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[urbano]

Naia mangiava carne di troll in un anfratto roccioso mentre, poco lontano, sul fuoco adiacente la sua Tsàra, Yaneril cuoceva uova e patate. Si trovava in una zona collinare nell'est delle Terre Selvagge, abitata da giganti che, solo pochi giorni prima, avevano arso decine di alberi nei boschi a nord della baita druidica, in cerca di nuove radure.

Finita la frugale cena, si avvolse nella cappa color foresta e restò a fissare il fuoco. Si soffermò dapprima sui contrasti nero-bianchi delle braci in legno di quercia, quindi seguì con lo sguardo piccoli frammenti di cenere, più leggeri dell'aria, salire verso l'alto ondeggiando come a voler imitare la ritmata ma imprevedibile danza del fuoco. Strizzò gli occhi, già stanchi, per cercare tra le sfumature rosso-giallo il momento esatto in cui la fiamma perdeva intensità e calore. Infine si perse, tra realtà e immaginazione, nella molteplicità delle infinitamente minuscole parti di materia che dalla fiamma si staccavano, perdendosi nel buio della notte e cambiando forma e sostanza, ma non essenza.

Si addormentò davanti al fuoco che pian piano si spegneva, ben stretto nel manto, mentre il suo compagno si sistemava vicino a lui, protettivo. Il pensiero razionale scemava e con esso i turbamenti legati alla strada che non sapeva trovare e alla consapevolezza che non aveva.

Era questo lo scopo del suo Eremitaggio.

La mattina dopo, prima dell'alba, accese una torcia per cercare del cibo: radici, funghi e bacche abbondavano nei boschi di quelle rigogliose colline. Intorno a lui, sfruttando il momento di torpore dei giganti, chiusi nelle loro cavernose dimore a digerire i pasti notturni, la vita fremeva: scoiattoli e orsi si affrettavano a riempire le loro dispense in vista dell'inverno, i cinghiali con i cuccioli dell'ultima estate si abbeveravano ad un ruscello mentre alcuni cervi cercavano sui rami bassi degli alberi le ultime foglioline verdi, tenere coperte di rugiada. Udiva la soave musica che sembrava guidare le foglie ingiallite nella loro vorticosa discesa e la seguì fin da dove sembrava provenire, poco distante, dietro una piccola cresta. Il suonatore era seduto con la schiena contro un albero e faceva vibrare le corde del suo strumento con lo sguardo perso tra le fronde, come rapito.

Dopo alcune brevi presentazioni, in cui il suonatore disse di chiamarsi Liuto e di venire dalle campagne boschive intorno a Nosper, Yaneril offrì del cibo appena raccolto e, dato il viso smunto e la magrezza del corpo dell'ospite, preparò anche della carne che insaporì appena con qualche erba aromatica. Mentre lui cucinava, Liuto continuava a suonare la melodiosa litania che l'aveva trascinato fin lì, facendogli perdere il senso del tempo.


I due mangiavano in silenzio quando Naia, stesa a terra, si rizzò di scatto puntando le antenne in direzione di un rumore, sempre più forte e rimbombante tanto da far vibrare il terreno. Nemmeno ebbe il tempo di darsi dello stolto per aver cucinato carne sul fuoco che due troll già gli correvano incontro puntando dritto verso di lui, gridando e agitando enormi clave. Spaventato, estrasse la sua arma, sussurrò alcune parole chiamando in aiuto Ella per averne la protezione e si preparò allo scontro. Naia si lanciò furibondo su uno dei due troll scaraventandolo contro i tronchi degli alberi, mentre l'altro incominciò a duellare con Yaneril, pronto a battersi come una furia. Lui però non era un combattente: movimenti inutili, respirazione forzata e nervi tesissimi lo stancarono in pochi minuti, proprio mentre due ciclopi sopraggiungevano mettendo Naia in seria difficoltà. Uno dei due, scaltro, colse l'attimo in cui il massiccio scarafaggio runico guadagnava spazio per preparare un altro assalto e ne approfittò per caricare in direzione di Yaneril, incurante del troll che ancora si stava battendo con lui. Impattò violentemente con la testa contro quella del troll, mentre con il braccio aperto colpì il mezz'elfo in pieno viso, facendolo stramazzare al suolo.

Alzò lo sguardo con la testa pulsante sangue che gli usciva a fiotti dalle narici e vide Liuto, in piedi, spalle contro l'albero di prima, che suonava senza apparente turbamento per la battaglia imperversante intorno a lui. Strisciò carponi dietro una grossa quercia supplicando in cuor suo Ella di salvare almeno Naia, che nel frattempo aveva atterrato il ciclope ma, sfinito e sanguinante, si apprestava ad affrontare l'ultimo avversario, restando sulla difensiva. La musica di Liuto cambio di intensità e tono, Yaneril sentì un ringhio crescere dentro di lui, non di rabbia verso quei giganti, ma di attaccamento all'essenza e voglia di vivere; cerco quindi di normalizzare il ritmo del respiro che si fece man mano più profondo mentre il suo corpo si copriva di peli neri, sulle sue mani e i suoi piedi le unghie lasciavano spazio ad artigli e la sua bocca grondante sangue si apriva in fauci.

Il lupo si avventò alle spalle del ciclope, gli lacerò i legamenti delle gambe con le zanne e prese la rincorsa prima dell'ultimo assalto, diretto al viso. Il ciclope ebbe il tempo di coprirsi il volto, così che gli affilati canini gli si conficcarono nel braccio, in profondità, mentre Yaneril allungava disperatamente i suoi artigli verso l'unico occhio del mostruoso gigante. Il ciclope, accecato e ferito, strisciò qualche metro, prima che Naia, con le ultime forze, si avventasse su di lui.

Liuto smise di suonare e si voltò serafico verso il Thànar:

"Non temere la tua dualità, l'essenza delle cose non muta con la sua forma, che invece è in costante cambiamento, più rapido di quanto tu non ti accorga. Arda ha un progetto anche per te."

Poi guardò ghignante il corpo del ciclope senza occhio.

"C'è più di quanto pensi, in te e nel mondo. Segui la tua Via, proteggiti con il tuo Artiglio più forte e non smettere di cercare."