La Fenice
Il primo mese del 284, il PostApritore consacrato a Crom, era un mese di grandi festeggiamenti e preparativi nell’impero di Amon, e non solo. Storicamente ogni azione, guerriglia contro non-morte e abomini demoniaci, erano consacrati e dedicati al grande Padre Crom e onorate le sue armi mitologiche Oscillante e Risplendente, forgiate dal figlio Aengus, signore della Forgia.
Il grande tempio a lui dedicato, fuori dalla Vecchia Amon, era quasi stato terminato, le statue si potevano già vedere poste all’ingresso, all’altare, le fiamme di pietra troneggiavano sicure scolpite con maestria ed era tempo di consacrare quel fuoco e quella lava. Serviva un sacrificio particolare, una morte che significata rinascita e il Sommo Templare Victoria Ek convocò a sé l’Ordine, parlando in particolar modo ai cacciatori.
Dovevano riuscire a catturare una fenice, come aveva chiesto ad Eulania la Discepola oramai da molto tempo, perciò insieme partirono per una specifica isola. Non avevano ancora ben chiaro come fare, come aggirare le sue piume fiammeggianti, serviva uno studio congiunto e pensare ad un piano. Ma la sorte fu benevola e lì, avventurieri animati di grande pazienza, trovarono un cacciatore di tesori, bizzarro quanto utile, che spiegò loro come catturare una fenice.
“Serve un cappuccio che le impedisca di vedere e dei guanti per non farvi bruciare le mani!”
Disse l’uomo conducendoli alla propria nave che pareva più un bazar tanto erano le cianfrusaglie e le cose accatastate. Victoria aveva dotato le sue cacciatrici Dorotea e Eulania di guanti in pelle adatta ma la vera scoperta fu quel particolare cappuccio.
Dorotea ed Eulania tentarono di catturarla, non era affatto semplice, ma Eulania ne fu capace con la gioia dei presenti che, con forza e decisione, la supportarono quando fu il momento di chiuderla in una grande cassa capace di contenere il suo calore.
L’aiuto di quello straniero fu provvidenziale e la Fenice fu rinchiusa in una gabbia in attesa del giorno del rituale.
Il dono del Nord
Era oramai il secondo mese del 284 Forense e l’attesa per l’inaugurazione del Tempio delle Forge si stava accorciando, i preparativi in seno all’Ordine Templare erano vividi e profondi erano i pensieri del Sommo Templare che aveva chiesto ai ministri di Aengus di varie terre di poter intervenire e rafforzare il rituale di inaugurazione.
Particolare gradita fu la sorpresa che una sera Goran della chiesa del Nord, insieme a Thorgad e agli altri di Helcaraxe, fecero recandosi ad Amon con speciali doni, simbolo di vicinanza religiosa e di collaborazione per il nuovo Tempio.
“Vi abbiamo portato metalli, ori e armi, raccolti per voi, per contribuire materialmente a questa opera nel nome del Dio della Forgia Aengus, ma anche tre doni propizi e di buon auspicio, simbolo di forza e potere. Tre stalloni nordici.”
Così parlarono i nordici e Victoria ne rimase molto colpita comprendendo, da donna in parte di origini nordiche, il senso e la profondità di quel gesto.
I grandi stalloni furono fatti entrare nella prima stanza del tempio, al cospetto della statua di Aengus e insieme pregarono, uomini del sud e del nord, unendo le proprie fedi nel nome del grande Dio.
Il rituale d’inaugurazione
E infine con il terzo mese del 284 giunse il tanto sperato giorno dell’inaugurazione. Victoria ripercorse ogni fase, ogni compito che era stato distribuito ai propri praelati e non solo, tutto doveva essere perfetto e tutto sarebbe dovuto rimanere nella memoria della Guerriera.
Dopo così tanti mesi, spedizioni, lavori, progetti e collaborazioni, lì in quelle montagne storiche, cordone di confine tra Amon e il proprio scopo e nemico, finalmente sarebbe sorto il luogo che avrebbe protetto i fedeli di Aengus. Era tempo di compiere il sacrificio.
Radunati gli amici e i popoli fedeli intorno all’altare centrale, sopra la lava e accanto all’altare a forma di Forgia, Il Sommo Templare Victoria Ek invocò silenzio e benedizione. Domyt dell’Ordine e Dorotea erano stati incaricati di condurre la Fenice sull’altare tramite la grande cassa.
Quando questa giunse notò la tensione nello sguardo del Gran Maestro dei Cavalieri, Hickaru PhoenixFlames, e dei suoi Cavalieri, sapeva bene quando la donna fosse legata a quell’animale e percepì in lei il timore che la bestia leggendaria fosse uccisa lì, su quell’altare. Ma andava fatto, il fervore andava nutrito e il favore del dio della Forgia meritava quel rischio. Avrebbero dovuto pregare, insieme, che il prodigio del risorgere dalle ceneri, potesse avere luogo, perché quello avrebbe consacrato per sempre un’aura mistica potente in quella lava, su quelle forge.
E così si prepararono.
Il salmodiare del Sommo e dei suoi prelati si alzò, i presenti si unirono timidamente ai canti e alle invocazioni e quando Dorotea e Domyt sull’altare posero fine alla vita di quello straordinario animale fiammeggiante, tutti trattennero il respiro. La tensione era forte, le preghiere più forti, il caore della lava che scorreva rendeva le fronti imperlate di sudore… Victoria urlò con tutta la voce che aveva, usando ogni minima parte della propria fede per onorare il Fratello della propria Signora, per onorare il sangue, la fiamma, la storia.
“Aengus in tuo onore fa che risorga!”
Urlò… e sotto gli occhi di tutti…
… il prodigio avvenne!
Maestosa e ancora più grande dalle ceneri di quel fuoco straordinario, che consumava il corpo della fenice, ne sorse una ancora più grande, maestosa e indomabile!
Sotto lo sguardo commosso, incredulo, sollevato e meravigliato di tutti la Fenice risorse dalle proprie ceneri, benedicendo con la sua straordinaria fiamma le forge e la lava, volando tra i presenti per poi sparire lontano nei cieli oltre la caverna sacra. Il Sommo Templare Victoria invitò allora la Sacerdotessa Hickaru a parlare per Aengus, invocando la benedizione e sacrificando un’arma nel magma intorno alll’altare.
E così fu per tutti, amoniani e presenti, a sacrificar armi, radici e reagenti, nel nome del Dio della Forgia.
Ciò che doveva essere compiuto era avvenuto, quel che per mesi era stato un progetto e tanta fatica, aveva visto il suo culmine a la nascita, così, con torce di nuova fiamma, i presenti illuminarono il primo ingresso del tempio, davanti ai bassorilievi di Aengus e alla sua statua.
Il Sommo Templare si inchinò, da quel momento chi attraversava quei cunicoli avrebbe potuto invocare la protezione di colui che domina le montagne e trovarne forza.
Nel cuore degli Orquirian per sempre, nel nome di Aengus!
Victoria chiuse quel libercolo foderato di cuoio artico e sorrise. Quella preziosa memoria storica era stata scritta su ruvida carta e sigillando le pagine con le decorazioni, in cuor suo, sigillava la propria opera nelle terre verdi.
Molte cose erano mutate nel frattempo, perché così avevano tracciato gli Dei Danu ed Aengus sul suo destino, o perché il Fato che ci governa ci mette sempre alla prova, giorno dopo giorno, scelta dopo scelta.
Nel proprio cuore l’opera per Aengus era uno straordinario ricordo ed il grande quadro sulla parete che aveva dipinto glielo avrebbe sempre riportato alla memoria, ma davanti c’era Danu che con furenti venti la chiamava. Era tempo di donare ogni propria opera alla Signora dei Mari, perché questo era sempre stato il suo primo scopo, servire la Dea, con ogni mezzo, in ogni luogo di Ardania, portando il suo culto in alto.
Con la Luce della Dea, con la Furia dei suoi Mari e con la Forza dei suoi Venti.
FINE