- Mon Oct 28, 2019 1:30 pm
#2340
Soffiavano freschi i primi venti autunnali, tra le chiome degli alberi si rincorrevano, in quella macchia di bosco silenziosa ai piedi dei monti Orquirian. Le pareti rocciose sembravano più grigie, forse a causa di un sole davvero fioco, impervie le cime toccavano le nuvole e quante volte i rapaci avevano nidificato lì per poi scendere in picchiata a rapire qualche preda. Uno scalpiccio lento annunciò l’apertura dei cancelli del Forte che faceva da cornice a quello scenario solennemente naturale. Arrivò una ragazza dal rosso manto e si fermò inspirando a pieni polmoni.
Victoria alzò lo sguardo cercando qualcosa di diverso, non c’era neve lassù sui monti, o forse sì… pochi scalatori si erano avventurati e i più non erano tornati per raccontarlo. Sotto invece, in quel dedalo di caverne e alture, per generazioni gli uomini dal Cremisi mantello avevano scongiurato la morte, incontrato il favore degli Dei, affrontato orchi, interi clan di orchi e insidiosi topi giganti dalle capacità magiche. La natura corrotta dalle radici aveva preso forma con tentacoli terribili e qualche volta qualche sprovveduto ci inciampava azzoppando anche il cavallo. Ma in ogni caso, quei cunicoli, salvatori e terribili, erano stati la casa di combattenti e scudi d’oriente, pronti a far arretrare ogni minaccia.
La giovane sacerdotessa sorrise ripensando alla prima volta che si era avventurata, forte dei figli della Signora del Mare, protetta dai tentacoli del suo guardiano abissale, coraggiosa e temeraria per poi… perdersi e girare per ore a vuoto a caccia di una via d’uscita che non trovava. Era passato del tempo ma la domanda che si faceva sovente era a chi si fosse rivolta e perché poi, e quel giorno ebbe nuovamente una visione, un’illuminazione.
Le lingue di fuoco danzavano da una roccia chiarissima, come fuochi fatui salivano a tratti freddi verso il cielo di una caverna, come un silenzioso rituale di fiammelle e poi il grande calore bruciava erbe secche usate nei templi, animando figure fatte di fumo… e lì appariva uno sguardo feroce, possente e sicuro.
Sgranò gli occhi, facendo arrestare il proprio destriero bardato e disciplinato, e ascoltò quel leggero vento. Si sentì confortata dal pensiero dei discorsi che aveva da poco fatto con i suoi fratelli, i Praelati dell’Ordine, i ministri che con lei condividevano missione e intenti, chi con armi di ferro, chi con animo saldo, chi più scoppiettante o riflessivo, chi con poteri sacri evidenti.
“L’Imperatore ha dato il suo avallo, il nostro progetto può partire miei cari fratelli.”
Disse la ragazza mentre il Rosso di Amon che tracannava dal calice iniziava a scaldarle le gote. E se non l’avessero presa sul serio? Perché a causa di quel delizioso vino era tornata la ragazza di sempre, lieve, fluida come il mare della sua Signora. Ma no, in fondo loro erano abituati così, a danzare tra formalità, formalismi e complicità. Bastava guardarsi negli occhi per capire cosa doveva essere fatto, senza molte parole.
E le parole lì ora le sembravano davvero superflue, perché tutti sapevano a chi si affidavano ogni volta che attraversavano quei cunicoli, non sarebbe stato necessario spiegare. Se la fede fosse stata vera e la fedeltà anche, niente avrebbe potuto scalfire quei legami e quegli intenti.
Qualcosa di grande lì sarebbe avvenuto, a memoria, per rafforzare gli spiriti e omaggiare chi con grandi e sicuri occhi li fissava dal cuore, forse, di quegli altissimi monti da più di un secolo.
Lúrë Hyalmanar
Maestra del Dono a Guida dell'Azzurra Accademia|Farmer delle Firme Rotinrim°Maestra Sarta°Vincitrice Alta Contesa di Eruanna 287|La sconsideratezza nell'uso di un sistema non è affatto scusabile|Pellegrinaggio al Tulip
Soffiavano freschi i primi venti autunnali, tra le chiome degli alberi si rincorrevano, in quella macchia di bosco silenziosa ai piedi dei monti Orquirian. Le pareti rocciose sembravano più grigie, forse a causa di un sole davvero fioco, impervie le cime toccavano le nuvole e quante volte i rapaci avevano nidificato lì per poi scendere in picchiata a rapire qualche preda. Uno scalpiccio lento annunciò l’apertura dei cancelli del Forte che faceva da cornice a quello scenario solennemente naturale. Arrivò una ragazza dal rosso manto e si fermò inspirando a pieni polmoni.
Victoria alzò lo sguardo cercando qualcosa di diverso, non c’era neve lassù sui monti, o forse sì… pochi scalatori si erano avventurati e i più non erano tornati per raccontarlo. Sotto invece, in quel dedalo di caverne e alture, per generazioni gli uomini dal Cremisi mantello avevano scongiurato la morte, incontrato il favore degli Dei, affrontato orchi, interi clan di orchi e insidiosi topi giganti dalle capacità magiche. La natura corrotta dalle radici aveva preso forma con tentacoli terribili e qualche volta qualche sprovveduto ci inciampava azzoppando anche il cavallo. Ma in ogni caso, quei cunicoli, salvatori e terribili, erano stati la casa di combattenti e scudi d’oriente, pronti a far arretrare ogni minaccia.
La giovane sacerdotessa sorrise ripensando alla prima volta che si era avventurata, forte dei figli della Signora del Mare, protetta dai tentacoli del suo guardiano abissale, coraggiosa e temeraria per poi… perdersi e girare per ore a vuoto a caccia di una via d’uscita che non trovava. Era passato del tempo ma la domanda che si faceva sovente era a chi si fosse rivolta e perché poi, e quel giorno ebbe nuovamente una visione, un’illuminazione.
Le lingue di fuoco danzavano da una roccia chiarissima, come fuochi fatui salivano a tratti freddi verso il cielo di una caverna, come un silenzioso rituale di fiammelle e poi il grande calore bruciava erbe secche usate nei templi, animando figure fatte di fumo… e lì appariva uno sguardo feroce, possente e sicuro.
Sgranò gli occhi, facendo arrestare il proprio destriero bardato e disciplinato, e ascoltò quel leggero vento. Si sentì confortata dal pensiero dei discorsi che aveva da poco fatto con i suoi fratelli, i Praelati dell’Ordine, i ministri che con lei condividevano missione e intenti, chi con armi di ferro, chi con animo saldo, chi più scoppiettante o riflessivo, chi con poteri sacri evidenti.
“L’Imperatore ha dato il suo avallo, il nostro progetto può partire miei cari fratelli.”
Disse la ragazza mentre il Rosso di Amon che tracannava dal calice iniziava a scaldarle le gote. E se non l’avessero presa sul serio? Perché a causa di quel delizioso vino era tornata la ragazza di sempre, lieve, fluida come il mare della sua Signora. Ma no, in fondo loro erano abituati così, a danzare tra formalità, formalismi e complicità. Bastava guardarsi negli occhi per capire cosa doveva essere fatto, senza molte parole.
E le parole lì ora le sembravano davvero superflue, perché tutti sapevano a chi si affidavano ogni volta che attraversavano quei cunicoli, non sarebbe stato necessario spiegare. Se la fede fosse stata vera e la fedeltà anche, niente avrebbe potuto scalfire quei legami e quegli intenti.
Qualcosa di grande lì sarebbe avvenuto, a memoria, per rafforzare gli spiriti e omaggiare chi con grandi e sicuri occhi li fissava dal cuore, forse, di quegli altissimi monti da più di un secolo.
Lúrë Hyalmanar
Maestra del Dono a Guida dell'Azzurra Accademia|Farmer delle Firme Rotinrim°Maestra Sarta°Vincitrice Alta Contesa di Eruanna 287|La sconsideratezza nell'uso di un sistema non è affatto scusabile|Pellegrinaggio al Tulip