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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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#32116
Erano passati anni da quando Kurtz aveva scelto Elok’Nar come casa. Solo qui si era sentito libero come ogni uomo avrebbe dovuto sentirsi. Gli anni ad Hammerheim avevano rischiato di distruggerlo, portandogli via i genitori, uno dei fratelli e la libertà. Ma Loknar… quell’isola era un’altra cosa. Un piccolo centro abitato, ma popolato da genti valorose e abituate sin dalla lontana fondazione dell’insediamento a combattere per la libertà, che gli era stata sin dal principio negata e che li aveva costretti a trovare, lontano dal Continente, un luogo dove meglio esprimere la loro fede, al sicuro dalle atroci persecuzioni del Continente.

Non sempre però la libertà era una cosa positiva. Spesso la libertà veniva percepita con paura, e di fronte alla paura i deboli e gli inetti rispondono con le armi. Era stata questa la scelta di Amon, alla richiesta di un confronto teologico con la chiesa dei Sette.

Numerosi furono gli scontri susseguiti da questa scelta. Dal continente umano alle terre selvagge scorreva sangue di Amoniani e Loknariani, intenti a difendere gli ideali con cui erano cresciuti.
Ma dopo 8 mesi di sangue, la battaglia decisiva era finalmente vicina. Kurtz aveva imparato molto dai suoi predecessori, sapeva che questa battaglia non poteva essere vinta senza l’aiuto di tutti i difensori della Libertà di Loknar. Era dunque necessario riunirsi, per discutere del piano di guerra.

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Loknar passò un’intera notte di pianificazioni e strategie. Nessuno poteva dormire sapendo che la propria libertà era minacciata. Fortunatamente però, Loknar non era da sola. Gli uomini della giungla si erano sempre dimostrati fedeli ai manti neri, e i due popoli condividevano gli stessi valori.

Spinti da quest’unione, i due popoli uniti si recarono nelle profondità della giungla, guidati da Spire nere, la Tlatoani della tribù di Timata Ora.

Giunti a destinazione, trovarono numerosi leoni e lama intrappolati in grosse reti. Infatti, i Qwaylar associavano degli animali ai loro nemici, in base alle similitudini e alla cultura del popolo. Vicino a ciascun animale, delle fiamme: una per ciascuna vittima.
Spire Nere sacrificò gli animali e insegnò ai presenti come costruire delle bambole utilizzando le pelli degli animali morti.

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Era tutto pronto. L’abilità nel tessere di Spire Nere era fondamentale per la riuscita del rito le sue dita non indugiarono a cominciare a lavorare.
Cominciò tessendo le pelli degli animali, in modo da darci una forma simile a quella di un essere umano. Man mano che la creazione prendeva forma, utilizzando della paglia riempiva le cavità che aveva lasciato tra i vari lembi di pellame, fino a creare quelle che sembrano dei rozzi arti antropomorfi.
Infine l’ingrediente più importante del rito, senza il quale quelle bamboline non sarebbero state altro che dei miseri fantocci inanimati: dalle teste rinsecchite e accuratamente conservate, trafugate dai resti mortali degli infedeli amoniani e tremecciani, strappò delle ciocche di capelli e le cucì sull’estremità superiore del fantoccio. Inoltre, prese dei lembi di pelle rinsecchita dalle guance delle teste e la cuci su varie parti del corpo pupazzo.
Al termine della preparazione dei bambolotti, li dispose vicino a ciascuna fiamma e lentamente si dispose al centro della radura. Con voce chiara e ferma, pronunciò delle parole a me tutt’ora incomprensibili, in una lingua comprensibile e pronunciabile solo alla loro tribù. Le fiamme divamparono e le bamboline cominciarono a brillare di una tenue luce. Dopo pochi istanti, la luce si spense, ma riuscii a percepire un’energia arcana provenire da queste bamboline. Capì dunque che il rito si era concluso come preventivato.

Ora, anche gli spiriti sarebbero scesi in campo con noi, a combattere per la libertà.
#32117
“Non pensavo di vedervi fuori dalle vostre mura, dopo l’ultima sconfitta”. Disse Kurtz, fissando gli amoniani davanti a lui.

Ma la risposta di Jaren fu decisa e sicuramente non pacifica. Aveva ragione Spire Nere: tentare di parlare con gli Amoniani era inutile.

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Così, Kurtz, il comandante dell’esercito di Loknar e le figure più importanti della tribù dei Qwaylar tornarono al loro esercito. E così, anche questa volta sarebbe stato versato del sangue umano. Sangue che non doveva essere sprecato in quel modo…

…ma Amon era sicura. Era sicura del proprio addestramento, non curante del potere e della forza che il desiderio di Libertà infondeva nei cuori dei Loknariani.

E così, ebbe inizio. Un’ultima battaglia per la libertà.

Le urla risuonarono nella notte. Le Genti Libere di Loknar caricarono all’unisono, difendendo tutto ciò che era a loro caro.
Vyn la montagna e Greig il Boia erano davanti all’esercito a guidare la carica.

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“FORMAZIONE 33!”
A questo grido di Vyn, un’enorme onda nera come la morte si scagliò contro l’esercito di Amon, spezzando la loro prima linea e travolgendo la seconda… avanzai sul mio lama, agitando il bastone e scagliando enormi meteore infuocate pronunciando parole arcane, come solo Sheela sarebbe stata in grado di fare. Dalla sommità del mio bastone, maree di fiamme inondavano in continuazione il nemico, energie entropiche squassavano il terremo facendolo tremare, energie arcane facevano cadere i sortilegi dallo schieramento nemico.

In pochi minuti Loknar si trovò davanti alle mura della Guerriera, con alle spalle un’infinità di cadaveri avvolti in manti cremisi. Sui loro resti mortali alcuni corvi ed altri rapaci avvolti dal buio si fiondarono su quei cadaveri inermi, pronti a cibarsene, mentre le loro anime angosciate avrebbero continuato a vagare in quelle terre in eterno, respinte sulla soglia dei cancelli dell’Abisso.
Era finita talmente in fretta, che non riuscivo a capacitarmene.

Loknar aveva vinto. I Qwaylar avevano vinto. La Libertà aveva vinto.
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By Dantalion
#32318
L'Ultima Carica

In quei giorni, l'uomo si era chiuso in se stesso: non si era curato delle circostanze che avevano interessato Ardania. Piuttosto aveva Iasciato, come sempre, che le azioni prevalessero sui chiacchiericci, sulle ricerche vacue, sulle parole lasciate al vento che tanto appassionano i mortali.
Il gelo calava anche ad Est e quegli ultimi giorni di Dodecabrullo scorrevano silenziosi uno dopo l'altro. Aveva preferito la preghiera sui colli più alti delle Selvagge ai festeggiamenti propri dei tanti infedeli che si erano intestati la vittoria nel nome dei "Sette", aveva riscoperto il sudore del lavoro quotidiano, quel sudore che tornava a solcare un corpo che per mesi aveva conosciuto solo sangue.

Pensava agli anni che erano trascorsi, ai sogni di libertà costati una vita. L'esilio, lo s-radicamento, i fratelli massacrati. Nonostante tutto ciò il passo lento aveva pagato: il vecchio Bosco era divenuto il faro di Occidente, la nuova casa che tanti avevano immaginato ma che solo loro avevano strappato dalle mani dei potenti. Lo stesso valeva per i giacimenti minerari di Ankor Drek su cui erano cadute le tenebre.

Pensava alle scorrerie in quel deserto che alcuni definivano sacro, al terrore fatto scorrere tra le dune in quella notte di sangue. Li aveva sfidati a volto scoperto, solo, al centro dei due grandi massicci con il suoi pronti a coprirgli le spalle. Eppure coloro che consumavano la loro esistenza su questa terra a parlare di Onore, Fermezza e Virtù non avevano saputo far altro che attaccare vilmente alle spalle prima di esalare l'ultimo respiro.

Pensava agli urti nel Continente. Chi prima d'ora aveva mai osato sfidare la Catena di Adamantio a volto scoperto, lontano dal porto sicuro? Aspettava quella notte da molto tempo. Aveva tinto le rune come soleva fare per le grandi occasioni. Il Sacrificio solitario era stato compiuto il giorno prima, affinché il Primo dei Nati vegliasse sui suoi passi.

L'Onda Nera impattò con estrema dirompenza, scatenando il delirio. Thorgurd liberò molte anime falciando i nemici senza alcuna pietà. A fine battaglia, sporco di sangue dinanzi le mura della Guerriera, il suo urlo squarciò l'aria: "Sangue è stato versato. Nell'Abisso!".

Tra i cadaveri, riconobbe l'uomo al quale, numerosi giorni prima, aveva prennunciato con un segno l'arrivo suo e dei suoi fratelli. Si inginocciò sul corpo esanime: "La tua guerra è finita", sussurrò. Il delirio si era abbattuto sul continente. Il disordine regnava sull'ordine, i reietti dominavano sui paladini.

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L'Ultima carica era compiuta, così come il suo fine ultimo.

~ Prime ore del 29 Dodecabrullo ~

L'uomo si aggira tra i boschi tenebrosi delle Terre dell'Est, riesce a malapena a scorgere Sorella Derit all'orizzonte. Il coltellino da lavoro ha sostituito la Luna Doppia consacrata. Il respiro, ora più calmo, accompagna i suoi passi lenti. L'uomo si guarda intorno, inspira, si ricongiunge con ciò che è suo. E in quanto suo è di tutti. Assapora la sudata libertà.

"Amo il mio esilio..."
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