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[jolettudas]

Quando il sole tornò ad illuminare il ponte della nave, Jolet si risvegliò dal suo sonno,
lo sciabordio delle onde era una nenia che l'aveva accompagnata per tutto il viaggio, ma stranamente
iniziava a diventare un suono gradevole, rassicurante, fino ad allora si era svegliata coi suoni della campagna,
il gallo che cantava, i campanacci di greggi al pascolo, le campane della chiesa, il chiasso dei mercanti di passaggio.

Si affacciò dalla poppa della nave, guardava l'orizzonte allontanarsi mentre lo scafo si lasciava alle spalle
una scia di schiuma bianca, osservava l'immensità del mare, del cielo mattutino, vide svolazzare qualcosa,
si voltò pensando fossero gabbiani, ma scoprì con stupore che era un pappagallo rosso,
il vociare dei mercanti attirò la sua attenzione, la nave stava finalmente giungendo al porto.



Pochi minuti dopo erano a Tortuga, saltò giù dalla nave ancor prima che fossero fissate le cime,
corse lungo il molo ligneo pieno di casse, reti, nasse e cordami, scavalcò la piccola staccionata e
come se fosse di casa si precipitò nella piccola piazza davanti al palazzo del Governatore.

Quella è la finestra della promessa! E li... li su quel tavolo si gioca a dadi! e su quel ceppo... non c'era un pappagallo?

Nella sua testa si susseguivano le immagini dei racconti di suo nonno, storie che aveva ascoltato da piccola,
si guardava intorno e le sembrava di esserci già stata, corse verso il mercato, girava tra le bancarelle
piene di seta colorata e oggetti stranissimi mai visti prima, metà dei mercanti erano giovanissimi e dalla
pelle scurissima, avevano orecchini d'osso al naso e alle labbra, e molti portavano acconciature strane,
poi si spostò verso l'arena, due uomini a torso nudo stavano allenandosi con lance di legno ed osso,
mentre una ragazzina sulla scalinata scandiva il tempo degli attacchi con il suo tamburo in pelle bianca.
Rimase li a guardarli per qualche minuto, quasi ammaliata da quella lotta che sembrava una danza
poi un paio di pappagalli attirarono la sua attenzione e nel tentativo di seguirli giunse presso il fiume,
mentre tastava la solidità del ponte di legno un tale, vestito alla meno-peggio e con un cappello a tre punte
le urlò di fermarsi immediatamente puntandole contro quella che sott'occhio sembrava un arma da fuoco.

Bionda, quella zona è dei Teschi, non puoi andarci...
ad est? è terra dei qwaylar e non puoi andarci...
a sud? è zona degli Scarlatti e non puoi andarci...
ad ovest? no aspetta... ad ovest puoi andarci... ma se becchi il vecchio Pivo sei rovinata quindi non andarci!

Si voltò lentamente a guardarlo, si accorse solo in quel momento che tra le mani non stringeva un'arma
ma una bottiglia vuota, la sua faccia era rossa, ma non si riusciva a capire se bruciata dal sole o dal liquore
il timore di quel momento svanì quasi immediatamente quando si rese conto che non era poi così minaccioso
come si era immaginata, anzi, sembrava quasi simpatico, se non fosse che continuava a blaterare cose
che le sembravano aver poco senso. Ad un tratto sopraggiunse Ike.

Bionda non iniziare a combinarmi casini, qui sei sotto la mia responsabilità quindi non mettermi nei guai.

Certo capo! Ero solo curiosa di vedere l'isola, ma sembra siano cambiate un bel pò di cose
rispetto a quando c'è stato mio nonno tanti anni fa.

Bene, ora che ti hanno spiegato dove non devi andare, vieni con me, ti faccio vedere dove puoi andare e cosa puoi fare.
Inizierai oggi stesso a renderti utile. Sempre che tu riesca a diventare utile.

Io non voglio essere utile, io diventerò indispensabile... è diverso.


continua...