- Mon Feb 26, 2024 1:10 pm
#59837
“Godwin... Non so se tu sia una benedizione degli Dei... o una loro maledizione per le mie colpe.”
“Mi sono posto... la stessa domanda.”
William Leintart aveva appena ritrovato un fratello che credeva di aver abbandonato, in quel terribile marasma che ai più era noto come Grande buio. William Leintart... mio fratello.
Ero convinto che passare la vita nelle terre selvagge fosse la sfida più ardua che avrei mai affrontato, ma non avevo ancora fatto i conti con quell’incontro, faccia a faccia con il mio stesso sangue e pormi a lui non con un rimorso, ma con un perdono. La collera fece spazio alla comprensione, permettendomi dopo tanti anni la pace nel cuore. Forse fu la stessa Althea a guidarmi, orfano devoto alla bellezza del creato, a ritrovare una famiglia che pensavo di aver perduto per sempre, a sentirmi di nuovo parte di qualcosa.
Ero venuto ad Amon con l’intento di raccogliere informazioni sulle streghe di Katah e riposare, inconsapevole che di lì a poco la mia vita sarebbe cambiata per sempre, venendo a contatto non soltanto con William, ma con altri uomini che avevano – seppur in maniera diversa – il mio stesso obiettivo: rendere il mondo un posto più sicuro.
I giorni di transito ad Amon divennero settimane, dove appresi nuove tecniche di combattimento e nuovi colori per dipingere la mia percezione del mondo, segnati da un marcato senso dell’onore e della disciplina, tanto cari agli amoniani. Jaren Lao e la sua cinica saggezza, Titus DeLyoness e la sua generosità, concedendomi vettovaglie e nuove armi per affrontare gli orrori al di fuori delle mura; Thoren Lao e la sua esperienza sul campo di battaglia, aiutantomi a capire che non vi sarebbe mai stata una vittoria netta, ma solo una battaglia dopo l’altra. Mi raccontarono di come Amon, un tempo grande, aveva visto l’avvicendarsi di politiche sempre meno incisive e di come il “mos” fosse stato incrinato per far spazio a molte realtà che non condividevano. Benché fossero i veterani di Amon, carichi di onori e medaglie, si sentivano ben lontani da quel sogno che era l’Impero di Amon e si erano intorpiditi, agognando forse un nuovo obiettivo.
Loro e tanti altri mi avevano fatto sentire subito uno di loro. Mi avevano fatto sentire a casa, dopo così tanti anni di solitudine e vagabondaggio.
Nonostante ciò, sapevo di lì a poco che avrei dovuto lasciarli per ritornare a compiere il mio dovere, alla frontiera. William tentò di dissuadermi, per poi farmi trasparire la sua insofferenza a quella vita senza uno scopo preciso, ma soprattutto senza suo fratello. Avevo come la sensazione che per lui fossi la sua più grande prova di devozione agli Dei: proteggermi, ora che mi aveva ritrovato. Gli proposi di seguirmi, così come agli altri veterani che intendevano perseguire le antiche promesse fatte all’Impero, in difesa della civiltà che loro avevano aiutato a erigere. Vi fu un incontro a casa di Will, nessuno declinò la chiamata.
In poco tempo, una carovana carica di vettovaglie e risorse lasciò Amon per raggiungere quello che di lì a poco si sarebbe conosciuto come “Riposo del Cacciatore”, un faro di speranza e protezione della civiltà contro ogni mostruosità e malvagità. I veterani riproposero i loro giuramenti a una statua votiva di Agravain e s’impegnarono a combattere gli orchi con rinnovato spirito, mentre William Leintart guidava i suoi con orgoglio e il sorriso che ricordavo quando eravamo bambini.
In quel viaggio, avevo ritrovato la mia famiglia. In quel viaggio, la mia missione aveva preso una svolta del tutto inaspettata.
“Mi sono posto... la stessa domanda.”
William Leintart aveva appena ritrovato un fratello che credeva di aver abbandonato, in quel terribile marasma che ai più era noto come Grande buio. William Leintart... mio fratello.
Ero convinto che passare la vita nelle terre selvagge fosse la sfida più ardua che avrei mai affrontato, ma non avevo ancora fatto i conti con quell’incontro, faccia a faccia con il mio stesso sangue e pormi a lui non con un rimorso, ma con un perdono. La collera fece spazio alla comprensione, permettendomi dopo tanti anni la pace nel cuore. Forse fu la stessa Althea a guidarmi, orfano devoto alla bellezza del creato, a ritrovare una famiglia che pensavo di aver perduto per sempre, a sentirmi di nuovo parte di qualcosa.
Ero venuto ad Amon con l’intento di raccogliere informazioni sulle streghe di Katah e riposare, inconsapevole che di lì a poco la mia vita sarebbe cambiata per sempre, venendo a contatto non soltanto con William, ma con altri uomini che avevano – seppur in maniera diversa – il mio stesso obiettivo: rendere il mondo un posto più sicuro.
I giorni di transito ad Amon divennero settimane, dove appresi nuove tecniche di combattimento e nuovi colori per dipingere la mia percezione del mondo, segnati da un marcato senso dell’onore e della disciplina, tanto cari agli amoniani. Jaren Lao e la sua cinica saggezza, Titus DeLyoness e la sua generosità, concedendomi vettovaglie e nuove armi per affrontare gli orrori al di fuori delle mura; Thoren Lao e la sua esperienza sul campo di battaglia, aiutantomi a capire che non vi sarebbe mai stata una vittoria netta, ma solo una battaglia dopo l’altra. Mi raccontarono di come Amon, un tempo grande, aveva visto l’avvicendarsi di politiche sempre meno incisive e di come il “mos” fosse stato incrinato per far spazio a molte realtà che non condividevano. Benché fossero i veterani di Amon, carichi di onori e medaglie, si sentivano ben lontani da quel sogno che era l’Impero di Amon e si erano intorpiditi, agognando forse un nuovo obiettivo.
Loro e tanti altri mi avevano fatto sentire subito uno di loro. Mi avevano fatto sentire a casa, dopo così tanti anni di solitudine e vagabondaggio.
Nonostante ciò, sapevo di lì a poco che avrei dovuto lasciarli per ritornare a compiere il mio dovere, alla frontiera. William tentò di dissuadermi, per poi farmi trasparire la sua insofferenza a quella vita senza uno scopo preciso, ma soprattutto senza suo fratello. Avevo come la sensazione che per lui fossi la sua più grande prova di devozione agli Dei: proteggermi, ora che mi aveva ritrovato. Gli proposi di seguirmi, così come agli altri veterani che intendevano perseguire le antiche promesse fatte all’Impero, in difesa della civiltà che loro avevano aiutato a erigere. Vi fu un incontro a casa di Will, nessuno declinò la chiamata.
In poco tempo, una carovana carica di vettovaglie e risorse lasciò Amon per raggiungere quello che di lì a poco si sarebbe conosciuto come “Riposo del Cacciatore”, un faro di speranza e protezione della civiltà contro ogni mostruosità e malvagità. I veterani riproposero i loro giuramenti a una statua votiva di Agravain e s’impegnarono a combattere gli orchi con rinnovato spirito, mentre William Leintart guidava i suoi con orgoglio e il sorriso che ricordavo quando eravamo bambini.
In quel viaggio, avevo ritrovato la mia famiglia. In quel viaggio, la mia missione aveva preso una svolta del tutto inaspettata.
Godwin Leintart