- Wed Oct 25, 2023 1:46 pm
#58304
In una mattina come le altre, Egon uscì dalla Fortezza del Sacro Verbo per andare a caccia di banditi nel bosco compreso tra il fiume Aben e la vecchia Edorel.
Molti pensieri si rincorrevano nella sua mente: "Sembra proprio che i Martelli Dorati non riescano a contenere il brulicare di questi pezzenti, evidentemente sono troppo occupati a piazzare trappole in cui cadono solo civili e Cavalieri dell'Alba".
Tutto ad un tratto, mentre guardava il cadavere di quattro banditi intorno a lui, ecco apparire quattro figure a cavallo con indosso il mantello smeraldino degli Hammin. Si fermarono i quattro cavalieri, chiesero dapprima se ci fossero problemi oltre i banditi, alla risposta negativa di Egon uno di essi smontò dalla cavalcatura e si avvicinò: "Cosa dicevate riguardo agli Hammin ieri sera? Avete la possibilità di dirlo al Primo Consigliere in persona!"
Stupito da tanta premura di un'alta carica del regno per le parole dette in terra Amoniana, Egon si accorse che i modi dell'interlocutore erano assai sgarbati tanto che egli, mentre il Solcalande rifletteva sulla risposta, lo esortava a suon di: "Parlo con voi! Sveglia!".
Così Egon esordì facendo notare al Consigliere Dramus che le parole dette da qualcuno in terra Amoniana non sono affare di Hammerheim ma, visto che nulla c'era da nascondere, decise comunque di concedere risposta a questo buffo interrogatorio: "Facevo notare che piazzare trappole in cui finiscono civili e Cavalieri dell'Alba non è una bella cosa". Egon continuò dicendo educatamente: "Avete tutto il diritto di farvi la guerra nella vostra terra ma, almeno, interdite il passaggio in questi boschi se avete a cuore la sicurezza dei civili".
Al dire di Egon il Consigliere apparve stizzito, così come i suoi cavalieri nervosi.
Il Consigliere dapprima sembrò voler affibbiare la colpa delle trappole a coloro cui le stesse erano indirizzate, per poi scusarsi dell'accaduto, senza però nascondere quanto parlar con le persone errate in terre non loro fosse pericoloso. A questa non così tanto velata minaccia Egon dunque chiese: "Chissà cosa penserebbe il Console Sulimar del fatto che fate azioni di spionaggio nelle terre dell'Impero Amoniano..." e il borioso Consigliere rispose: "Lo incontro stasera, glielo chiederò!" e continuò "Noi inseguiremo i nostri nemici ovunque, riferitelo al Maknar!".
Egon, mantenendo la calma, fece notare di non essere il messaggero di nessuno così, dall'alto del suo piedistallo, il Consigliere Dramus lo schernì: "Eppure non vedete l'ora di parlare con il Console!" al che Egon rispose: "Vi credete troppo importante..." e una fiammata colpì Egon, seguita da una sfera di energia elettrica. Evidentemente il mago che fino a quel momento non aveva fatto che cercare la presenza di eventuali tracce, forse per cautela o magari per paura chissà, aveva deciso di attaccare un civile senza che nessun comando fosse stato proferito dal Primo Consigliere.
Tralasciando l'evidente insubordinazione dei membri della scorta del Consigliere, che prima lanciano ben due incantesimi per tramortire qualcuno con una banale armatura di ferro e poi lo rialzano facendo sfoggio di poteri clericali, direi che è chiaro a tutti che la constatazione di Egon non sia piaciuta al caro Consigliere, tanto da offrire al Solcalande un ripasso di tutti i suoi titoli. Rialzandosi e asciugandosi il sudore sulla fronte, Egon riprese il discorso interrotto pocanzi: "come dicevo prima che perdeste le staffe, vi credete troppo importante. Ho un incontro fissato con il Console da prima di tutto ciò".
La risposta Hammin furono una serie di insulti e scherni al Solcalande, per poi passare al Primo Consigliere che, con fare degno del più spaccone dei banditi, impugnò l'arco fingendo di scoccare una freccia in direzione di Egon. Dopo questo glorioso gesto, i prodi cavalieri si son diretti a nord, lasciando il bosco alle loro spalle.
Ripercorrere questi eventi nella sua mente portava al giovane Egon un misto di rabbia e ironia. Era sì arrabbiato per l'ingiustizia subita, ma il tutto era ironico: coloro che additavano gli Uruznidir di essere banditi sanguinari si rivelavano come gli unici ad aver arrecato danno ai Solcalande.
Ciò che lo spaventava era la reazione di sua sorella Lea quando avrebbe riferito il tutto agli altri.
"Ci vorrà tutta la forza di Aengus per trattenere quel piccolo vulcano impazzito".
La nota positiva di questa storia è che i fatti accaduti ispirarono Egon il bardo sui versi di una nuova canzone, di cui cantava già poche righe nella mente:
"La lingua colpisce orgoglio e gloria,
la parola brucia più del fuoco
L'Aquilotto mostra la sua Boria
e per offenderlo basta poco.
Molti pensieri si rincorrevano nella sua mente: "Sembra proprio che i Martelli Dorati non riescano a contenere il brulicare di questi pezzenti, evidentemente sono troppo occupati a piazzare trappole in cui cadono solo civili e Cavalieri dell'Alba".
Tutto ad un tratto, mentre guardava il cadavere di quattro banditi intorno a lui, ecco apparire quattro figure a cavallo con indosso il mantello smeraldino degli Hammin. Si fermarono i quattro cavalieri, chiesero dapprima se ci fossero problemi oltre i banditi, alla risposta negativa di Egon uno di essi smontò dalla cavalcatura e si avvicinò: "Cosa dicevate riguardo agli Hammin ieri sera? Avete la possibilità di dirlo al Primo Consigliere in persona!"
Stupito da tanta premura di un'alta carica del regno per le parole dette in terra Amoniana, Egon si accorse che i modi dell'interlocutore erano assai sgarbati tanto che egli, mentre il Solcalande rifletteva sulla risposta, lo esortava a suon di: "Parlo con voi! Sveglia!".
Così Egon esordì facendo notare al Consigliere Dramus che le parole dette da qualcuno in terra Amoniana non sono affare di Hammerheim ma, visto che nulla c'era da nascondere, decise comunque di concedere risposta a questo buffo interrogatorio: "Facevo notare che piazzare trappole in cui finiscono civili e Cavalieri dell'Alba non è una bella cosa". Egon continuò dicendo educatamente: "Avete tutto il diritto di farvi la guerra nella vostra terra ma, almeno, interdite il passaggio in questi boschi se avete a cuore la sicurezza dei civili".
Al dire di Egon il Consigliere apparve stizzito, così come i suoi cavalieri nervosi.
Il Consigliere dapprima sembrò voler affibbiare la colpa delle trappole a coloro cui le stesse erano indirizzate, per poi scusarsi dell'accaduto, senza però nascondere quanto parlar con le persone errate in terre non loro fosse pericoloso. A questa non così tanto velata minaccia Egon dunque chiese: "Chissà cosa penserebbe il Console Sulimar del fatto che fate azioni di spionaggio nelle terre dell'Impero Amoniano..." e il borioso Consigliere rispose: "Lo incontro stasera, glielo chiederò!" e continuò "Noi inseguiremo i nostri nemici ovunque, riferitelo al Maknar!".
Egon, mantenendo la calma, fece notare di non essere il messaggero di nessuno così, dall'alto del suo piedistallo, il Consigliere Dramus lo schernì: "Eppure non vedete l'ora di parlare con il Console!" al che Egon rispose: "Vi credete troppo importante..." e una fiammata colpì Egon, seguita da una sfera di energia elettrica. Evidentemente il mago che fino a quel momento non aveva fatto che cercare la presenza di eventuali tracce, forse per cautela o magari per paura chissà, aveva deciso di attaccare un civile senza che nessun comando fosse stato proferito dal Primo Consigliere.
Tralasciando l'evidente insubordinazione dei membri della scorta del Consigliere, che prima lanciano ben due incantesimi per tramortire qualcuno con una banale armatura di ferro e poi lo rialzano facendo sfoggio di poteri clericali, direi che è chiaro a tutti che la constatazione di Egon non sia piaciuta al caro Consigliere, tanto da offrire al Solcalande un ripasso di tutti i suoi titoli. Rialzandosi e asciugandosi il sudore sulla fronte, Egon riprese il discorso interrotto pocanzi: "come dicevo prima che perdeste le staffe, vi credete troppo importante. Ho un incontro fissato con il Console da prima di tutto ciò".
La risposta Hammin furono una serie di insulti e scherni al Solcalande, per poi passare al Primo Consigliere che, con fare degno del più spaccone dei banditi, impugnò l'arco fingendo di scoccare una freccia in direzione di Egon. Dopo questo glorioso gesto, i prodi cavalieri si son diretti a nord, lasciando il bosco alle loro spalle.
Ripercorrere questi eventi nella sua mente portava al giovane Egon un misto di rabbia e ironia. Era sì arrabbiato per l'ingiustizia subita, ma il tutto era ironico: coloro che additavano gli Uruznidir di essere banditi sanguinari si rivelavano come gli unici ad aver arrecato danno ai Solcalande.
Ciò che lo spaventava era la reazione di sua sorella Lea quando avrebbe riferito il tutto agli altri.
"Ci vorrà tutta la forza di Aengus per trattenere quel piccolo vulcano impazzito".
La nota positiva di questa storia è che i fatti accaduti ispirarono Egon il bardo sui versi di una nuova canzone, di cui cantava già poche righe nella mente:
"La lingua colpisce orgoglio e gloria,
la parola brucia più del fuoco
L'Aquilotto mostra la sua Boria
e per offenderlo basta poco.
Caleniar Mornlass