Essenza di Suldanas
Posted: Thu Jun 01, 2023 8:06 pm
Vi era un periodo in cui il Doriath era diventato Regno di conquista e di subdole acquisizioni di territorio in nome di diritti mai avuti. Naucor, a Ovest di Ondolinde, che occuparono Falmalonde, Sacro Territorio per tutti gli Eldar da tempi antichi ove solo le rovine e l'ignoranza rispetto a esse potevano far pensare a qualcosa di "Passato".
Veneratori dell'Oscuro che avevano voltato le spalle alla Luce si erano stanziati oltre le spirali di roccia ad Ovest del Bosco di Tiond. Moriquendi stanziati da anni presso le zone limitrofe Ceoris a minacciare le mura della città con il suo fiume ormai avvelenato. Decadentisti e Deva disseminati in ogni dove.
Se c'era qualcosa a cui si era giunti dopo aspre battaglie ed incontri diplomatici quella era sicuramente la pace.
Mythras non desiderava altro che stabilizzare il Continente assieme ai suoi fratelli Rotinrim per poter rifondare le basi del proprio Regno ed avviare un era di Luce e Gloria. Fu sicuramente un percorso difficile e snervante, anche per il più lungimirante degli Elfi. Eppure non cedette un passo innanzi a tutto il lavoro da fare e alle mani da sporcare.
Con il tempo si epurarono tutte le minacce. Si riavvicinarono i Sindar agli spiriti naturali e ai tre Faerin Maggiori per poter tornare a sperare in una stabilizzazione del Sacro Bosco. Le giganti creature arboree che vi erano al loro interno furono un mistero per molti. Alcuni le confusero per i Deva che infestavano il Doriath. Altri li consideravano un male che aveva corrotto la verginità del Bosco e che lo aveva portato a cacciare gli Edil Mithren dalle loro case.
La verità però, come spesso accade, è ben celata al nudo occhio di chi basa le sorti del mondo alle superficialità. La smisurata Saggezza di Doron en Faer portò i Sindar a studiare la situazione da un punto di vista più profondo. La lontananza dalla propria casa li aveva portati a perdere il loro legame empatico con gli spiriti e con la foresta in generale. Vagavano presso la Bianca Città assieme agli Alti Elfi che li avevano ospitati e cominciavano a amalgamarsi nella società senza tenere stretto il loro retaggio.
Si confondeva la necessità di avvicinarsi ai loro fratelli di Ondolinde a quella di non dimenticarsi di avere una casa da poter, un giorno, riuscire a tornarvi per quietare il cuore e l'anima dalla nostalgia.
E questo venne fatto. Mythras ed i suoi fratelli prese l'iniziativa e intraprese un percorso di riavvicinamento con gli spiriti naturali al punto da ristabilirne un collegamento empatico profondo. Gli stessi Faerin Maggiori diedero segno della loro presenza al di fuori del Sacro Bosco e parteciparono al Prodigio. La Valle Celata prese forme e colori in completa comunione tra marmo e vegetazione in fiore.
La Pace era stata finalmente riconquistata. Tutti ne godevano. Non c'era niente che non andava.
Seppur non per sempre è permesso di goderne in panciolle, senza far niente per proteggerla.
Una nuova minaccia venne dal sottosuolo ed eruttò da Nolwe con orde di Moriquendi armati per tentare una conquista sotto la luce del sole. Suldanas aveva tanti modi per comunicare messaggi ai suoi prediletti. Il Padre ricordava loro che bisognava combattere per mantenere la Pace nel Continente senza mai abbassare la guardia. E questo venne fatto. Gli eserciti dell' Alleanza Elfica si riunirono e bloccarono il nemico sulle rive del fiume barricandoli sotto le mura di Nolwe. Situazione che ancora si protrae e che vede impegnati molti soldati a tal fine.
Nel Sacro Bosco rega la calma. I Sindar sono riusciti ad entrare in comunione con gli Alberi Semoventi i quali non li vedono più come una minaccia ma come parte integrante del Bosco tutto. Ivi i Sindar si recano per respirare l'aria di casa mentre camminano in armonia in esso, lanciando nelle profondità della mente ogni ricordo passato in cui dovettero farsi strada con la forza solo per rivedere i ruderi della propria abitazione di un tempo ormai abbracciata dalla vegetazione.
Mythras era solito passare del tempo nella quiete delle fronde degli alberi, cui si sentiva parte e non più ospite, meditando sulle prossime mosse da fare per risolvere il problema del brigantaggio e dell'esercito Moriquendi. Avrebbe meditato a lungo fino a trovare una soluzione.
Veneratori dell'Oscuro che avevano voltato le spalle alla Luce si erano stanziati oltre le spirali di roccia ad Ovest del Bosco di Tiond. Moriquendi stanziati da anni presso le zone limitrofe Ceoris a minacciare le mura della città con il suo fiume ormai avvelenato. Decadentisti e Deva disseminati in ogni dove.
Se c'era qualcosa a cui si era giunti dopo aspre battaglie ed incontri diplomatici quella era sicuramente la pace.
Mythras non desiderava altro che stabilizzare il Continente assieme ai suoi fratelli Rotinrim per poter rifondare le basi del proprio Regno ed avviare un era di Luce e Gloria. Fu sicuramente un percorso difficile e snervante, anche per il più lungimirante degli Elfi. Eppure non cedette un passo innanzi a tutto il lavoro da fare e alle mani da sporcare.
Con il tempo si epurarono tutte le minacce. Si riavvicinarono i Sindar agli spiriti naturali e ai tre Faerin Maggiori per poter tornare a sperare in una stabilizzazione del Sacro Bosco. Le giganti creature arboree che vi erano al loro interno furono un mistero per molti. Alcuni le confusero per i Deva che infestavano il Doriath. Altri li consideravano un male che aveva corrotto la verginità del Bosco e che lo aveva portato a cacciare gli Edil Mithren dalle loro case.
La verità però, come spesso accade, è ben celata al nudo occhio di chi basa le sorti del mondo alle superficialità. La smisurata Saggezza di Doron en Faer portò i Sindar a studiare la situazione da un punto di vista più profondo. La lontananza dalla propria casa li aveva portati a perdere il loro legame empatico con gli spiriti e con la foresta in generale. Vagavano presso la Bianca Città assieme agli Alti Elfi che li avevano ospitati e cominciavano a amalgamarsi nella società senza tenere stretto il loro retaggio.
Si confondeva la necessità di avvicinarsi ai loro fratelli di Ondolinde a quella di non dimenticarsi di avere una casa da poter, un giorno, riuscire a tornarvi per quietare il cuore e l'anima dalla nostalgia.
E questo venne fatto. Mythras ed i suoi fratelli prese l'iniziativa e intraprese un percorso di riavvicinamento con gli spiriti naturali al punto da ristabilirne un collegamento empatico profondo. Gli stessi Faerin Maggiori diedero segno della loro presenza al di fuori del Sacro Bosco e parteciparono al Prodigio. La Valle Celata prese forme e colori in completa comunione tra marmo e vegetazione in fiore.
La Pace era stata finalmente riconquistata. Tutti ne godevano. Non c'era niente che non andava.
Seppur non per sempre è permesso di goderne in panciolle, senza far niente per proteggerla.
Una nuova minaccia venne dal sottosuolo ed eruttò da Nolwe con orde di Moriquendi armati per tentare una conquista sotto la luce del sole. Suldanas aveva tanti modi per comunicare messaggi ai suoi prediletti. Il Padre ricordava loro che bisognava combattere per mantenere la Pace nel Continente senza mai abbassare la guardia. E questo venne fatto. Gli eserciti dell' Alleanza Elfica si riunirono e bloccarono il nemico sulle rive del fiume barricandoli sotto le mura di Nolwe. Situazione che ancora si protrae e che vede impegnati molti soldati a tal fine.
Nel Sacro Bosco rega la calma. I Sindar sono riusciti ad entrare in comunione con gli Alberi Semoventi i quali non li vedono più come una minaccia ma come parte integrante del Bosco tutto. Ivi i Sindar si recano per respirare l'aria di casa mentre camminano in armonia in esso, lanciando nelle profondità della mente ogni ricordo passato in cui dovettero farsi strada con la forza solo per rivedere i ruderi della propria abitazione di un tempo ormai abbracciata dalla vegetazione.
Mythras era solito passare del tempo nella quiete delle fronde degli alberi, cui si sentiva parte e non più ospite, meditando sulle prossime mosse da fare per risolvere il problema del brigantaggio e dell'esercito Moriquendi. Avrebbe meditato a lungo fino a trovare una soluzione.