiti.
Nell’ A.I. 199 del calendario umano la grave minaccia posta dal potere di Surtur su Ardania spinse gli elfi a rinunciare al loro millenario isolamento ed aiutare gli umani in guerra; ad allora risalgono i primi contatti tra le due razze, nonché le prime unioni miste: per quanto infatti gli elfi già da tempo visitassero occasionalmente i regni degli umani, sempre avevano celato con attenzione le loro reali identità, evitando scrupolosamente di mischiarsi a loro e di rendersi riconoscibili. Dunque i più anziani tra i mezz’elfi non hanno che 75 anni.
Intendo riportare qui tutto ciò che è stato possibile osservare in questo periodo, relativamente breve, riguardo a questa nuova razza, ricordando che probabilmente altro è ancora sfuggito all’attenzione degli studiosi e attende di essere svelato.

Descrizione generale

Data la vasta varietà di tratti che si osservano nei progenitori, non è possibile una descrizione generica che valga per ogni mezz’elfo: si distinguono individui in cui i tratti elfici sono forti e marcati, altri in cui sono deboli o accennati, nonché numerosissime sfumature tra questi due estremi. L’unico punto in comune a tutti i mezz’elfi è che in nessun caso il sangue di una delle due stirpi sembra prevalere completamente su quello dell’altra.
I mezz’elfi generalmente dunque hanno barba, come gli umani, nonché orecchie affusolate o in alcuni casi appuntite, anche se ad un’osservatore accurato raramente sfugge la differenza da quelle di un elfo di sangue puro. Nel fisico variano, da esili e proporzionati a forti e resistenti. Nonostante ciò è possibile notare alcuni tratti, che si ripetono con una certa regolarità e che dipendono in prevalenza dall’etnia del progenitore elfo.

Quenya

I mezz’elfi che discendono dai Quenya frequentemente ne ereditano la chioma dorata ed il pallore dell’incarnato, nonché il colore degli occhi, azzurri o nocciola, e la statura. Le orecchie sono affusolate, con la punta orientata verso l’alto. Possibili eccezioni sono i capelli scuri o rossi e gli occhi grigi, verdi o, raramente, neri; a seconda del colore della pelle del progenitore umano il chiarore di quella del mezz’elfo può affievolirsi, ma ne rimane sempre traccia. Quando il sangue quenya è molto forte nel mezz’elfo, può accadere che sia glabro.

Sindar

Comunemente i mezz’elfi discendenti dai Sindar hanno fisici agili e scattanti, che ricordano nelle proporzioni quelle degli elfi grigi; la chioma tende ad essere molto morbida e fluente, variando tra le tonalità del castano; gli occhi neri o marroni. Le orecchie si allungano lievemente verso la nuca. Non sono rari capelli di colore colore fulvo, accompagnati da occhi verdi, e sono possibili capelli scuri. La carnagione di questi mezz’elfi è lievemente olivastra o abbronzata.

Teleri

La chioma di un mezz’elfo discendente dai Teleri spesso è scura, o rossa, ma capita altrettanto di frequente che erediti invece la tonalità del progenitore umano. Più raramente nascono mezz’elfi con i capelli biondi e splendenti dei Quenya. Anche in altezza ne raggiungono facilmente le proporzioni. Le orecchie di questi mezz’elfi sono generalmente abbassate verso la nuca e lievemente allungate; se il sangue elfico è molto forte hanno la punta e assomigliano a quelle di un Telero. Gli occhi spesso sono neri o verdi, di rado azzurri; l’incarnato varia molto, ma tende ad assestarsi su di un colorito bronzeo lucente.
Drow
Fino ad ora non si sono osservati mezz’elfi con sangue Drow. Questi ultimi infatti generalmente disprezzano tutto ciò che non sia di sangue puro, elfico, quindi non è improbabile che considerino i mezz’elfi come delle aberrazioni; si ritiene impossibile pertanto che un elfo scuro procrei con un umano, se non costretto con la forza, e probabilmente mezz’elfi nati da queste unioni nella comunità Drow sarebbero immediatamente uccisi. Si può presumere che gli eventuali meticci di questo ceppo possano avere capelli bianchi o grigi, occhi grigi molto chiari e carnagione tendente al colore scuro tipico di quella stirpe, ma si tratta appunto di supposizioni.
I mezz’elfi invecchiano inoltre quasi con la stessa velocità degli umani: mentre questo avviene i loro capelli si schiariscono, diventando argentei o candidi, e le iridi si ingrigiscono; il sangue elfico sembra però difenderli dalla decadenza del fisico e dall’indebolimento, nonché dalle rughe: anche i più anziani ne hanno poche, solitamente a sottilineare le espressioni del viso più abituali. In base a queste osservazioni si ritiene che non abbiano una speranza di vita molto più lunga degli umani, ma fino ad oggi non si ha notizia di mezz’elfi morti di vecchiaia. Si è comunque calcolato approssimativamente che un mezz’elfo possa vivere mediamente tra i 90 e i 100 anni; fermo restando che coloro che abitano nei reami elfici, grazie alle avanzate conoscenze mediche di questa antica stirpe, potrebbero divenire lievemente più longevi.

Società

Nascono mezz’elfi non solamente i figli di un genitore umano ed uno elfo, od entrambi i genitori mezz’elfi; ma anche quelli generati da un genitore mezz’elfo ed uno umano o elfo. In seguito, facendo riferimento alla prima generazione intenderò indicare quei mezz’elfi i cui genitori siano uno di razza elfica ed uno di razza umana; con seconda generazione mi riferirò a coloro che abbiano un mezz’elfo tra i genitori; con terza generazione appellerò infine quelli i cui genitori sono entrambi dei mezz’elfi.
A differenza delle altre razze esistenti su Ardania questa nuova, giovane genìa non possiede una propria cultura, né una storia, né tradizioni, usi e costumi comuni a tutti gli individui che la compongono.
Mezz’elfi tra gli umani

La maggioranza dei mezz’elfi è infatti attualmente di prima generazione: ovvero, nati da un genitore umano ed uno elfo. Il genitore di sangue elfico, specialmente se Quenya o Sindar, in genere fa in modo che il bambino nasca nel Doriath, sotto le esperte cure delle levatrici di Beltaine; quando le condizioni e la salute del piccolo sono infine accertate però questi viene affidato all’altro genitore: gli elfi ritengono infatti che figli di sangue misto non riescano ad adattarsi a vivere nella collettività, con il risultato di spengersi lentamente. Nella maggioranza dei casi dunque l’infante, assieme al genitore umano, va ad abitare nei regni degli uomini. Là il mezz’elfo proverà ad integrarsi nella società umana, con alterne fortune; è percepito come una creatura strana, aliena, dotata di una forte spiritualità, e ciò non fa che evidenziare il confine che lo separa dalla gente comune. Molti, in conseguenza di queste differenze, ne coltivano un timore misto a meraviglia, altri arrivano all’aperto disprezzo. Quale che sia il caso specifico, il mezz’elfo dovrà adoperare tutte le proprie capacità per ottenere riconoscimento e fiducia dagli umani che lo circondano; con alcuni atteggiamenti, dettati dalle superstizioni, dovrà imparare a convivere, perché non lo abbandoneranno mai. Il generico sospetto con cui i mezz’elfi sono guardati li rende riservati, o solitari; numerosi, tra i meno fortunati, diventano cinici, disillusi ed egoisti; quando si riesce a fare breccia nella loro diffidenza, verso tutto e tutti, si può però stare certi che riconosceranno il valore di un’amicizia sincera o di un amore. Questi mezz’elfi crescono condividendo la cultura degli umani, nonché la loro religione. Sovente anche i mezz’elfi di seconda generazione rientrano in questo gruppo.

Mezz’elfi tra gli elfi

Un numero importante di mezz’elfi di prima generazione ha cercato di adattarsi a vivere nella collettività elfica; tentativi che quasi sempre sono stati coronati dall’insuccesso. I ritmi di vita all’interno della collettività sono infatti esasperatamente lenti per la percezione del tempo di un mezz’elfo e non pochi, intestarditi dai fallimenti, si sono consumati lentamente cercando di integrarsi. A questo, primo ostacolo, occorre aggiungere, in secondo luogo, la questione razziale. Mentre gli umani tendono a vedere un mezz’elfo come un individuo semplicemente di razza differente, gli elfi lo percepiscono come se fosse un elfo mancato: cioè, nel migliore dei casi come qualcuno con un buon potenziale, ma inespresso ed inadatto alla collettività; nel peggiore invece come un’erbaccia da estirpare per garantire la purezza del sangue. Tutto ciò, escluse delle eccezioni, spesso comuni nella città di Rotiniel, di cui scriverò in seguito, ha impedito a quasi tutti i mezz’elfi di ottenere un posto nei reami elfici. Coloro che però ci dovessero riuscire, attraverso una profonda comprensione e condivisione degli usi e delle tradizioni elfiche ed una provata fede nei Valar, nonché godendo di stima e fiducia sincere, da guadagnare giorno per giorno, diverrebbero parte della collettività, venendo trattati come fratelli a tutti gli effetti.
Poli d’attrazione

Menzione particolare meritano due comunità in cui il numero dei mezz’elfi diventa socialmente rilevante: Eldor ed il regno di Rotiniel. In altre realtà infatti ogni mezz’elfo percepisce delle difficoltà di integrazione, mentre in questi due casi ciò non avviene, o in maniera minore. Da un lato Eldor, nelle Terre Selvagge, è un gruppo che da ospitalità ai soli mezz’elfi, di qualunque provenienza: qui gli è possibile rifugiarsi lontani dai pregiudizi e dalle superstizioni di cui spesso sono oggetto nel resto di Ardania; insieme devono fronteggiare l’ostilità di molte forze, ma lentamente crescono in numero; sono in gran parte mezz’elfi di prima generazione emigrati dalle loro città, anche se non mancano individui di seconda e terza generazione. Dall’altro lato Rotiniel, patria dei Teleri, è una città che, ponendo come principio fondante la tolleranza, pur con tutte le naturali resistenze opposte dalla cultura personale e familiare degli abitanti a questo valore, è diventata casa di una importante minoranza di mezz’elfi; a questo si deve aggiungere che i Teleri sono la stirpe che più facilmente, per cultura e flessibilità, si mescola agli umani, sebbene l’unione carnale sia sempre vista come un’eccezione. Inoltre, diversamente dagli altri elfi, i genitori Teleri non usano separarsi da eventuali figli di sangue misto, preferendo allevarli nella loro accogliente collettività marinara e mercantile. Molti mezz’elfi di prima generazione sono attirati dall’ospitalità del regno di Rotiniel, molti altri vi nascono ed appartengono sia alla prima che alla seconda, che alla terza. Sia nel regno del Doriath meridionale che nella comunità di Eldor vige la libertà di culto, sicché i mezz’elfi che vi risiedono possono professare qualsiasi credo religioso che non sia ufficialmente bandito; è ovviamente più comune che nel Doriath siano fedeli ai Valar.
Arti e mestieri

Si capisce che con una simile diffusione e distribuzione, tra terre lontane tra loro e culture distanti, le professioni e le capacità dei mezz’elfi differiscano enormemente da individuo ad individuo. A tutti è comune un’ottima attitudine all’apprendimento, una mente intraprendente ed originale, ma anche curiosità, attenzione ai dettagli e cura dei particolari. Spiccano, con queste qualità e per ragioni differenti, come linguisti e diplomatici, come avventurieri e raminghi dediti ad una vita di vagabondaggi, ma anche come studiosi e mastri artigiani. In qualunque impresa si determino di compiere si impegnano senza risparmiare sforzi e dedizione: è così che riescono a studiare, se non assimilare, in tempi relativamente brevi, arti e tradizioni complesse ed antiche, sempre però rielaborandole e riadattandole secondo le proprie necessità o inclinazioni. Un artefice mezz’elfo, quale che sia l’arte in cui è maestro, a confronto con altri spicca per la singolarità e la novità dell’opera, su cui infonde inevitabilmente una propria impronta personale.
Sulle altre razze

Vivendo probabilmente fin da piccoli come vittime di una discriminazione piuttosto diffusa, molti mezz’elfi detestano con il cuore i pregiudizi razziali: costoro evitano dunque di farsi delle idee preconcette nei confronti di chicchessia. Altri possono non essere altrettanto generosi e nutrire un forte sospetto sia verso gli elfi che verso gli umani. Altri ancora possono adattarsi alla società umana, o elfica, tanto da impararne anche i pregiudizi. In ogni caso, le differenze di veduta tra i singoli mezz’elfi la fanno da padrone e non è possibile descrivere un pensiero comune e condiviso.

Riporto in questo capitolo tutto ciò che ho potuto raccogliere, leggere od ascoltare, riguardo alla stirpe dei mezz’elfi, che sia pettegolezzo, leggenda, favola o storia comunque non comprovata; non dubito che molti racconti siano sfuggiti alla mia attenzione, né che altri ne vengano creati in futuro.

I Figli di Surtur

Tra gli umani, specialmente nelle classi sociali meno elevate, circolano molte storie e credenze, di solito prive di fondamento; per il popolo comune un mezz’elfo è destinato ad attirare guai su di sé, coinvolgendo anche tutte le persone innocenti che lo circondano. Le ragioni di questa fama, probabilmente immeritata, vanno forse ricercate nelle vicende che hanno visto sorgere i mezz’elfi. Non di rado infatti, tra gli individui meno colti, essi sono creduti in qualche modo collegati all’oscuro potere di Surtur, che, anche se indirettamente, ne ha causato la nascita. Questa superstizione si è poi rapidamente diffusa, adattata alle culture locali, ed evoluta in una generica nomea di menagrami e portatori di sfortuna.

Nelle terre occidentali il legame di queste convinzioni con Surtur è più evidente, in quanto i mezz’elfi sono visti come untori, portatori di pestilenze, o come inguaribili bugiardi: secondo la superstizione popolare possono inoltre rendersi invisibili, nonché trasformare i bambini, attraverso macabri rituali, in altri mezz’elfi.

Nelle Terre Selvagge sono considerati piuttosto degli araldi, che annunciano con la loro venuta gravi disgrazie e catastrofi: una oscura e malevola entità ne guiderebbe dunque gli ignari passi là dove vuole colpire, forse come avvertimento ai propri alleati. Questa nomea si sta rapidamente estinguendo di fronte all’evidenza contraria dei fatti, ma sopravvive tenacemente tra mendicanti e squilibrati.

Gli eracliani credono che i mezz’elfi rubino le ombre delle persone che inconsapevoli ne incrociano lo sguardo, perciò evitano sempre di fissare negli occhi un mezz’elfo; per scongiurare questo pericolo alcuni usano “legarsi” l’ombra alle caviglie annodandoci dei nastri neri.

Inoltre, tra le popolazioni che vivono sulla costa e nelle isole, è diffusa la convinzione che siano segretamente dediti alla pirateria e sacrifichino i marinai, catturati nelle loro scorribande, ai Kraken delle profondità marine, per salvare le proprie navi dalla loro ira.

Un’usanza che sembra non avere confini, tra gli umani, è quella di fare gli scongiuri, segnandosi la fronte con l’unghia del pollice destro, per allontanare la sfortuna che un individuo di sangue misto porterebbe con sé; dappertutto però lo si considera un gesto poco educato da mostrare in pubblico, nonché vagamente offensivo per il mezz’elfo.

Altre convinzioni, variamente diffuse e più o meno false, sono: che i mezz’elfi che praticano la magia siano più facilmente portati verso le arti oscure; che il sangue dei mezz’elfi, per qualche strano ed inspiegato processo alchemico, sia blandamente velenoso o allucinogeno; che siano velenosi o allucinogeni i fumi prodotti dal bruciarne i capelli; che i denti canini estratti ad un mezz’elfo deceduto di morte violenta siano ottimi talismani portafortuna; che i mezz’elfi siano dotati di una vista particolarmente adatta alle ore notturne; che alla luce di Nut le loro ferite guariscano più rapidamente.

Gli Ibridi

Sono invece di origine razziale le discriminazioni di cui sono oggetto tra le popolazioni barbariche e nelle terre elfiche.

Nel nord ci si guarda dal sangue elfico che portano dentro di sé: si ritiene che li renda deboli, facile preda di illusioni e menzogne, svelti a tradire la parola data e quindi inaffidabili. I nani, generalmente diffidenti verso qualsiasi straniero, nutrono sospetto nei loro confronti per questa identica ragione.

Nel Doriath questa idea è ovviamente invertita nel soggetto: per gli elfi è infatti il sangue umano a macchiare i mezz’elfi, rendendoli superficiali, avidi e troppo poco riflessivi, quindi avventati; talvolta questi pregiudizi possono essere propri anche dei Teleri, mentre sono più diffusi tra Sindar e Quenya.

I Priminati

Si narra la storia che, anticamente, prima del periodo dei Falò senza Luce, gli elfi avessero generato alcuni mezz’elfi con gli uomini di allora, forse per studiarli, forse per impiegarli nella collettività. Quali che fossero le ragioni, di questi Priminati ben presto si persero le tracce; la leggenda non spiega se ciò sia avvenuto per l’abbandono del progetto da parte degli elfi, se questi Priminati siano sfuggiti intenzionalmente al tirannico controllo dei loro creatori o se semplicemente siano stati cancellati durante uno dei Falò; alcuni credono che la loro discendenza sia sopravvissuta attraverso i millenni, vagando per Ardania, accumulando conoscenze ed esperienze, fino a trascendere la mortalità ed oltrepassare il cancello per un altro mondo; altri giudicano questi racconti infondati e li tramandano come semplici favole per bambini.

Dualità

Per gli elfi la duplice natura dei loro discendenti di sangue misto è carica di significati simbolici o spirituali; specialmente tra i Sindar il sangue doppio dei mezz’elfi assume questa valenza: secondo alcuni elfi grigi, ad esempio, il mezz’elfo, ascoltando con attenzione, può udire distintamente il richiamo del sangue elfico contrapposto a quello umano, a volte addirittura in lotta per il controllo sul corpo.

I Teleri invece vedono la doppia natura come un’utile risorsa, sotto il controllo della volontà del mezz’elfo, che gli consente di comunicare e contrattare con successo con ogni tipo di interlocutore; nei fatti, di tutte le storie raccolte fin qui, questa è la sola, secondo la mia esperienza, ad avvicinarsi alla verità.

Per questa stessa dualità altri, sia tra i Teleri che tra le altre due stirpi, li credono invece creature di Morrigan, Dea dai due volti, destinati ad un posto speciale, ma ancora sconosciuto, nei suoi piani.

Scritto da Damior Lyrann
Redatto a Ceoris il 27 Forense 274 C.I.,
28 Ninui della 35a parte della 21a fioritura

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Storia e Razze