- Fri Mar 03, 2023 12:00 am
#56091
21 Forense 287, secondo la conta atana
La mezzelfa si svegliò nel suo letto in un bagno di sudore, la mano stretta convulsamente al uno dei pilastri alla testata del letto.
Era stata una notte difficile al rientro da Ilkarin: ricordava poco e niente della cerimonia dopo i canti rituali, compresi i sogni di quella lunghissima notte. Il mare occidentale in tempesta, odore di salsedine e schegge di legno a ferirle i palmi: sale sulle sue ferite; Venicius che le tendeva la mano incapace di raggiungerla e la sensazione di soffocare mentre il faro del porto di Tortuga svettava su di lei minaccioso. Caldo opprimente, una figura ammantata di verde, occhi neri e il dolore di una coltellata al basso ventre. Urlava piegata sulla seta dei tappeti che lei stessa aveva tessuto mentre di fronte a lei sfilava un carosello di volti come un ricordo troppo potente per essere evocato restando lucida. La donna dalla maschera di onice e ambra con gli occhi come le tigri del deserto la guardava tendendole la mano, istintivamente aveva allungato il palmo verso di lei ipnotizzata e inerme allo scintillio del pugnale tra le dita di lei fin quando una mano guantata di pelle rossa non si era frapposta allontanando la figura nel nucleo nero opaco di uno spazio senza tempo. Aveva invano cercato di raggiungerla precipitando per un momento che era sembrato infinito, l'istante dopo era sdraiata su un prato. Aveva goduto della senzazione dell'erba fresca tra le dita dei piedi e aveva aperto gli occhi su un cielo pieno di costellazioni che non conosceva.
Una parola risuonava nell'aria e nella sua mente... "Strega".
Si era alzata controvoglia, l'aria nella stanza era gelida nonostante il clima mite del Doriath, le lanterne e i due candelabri ai piedi dell'altare spenti.
Aveva indossato distrattamente la prima cosa che aveva trovato e si era inginocchiata davanti al suo altare riaccendendo le candele con uno schiocco di dita per gli atti di devozione mattutina. "Signora delle Maree, salvami dalle tempeste di mia breve esistenza. Proteggimi dai venti che mi allontanano dai miei obiettivi e conducimi su rotte sicure" sussurrò sciacquandosi le mani nel bacile di acqua marina per poi segnarsi la fronte. La fiamma dei candelabri languì fino a spegnersi.
Il demone la inseguì fino all'angolo della stanza, cercò di fuggire ma un solo sguardo avvelenò il suo sangue prostrandola... "Feanor", riuscì a sussurrare prima di cadere a terra. Si era svegliata col Primo Paladino che le asciugava le labbra dal liquido arancione iridescente, costernato, Machival li guardava corrucciato.
"Primo..."
"Sei di nuovo tra noi, cara"
"Cosa...?"
L'elda aveva scosso la testa, serio: "A nulla è servito contro i veleno il potere dei Valar ne quello degli Dei Atani"
La mezzelfa cercò di alzarsi poggiandosi al bastone, una parola risuonava di nuovo nella sua testa pronunciata da due voci diverse con toni opposti... "Strega"
La mezzelfa si svegliò nel suo letto in un bagno di sudore, la mano stretta convulsamente al uno dei pilastri alla testata del letto.
Era stata una notte difficile al rientro da Ilkarin: ricordava poco e niente della cerimonia dopo i canti rituali, compresi i sogni di quella lunghissima notte. Il mare occidentale in tempesta, odore di salsedine e schegge di legno a ferirle i palmi: sale sulle sue ferite; Venicius che le tendeva la mano incapace di raggiungerla e la sensazione di soffocare mentre il faro del porto di Tortuga svettava su di lei minaccioso. Caldo opprimente, una figura ammantata di verde, occhi neri e il dolore di una coltellata al basso ventre. Urlava piegata sulla seta dei tappeti che lei stessa aveva tessuto mentre di fronte a lei sfilava un carosello di volti come un ricordo troppo potente per essere evocato restando lucida. La donna dalla maschera di onice e ambra con gli occhi come le tigri del deserto la guardava tendendole la mano, istintivamente aveva allungato il palmo verso di lei ipnotizzata e inerme allo scintillio del pugnale tra le dita di lei fin quando una mano guantata di pelle rossa non si era frapposta allontanando la figura nel nucleo nero opaco di uno spazio senza tempo. Aveva invano cercato di raggiungerla precipitando per un momento che era sembrato infinito, l'istante dopo era sdraiata su un prato. Aveva goduto della senzazione dell'erba fresca tra le dita dei piedi e aveva aperto gli occhi su un cielo pieno di costellazioni che non conosceva.
Una parola risuonava nell'aria e nella sua mente... "Strega".
Si era alzata controvoglia, l'aria nella stanza era gelida nonostante il clima mite del Doriath, le lanterne e i due candelabri ai piedi dell'altare spenti.
Aveva indossato distrattamente la prima cosa che aveva trovato e si era inginocchiata davanti al suo altare riaccendendo le candele con uno schiocco di dita per gli atti di devozione mattutina. "Signora delle Maree, salvami dalle tempeste di mia breve esistenza. Proteggimi dai venti che mi allontanano dai miei obiettivi e conducimi su rotte sicure" sussurrò sciacquandosi le mani nel bacile di acqua marina per poi segnarsi la fronte. La fiamma dei candelabri languì fino a spegnersi.
Il demone la inseguì fino all'angolo della stanza, cercò di fuggire ma un solo sguardo avvelenò il suo sangue prostrandola... "Feanor", riuscì a sussurrare prima di cadere a terra. Si era svegliata col Primo Paladino che le asciugava le labbra dal liquido arancione iridescente, costernato, Machival li guardava corrucciato.
"Primo..."
"Sei di nuovo tra noi, cara"
"Cosa...?"
L'elda aveva scosso la testa, serio: "A nulla è servito contro i veleno il potere dei Valar ne quello degli Dei Atani"
La mezzelfa cercò di alzarsi poggiandosi al bastone, una parola risuonava di nuovo nella sua testa pronunciata da due voci diverse con toni opposti... "Strega"
Paura e mani, mai avute
Malynna Lethduwe dei Da Mora: Mezzelfa molesta, Ministro con portafoglio
morazor—10/03/2022: ma sotto la voce hobby nel CV hai messo "sparare sulla croce rossa"?
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