- Tue Mar 09, 2021 9:28 pm
#37141
Il bardo sempre dislessico della Perla dei Mari
Ex ramingo dal sorriso ingenuo
Fu Kayrleann Fenerol, il primo paladino procreante
Allegro imbonitore dal: "mio padre diceva sempre..."
Un'altra notte placida alla Perla. Dal proprio letto Eco ascoltava lo sciabordìo delle onde sul molo della casa. Il risplendere della volta stellata filtrava dalle finestre creando giochi di luce sulle assi del pavimento e sul cuscino dove riposava sereno Carpentiere.
Sarebbe stata un'altra notte insonne per il telero. L'ennesima volta che le ore notturne sarebbero passate a rincorrere i pensieri, sfiorando leggermente le corde della lira, con buona pace dei vicini.
Notti insonni iniziate non molto tempo prima, dopo aver visto quel sorriso, dopo essersi perso in quello sguardo…
Era stato come se il tempo si fosse fermato, come se fosse riuscito ad acchiappare con l'orecchio una melodia nel pieno di un mercato affollato. Una sensazione di pace che non aveva mai provato in tutta la sua vita.
Lure.
La sua voce risuonava cristallina e carezzevole come il tepore del sole primaverile. Già solo quella musica gli incantava l'animo, ma quando ebbe modo di avvicinarsi ai suoi occhi capì di star cadendo, inabissandosi in qualcosa di così immenso da togliere il fiato. Ma, stranamente, questo non lo spaventava. Era solo incantato da ciò che lo stava avvolgendo. Come un’enorme mareggiata che lo avesse colpito senza però arrecargli danno.
Parlando con lei non aveva saputo tenere a freno i pensieri e li cantò quella sera stessa, al suo fianco, sotto le stelle della Elentari e davanti al reame dell’Aran Tunmo.
Le parole fluivano dal petto più che dalla gola, come un fiume in piena, senza che potesse ,o volesse, fermarle.
Sguardi. Carezze. Saluti. Attese. Insonnia.
I sentimenti di Kaymorn continuavano a rombargli dentro per giorni e notti, senza sosta, dilandiandogli l’animo impreparato a gestire qualcosa di simile. Un animo che non aveva mai saputo nemmeno che un sentimento così potesse esistere.
Chiese consiglio alle due persone con cui si era aperto di più alla Perla.
Marea e il Minya ebbero per lui parole di conforto e felicità condivisa, un balsamo per l’animo del telero, che si scopriva più fragile di quanto mai si sarebbe potuto immaginare.
Persino le ninfe, che secoli addietro lo ispirarono per le sue prime canzoni, vollero lenire gli spasmi del suo cuore, vedendolo struggersi dinanzi alla cascata da cui era nato il tutto.
Poi, inaspettatamente, di nuovo insieme a lei. Sotto le stelle. Davanti al mare.
E ancora una volta il cuore del telero si sciolse in una dichiarazione di resa totale in quella guerra di animo e sentimento.
E ancora sguardi, parole a mezza voce, attese.
Ma stavolta, a due passi da un bacio mancato, la brezza accarezzò i visi di due eldar stretti l’un l’altra in una melodia di speranze e sogni. Capelli rossi e neri che si mischiavano come onde di marea. In una notte lunga un’eternità.
Eco continuava a sfiorare le corde della lira, disteso sul letto, mentre fuori albeggiava. La lama di luce dell’astro diurno illuminava ora il sorriso e lo sguardo di chi continua a sognare anche da desto.
Sarebbe stata un'altra notte insonne per il telero. L'ennesima volta che le ore notturne sarebbero passate a rincorrere i pensieri, sfiorando leggermente le corde della lira, con buona pace dei vicini.
Notti insonni iniziate non molto tempo prima, dopo aver visto quel sorriso, dopo essersi perso in quello sguardo…
Era stato come se il tempo si fosse fermato, come se fosse riuscito ad acchiappare con l'orecchio una melodia nel pieno di un mercato affollato. Una sensazione di pace che non aveva mai provato in tutta la sua vita.
Lure.
La sua voce risuonava cristallina e carezzevole come il tepore del sole primaverile. Già solo quella musica gli incantava l'animo, ma quando ebbe modo di avvicinarsi ai suoi occhi capì di star cadendo, inabissandosi in qualcosa di così immenso da togliere il fiato. Ma, stranamente, questo non lo spaventava. Era solo incantato da ciò che lo stava avvolgendo. Come un’enorme mareggiata che lo avesse colpito senza però arrecargli danno.
Parlando con lei non aveva saputo tenere a freno i pensieri e li cantò quella sera stessa, al suo fianco, sotto le stelle della Elentari e davanti al reame dell’Aran Tunmo.
Le parole fluivano dal petto più che dalla gola, come un fiume in piena, senza che potesse ,o volesse, fermarle.
Sguardi. Carezze. Saluti. Attese. Insonnia.
I sentimenti di Kaymorn continuavano a rombargli dentro per giorni e notti, senza sosta, dilandiandogli l’animo impreparato a gestire qualcosa di simile. Un animo che non aveva mai saputo nemmeno che un sentimento così potesse esistere.
Chiese consiglio alle due persone con cui si era aperto di più alla Perla.
Marea e il Minya ebbero per lui parole di conforto e felicità condivisa, un balsamo per l’animo del telero, che si scopriva più fragile di quanto mai si sarebbe potuto immaginare.
Persino le ninfe, che secoli addietro lo ispirarono per le sue prime canzoni, vollero lenire gli spasmi del suo cuore, vedendolo struggersi dinanzi alla cascata da cui era nato il tutto.
Poi, inaspettatamente, di nuovo insieme a lei. Sotto le stelle. Davanti al mare.
E ancora una volta il cuore del telero si sciolse in una dichiarazione di resa totale in quella guerra di animo e sentimento.
E ancora sguardi, parole a mezza voce, attese.
Ma stavolta, a due passi da un bacio mancato, la brezza accarezzò i visi di due eldar stretti l’un l’altra in una melodia di speranze e sogni. Capelli rossi e neri che si mischiavano come onde di marea. In una notte lunga un’eternità.
Eco continuava a sfiorare le corde della lira, disteso sul letto, mentre fuori albeggiava. La lama di luce dell’astro diurno illuminava ora il sorriso e lo sguardo di chi continua a sognare anche da desto.
Il bardo sempre dislessico della Perla dei Mari
Ex ramingo dal sorriso ingenuo
Fu Kayrleann Fenerol, il primo paladino procreante
Allegro imbonitore dal: "mio padre diceva sempre..."