- Sun Dec 01, 2019 9:30 pm
#5007
28 Nembonume 283
La luce diurna è ormai calata troppo per continuare a lavorare, sono riuscito comunque a tessere almeno una trentina di braccia di lana su quel congegno demoniaco senza rimanervi intrappolato, i miei sarebbero fieri di me.
Esco dalla sartoria soddisfatto, senza nemmeno prendermi la briga di controllare se ho ancora tutte le monete in tasca, la serata è così tranquilla, le strade insolitamente silenziose... dal viale del mercato riesco addirittura a sentire il ritmico e rilassante rumore delle onde...
WRRRROOOOSSSSH
Per la miseria!
Il vociare dei mercanti si fa immediatamente più concitato, non è la città ad essere silenziosa, è il mare a ruggire!
Corro a depositare in tutta fretta il carico di lana e recuperare la mia giumenta Grigia. Già in precedenza onde anomale di tale portata e forza avevano colpito i moli e le coste di Hammerheim, in quell'occasione portando a riva grosse creature marine per nulla amichevoli. Memore dell'evento mi lancio in perlustrazione di moli e spiagge, curiosità in resta e cautela dimentica in qualche cassetto.
Per mia fortuna nessuna aragosta troppo cresciuta decide di approfittarne, tutto sembra nella norma, a parte l'agitazione del mare.
Me ne sto tornando guardingo verso la piazza centrale della città, quando incrocio il solito gruppetto di randagi, Kilanj con i suoi ossequi, Mannus che guarda storto ogni gatto della città come se stesse per rubargli anche la madre, il nordico di cui ho dimenticato il nome alla prima occasione e Rhoda, ormai costantemente nella sua pelliccia bianca, credo faccia la muta al variare delle stagioni come gli animali del bosco. Oppure è freddoloso, chissà.
Anche loro sono in giro a controllare le vie ma come me non hanno notato nulla di particolare, se non una bella lavata alla locanda nei bassifondi, che probabilmente non si vedeva da quando gli elfi ancora non esistevano.
Ci convinciamo che è un qualche evento atmosferico strano e niente di più e decidiamo di lasciar perdere, dopotutto non possiamo certo metterci a soffiare contro per fermare le onde, quando all'improvviso l'ennesimo cavallone si infrange sulla costa sud facendo tremare l'intera città!
Corriamo alla spiaggia e stavolta vi troviamo una grosso elementale d'acqua, come quelli che ricordo d'aver visto in precedenza. Solitario viene abbattuto senza troppi problemi, ma ora è chiaro che qualcosa sta accadendo. Perlustriamo la spiaggia aspettandoci non saprei nemmeno cosa, ma avvicinandoci alla battigia sentiamo qualcosa, una voce forse nell'aria o forse nella mente, o forse dall'acqua stessa?
"Sono Kaliya principessa Naga, prigioniera ormai da tempo negli abissi ardani, vi prego, non ignorate questa richiesta d'aiuto.
Seguite questo mio sussurro, non siate malfidenti, fin nel cuore dell'abbraccio fra tre isole silenti, laddove da lungo tempo non si spingon più le genti."
Una principessa prigioniera, una richiesta d'aiuto. Un gran classico delle storie cavalleresche. Peccato sia Naga. I pochi naga che ho incontrato sono sempre stati ostili e non sono l'unico con il dubbio che sia una qualche trappola, ma la richiesta sembra sincera e il germoglio della curiosità è sbocciato in tutti i presenti. E poi la principessa si è presa la briga di metter la richiesta in rima, non possiamo esimerci dal remare in risposta.
Perciò decidiamo di andare.
Dove?
Inizia un dibattito su isole e arcipelaghi; fortunatamente il Nordico non ha altri difetti e mi dà man forte nella scelta della destinazione: l'isola centrale dell'Arcipelago Perduto.
Come?
Siamo in cinque, la goletta di Rhoda e la mia hanno visto giorni migliori e difficilmente riescono a portarci tutti. Kilanj ha una nave.
Kilanj ha una nave! Andiamo a prenderla!
...
...
...
LA STRAMALEDETTA NAVE DI KILANJ E' ORMEGGIATA AI CONFINI DEL MONDO
La corsa mi ha quasi ucciso e sto per vomitare, il moto ondoso non aiuta, perciò mi aggrappo al parapetto e prego almeno di recuperare le mie capacità mentali, quelle fisiche sono andate.
La rotta tracciata dal timoniere somiglia a un glifo per l'evocazione di un demone dell'abisso, grazie a Danu però per tutto il viaggio non incontriamo nemmeno un kraken o serpente marino...
Probabilmente perché sono tutti qui all'Arcipelago Perduto! Incrociamo ben presto cadaveri galleggianti di mostri marini, che indicano chiaramente che non siamo i primi a raggiungere le isole, la richiesta d'aiuto dev'essere giunta anche altrove.
Navigando verso il centro dell'arcipelago incontriamo altre navi e altri mostri marini, ma non siamo equipaggiati per uno scontro del genere e quindi iniziamo a cercare febbrilmente un attracco per guadagnare una posizione di vantaggio. Dopo mille manovre conto sette isole, o sono aumentate o stiamo girando intorno. Finalmente un lembo di terra libero, il Nordico balza a terra pronto a distruggere. Non c'è nulla da distruggere, è l'isola sbagliata, Kilanj si è fermato per riordinare le idee, credo. Oppure perché sì. Recuperiamo tutto l'equipaggio e dopo pochi minuti la nave si muove nuovamente e troviamo un molo libero in quello che sembra un porto djaredin ricavato nella scogliera.
Scendiamo dalla nave e mi rendo conto che sono presenti genti da ogni parte di Ardania, conosciute e non, è difficile per le imbarcazioni in arrivo ormeggiare e per chi è già a terra muoversi tra i moli. C'è poco tempo però per organizzarsi, si sentono già rumori di battaglia poco distante quindi attraversiamo un pertugio nella roccia che ci conduce in un boschetto al centro dell'isola dove infuria la battaglia. Degli individui umanoidi dal manto e colorito azzurri combattono contro... contro di noi, ove "noi" si intende tutte le genti accorse in aiuto della pricipessa.
Invoco la magia e scaglio una fiamma verso il primo nemico che vedo, abbattendolo sul colpo, con mia gran soddisfazione. Spavaldo come mai mi lancio in avanti sicuro di avere le chiavi della battaglia, solo per scoprire che il nemico non è uno sprovveduto, uno di loro mi compare magicamente di fronte e una piattonata della sua spada mi manda lungo disteso per terra.
Delle braccia mi strattonano e mi risveglio con un gran mal di testa, mi rimetto in piedi ringraziando la donna di colore che mi trovo di fronte, un uomo alle mie spalle risponde "Nessun problema!". Sono intontito, non vedo più i miei compagni e decido di procedere d'ora in poi con estrema cautela.
La battaglia sembra essersi risolta per il meglio, ma a quanto pare è solo l'inizio. Un altro passaggio nella scogliera porta a una piccola grotta dalla quale poi dobbiamo inabissarci nelle profondità alla ricerca della principessa. Ci sono discussioni su quale gruppo debba andare prima e dopo ma non ho la mente abbastanza lucida per capire l'ordine e non conosco la maggior parte delle persone che vedo. Lascio quindi il passo a un piccolo gruppo giusto per sicurezza e poi seguo.
La grotta in cui scendiamo è completamente pervasa di luce blu, oppure buio blu? Qualunque cosa qui sotto è blu! Uomini, pesci, elfi, nani, cavalli. Blu!
La battaglia qui sotto è una bolgia! La resistenza incontrata in precedenza è niente in confronto a quel che vedo ora, un esercito immenso di elementali, guerrieri e streghe Naga si scontra con le genti ardane. E quegli individui cerulei... sembrano COMANDARE il mare, alla loro volontà le acque si scatenano in forti ondate, i flutti si uniscono generando nuovi elementali e costringono la conseguente ondata di ritirata dell'esercito della superficie, nani compresi.
Ad ogni ritirata fuggo con ogni mia energia verso l'uscita con l'unico scopo di sopravvivere. Mannus pare essere dello stesso avviso, poiché ci ritroviamo d'un tratto entrambi nelle retrovie, ben distanti dal fronte. Gli chiedo quale sia la nostra strategia e mi risponde: "Segui i nani, sembrano sapere". Decido di continuare a seguire la mia strategia.
La battaglia prosegue con numerose avanzate e ritirate, proprio al ritmo delle onde.
Cerco come posso di tener pulite le retrovie mentre il fronte sembra aver trovato la forza e l'organizzazione per sopraffare il nemico ed, infine, schiacciarlo.
Arriviamo al fondo della grotta dove, tra pareti magiche, è imprigionata la principessa naga.
Di nuovo il suo dire sembra sincero, la sua gratitudine genuina e la sua sofferenza reale. Ci racconta di come un popolo bellicoso giunto da oltre il mare, i Marid, l'abbia presa prigioniera per soggiogare e sottomettere la sua tribù, così come altre tribù naga, per usarle nella guerra contro noi esseri asciutti. Kilanj salvo.
Tra i presenti alcuni non credono alle parole della creatura e gridano di ucciderla, ma la maggior parte dei gruppi è convinta della sincerità della principessa. Si decide quindi di liberarla, alcuni maghi tentano con la magia ma la barriera regge. I nani si fanno largo nella calca a suon di esplosivi guadagnando spazio di manovra e, una volta padroni del campo, con un qualche loro ordigno antimagia abbattono le pareti della prigione.
La principessa Kaliya è finalmente libera, sofferente ma con grazia si fa avanti e le persone lì accalcate si spostano lasciandole un passaggio... nella direzione sbagliata. Con posata serenità, senza una parola, la principessa, un palmo dopo l'altro si dirige verso l'uscita della grotta.
Giunta ai moli del porto si ferma e parla nuovamente ai presenti.
"Posso offrire l'amicizia della mia tribu, ora libera.
Insegnatemi i vostri nomi così che possa onorare il debito."
I popoli presenti, uno ad uno, nominano il proprio regno, la propria città. Alcuni si producono in elogi e apprezzamenti, naga o non naga, è comunque una principessa.
Mannus sbraita il proprio nome, a domanda rispondere è cortesia. E' educato quando non impreca.
La principessa ascolta con attenzione e sembra effettivamente memorizzare ogni nome, ogni colore, ogni stemma. Poi parla infine:
"Gettate in mare un pegno consacrato, sussurrate in una conchiglia, e io e il mio popolo accorreremo."
E con un movimento sinuoso si inabissa senza alzare nemmeno uno spruzzo sulla superficie dell'acqua, scomparendo tra i flutti.
Seguo Kilanj fino alla nave, Mannus decide di tentare la sorte e va nella direzione opposta. Poco male, la nostra imbarcazione è stretta fra altre tre, impossibilitata ad uscire dal porto e dovremo aspettare. Attendiamo pazientemente una nave amoniana uscire dal porto, una fregata loknariana uscire dal porto, due chiatte naniche uscire dal porto, due chiatte naniche rientrare in porto, si erano dimenticati un cugino. Due chiatte naniche ripartire, una nave di tortuga uscire dal porto. Possiamo uscire dal porto anche noi.
Una stretta virata e la vela si gonfia, a dritta subito una nave in fiamme. Guardiamo tutti dall'altra parte.
Provo a suggerire una rotta più diretta per il ritorno, ma non se ne fa nulla, per questa nave il mare è una tela su cui disegnare linee arzigogolate. Il tempo del viaggio è sufficiente a far crescere la barba agli elfi, e a farla cadere ai nani.
Messo piede a terra sul continente sono pronto a dormire sotto il primo albero, ma torniamo comunque in città per dividere il raccolto. Io faccio notare che non ho pensato a far altro che portare a casa la pelle, ma altri hanno raccattato qualcosa. Mannus ha raschiato pure la muffa dei muri. Un bottino non molto ricco, che dividiamo in tre; del nordico ho perso traccia, Rhoda è fuori dalla porta, in sella a un lama, con la fronte appoggiata al muro. Russa. E' un chiaro segno che l'avventura è conclusa.
Non avremo portato a casa un ricco bottino, non avremo guadagnato l'alleanza della principessa, ma almeno, quando infine sarò al cospetto del Cieco, avrò una storia da raccontare.
Diario di un Vago
La luce diurna è ormai calata troppo per continuare a lavorare, sono riuscito comunque a tessere almeno una trentina di braccia di lana su quel congegno demoniaco senza rimanervi intrappolato, i miei sarebbero fieri di me.
Esco dalla sartoria soddisfatto, senza nemmeno prendermi la briga di controllare se ho ancora tutte le monete in tasca, la serata è così tranquilla, le strade insolitamente silenziose... dal viale del mercato riesco addirittura a sentire il ritmico e rilassante rumore delle onde...
WRRRROOOOSSSSH
Per la miseria!
Il vociare dei mercanti si fa immediatamente più concitato, non è la città ad essere silenziosa, è il mare a ruggire!
Corro a depositare in tutta fretta il carico di lana e recuperare la mia giumenta Grigia. Già in precedenza onde anomale di tale portata e forza avevano colpito i moli e le coste di Hammerheim, in quell'occasione portando a riva grosse creature marine per nulla amichevoli. Memore dell'evento mi lancio in perlustrazione di moli e spiagge, curiosità in resta e cautela dimentica in qualche cassetto.
Per mia fortuna nessuna aragosta troppo cresciuta decide di approfittarne, tutto sembra nella norma, a parte l'agitazione del mare.
Me ne sto tornando guardingo verso la piazza centrale della città, quando incrocio il solito gruppetto di randagi, Kilanj con i suoi ossequi, Mannus che guarda storto ogni gatto della città come se stesse per rubargli anche la madre, il nordico di cui ho dimenticato il nome alla prima occasione e Rhoda, ormai costantemente nella sua pelliccia bianca, credo faccia la muta al variare delle stagioni come gli animali del bosco. Oppure è freddoloso, chissà.
Anche loro sono in giro a controllare le vie ma come me non hanno notato nulla di particolare, se non una bella lavata alla locanda nei bassifondi, che probabilmente non si vedeva da quando gli elfi ancora non esistevano.
Ci convinciamo che è un qualche evento atmosferico strano e niente di più e decidiamo di lasciar perdere, dopotutto non possiamo certo metterci a soffiare contro per fermare le onde, quando all'improvviso l'ennesimo cavallone si infrange sulla costa sud facendo tremare l'intera città!
Corriamo alla spiaggia e stavolta vi troviamo una grosso elementale d'acqua, come quelli che ricordo d'aver visto in precedenza. Solitario viene abbattuto senza troppi problemi, ma ora è chiaro che qualcosa sta accadendo. Perlustriamo la spiaggia aspettandoci non saprei nemmeno cosa, ma avvicinandoci alla battigia sentiamo qualcosa, una voce forse nell'aria o forse nella mente, o forse dall'acqua stessa?
"Sono Kaliya principessa Naga, prigioniera ormai da tempo negli abissi ardani, vi prego, non ignorate questa richiesta d'aiuto.
Seguite questo mio sussurro, non siate malfidenti, fin nel cuore dell'abbraccio fra tre isole silenti, laddove da lungo tempo non si spingon più le genti."
Una principessa prigioniera, una richiesta d'aiuto. Un gran classico delle storie cavalleresche. Peccato sia Naga. I pochi naga che ho incontrato sono sempre stati ostili e non sono l'unico con il dubbio che sia una qualche trappola, ma la richiesta sembra sincera e il germoglio della curiosità è sbocciato in tutti i presenti. E poi la principessa si è presa la briga di metter la richiesta in rima, non possiamo esimerci dal remare in risposta.
Perciò decidiamo di andare.
Dove?
Inizia un dibattito su isole e arcipelaghi; fortunatamente il Nordico non ha altri difetti e mi dà man forte nella scelta della destinazione: l'isola centrale dell'Arcipelago Perduto.
Come?
Siamo in cinque, la goletta di Rhoda e la mia hanno visto giorni migliori e difficilmente riescono a portarci tutti. Kilanj ha una nave.
Kilanj ha una nave! Andiamo a prenderla!
...
...
...
LA STRAMALEDETTA NAVE DI KILANJ E' ORMEGGIATA AI CONFINI DEL MONDO
La corsa mi ha quasi ucciso e sto per vomitare, il moto ondoso non aiuta, perciò mi aggrappo al parapetto e prego almeno di recuperare le mie capacità mentali, quelle fisiche sono andate.
La rotta tracciata dal timoniere somiglia a un glifo per l'evocazione di un demone dell'abisso, grazie a Danu però per tutto il viaggio non incontriamo nemmeno un kraken o serpente marino...
Probabilmente perché sono tutti qui all'Arcipelago Perduto! Incrociamo ben presto cadaveri galleggianti di mostri marini, che indicano chiaramente che non siamo i primi a raggiungere le isole, la richiesta d'aiuto dev'essere giunta anche altrove.
Navigando verso il centro dell'arcipelago incontriamo altre navi e altri mostri marini, ma non siamo equipaggiati per uno scontro del genere e quindi iniziamo a cercare febbrilmente un attracco per guadagnare una posizione di vantaggio. Dopo mille manovre conto sette isole, o sono aumentate o stiamo girando intorno. Finalmente un lembo di terra libero, il Nordico balza a terra pronto a distruggere. Non c'è nulla da distruggere, è l'isola sbagliata, Kilanj si è fermato per riordinare le idee, credo. Oppure perché sì. Recuperiamo tutto l'equipaggio e dopo pochi minuti la nave si muove nuovamente e troviamo un molo libero in quello che sembra un porto djaredin ricavato nella scogliera.
Scendiamo dalla nave e mi rendo conto che sono presenti genti da ogni parte di Ardania, conosciute e non, è difficile per le imbarcazioni in arrivo ormeggiare e per chi è già a terra muoversi tra i moli. C'è poco tempo però per organizzarsi, si sentono già rumori di battaglia poco distante quindi attraversiamo un pertugio nella roccia che ci conduce in un boschetto al centro dell'isola dove infuria la battaglia. Degli individui umanoidi dal manto e colorito azzurri combattono contro... contro di noi, ove "noi" si intende tutte le genti accorse in aiuto della pricipessa.
Invoco la magia e scaglio una fiamma verso il primo nemico che vedo, abbattendolo sul colpo, con mia gran soddisfazione. Spavaldo come mai mi lancio in avanti sicuro di avere le chiavi della battaglia, solo per scoprire che il nemico non è uno sprovveduto, uno di loro mi compare magicamente di fronte e una piattonata della sua spada mi manda lungo disteso per terra.
Delle braccia mi strattonano e mi risveglio con un gran mal di testa, mi rimetto in piedi ringraziando la donna di colore che mi trovo di fronte, un uomo alle mie spalle risponde "Nessun problema!". Sono intontito, non vedo più i miei compagni e decido di procedere d'ora in poi con estrema cautela.
La battaglia sembra essersi risolta per il meglio, ma a quanto pare è solo l'inizio. Un altro passaggio nella scogliera porta a una piccola grotta dalla quale poi dobbiamo inabissarci nelle profondità alla ricerca della principessa. Ci sono discussioni su quale gruppo debba andare prima e dopo ma non ho la mente abbastanza lucida per capire l'ordine e non conosco la maggior parte delle persone che vedo. Lascio quindi il passo a un piccolo gruppo giusto per sicurezza e poi seguo.
La grotta in cui scendiamo è completamente pervasa di luce blu, oppure buio blu? Qualunque cosa qui sotto è blu! Uomini, pesci, elfi, nani, cavalli. Blu!
La battaglia qui sotto è una bolgia! La resistenza incontrata in precedenza è niente in confronto a quel che vedo ora, un esercito immenso di elementali, guerrieri e streghe Naga si scontra con le genti ardane. E quegli individui cerulei... sembrano COMANDARE il mare, alla loro volontà le acque si scatenano in forti ondate, i flutti si uniscono generando nuovi elementali e costringono la conseguente ondata di ritirata dell'esercito della superficie, nani compresi.
Ad ogni ritirata fuggo con ogni mia energia verso l'uscita con l'unico scopo di sopravvivere. Mannus pare essere dello stesso avviso, poiché ci ritroviamo d'un tratto entrambi nelle retrovie, ben distanti dal fronte. Gli chiedo quale sia la nostra strategia e mi risponde: "Segui i nani, sembrano sapere". Decido di continuare a seguire la mia strategia.
La battaglia prosegue con numerose avanzate e ritirate, proprio al ritmo delle onde.
Cerco come posso di tener pulite le retrovie mentre il fronte sembra aver trovato la forza e l'organizzazione per sopraffare il nemico ed, infine, schiacciarlo.
Arriviamo al fondo della grotta dove, tra pareti magiche, è imprigionata la principessa naga.
Di nuovo il suo dire sembra sincero, la sua gratitudine genuina e la sua sofferenza reale. Ci racconta di come un popolo bellicoso giunto da oltre il mare, i Marid, l'abbia presa prigioniera per soggiogare e sottomettere la sua tribù, così come altre tribù naga, per usarle nella guerra contro noi esseri asciutti. Kilanj salvo.
Tra i presenti alcuni non credono alle parole della creatura e gridano di ucciderla, ma la maggior parte dei gruppi è convinta della sincerità della principessa. Si decide quindi di liberarla, alcuni maghi tentano con la magia ma la barriera regge. I nani si fanno largo nella calca a suon di esplosivi guadagnando spazio di manovra e, una volta padroni del campo, con un qualche loro ordigno antimagia abbattono le pareti della prigione.
La principessa Kaliya è finalmente libera, sofferente ma con grazia si fa avanti e le persone lì accalcate si spostano lasciandole un passaggio... nella direzione sbagliata. Con posata serenità, senza una parola, la principessa, un palmo dopo l'altro si dirige verso l'uscita della grotta.
Giunta ai moli del porto si ferma e parla nuovamente ai presenti.
"Posso offrire l'amicizia della mia tribu, ora libera.
Insegnatemi i vostri nomi così che possa onorare il debito."
I popoli presenti, uno ad uno, nominano il proprio regno, la propria città. Alcuni si producono in elogi e apprezzamenti, naga o non naga, è comunque una principessa.
Mannus sbraita il proprio nome, a domanda rispondere è cortesia. E' educato quando non impreca.
La principessa ascolta con attenzione e sembra effettivamente memorizzare ogni nome, ogni colore, ogni stemma. Poi parla infine:
"Gettate in mare un pegno consacrato, sussurrate in una conchiglia, e io e il mio popolo accorreremo."
E con un movimento sinuoso si inabissa senza alzare nemmeno uno spruzzo sulla superficie dell'acqua, scomparendo tra i flutti.
Seguo Kilanj fino alla nave, Mannus decide di tentare la sorte e va nella direzione opposta. Poco male, la nostra imbarcazione è stretta fra altre tre, impossibilitata ad uscire dal porto e dovremo aspettare. Attendiamo pazientemente una nave amoniana uscire dal porto, una fregata loknariana uscire dal porto, due chiatte naniche uscire dal porto, due chiatte naniche rientrare in porto, si erano dimenticati un cugino. Due chiatte naniche ripartire, una nave di tortuga uscire dal porto. Possiamo uscire dal porto anche noi.
Una stretta virata e la vela si gonfia, a dritta subito una nave in fiamme. Guardiamo tutti dall'altra parte.
Provo a suggerire una rotta più diretta per il ritorno, ma non se ne fa nulla, per questa nave il mare è una tela su cui disegnare linee arzigogolate. Il tempo del viaggio è sufficiente a far crescere la barba agli elfi, e a farla cadere ai nani.
Messo piede a terra sul continente sono pronto a dormire sotto il primo albero, ma torniamo comunque in città per dividere il raccolto. Io faccio notare che non ho pensato a far altro che portare a casa la pelle, ma altri hanno raccattato qualcosa. Mannus ha raschiato pure la muffa dei muri. Un bottino non molto ricco, che dividiamo in tre; del nordico ho perso traccia, Rhoda è fuori dalla porta, in sella a un lama, con la fronte appoggiata al muro. Russa. E' un chiaro segno che l'avventura è conclusa.
Non avremo portato a casa un ricco bottino, non avremo guadagnato l'alleanza della principessa, ma almeno, quando infine sarò al cospetto del Cieco, avrò una storia da raccontare.
Diario di un Vago
Last edited by Bimberbum on Sun Dec 01, 2019 9:33 pm, edited 1 time in total.
Alak Sindranel