- Sat Nov 18, 2023 12:29 pm
#58648
Era una notte gelida di Nembonume, Thorgad stava perlustrando la Baronia.
Sulla via del ritorno passò per le alte montagne della catena dell'Orus Maer, che dividevano le sue amate terre innevate dalle valli verdi che di cui poco si curava.
Sul suo cammino nello stretto sentiero, una figura al galoppo di un lama, lo incuriosì, un uomo di piccola statura, galoppava concentrato su quegli impervi e stretti passaggi tanto che non notò il saluto di Thorgad e non ne rispose in rimando.
Il Nordico stranito tornò al Borgo nascosto di Hulborg per trovare ristoro alla Locanda "La Tana del lupo Grigio"; al caldodel focolare pensò fra sè e sè :
" il cibo e le bevande non sono più gli stessi da quando i lupi grigi se ne sono andati"
Di colpo la porta si aprì, Jarl Keifir si fece avanti a grossi passi, coperto dalla neve che sferzava fuori.
I Nordici parlarono della giornata e quando Thorgad inizò a parlare dello strano piccolo uomo decisero di andare a controllare.
Salirono in sella ai loro Purosangue e galopparono alla ricerca dell'uomo, perlustrando le pendici delle montagne ed i loro sentieri.
Scopriono diversi anfratti che mai prima d'ora avevano notato, vi erano luoghi strani e sinistri.
Un passaggio nascosto, portava ad un passaggio stretto nelle montagne che finiva in un torrente nascosto dalla solida roccia, era utlizzato quel luogo poichè la cenere delle torce era fresca e una banchina attrezzata di tutto punto era in bella vista, doveva essere il luogo di qualche brigante o contrabbandiere.
Non molto lontano vi era un artista, o meglio così si definiva, in un grotta, solitario, circondato dalle sue opere. Un eremita curioso che però era chiaramente della loro stessa razza per cui non si fecero troppi problemi a lasciarlo stare.
Poi sempre in quella curiosa grotta, che si accorsero fosse più un gruppo di gallerie, arrivarono in un incavano, largo e spazioso, un arena naturale, colpita dalla luce delle cielo, tanto quanto bastava per ricoprire quel campo nascosto coperto dalla neve.
"Un ottimo luogo dove allenarsi a combattere" pensò fra sè e sè Thorgad mentre si guardava intorno meravigliato.
Il viaggio dei due Nordici continuò scoprendo luoghi con Idoli, lontani dalla loro cultura.
Quelle terre sacre su cui il pianto di Yggr aveva fatto diventare tutto bianco, custodivano segreti e cose dimenticate che per molto tempo i Nordici avevano ignorato.
Soddisfatti della loro scoperto, i Nordici stavano tornando sulla via di casa, quando ad un tratto Keifir notò un passaggio, degli appigli ben posizionati, come un invito fra le roccie, celato dalla stessa natura, ma che uno sguardo attento non si sarebbe lasciato sfuggire.
I due si apprestarono a scalare la nuda roccia sino ad arrivare sopra una radura innevata.
Si palesò un tempio in rovina, come due colonne mastodontiche si ergevano due statue del falso Dio Aengus ed in mezzo ad essi un bagliore si sprigionava come se l'aria gelida fosse frammentata in zampilli di tizzoni ardenti.
Thorgad aveva già visto quel genere di cose, L'odio profondo cresceva in lui, poichè alla sua mente ritornava il ricordo di quel portale aperto nel tronco dell'Yggdrasil ormai 3 inverni orsono, e venerando quel falso Dio, idolatrandolo come sempre aveva fatto, aveva ricevuto in cambio morte e distruzione.
La sua preoccupazione principale è che i Giganti del fuoco stessero tentando di invadere il Mondo di Ardahin ancora una volta, ma con stupore poco lontano da quelle statue e quel portale sopito vi era l'uomo.
Il piccolo uomo che aveva incontrato all'inizio della serata.
Allarmato Thorgad chiese subito informazioni su chi fosse, sul perchè si trovasse lì, preso dalla foga e dalla paura che qualcosa potesse accadere nell'imminente.
Ma Keifir con fare molto cauto e riflessivo rispecchiava molto le virtù dei Kessel e a differenza del vecchio Valdar ne era proprio l'opposto. Con tutta la calma dovuta l'uomo dalla bassa statua che portava il nome di Albert Demishion spiegò ai due ogni cosa.
Il racconto di dell'uomo però non convincenva Thorgad, poichè Albert aveva parlato di "imperituri", Dei e altro che si discostavano totalmente da quella che era la sua fede e nella sua mente ora cercava di dare una visione dettata dal suo culto che nulla aveva a che vedere con quei 7 di cui parlava.
Thorgad pensò quasi sottovoce :
"Chi erano questi imperituri? "
Non possono esistere tali esseri, poichè Yggr l'unico Dio, aveva creato la morte, donando alle sue creature il ciclo di vita e solo nelle storie antiche si parlava di quelli che potevano essere imperituri, cioè i primi nati secondo l'Antica via. Nulla aveva senso.
Tanto che Thorgad esclamò sprezzante all'uomo:
"Tu gli chiami imperituri, ma essi non sono tali, voi Umani non avete trovato ancora il modo di ucciderli"
Ma egli di tutta risposta spiegò che questi imperituri anche se sconfitti tornavano in vita perchè era volere Divino.
Raccontò anche della storia in cui tramite un gruppo di mercenari si fece largo in luoghi misteriosi per parlare faccia a faccia con questi imperituri.
Thorgad si ostinava a non credere alle sue parole, perchè non avevano senso per lui, parlandogli quasi con aria di sfida, tanto da dirgli che quel tempio doveva essere sostituito dalle Rune protettrici del Nord e dalle statue di Yggr e Hejldam, perchè la Baronia era la terra Sacra dell'Unico ed era dovere dei Nordici stessi difenderla. Era inaccettabile che un presunto pericolo fosse proprio sotto il loro naso e non ne sapessero nulla.
All'udire del muovere le statue, Albert si allarmò e vedendo che il vecchio e ostinato Nordico si faceva restio a credere alle sue parola, con la calma che lo connotava si offrì di mostrare cosa si celava dietro quel portale sopito.
Thorgad ovviamente era riluttante all'idea di utilizzare portali, ma l'uomo lo rassicurò che non vi era magia o manipolazione del Flux, solo potere divino, Keifir stesso credeva che egli non fosse un mago.
Quando il Nordico si convince, l'uomo pronunciò delle parole in una lingua sconosciuta.
Un portale si aprì, e Thorgad stringendo la sua ascia valicò il passaggio a grandi passi.
Un mondo di fiamma era intorno a lui.
Un vento sferzante si agitava di fronte a lui, l'aria calda e itollerabile bruciava il suo volo.
Intorno a lui lingue di fuoco cadevano come cascate in un mare di Magma ribollente.
Thorgad esclamò:
"Aengin...sono arrivato su Aengin"
La paura mista allo stupore cresceva in lui, perchè mai si sarebbe aspettato di valicare una porta verso un altro mondo, descritto solo nell'Antica Via in cui si era convertito.
Con la voglia di conoscere ma anche con l'attenzione di un guerriero di guardò intorno cercando i Giganti di Fuoco che tanto odiava.
Ma il suo sguardo si posò su quella che sembrava una strada, come per una cittadella ed il passaggio era bloccato da figure. Non giganti come quelle che pensava di incontrare ma bensì uomini, di alta statura.
Alcuni indossavano armature scintillanti che brillavano come il metallo Meteorico dei suoi ricordi nella valle di Bjornstall, inverni orsono.
Poi vi erano altri, che brandivano martelli, incappucciati e ricurvi, come chierici penitenti, ma una cosa lo colpì. Il loro sguardo, quello sguardo che non aveva nulla di umano, gli occhi erano Tizzoni ardenti che divampavano ad ogni movimento.
Thorgad non sopportava più l'aria di quel mondo e girandosi, non vide nessuno, Keifir non l'aveva seguito e con aria sfiancata da quella ardente aria tentò di ritornare sui sui passi ma 6 grandi portali si palesavano davanti a lui.
3 erano di un colore acceso e altri 3 di un colore scuro.
Senza pensarci troppo, il nordico gridò :
"CHE ODAL MI SIA PROPIZIA"
gridando a gran voce il nome della fortuna della fortuna, si gettò nel portale da dove gli sembrava di essere provenuto.
Con suo stupore ritornò fra le nevi.
Keifir e Albert erano di fronte a lui. Scosso e allarmato Thorgad cercò di raccontare cosa aveva visto allo Jarl, ma le parole a malapena uscivano dalle sue labbra.
Convinto di quello che aveva visto si rivolse all'Uomo scusandosi perchè non aveva creduto alle sue parole.
Ma ora che aveva la prova che il suo verbo era veritiero era molto più propenso ad ascotlare e credere al suo racconto, nonostante non riuscisse a capire bene il nesso fra quei Dei che per lui non lo erano ed Yggr.
Qual'era il disegno divino di Yggr?
Lo stava forse mettendo alla prova in qualche maniera per misurare il suo valore?
Mentre il racconto di Alber continuava, Thorgad era sempre più assillato da quelle domande.
Sino a quando non venirono alla conclusione, con la richiesta di quell'uomo, che quel luogo non venisse toccato per nessun ragione.
Thorgad come Keifir, promisero di non toccare quel luogo e quelle statue, anche se erano nelle loro terre, perchè non volevano rischiare di riversare un male in Baronia che non potevano controllare e sopratutto che non comprendevano ancora a pieno.
Sulla via del ritorno passò per le alte montagne della catena dell'Orus Maer, che dividevano le sue amate terre innevate dalle valli verdi che di cui poco si curava.
Sul suo cammino nello stretto sentiero, una figura al galoppo di un lama, lo incuriosì, un uomo di piccola statura, galoppava concentrato su quegli impervi e stretti passaggi tanto che non notò il saluto di Thorgad e non ne rispose in rimando.
Il Nordico stranito tornò al Borgo nascosto di Hulborg per trovare ristoro alla Locanda "La Tana del lupo Grigio"; al caldodel focolare pensò fra sè e sè :
" il cibo e le bevande non sono più gli stessi da quando i lupi grigi se ne sono andati"
Di colpo la porta si aprì, Jarl Keifir si fece avanti a grossi passi, coperto dalla neve che sferzava fuori.
I Nordici parlarono della giornata e quando Thorgad inizò a parlare dello strano piccolo uomo decisero di andare a controllare.
Salirono in sella ai loro Purosangue e galopparono alla ricerca dell'uomo, perlustrando le pendici delle montagne ed i loro sentieri.
Scopriono diversi anfratti che mai prima d'ora avevano notato, vi erano luoghi strani e sinistri.
Un passaggio nascosto, portava ad un passaggio stretto nelle montagne che finiva in un torrente nascosto dalla solida roccia, era utlizzato quel luogo poichè la cenere delle torce era fresca e una banchina attrezzata di tutto punto era in bella vista, doveva essere il luogo di qualche brigante o contrabbandiere.
Non molto lontano vi era un artista, o meglio così si definiva, in un grotta, solitario, circondato dalle sue opere. Un eremita curioso che però era chiaramente della loro stessa razza per cui non si fecero troppi problemi a lasciarlo stare.
Poi sempre in quella curiosa grotta, che si accorsero fosse più un gruppo di gallerie, arrivarono in un incavano, largo e spazioso, un arena naturale, colpita dalla luce delle cielo, tanto quanto bastava per ricoprire quel campo nascosto coperto dalla neve.
"Un ottimo luogo dove allenarsi a combattere" pensò fra sè e sè Thorgad mentre si guardava intorno meravigliato.
Il viaggio dei due Nordici continuò scoprendo luoghi con Idoli, lontani dalla loro cultura.
Quelle terre sacre su cui il pianto di Yggr aveva fatto diventare tutto bianco, custodivano segreti e cose dimenticate che per molto tempo i Nordici avevano ignorato.
Soddisfatti della loro scoperto, i Nordici stavano tornando sulla via di casa, quando ad un tratto Keifir notò un passaggio, degli appigli ben posizionati, come un invito fra le roccie, celato dalla stessa natura, ma che uno sguardo attento non si sarebbe lasciato sfuggire.
I due si apprestarono a scalare la nuda roccia sino ad arrivare sopra una radura innevata.
Si palesò un tempio in rovina, come due colonne mastodontiche si ergevano due statue del falso Dio Aengus ed in mezzo ad essi un bagliore si sprigionava come se l'aria gelida fosse frammentata in zampilli di tizzoni ardenti.
Thorgad aveva già visto quel genere di cose, L'odio profondo cresceva in lui, poichè alla sua mente ritornava il ricordo di quel portale aperto nel tronco dell'Yggdrasil ormai 3 inverni orsono, e venerando quel falso Dio, idolatrandolo come sempre aveva fatto, aveva ricevuto in cambio morte e distruzione.
La sua preoccupazione principale è che i Giganti del fuoco stessero tentando di invadere il Mondo di Ardahin ancora una volta, ma con stupore poco lontano da quelle statue e quel portale sopito vi era l'uomo.
Il piccolo uomo che aveva incontrato all'inizio della serata.
Allarmato Thorgad chiese subito informazioni su chi fosse, sul perchè si trovasse lì, preso dalla foga e dalla paura che qualcosa potesse accadere nell'imminente.
Ma Keifir con fare molto cauto e riflessivo rispecchiava molto le virtù dei Kessel e a differenza del vecchio Valdar ne era proprio l'opposto. Con tutta la calma dovuta l'uomo dalla bassa statua che portava il nome di Albert Demishion spiegò ai due ogni cosa.
Il racconto di dell'uomo però non convincenva Thorgad, poichè Albert aveva parlato di "imperituri", Dei e altro che si discostavano totalmente da quella che era la sua fede e nella sua mente ora cercava di dare una visione dettata dal suo culto che nulla aveva a che vedere con quei 7 di cui parlava.
Thorgad pensò quasi sottovoce :
"Chi erano questi imperituri? "
Non possono esistere tali esseri, poichè Yggr l'unico Dio, aveva creato la morte, donando alle sue creature il ciclo di vita e solo nelle storie antiche si parlava di quelli che potevano essere imperituri, cioè i primi nati secondo l'Antica via. Nulla aveva senso.
Tanto che Thorgad esclamò sprezzante all'uomo:
"Tu gli chiami imperituri, ma essi non sono tali, voi Umani non avete trovato ancora il modo di ucciderli"
Ma egli di tutta risposta spiegò che questi imperituri anche se sconfitti tornavano in vita perchè era volere Divino.
Raccontò anche della storia in cui tramite un gruppo di mercenari si fece largo in luoghi misteriosi per parlare faccia a faccia con questi imperituri.
Thorgad si ostinava a non credere alle sue parole, perchè non avevano senso per lui, parlandogli quasi con aria di sfida, tanto da dirgli che quel tempio doveva essere sostituito dalle Rune protettrici del Nord e dalle statue di Yggr e Hejldam, perchè la Baronia era la terra Sacra dell'Unico ed era dovere dei Nordici stessi difenderla. Era inaccettabile che un presunto pericolo fosse proprio sotto il loro naso e non ne sapessero nulla.
All'udire del muovere le statue, Albert si allarmò e vedendo che il vecchio e ostinato Nordico si faceva restio a credere alle sue parola, con la calma che lo connotava si offrì di mostrare cosa si celava dietro quel portale sopito.
Thorgad ovviamente era riluttante all'idea di utilizzare portali, ma l'uomo lo rassicurò che non vi era magia o manipolazione del Flux, solo potere divino, Keifir stesso credeva che egli non fosse un mago.
Quando il Nordico si convince, l'uomo pronunciò delle parole in una lingua sconosciuta.
Un portale si aprì, e Thorgad stringendo la sua ascia valicò il passaggio a grandi passi.
Un mondo di fiamma era intorno a lui.
Un vento sferzante si agitava di fronte a lui, l'aria calda e itollerabile bruciava il suo volo.
Intorno a lui lingue di fuoco cadevano come cascate in un mare di Magma ribollente.
Thorgad esclamò:
"Aengin...sono arrivato su Aengin"
La paura mista allo stupore cresceva in lui, perchè mai si sarebbe aspettato di valicare una porta verso un altro mondo, descritto solo nell'Antica Via in cui si era convertito.
Con la voglia di conoscere ma anche con l'attenzione di un guerriero di guardò intorno cercando i Giganti di Fuoco che tanto odiava.
Ma il suo sguardo si posò su quella che sembrava una strada, come per una cittadella ed il passaggio era bloccato da figure. Non giganti come quelle che pensava di incontrare ma bensì uomini, di alta statura.
Alcuni indossavano armature scintillanti che brillavano come il metallo Meteorico dei suoi ricordi nella valle di Bjornstall, inverni orsono.
Poi vi erano altri, che brandivano martelli, incappucciati e ricurvi, come chierici penitenti, ma una cosa lo colpì. Il loro sguardo, quello sguardo che non aveva nulla di umano, gli occhi erano Tizzoni ardenti che divampavano ad ogni movimento.
Thorgad non sopportava più l'aria di quel mondo e girandosi, non vide nessuno, Keifir non l'aveva seguito e con aria sfiancata da quella ardente aria tentò di ritornare sui sui passi ma 6 grandi portali si palesavano davanti a lui.
3 erano di un colore acceso e altri 3 di un colore scuro.
Senza pensarci troppo, il nordico gridò :
"CHE ODAL MI SIA PROPIZIA"
gridando a gran voce il nome della fortuna della fortuna, si gettò nel portale da dove gli sembrava di essere provenuto.
Con suo stupore ritornò fra le nevi.
Keifir e Albert erano di fronte a lui. Scosso e allarmato Thorgad cercò di raccontare cosa aveva visto allo Jarl, ma le parole a malapena uscivano dalle sue labbra.
Convinto di quello che aveva visto si rivolse all'Uomo scusandosi perchè non aveva creduto alle sue parole.
Ma ora che aveva la prova che il suo verbo era veritiero era molto più propenso ad ascotlare e credere al suo racconto, nonostante non riuscisse a capire bene il nesso fra quei Dei che per lui non lo erano ed Yggr.
Qual'era il disegno divino di Yggr?
Lo stava forse mettendo alla prova in qualche maniera per misurare il suo valore?
Mentre il racconto di Alber continuava, Thorgad era sempre più assillato da quelle domande.
Sino a quando non venirono alla conclusione, con la richiesta di quell'uomo, che quel luogo non venisse toccato per nessun ragione.
Thorgad come Keifir, promisero di non toccare quel luogo e quelle statue, anche se erano nelle loro terre, perchè non volevano rischiare di riversare un male in Baronia che non potevano controllare e sopratutto che non comprendevano ancora a pieno.
Forgia il tuo valore e tempra il tuo spirito
Thorgad Valdarsen *Bellissimo il libro delle Rune, ma mancano le Ikke*..."Gira il libro str****"
Discord Zenzero#1121
Thorgad Valdarsen *Bellissimo il libro delle Rune, ma mancano le Ikke*..."Gira il libro str****"
Discord Zenzero#1121