- Tue Jan 25, 2022 4:00 pm
#48876
A notte tarda, nelle sale della Regina Ubriaca, si può spesso udire un bardo suonare e raccontare storie. Alcune serie, alcune buffe, la maggior parte stupide. Prima di cominciare, tuttavia, il suonatore si premura sempre di chiarificare una cosa.
"Questa è una storia falsa. Forse è falsa nella sua interezza o forse solo per un insignificante dettaglio. A voi giudicarlo"
La Ballata del Topo Istaro
Codesta è la storia di Erdin l’Istaro,
che volle un bel giorno evocare un destriero.
Ma disse la formula sovrappensiero,
e innanzi gli apparve un ossuto somaro.
Per niente deluso, il Telero distratto
comprese che più si doveva allenare,
e varie magie cominciò a declamare,
che tosto si vide mutato in un ratto.
Or piccolo, nudo, e senza un aiuto,
si mise a cercare il grande Grimorio
che con un gran tonfo gli era caduto
e si era richiuso sul fronte in avorio.
Qualcuno doveva prestargli assistenza!
E a lungo riflesse su come ottenerla.
Ma infin si decise con provvida urgenza
che doveva uscir per le vie della Perla.

Provò prima al Tempio, poiché era normale
che aiuto cercasse innanzi al suo Valar.
Ma subito vide la giovin Hyalmanar
che con una scopa scacciò l’animale.
Scappò tra la pioggia e entrò nella Lega.
Lì giunto si stese su di un strapuntino,
che altro non era che un bel parrucchino
rimasto appoggiato su di una cadrega.
Entrò Nolme in sede e, varcati i cancelli,
si mise ad urlare, come fosse matto.
“Non posso più adesso usare i capelli,
se sono bagnati e puzzan di ratto!”
Scappando intravide una porta socchiusa,
veloce si ascose in quello spiraglio.
Finì in una stanza, che era la cambusa
privata e segreta del noto Ammiraglio.
Mangiò da scoppiare, poi stanco e assonnato,
si stese nascosto in un vecchio scarpone.
Finché non accadde che il fiero padrone
cercò di infilarsi il calzare borchiato.

“Ahi, Ahi mi hanno morso! Che orrore! Che pena!”
ma il ratto scappava per una postierla
pria in strada e poi fuori, lontan dalla Perla,
finché poi non vide Elanor la Queyna.
Costei lo studiò, e con garbo e dolcezza,
gli diede un buffetto con fare suadente.
“Sei un gran bel topino, ma in tutta franchezza,
non posso portarti con me alla Splendente”.
Lei prese la strada, ma il ratto ansimante,
si mise a lei innanzi, in piedi, diritto.
Voleva spiegarsi, ma poi fu trafitto
da un dardo scoccato da un bardo passante.
Così fu la storia di Erdin l’istaro,
che ad oggi ci insegna una bella morale.
È inutil cercare il destriero più raro
perché andare a piedi non è così male.

---

Because we are living in a material world, and I am a material Tór
Impenitente narratore di Storie false
Discord: adebowale#1320
"Questa è una storia falsa. Forse è falsa nella sua interezza o forse solo per un insignificante dettaglio. A voi giudicarlo"
La Ballata del Topo Istaro
Codesta è la storia di Erdin l’Istaro,
che volle un bel giorno evocare un destriero.
Ma disse la formula sovrappensiero,
e innanzi gli apparve un ossuto somaro.
Per niente deluso, il Telero distratto
comprese che più si doveva allenare,
e varie magie cominciò a declamare,
che tosto si vide mutato in un ratto.
Or piccolo, nudo, e senza un aiuto,
si mise a cercare il grande Grimorio
che con un gran tonfo gli era caduto
e si era richiuso sul fronte in avorio.
Qualcuno doveva prestargli assistenza!
E a lungo riflesse su come ottenerla.
Ma infin si decise con provvida urgenza
che doveva uscir per le vie della Perla.

Provò prima al Tempio, poiché era normale
che aiuto cercasse innanzi al suo Valar.
Ma subito vide la giovin Hyalmanar
che con una scopa scacciò l’animale.
Scappò tra la pioggia e entrò nella Lega.
Lì giunto si stese su di un strapuntino,
che altro non era che un bel parrucchino
rimasto appoggiato su di una cadrega.
Entrò Nolme in sede e, varcati i cancelli,
si mise ad urlare, come fosse matto.
“Non posso più adesso usare i capelli,
se sono bagnati e puzzan di ratto!”
Scappando intravide una porta socchiusa,
veloce si ascose in quello spiraglio.
Finì in una stanza, che era la cambusa
privata e segreta del noto Ammiraglio.
Mangiò da scoppiare, poi stanco e assonnato,
si stese nascosto in un vecchio scarpone.
Finché non accadde che il fiero padrone
cercò di infilarsi il calzare borchiato.

“Ahi, Ahi mi hanno morso! Che orrore! Che pena!”
ma il ratto scappava per una postierla
pria in strada e poi fuori, lontan dalla Perla,
finché poi non vide Elanor la Queyna.
Costei lo studiò, e con garbo e dolcezza,
gli diede un buffetto con fare suadente.
“Sei un gran bel topino, ma in tutta franchezza,
non posso portarti con me alla Splendente”.
Lei prese la strada, ma il ratto ansimante,
si mise a lei innanzi, in piedi, diritto.
Voleva spiegarsi, ma poi fu trafitto
da un dardo scoccato da un bardo passante.
Così fu la storia di Erdin l’istaro,
che ad oggi ci insegna una bella morale.
È inutil cercare il destriero più raro
perché andare a piedi non è così male.

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