- Fri Nov 18, 2022 9:53 am
#54534
Goccia dopo goccia il sangue scolava dalle ferite aperte sul costato della bestia.
Come suo padre gli aveva insegnato, il cervo non doveva essere appeso a testa in giù e non era necessario inciderne la gola per farne defluire i liquidi.
Per quanto possa sembrarti una grossa pecora con qualche palmo di corna in più...il cervo è un animale selvatico, Dulbur. E per certi versi "nobile".
La sua carcassa non va trattata come fosse una delle tanti bestie che alleviamo e macelliamo.
Sai bene che per abbattere un animale del genere dovrai faticare, ed i tuoi cani dovranno essere ben addestrati. Durante i primi attimi della caccia dovranno puntare a sfiancare la preda, così che diventi facile per loro arrivare a mordere le parti molli.
Non dovranno di certo puntare alle zampe, rischierebbero l'impatto degli zoccoli sul muso!
Una volta braccata la preda, la tua lama dovrà essere affilata e i tuoi colpi ben assestati! così che tu possa dar fine alla mattanza senza rischiare di rovinare ulteriormente la cotenna.
È per questo, figlio, che una volta abbattuta dovrai solo issare la carcassa sul gancio e lasciare che il sangue scivoli via attraverso le ferite aperte durante la caccia. Non puntare i suoi occhi al suolo, lascia che sia nobile nella morte così come appare nella vita.
Per le pecore, Dulbur, sai bene che il discorso è diverso...
Non cercheranno di sottrarsi alla tua mannaia; non scapperanno ne combattono per la sopravvivenza. Arriveranno a te corpulente e grasse, pronte per il macello, senza alcuna ferita.
A loro , figlio, dovrai aprire un solco alla gola e appenderle a testa in giù. Solo in quel modo il sangue potrà defluire.
Mentre era assorto nei suoi nostalgici ricordi , i cani avevano sottratto il bastone intarsiato che Dulbur aveva riposto in un angolo. Se lo stavano contendendo con rabbia e con i loro denti stavano rovinando l'intaglio con cui era stato incastonato il nucleo canalizzatore.
Quando il nordico se ne accorse spalancò gli occhi allarmato ed inveì:
"FERMI!!! Non è un bastone con cui pulirsi i denti! Se quell' asta si rompe o quel nucleo va in frantumi il suo potere ci incenerirà! Incenerirà me, voi e la nostra cena!"
Alla voce del padrone i cani mollarono la presa e guaendo si accucciarono a terra. Dulbur recuperò il bastone e lo ripose con cautela in un angolo.
"É di fattura alvar...è più potente di quello che maneggiano i mann del continente. Dobbiamo liberarcene...Venderlo! Varrà un mucchio di soldi..."
Il nucleo in cima al bastone brillò, illuminando per pochi istanti l'angolo della tenda.
"Sono ricchi...sono dannatamente ricchi."
Dulbur si soffermò a pensare alle vesti, alle armature, ai calzari che indossavano i 3 alvar incontrati poche lune addietro nell ovest della baronia. Riportavano decori così minuziosamente lavorati che mai aveva visto qualcosa di simile in tutta la sua vita. Persino le briglie con cui era condotto il syskar sottomesso al manipolatore riportava svariati intagli ed intrecci.
"Dulbur..." D'un tratto il Maknar irruppe nella tenda ridestando il nordico dai suoi pensieri. Sembrava avesse qualcosa d'importante da dire su cui aveva a lungo riflettuto.
" Ricordi quando ad Helcaraxe gli anziani ci dicevano che gli alvar dovevano essere il nostro chiodo fisso?..."
Nel parlare posò a terra una sacca macchiata di sangue;
"....affinché ne contrastassimo le azioni, per evitare che corrompano con i loro modi ogni cosa..."
Ci vollero pochi istanti perché Dulbur capisse che quella era una tunica raggirata e che al suo interno trasportava un armatura in cuoio, anch essa finemente lavorata.
"Ja, lo ricordo syskar"
" Bene" Proseguì " i nordici che oggi servono Kaek non hanno capito niente di quello che i nostri avi ci dicevano. La loro attenzione è rivolta agli alvar, ja...ma per curarne gli intetessi...per erigersi come paladini a difesa della loro causa!"
Dulbur sembrava stranito. Gli risultava difficile apprendere una notizia di quella portata.
"Ci bandiscono, syskar, dicono che abbiamo offeso i loro nuovi amici. "
D'istinto guardò ancora il bastone intarsiato. uno dei cani stava tentando nuovamente di sottrarlo, approfittando della sopraggiunta distrazione del padrone.
Dulbur borbottò parole e versi nel tentativo di scacciare il segugio.
Thorgun, contrariamente, sfoderò dal fianco un coltello e prese a sfilettare un lembo di carne dal costato della carcassa. Lanciò il pasto ai cani come a volerli compensare dell'interesse che stavano mostrando verso quel manufatto.
"Sai cosa faremo, macellaio?"
Domandò mentre ispezionava con interesse il lavoro che Dulbur aveva condotto sul corpo del cervo appeso.
"Se un animale è ammalato e non c è modo di curaralo, lo si deve abbattere."
Sembrava fosse compiaciuto dell' operato del syskar.
"Vogliono far scorrere sangue nordico?...E sia.
Non avremo neanche il peso di infrangere l'eidar posto difronte alla stele eterna."
Come suo padre gli aveva insegnato, il cervo non doveva essere appeso a testa in giù e non era necessario inciderne la gola per farne defluire i liquidi.
Per quanto possa sembrarti una grossa pecora con qualche palmo di corna in più...il cervo è un animale selvatico, Dulbur. E per certi versi "nobile".
La sua carcassa non va trattata come fosse una delle tanti bestie che alleviamo e macelliamo.
Sai bene che per abbattere un animale del genere dovrai faticare, ed i tuoi cani dovranno essere ben addestrati. Durante i primi attimi della caccia dovranno puntare a sfiancare la preda, così che diventi facile per loro arrivare a mordere le parti molli.
Non dovranno di certo puntare alle zampe, rischierebbero l'impatto degli zoccoli sul muso!
Una volta braccata la preda, la tua lama dovrà essere affilata e i tuoi colpi ben assestati! così che tu possa dar fine alla mattanza senza rischiare di rovinare ulteriormente la cotenna.
È per questo, figlio, che una volta abbattuta dovrai solo issare la carcassa sul gancio e lasciare che il sangue scivoli via attraverso le ferite aperte durante la caccia. Non puntare i suoi occhi al suolo, lascia che sia nobile nella morte così come appare nella vita.
Per le pecore, Dulbur, sai bene che il discorso è diverso...
Non cercheranno di sottrarsi alla tua mannaia; non scapperanno ne combattono per la sopravvivenza. Arriveranno a te corpulente e grasse, pronte per il macello, senza alcuna ferita.
A loro , figlio, dovrai aprire un solco alla gola e appenderle a testa in giù. Solo in quel modo il sangue potrà defluire.
Mentre era assorto nei suoi nostalgici ricordi , i cani avevano sottratto il bastone intarsiato che Dulbur aveva riposto in un angolo. Se lo stavano contendendo con rabbia e con i loro denti stavano rovinando l'intaglio con cui era stato incastonato il nucleo canalizzatore.
Quando il nordico se ne accorse spalancò gli occhi allarmato ed inveì:
"FERMI!!! Non è un bastone con cui pulirsi i denti! Se quell' asta si rompe o quel nucleo va in frantumi il suo potere ci incenerirà! Incenerirà me, voi e la nostra cena!"
Alla voce del padrone i cani mollarono la presa e guaendo si accucciarono a terra. Dulbur recuperò il bastone e lo ripose con cautela in un angolo.
"É di fattura alvar...è più potente di quello che maneggiano i mann del continente. Dobbiamo liberarcene...Venderlo! Varrà un mucchio di soldi..."
Il nucleo in cima al bastone brillò, illuminando per pochi istanti l'angolo della tenda.
"Sono ricchi...sono dannatamente ricchi."
Dulbur si soffermò a pensare alle vesti, alle armature, ai calzari che indossavano i 3 alvar incontrati poche lune addietro nell ovest della baronia. Riportavano decori così minuziosamente lavorati che mai aveva visto qualcosa di simile in tutta la sua vita. Persino le briglie con cui era condotto il syskar sottomesso al manipolatore riportava svariati intagli ed intrecci.
"Dulbur..." D'un tratto il Maknar irruppe nella tenda ridestando il nordico dai suoi pensieri. Sembrava avesse qualcosa d'importante da dire su cui aveva a lungo riflettuto.
" Ricordi quando ad Helcaraxe gli anziani ci dicevano che gli alvar dovevano essere il nostro chiodo fisso?..."
Nel parlare posò a terra una sacca macchiata di sangue;
"....affinché ne contrastassimo le azioni, per evitare che corrompano con i loro modi ogni cosa..."
Ci vollero pochi istanti perché Dulbur capisse che quella era una tunica raggirata e che al suo interno trasportava un armatura in cuoio, anch essa finemente lavorata.
"Ja, lo ricordo syskar"
" Bene" Proseguì " i nordici che oggi servono Kaek non hanno capito niente di quello che i nostri avi ci dicevano. La loro attenzione è rivolta agli alvar, ja...ma per curarne gli intetessi...per erigersi come paladini a difesa della loro causa!"
Dulbur sembrava stranito. Gli risultava difficile apprendere una notizia di quella portata.
"Ci bandiscono, syskar, dicono che abbiamo offeso i loro nuovi amici. "
D'istinto guardò ancora il bastone intarsiato. uno dei cani stava tentando nuovamente di sottrarlo, approfittando della sopraggiunta distrazione del padrone.
Dulbur borbottò parole e versi nel tentativo di scacciare il segugio.
Thorgun, contrariamente, sfoderò dal fianco un coltello e prese a sfilettare un lembo di carne dal costato della carcassa. Lanciò il pasto ai cani come a volerli compensare dell'interesse che stavano mostrando verso quel manufatto.
"Sai cosa faremo, macellaio?"
Domandò mentre ispezionava con interesse il lavoro che Dulbur aveva condotto sul corpo del cervo appeso.
"Se un animale è ammalato e non c è modo di curaralo, lo si deve abbattere."
Sembrava fosse compiaciuto dell' operato del syskar.
"Vogliono far scorrere sangue nordico?...E sia.
Non avremo neanche il peso di infrangere l'eidar posto difronte alla stele eterna."
Dulbur il CantaGuerra / Panzone