- Sun Mar 29, 2020 6:21 pm
#13929
Erano passati diversi giorni da quando Bruck era tornato a calpestare le nevi. I suoi viaggi al Sud lo avevano cambiato molto.
Aveva imparato dai Ramjalar a sopravvivere per intere settimane lontano dalla città, con la sola compagnia di ottimi amici e una piccola stalla, dormendo all’addiaccio sotto un tetto crollato. Durante quelle notti umide il suo sguardo si perdeva in quei ritagli di cielo oltre i laterizi dissestati del tetto del rifugio. In quelle notti Bruko amava farsi cullare dai pensieri lasciando filtrare l’energia notturna di Danu proveniente dalle stelle.
Aveva imparato a trarre vantaggio dai doni di Jurth. Gli avevano permesso di stare in piedi e combattere anche con le ossa rotte, senza sentire troppo dolore.
Anche il soggiorno a Tremec era sempre piacevole, pensava. A parte qualche furto subito da parte di qualche lesto ragazzino scalzo -poi sparito in quella rumorosa folla- amava la cordialità di quel popolo e il suo fedele garzone al Bazar aveva conquistato la simpatia degli abitanti. Bruck era anche stato scelto dal Visir in persona per forgiare alcune armi e armature per l’esercito. In cuor suo riteneva che l’appellativo “Venerabile” fosse ben riposto e se ne compiaceva ogni volta che veniva trattato in modo cosi rispettoso dai cittadini dell’Oasi. Un tempo non avrebbe mai pensato di riuscire a fidarsi di un suver, o addirittura fare amicizia con persone di altre razze o ideali completamente opposti a quelli che aveva ereditato dai suoi genitore nordici.
I numerosi sconvolgimenti nella sua vita erano stati accompagnati anche dalla comparsa di una folta e vigorosa chioma nera, cresciuta là dove nessun capello compariva da anni sulla sua -un tempo- glabra pelata lucida.
Pensava tutto questo mentre con il suo piccone faceva leva per spostare una grossa pietra che probabilmente nascondeva… Orialkon! Ah-ha!
Il suo occhio era tornato a riconoscere anche quella venatura scura, presente all’interno di quelle montagne che erano state da sempre la sua culla.
Tanti cambiamenti erano avvenuti anche ad Helcaraxe, pensava mentre scavava.
Bruko aveva seguito l’evoluzione degli eventi con un occhio a volte troppo coinvolto, altre piuttosto distante.
Da quando era tornato a calpestare le nevi c’era qualcosa che lo turbava e nonostante il mantello di Kurdan sulle sue spalle lo riempisse di orgoglio, spesso gelide bufere travolgevano il suo animo e quello dei suoi fratelli. Bramosia di potere, bisogno di affermarsi e prevaricare sugli altri erano solo alcuni tra i sentimenti che vedeva palesarsi in quel gruppo di guerrieri solitari.
Forse era questo il prezzo da pagare, pensava, ma mai come ora il suo martello batteva così forte, sprigionando scintille al violento urto con il metallo. Bruko stava onorando ancora una volta il Dio della Forgia.
Respirò a pieni polmoni il vapore denso del metallo che si raffreddava accanto alla brace. Il suo sguardo si perse per un istante tra i tizzoni ardenti.
Amava quell’odore, era inconfondibile.
Bruko battè forte sul tamburo e urlò.
Era l’odore della guerra, era l'odore acre della morte.
Aveva imparato dai Ramjalar a sopravvivere per intere settimane lontano dalla città, con la sola compagnia di ottimi amici e una piccola stalla, dormendo all’addiaccio sotto un tetto crollato. Durante quelle notti umide il suo sguardo si perdeva in quei ritagli di cielo oltre i laterizi dissestati del tetto del rifugio. In quelle notti Bruko amava farsi cullare dai pensieri lasciando filtrare l’energia notturna di Danu proveniente dalle stelle.
Aveva imparato a trarre vantaggio dai doni di Jurth. Gli avevano permesso di stare in piedi e combattere anche con le ossa rotte, senza sentire troppo dolore.
Anche il soggiorno a Tremec era sempre piacevole, pensava. A parte qualche furto subito da parte di qualche lesto ragazzino scalzo -poi sparito in quella rumorosa folla- amava la cordialità di quel popolo e il suo fedele garzone al Bazar aveva conquistato la simpatia degli abitanti. Bruck era anche stato scelto dal Visir in persona per forgiare alcune armi e armature per l’esercito. In cuor suo riteneva che l’appellativo “Venerabile” fosse ben riposto e se ne compiaceva ogni volta che veniva trattato in modo cosi rispettoso dai cittadini dell’Oasi. Un tempo non avrebbe mai pensato di riuscire a fidarsi di un suver, o addirittura fare amicizia con persone di altre razze o ideali completamente opposti a quelli che aveva ereditato dai suoi genitore nordici.
I numerosi sconvolgimenti nella sua vita erano stati accompagnati anche dalla comparsa di una folta e vigorosa chioma nera, cresciuta là dove nessun capello compariva da anni sulla sua -un tempo- glabra pelata lucida.
Pensava tutto questo mentre con il suo piccone faceva leva per spostare una grossa pietra che probabilmente nascondeva… Orialkon! Ah-ha!
Il suo occhio era tornato a riconoscere anche quella venatura scura, presente all’interno di quelle montagne che erano state da sempre la sua culla.
Tanti cambiamenti erano avvenuti anche ad Helcaraxe, pensava mentre scavava.
Bruko aveva seguito l’evoluzione degli eventi con un occhio a volte troppo coinvolto, altre piuttosto distante.
Da quando era tornato a calpestare le nevi c’era qualcosa che lo turbava e nonostante il mantello di Kurdan sulle sue spalle lo riempisse di orgoglio, spesso gelide bufere travolgevano il suo animo e quello dei suoi fratelli. Bramosia di potere, bisogno di affermarsi e prevaricare sugli altri erano solo alcuni tra i sentimenti che vedeva palesarsi in quel gruppo di guerrieri solitari.
Forse era questo il prezzo da pagare, pensava, ma mai come ora il suo martello batteva così forte, sprigionando scintille al violento urto con il metallo. Bruko stava onorando ancora una volta il Dio della Forgia.
Respirò a pieni polmoni il vapore denso del metallo che si raffreddava accanto alla brace. Il suo sguardo si perse per un istante tra i tizzoni ardenti.
Amava quell’odore, era inconfondibile.
Bruko battè forte sul tamburo e urlò.
Era l’odore della guerra, era l'odore acre della morte.
Bruck Aeglos - Berserk in real