- Sun Jun 08, 2025 10:21 pm
#63976

☘ Voce di Druir [OdQ] ☘
La Natura non è altro che una poesia enigmatica.
♦ Sheyreen ~Guardiana del Tempio [CdA]
♦ Nimue ~Aspide [Torre Nera]~Kunnigr e Yggdrasill [Hlx]~Druida Errante [OdQ]
♦ Serinde ~Sacerdotessa [GdS]
♦ Níniel, Iselys, Selene, etc...
Il rombo di un tuono lontano si dissolse nell’aria con delicatezza,
trasformandosi in una melodia soave, quasi irreale,
come se la tempesta stessa avesse sussurrato un presagio:
"Niivae... Vi è sangue nel vento."
La ragazza sollevò lo sguardo verso la draghessa.
Le sopracciglia si arcuarono in una piega di preoccupazione.
“Dove?”
Preseye volse il capo verso Nord.
Le sue corna dorate brillarono per un istante sotto il cielo opaco.
Le membrane delle ali vibrarono leggermente,
come foglie scosse da un vento invisibile.
Un lieve cenno fu l’unica risposta.
Senza altre parole, si incamminarono.
La Palude le accolse con il suo abbraccio denso e vischioso,
un mare verde e marrone che si estendeva tra le colline
come un respiro oscuro...
Alberi antichi, contorti e coperti di muschio,
si piegavano come se sussurrassero tra loro segreti…
Nebbie basse, dense e mutevoli,
serpeggiavano tra i tronchi come spiriti inquieti..
Ogni passo sollevava bolle fetide dalla melma.
Il silenzio era assoluto, rotto solo dai gracidii delle rane
e dal lento borbottio di pozze sulfuree .
Fu lì che la videro.
Una piccola draghessa, rannicchiata tra le radici di un cipresso.
Le sue scaglie erano opache, sporche di fango e sangue.
Due occhi enormi e neri, simili a gemme d’onice, le scrutavano con timore.
Tremavano non solo per il dolore, ma per la memoria del terrore.
Niivae si fermò, il cuore contratto.
C’era qualcosa di puro nel modo in cui chinò il capo…
Un gesto di rispetto, non solo verso la creatura ferita,
ma verso tutto il dolore che essa rappresentava.
“Non temere…”
mormorò appena con voce delicata
“Non ti farò del male. Lascia che mi avvicini.”
Il cucciolo ringhiò sommessamente.
Era un suono fragile, più un sussurro graffiato che una minaccia.
Ma nei suoi occhi c’era Attenzione.
Poi... Speranza nello scorgere le effigi della ragazza.
“Cos’è accaduto?”
L’onice liquido dei suoi occhi brillò.
Un riflesso, un lampo.
Poi un’immagine, tremante, come un sogno spezzato.
La memoria le travolse.
“Si muoveva tra le radici nodose, cacciando piccoli rospi,
il suo corpo era snello, le ali ancora piccole ma agili.
Ogni movimento era un equilibrio tra prudenza e gioco…
Stava bevendo da una pozza quando lo sentì:
Il sordo crepitio di un ramo spezzato.
Il tempo si congelò.
Aveva imparato in fretta a temere le ombre bipedi:
non solo presenze lontane, ma portatrici di ferro e morte.
Balzò indietro, tentando di rifugiarsi tra le ombre.
…Ma era troppo tardi…
Tre figure emersero dalla nebbia, nere, rapide, armate.
“Lì! Un cucciolo! Prendetelo!”
La voce umana squarciò il silenzio come un pugnale.
Un sibilo. Una saetta.
Il dolore esplose nell’ala destra, bruciante, rovente.
Cadde, spaventata, nella melma.
Il sangue colava lento, denso...
Tentò un ruggito, ma fu solo un lamento.
Agitava la coda, lottava, ma il fango la inghiottiva.
Poi qualcosa cambiò.
Un ruggito, stavolta vero. Immenso.
Un’ombra cadde dal cielo.
Un Drago Anziano, Nero come il cielo prima del temporale,
immenso e furioso atterrò nella pozza melmosa.
I suoi occhi, due fari verde smeraldo, ardevano di ira e giustizia.
Con una sola zampa schiacciò un cacciatore,
riducendolo a un grido soffocato nel fango.
Un altro cercò di fuggire, ma il Soffio lo avvolse,
lasciandolo solo un cumulo di ossa annerite.
Il terzo… scappò.
Una gamba rotta e la mente forse spezzata per sempre.
L’Anziano non lo inseguì.
Si voltò invece verso la cucciola,
accovacciandosi delicatamente, con cura.”

Niivae tornò in sé con un lieve tremito.
Il dolore condiviso le pesava nel petto come una pietra.
Si prese un momento per respirare, poi si inginocchiò.
Guardò l’ala: gonfia, tumefatta.
Le scaglie attorno erano lucide di infezione, i bordi morbidi e cedevoli.
Con mani leggere come piume, estrasse le schegge.
Versò linfa d’albero, posò impacchi di erbe, bacche, fiori.
Cantava mentre lo faceva,
cantava come solo chi conosce le Antiche Vie di Arda può fare.
Era un canto che sembrava nato dalle montagne,
dal sussurro delle foglie che cadono,
dal passo segreto dell’acqua.
“Dallo lētā, sūxtā crescenti,
Lindā snammā, nōrtā necenti.
Ad-radā detti tellām galannā,
Anamā sēbro, dālos bannā.
Dian Chect.
Spiriti della Terra, dal profondo silenzio,
avvolgete questa vita con la vostra calma infinita.
Dian Chect.
Spiriti del Vento, dalle vette e dalle valli,
portate il soffio della forza vitale.
Dian Chect.
Spiriti del Fuoco, nelle fiamme che ardono,
trasformate il sangue in forgia rovente.
Dian Chect.
Spiriti dell’Acqua, che il fiume gorgoglia,
purificate la ferita da questo dolore.
Dian Chect.”

Quando terminò, la cucciola dormiva.
Preseye, silenziosa e vigile, restò accanto a Lei.
Niivae si alzò, il volto illuminato da una stanchezza dolce,
sorridendo fiduciosa si incamminò verso il nido.

Lì, all’ingresso del piccolo altipiano, l’Anziano Drago la attendeva.
“Drudjah, accogliamo il tuo cammino”
Niivae chinò il capo rispettosamente
“Dia Duit Antico. Porto notizie.
È salva. Guarirà, ma non so se potrà volare ancora…
La ferita era molto grave ed estesa.
La proteggerai ancora?”
La guardò quasi con sdegno
“Finché non saprà difendersi da sola.
È il mio compito. È il mio Clan.”
Lei annuì, esitante.
“Se lo permetti…
Posso portarla con me… Continuerò a curarla…
Guarirà ed anche se l’ala resterà segnata,
sarà al sicuro e potrà conoscere Arda.”
“Le insegnerai a combattere gli uomini?”
“No. Non è la mia via, lo sai.”
rispose con un sorriso quieto.
“Ma le insegnerò a vivere con loro o a difendersi.
Nessuna vita si può spegnere senza motivo.”
L’Anziano la fissava, la valutava, soppesava il suo Essere con pazienza.
“Il Rag-Shar?”
Niivae sospirò, aveva previsto quella domanda.
“Dovrò chiedere. Ma…
Lui tende a essere… beh, Lui.
È protettivo con i cuccioli. Lo sai.
Non credo la rifiuterà.”
Il Drago volse lo sguardo oltre,
dove la nebbia si apriva su ricordi antichi come la pietra,
e memorie dimenticate sussurravano nel vento.
“E sia.”
trasformandosi in una melodia soave, quasi irreale,
come se la tempesta stessa avesse sussurrato un presagio:
"Niivae... Vi è sangue nel vento."
La ragazza sollevò lo sguardo verso la draghessa.
Le sopracciglia si arcuarono in una piega di preoccupazione.
“Dove?”
Preseye volse il capo verso Nord.
Le sue corna dorate brillarono per un istante sotto il cielo opaco.
Le membrane delle ali vibrarono leggermente,
come foglie scosse da un vento invisibile.
Un lieve cenno fu l’unica risposta.
Senza altre parole, si incamminarono.
La Palude le accolse con il suo abbraccio denso e vischioso,
un mare verde e marrone che si estendeva tra le colline
come un respiro oscuro...
Alberi antichi, contorti e coperti di muschio,
si piegavano come se sussurrassero tra loro segreti…
Nebbie basse, dense e mutevoli,
serpeggiavano tra i tronchi come spiriti inquieti..
Ogni passo sollevava bolle fetide dalla melma.
Il silenzio era assoluto, rotto solo dai gracidii delle rane
e dal lento borbottio di pozze sulfuree .
Fu lì che la videro.
Una piccola draghessa, rannicchiata tra le radici di un cipresso.
Le sue scaglie erano opache, sporche di fango e sangue.
Due occhi enormi e neri, simili a gemme d’onice, le scrutavano con timore.
Tremavano non solo per il dolore, ma per la memoria del terrore.
Niivae si fermò, il cuore contratto.
C’era qualcosa di puro nel modo in cui chinò il capo…
Un gesto di rispetto, non solo verso la creatura ferita,
ma verso tutto il dolore che essa rappresentava.
“Non temere…”
mormorò appena con voce delicata
“Non ti farò del male. Lascia che mi avvicini.”
Il cucciolo ringhiò sommessamente.
Era un suono fragile, più un sussurro graffiato che una minaccia.
Ma nei suoi occhi c’era Attenzione.
Poi... Speranza nello scorgere le effigi della ragazza.
“Cos’è accaduto?”
L’onice liquido dei suoi occhi brillò.
Un riflesso, un lampo.
Poi un’immagine, tremante, come un sogno spezzato.
La memoria le travolse.
“Si muoveva tra le radici nodose, cacciando piccoli rospi,
il suo corpo era snello, le ali ancora piccole ma agili.
Ogni movimento era un equilibrio tra prudenza e gioco…
Stava bevendo da una pozza quando lo sentì:
Il sordo crepitio di un ramo spezzato.
Il tempo si congelò.
Aveva imparato in fretta a temere le ombre bipedi:
non solo presenze lontane, ma portatrici di ferro e morte.
Balzò indietro, tentando di rifugiarsi tra le ombre.
…Ma era troppo tardi…
Tre figure emersero dalla nebbia, nere, rapide, armate.
“Lì! Un cucciolo! Prendetelo!”
La voce umana squarciò il silenzio come un pugnale.
Un sibilo. Una saetta.
Il dolore esplose nell’ala destra, bruciante, rovente.
Cadde, spaventata, nella melma.
Il sangue colava lento, denso...
Tentò un ruggito, ma fu solo un lamento.
Agitava la coda, lottava, ma il fango la inghiottiva.
Poi qualcosa cambiò.
Un ruggito, stavolta vero. Immenso.
Un’ombra cadde dal cielo.
Un Drago Anziano, Nero come il cielo prima del temporale,
immenso e furioso atterrò nella pozza melmosa.
I suoi occhi, due fari verde smeraldo, ardevano di ira e giustizia.
Con una sola zampa schiacciò un cacciatore,
riducendolo a un grido soffocato nel fango.
Un altro cercò di fuggire, ma il Soffio lo avvolse,
lasciandolo solo un cumulo di ossa annerite.
Il terzo… scappò.
Una gamba rotta e la mente forse spezzata per sempre.
L’Anziano non lo inseguì.
Si voltò invece verso la cucciola,
accovacciandosi delicatamente, con cura.”

Niivae tornò in sé con un lieve tremito.
Il dolore condiviso le pesava nel petto come una pietra.
Si prese un momento per respirare, poi si inginocchiò.
Guardò l’ala: gonfia, tumefatta.
Le scaglie attorno erano lucide di infezione, i bordi morbidi e cedevoli.
Con mani leggere come piume, estrasse le schegge.
Versò linfa d’albero, posò impacchi di erbe, bacche, fiori.
Cantava mentre lo faceva,
cantava come solo chi conosce le Antiche Vie di Arda può fare.
Era un canto che sembrava nato dalle montagne,
dal sussurro delle foglie che cadono,
dal passo segreto dell’acqua.
“Dallo lētā, sūxtā crescenti,
Lindā snammā, nōrtā necenti.
Ad-radā detti tellām galannā,
Anamā sēbro, dālos bannā.
Dian Chect.
Spiriti della Terra, dal profondo silenzio,
avvolgete questa vita con la vostra calma infinita.
Dian Chect.
Spiriti del Vento, dalle vette e dalle valli,
portate il soffio della forza vitale.
Dian Chect.
Spiriti del Fuoco, nelle fiamme che ardono,
trasformate il sangue in forgia rovente.
Dian Chect.
Spiriti dell’Acqua, che il fiume gorgoglia,
purificate la ferita da questo dolore.
Dian Chect.”

Quando terminò, la cucciola dormiva.
Preseye, silenziosa e vigile, restò accanto a Lei.
Niivae si alzò, il volto illuminato da una stanchezza dolce,
sorridendo fiduciosa si incamminò verso il nido.

Lì, all’ingresso del piccolo altipiano, l’Anziano Drago la attendeva.
“Drudjah, accogliamo il tuo cammino”
Niivae chinò il capo rispettosamente
“Dia Duit Antico. Porto notizie.
È salva. Guarirà, ma non so se potrà volare ancora…
La ferita era molto grave ed estesa.
La proteggerai ancora?”
La guardò quasi con sdegno
“Finché non saprà difendersi da sola.
È il mio compito. È il mio Clan.”
Lei annuì, esitante.
“Se lo permetti…
Posso portarla con me… Continuerò a curarla…
Guarirà ed anche se l’ala resterà segnata,
sarà al sicuro e potrà conoscere Arda.”
“Le insegnerai a combattere gli uomini?”
“No. Non è la mia via, lo sai.”
rispose con un sorriso quieto.
“Ma le insegnerò a vivere con loro o a difendersi.
Nessuna vita si può spegnere senza motivo.”
L’Anziano la fissava, la valutava, soppesava il suo Essere con pazienza.
“Il Rag-Shar?”
Niivae sospirò, aveva previsto quella domanda.
“Dovrò chiedere. Ma…
Lui tende a essere… beh, Lui.
È protettivo con i cuccioli. Lo sai.
Non credo la rifiuterà.”
Il Drago volse lo sguardo oltre,
dove la nebbia si apriva su ricordi antichi come la pietra,
e memorie dimenticate sussurravano nel vento.
“E sia.”

☘ Voce di Druir [OdQ] ☘
La Natura non è altro che una poesia enigmatica.
♦ Sheyreen ~Guardiana del Tempio [CdA]
♦ Nimue ~Aspide [Torre Nera]~Kunnigr e Yggdrasill [Hlx]~Druida Errante [OdQ]
♦ Serinde ~Sacerdotessa [GdS]
♦ Níniel, Iselys, Selene, etc...