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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Bruma
#61129
..e così giunse il crepuscolo. L'incessante pioggia quel giorno fù così intensa da far sbocciare in festa la foresta dopo la prolungata calura estiva. Come una solenne cerimonia reale a palazzo, gli alberi come gli invitati più eleganti sprigionavano il miglior profumo di resina che la pioggia aveva aiutato a far riaffiorare.

Una cerimonia molto intima, non per tutti; Gli abitanti delle città, sicuramente non avranno la semplicità per poter apprezzare a pieno tale meraviglia.

La figura incappucciata, con gli occhi socchiusi inspirava a pieni polmoni assaporando la fresca aria che faceva in quel momento da padrona, sconfiggendo almeno per il momento la torrida ed estenuante calda stagione. La natura era così ferma, che quello scenario, chiudendo gli occhi, rimaneva impresso come olio su tela, momenti di solitudine e pace dove, ci si spoglia di tutti i fardelli quotidiani a tal punto da risvegliare ricordi ormai assopiti; ricordi del suo essere fanciullo e vivere una vita fatta di soli giochi e spensieratezza.

La figura era ancora lì, con il palmo di una mano poggiato sull'umida corteccia del tronco di un albero. Il buio calante, i suoi abiti scuri, spezzavano lentamente le sue forme, tanto da essere irriconoscibile agli occhi di passanti frettolosi.

Il silenzio faceva da cornice ad un così maestoso spettacolo tanto che la figura, decise di sedersi su di un enorme masso ai piedi dell'albero spallandosi così sul tronco dello stesso. Rumori minimi, indispensabili, afferrò la lunga pipa dalla sua bisaccia...poi l'accese iniziando a fumare per poi perdersi nuovamente nei suoi pensieri.

Davanti a lui il dolce rumore del mare che iniziava ora un valzer accarezzando la costa e ritirandosi. Sullo sfondo gozzi che rientravano verso il orto mentre dalla città, con l'avanzare dell'oscurità, le lanterne e le strade iniziarono a prender vita di colore.

Rimase lì ad osservare. . .fino a quando l'erbapipa non terminò; così la rivoltò verso il masso ove era seduto, martellò la pipa una prima ed una seconda volta, al rintocco della terza la cenere venne smossa iniziando una lenta caduta verso il manto erboso.

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Quando finalmente toccò terra, della figura, incappucciata non s'ebbe più traccia.
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By Bruma
#61550
Nelle strade illuminate dalla pallida luce della luna, una figura incappucciata si muoveva silenziosamente fra le ombre del Regno. La tunica fluttuava leggera, come se avesse una volontà propria, mentre il suo passo era così attento che nemmeno un sasso sotto ai piedi osava farsi sentire.

Nessuno sapeva chi fosse, né da dove provenisse. Alcuni dicevano fosse un ladro, altri uno studioso in cerca di antichi segreti. La sua parlantina e la ricerca di oggetti da comprare, sembrava non destare sospetti: era di certo un mercante. La figura aveva una capacità innata: quella di passare inosservata, eludendo i raggi luna che illuminavano le strada più frequentate e questo gli garantiva la possibilità d'esser perso di vista come il sogno d'un uomo appena svegliatosi dal suo sonno.

Quella notte, il suo cammino la portò davanti a una taverna animata, dove risate e canti riempivano l'aria. La figura si fermò un momento, ascoltando le storie degli avventori. Parlavano di un furfanti che terrorizzavano i cittadini e delle guardie che aumentarono così i loro turni di guardia. Un sorriso misterioso si fece strada sotto il cappuccio, perché era arrivato nel posto giusto al momento giusto.

Che strana la sorte, qualche giorno antecedente, sì unì alle guardie per la ricerca di un furfante che aveva sottratto danari ed oggetti a qualche ignaro passante.

E mentre la figura incappucciata si allontanava, sapendo che il suo compito era compiuto, un sussurro di inquietudine si diffuse nel vento. Nessuno avrebbe mai saputo chi fosse, in ogni mente, tuttavia, si iniziò ad accendere una scintilla di dubbio, alimentata dall’ombra del misterioso viandante.

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By Bruma
#61600
Davanti alle imponenti porte metalliche della città, una figura incappucciata si fermò, avvolta in un mantello scuro che fluttuava leggermente al vento. La luce del sole, rifletteva sul metallo delle porte, creando un gioco di ombre che danzava attorno alla figura.

Era un giorno qualunque, ma l'atmosfera era carica di tensione. Le guardie, posizionate sul bastione, scrutavano l'ignoto visitatore con sospetto. Nessuno osava avvicinarsi senza un valido motivo, eppure la figura sembrava essere a proprio agio catturando l'attenzione di tutti.

Dopo un momento di silenzio, la figura incappucciata fece un passo avanti e sollevò la mano, cercava assenso per far sollevare le imponenti grate, le guardie si scambiarono uno sguardo perplesso, il loro dovere era chiaro: rispose uno di loro, il tono fermo. "Mostra la tua identità."

La figura incappucciata negò loro il privilegio di poter ordinare ciò che doveva fare. Quel diniego fu l’osso di un porco da dare in pasto a cani da guardia. Abbandonarono entrambe il posto di vedetta dirigendosi con foga verso le scale. Uno dei due, probabilmente il più scaltro mentre in pesante armatura scendeva le scale, sguainò la spada che, graffiando le pareti di pietra provocò delle scintille.

Lì, fra le mura lontane, dove le verdi terre trovavano fine e si mescolavano con le acque del mare, fuori ai cancelli imponenti non v’era più nessuno. I due si guardarono in faccia, erano inferociti da quell’affronto, tuttavia, non poterono abbandonare il posto di guardia. Rinfoderò la spada ed esclamò all’altro di fare rapporto.

Non passò molto, nel mercato poco affollato, la figura incappucciata, si aggirava con un’aura di mistero. Girovagava senza comprar nulla, curiosava dappertutto senza far troppe domande. Le guardie di ronda erano tranquille, e la figura, lo era ancor più di loro.

Scorse fra i mercanti uno che poteva fare al caso suo. Giovane, promettente braccia forti e laborioso. Gli offrì il giusto per ciò che gli servì. Il resto, l’avrebbe preso prossimamente. Si disse soddisfatto dell’affare non mostrando mai il volto e tenendo sempre il capo chino. Lo alzò appena, mostrando lui un sorriso gentile per poi, ritornare sui suoi passi.

Così, mentre la luce del sole calava, il favore della sera aiutò la figura grazie al favore delle ombre che crescendo, permettevano alla figura di muoversi, sfuggendo agli sguardi dei meno attenti.

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By Bruma
#61662
Una figura slanciata, avvolta in un mantello nero scivola sulle pietre umide delle strade del regno. Il cappuccio è tirato in avanti, celando il volto in un'oscurità profonda, mentre solo un accenno di luce lunare riflette sulle sporgenze del mantello.

Intorno a lei, le strade sono deserte, illuminate da lanterne tremolanti che proiettano ombre danzanti sui muri di pietra. Le case, con le loro travi di legno e finestre chiuse, sembrano trattenere il respiro, come se stessero osservando l'arrivo di questa figura enigmatica.

I passi sono silenziosi, quasi eterei, e il mantello si muove come un’onda, sfiorando le vecchie mattonelle. Un odore di pioggia fresca e legno bruciato riempie l'aria sovrastando il profumo che pervade la strade di brezza marina. La figura si ferma un attimo, osservò un'ignara donna che tranquilla procedeva a intagliar legna appena fuori dalla bottega di città.

La figura si fermò a pochi passi da lei, il cappuccio gettato sul volto, celando la propria identità. Mentre la donna intagliava forme sul legno con vari strumenti, la figura allungò lentamente una mano guantata, dirigendola verso la borsa di cuoio appoggiata accanto a lei. Con estrema destrezza e attenzione, la figura afferrò un sacchetto di monete dalla borsa. Un lieve tintinnio sordo. La donna era troppo incentrata nel lavorare il legno non rendendosi conto del misfatto appena compiuto La figura, soddisfatta del suo colpo, si ritirò nei meandri dell'oscurità, senza neanche farsi notare.

La figura incappucciata si allontanò con rapidità, il suo orgoglio e la sua abilità nel furtare alimentavano il suo spirito. Non era una ladra come le altre; era una figura nella notte, una maestra dell'inganno, e ogni furto era un'opera d'arte. Persino il suo vicino di casa, avrebbe dubitato a riguardo.

La notte era ancora giovane, e le strade di quella città nascondevano molte avventure. Una nuova trama stava per tessersi, perché la figura incappucciata era parte di una storia più grande, questa, ancora da scrivere...

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By Bruma
#61759
Nella penombra di una stanza di pietra, la figura sedeva su una sedia scricchiolante ed inclinata. La sua fattura era pessima. La luce tremolante di una candela danzava sulle pareti, proiettando ombre che sembravano danzare con lui. Il suo viso, rifletteva un'espressione di profonda concentrazione. In mano, un coltellino affilato, mentre accanto a lui giacevano delle maschere di cera, pronte per essere modificate. Al suo fianco invece, una vetrinetta, custodiva, gelosamente chiusa a chiave delle maschere con perfette sembianze umanoidi.

“La gente proprio non capisce!” iniziò la figura a parlare con il suo interlocutore, seduto difronte, la voce che risuonava come un eco nella stanza.

“Questi, non sono trucchi teatrali come volgarmente la gente li chiama. Ne pagliaccio, ne giocoliere... Ogni giorno indosso il peso delle aspettative, ma oggi… oggi sono un artista.”

Con un gesto delicato, afferrò una maschera bianca, priva di espressione, e la sollevò verso la luce. “Questa è la mia tela. Una superficie liscia che attende il mio tocco. Ma chi deciderò di far emergere da questa cera? Un re, un cavaliere, o forse…un mendicante ?”

Mentre parlava, il suo coltello iniziò a incidere la superficie della maschera. Ogni linea tracciata raccontava una storia, ogni incavo una possibilità. “Ci sono giorni in cui desidero liberarmi di questa vita grigia, di questo volto che non mi appartiene. Ma con ogni maschera, posso esplorare un altro mondo, un altro io.”

Si fermò un attimo, parlando con il suo interlocutore. “Ma c’è un rischio, lo sai bene. Indossare una maschera è come invocare uno spirito. Potresti perdere te stesso, confonderti tra le molteplici identità che crei. E se, una volta tolta la maschera, non riconoscessi più il tuo riflesso?”

Le sue mani continuarono a lavorare, dando forma a un’espressione ambigua sulla maschera, con occhi profondi e una bocca curva in un ghigno. “Eppure, cosa sarebbe la vita senza un po’ di follia? Senza il coraggio di esplorare l’ignoto? Ogni maschera è una chiave, una porta verso ciò che non conosco.”

Mentre continuava a parlare, il fruscio della cera calda riempiva l’aria, mescolandosi al profumo della colla e dei pigmenti. “Le persone temono ciò che non possono comprendere. Temono la verità che si cela dietro le facciate. Ma io, io abbraccio questa verità. E la plasmo con le mie mani.”

Dopo ore di lavoro, il suo sguardo si fece serio. “Ma chi sono io davvero? Un semplice artigiano, un mago delle forme, o qualcosa di più? Questa domanda mi tormenta, mentre le maschere accumulano strati di storie non raccontate.”

Con un ultimo colpo di coltello, Elian aggiunse un dettaglio finale alla maschera, creando un’espressione di dolore e saggezza. “Ecco, questa sarà la mia nuova maschera. Rappresenterà il peso delle esperienze, il dolore e la gioia che ho vissuto. Oggi, indosserò la verità e la trasformerò in arte.”

Con un sospiro profondo, si voltò verso le vetrinette ed osservò una ad una le maschere poi, si voltò nuovamente verso il suo interlocutore. “Non è un'arte che tutti possono apprezzare, la gente ha paura di ciò che non conosce, e quando ne viene a conoscenza, un brivido li pervade la paura prende in loro il sopravvento perché crolla il muro delle certezze che fino a quel momento avevano costruito.”

A mani basse, sotto al tavolo la figura si pulì dalla cera in eccesso, mentre la luce della candela continuava a danzare, poggio lo straccio sul tavolo e afferrò con entrambe le mani il cappuccio celando così il suo viso..il suo interlocutore fece lo stesso.

Alzandosi, e guardandolo un'ultima volta tuonò "non dimenticarlo mai".

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By Bruma
#61822
Nella radura fuori Rotiniel, attorniata da alberi e corsi d'acqua due eserciti si fronteggiavano, le loro armature scintillanti al chiaro di luna. Da un lato, l'esercito di Hammerheim con le loro bandiere dorate e smeraldo che ondeggiavano al vento, e dall'altro, gli araldi argento azzurri, avvolti in mantelli cerulei di Rotiniel, i loro occhi che brillavano come carboni ardenti.

La tensione era palpabile, e mentre i generali scambiavano parole, una figura incappucciata si fece strada tra di loro. Il suo passo era silenzioso, quasi impercettibile.

Nelle retrovie segugi da fiuto tiravano incessantemente avendo sentito odori che prima non percepivano. Sacerdoti, nell'esecuzioni delle loro funzioni recitavano preghiere di conforto per i singoli eserciti.

I combattenti si guardarono l'un l'altro, le emozioni si intrecciavano come radici sotto la terra. La figura continuò ad incedere, il silenzio avvolse la radura, mentre l’eco delle parole risuonava nei cuori dei guerrieri.

Nel cuore della notte, buia, la figura incedette verso le porte della città dove la luce delle laterne ad olio ristorava il suo cuore solitario; lì dove il mare si mescolava con il cielo in un abbraccio infinito avvolta in un lungo mantello nero che ondeggiava come le onde, si affacciava su una terrazza di pietra, osservando la piazza sottostante, che pareva un mosaico di colori gremita di persone.

La figura, con il volto parzialmente nascosto dall'ombra del cappuccio, scrutava la folla. Ogni volto, ogni incertezza, ogni lacrima raccontava una storia, e la sua presenza sembrava non interessare nessuno.

Con un ultimo sguardo alla folla, la figura girò le spalle e scomparve dirigendosi verso il molo a Nord, da cui poi, prese il traghetto ed uscì dalle mura della città ammantato nuovamente dal buio e dalle ombre.

Slegò la sua cavalcatura e vi mondò..

-Eserciti che sembrano un tutt'uno di forza bruta, ne moriranno a centinaia, e...sul letto di morte saranno tutti soli.- esclamò facendo schioccare le redini avviandosi nell'oscurità

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By Bruma
#61872
Nel cuore del deserto di Tremec, un vasto mare di sabbia che sembra inghiottire ogni cosa, la città di Tremec si erge come una macchia di vita. Conosciuta tra i nomadi e i mercanti come l'Oasi nel Deserto, è un luogo di contrasti: una città che riesce a prosperare grazie alla poca acqua che possiede e che nasconde segreti più oscuri di quanto i suoi abitanti vogliano ammettere. Ogni angolo della città è avvolto da un'atmosfera di mistero, dove la sabbia e il cielo si fondono in un'ombra che sembra pervadere ogni cosa.

Una figura emerge dalla tempesta di polvere che precede sempre l'arrivo del tramonto. È avvolta in una lunga tunica scura che la fa sembrare più una visione che una persona reale. Non si vede il volto, se non una fessura attraverso cui spuntano occhi freddi e penetranti, come due punti di luce in una notte senza stelle. La sua andatura è lenta, misurata, e nonostante il caldo torrido del deserto che sfida la pelle di chiunque osi attraversarlo, sembra essere indifferente alla fatica, come se la sabbia fosse un elemento familiare, quasi intimo.

La figura si avvicina finalmente alla città, dove le mura di marmo dorato si stagliano contro il cielo violaceo del tramonto. La polvere si posa sui suoi piedi senza lasciare traccia, come se non fosse mai esistita. E così, come un'ombra tra le ombre, entra nel cuore di Tremec.

I vicoli della città sono stretti e tortuosi, pieni di barzar, bancarelle, odori tipici di chi vive ai margini di questo luogo di passaggio. La figura si muove tra la folla senza che nessuno sembri notarla, o forse, è proprio questo il suo intento: essere invisibile agli occhi di chi la osserva senza davvero guardare. Si ferma a studiare, come un osservatore silenzioso, scrutando ogni dettaglio. Le guardie che pattugliano le strade sono robuste e armate fino ai denti armature d’oro scintillanti in tinta con il resto della città e sciabole che paiono essere affilatissime, con occhi che sembrano sempre pronti a cogliere ogni minimo movimento sospetto, ma nulla li turba. Non è il loro compito preoccuparsi di chi non appare come minaccia.

Osserva poi le genti del posto: uomini e donne che vivono in bilico tra la speranza e la disperazione. Commercianti che trattano la raya come una merce più preziosa dell'oro, e nomadi che, pur non essendo mai stati visti entrare in città, sembrano conoscere ogni angolo della stessa. I suoi occhi sfiorano ogni volto, ogni movimento, ogni parola sussurrata, senza mai fermarsi su niente di specifico, come se tutto fosse ugualmente importante e ugualmente inutile.

In un angolo lontano, una figura in particolare attira la sua attenzione. Era una persona a lui nota. Vestito con qualche pelliccia indosso necessaria a coprire ciò che la natura gli ha donato, si muoveva con assoluto fare guardingo, manco fosse a caccia di un ogre da sbranare. Si aggira, come se stesse cercando qualcosa, o forse qualcuno. La figura avvolta nella tunica scura lo osserva con un interesse crescente.

Senza fare rumore, la figura si avvia oltre, scivolando tra i vicoli stretti, come una folata di vento che muove drappi e tendaggi dell’Oasi senza lasciar traccia alcuna. La città è piena di voci e rumori, ma in quel momento sembra che nulla possa disturbare il suo cammino.

La figura sorrise, ma non è un sorriso che trasmette gioia. "Le leggende sono solo ciò che rimane dopo che il tempo ha divorato il vero significato.” Disse la figura muovendosi oltre, scaltra e silenziosa come sempre.

Un silenzio assordante pervase la figura. Era come se fosse in una fase di meditazione, una fase di stasi dove, il brusìo dei bazar fu temporaneamente interrotto. "Ci sono molte cose in Tremec, molti oggetti dimenticati... ma quello che cerco è qualcosa per cui non sono disposto a comprare. Giunto all’ombra di una palma si genuflesse poggiando la mano sulla nudo tronco afferrando una manciata di sabbia per poi sorridere mentre questa sfilava dalle mani.

Si rialzò sorridendo. La sabbia continua a scorrere, e il vento a soffiare...potè finalmente andare...il suo destino lì fu compiuto.




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