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Al Consiglio Reale delle Westlands

Posted: Fri Oct 14, 2022 6:36 am
by Zenon Valdemar
* la grafia è molto elegante, delicata, sembra di mano femminile, ben diversa da quella di Zenon *

Stimati membri del Consiglio,
Le mie azioni degli ultimi tempi hanno gettato un’ombra sulla mia reputazione e sul giudizio che molti avevano sulla mia affidabilità e capacità.
Sono passati alcuni giorni dallo scontro che ancora ricordo bene, a differenza di ciò che è accaduto dopo: solo pallide ombre, residui di qualche memoria, il risvegliarmi nella cattedrale di Crom, il vegliare su di me dei cittadini, le parole di amici e il supporto di molte persone.
Ancora vivido in me è l’odore del sangue degli illithid, come se si fosse per sempre insediato nel mio naso e non ne volesse uscire più.
Sono libero ora, vedo e percepisco le cose in modo molto diverso, come se quel livore nel mio cervello avesse cercato di farmi regredire, di annullarmi. Ma ciò ha avuto un caro prezzo.

Le persone che mi hanno accolto mi stanno curando con molta dedizione e, malgrado le differenze nel nostro sangue, si stanno prodigando per aiutarmi: un abilissimo cerusico ha voluto agire sulla mia mano paralizzata, uno dei danni che ho subìto a causa doloroso legame con l’illithid supremo, il “padre” del parassita nella mia testa che credevo ormai espulso del tutto: la sua morte e la sua sofferenza sono state trasmesse a me, lasciando questa mano immobile.
Il taglio delicato dei coltelli, i bendaggi candidi, gli impacchi di erbe di cui mai avevo sentito parlare e i punti cuciti con minuziosa cura mi hanno ridonato movimento alla mano, ma come temevo quello era il problema minore.

Non riesco più a codificare la melodia.
La chiave che mi dischiudeva i segreti dell’Arte che ho padroneggiato per anni sembra essere irrimediabilmente danneggiata: persino il battere ritmicamente con le dita su una panca è diventato impossibile.

Ma questo è niente in confronto al danno che quelle creature, che non smetterò mai di cacciare e inquisire, hanno arrecato a poveri cittadini ignari del tumore dentro di loro, vittime non solo dell’invasione di un anno fa ma dell’esser state infettate da altrettanti parassiti, persone con la cui mente avevo stabilito un legame: le vedevo, le sentivo, ero loro e loro erano me. E tutti insieme, ho il terrore soltanto a dirlo, eravamo insetti nella tela dell’illithid supremo, tutti connessi da un filo mentale che soltanto con la loro morte orribile e il mio dolore è stato tagliato.
Ancora vivido in me è il ricordo delle visioni condivise, di ciò che io vedevo delle loro vite.

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Non riesco a dire, amici miei, se tutto è finito: in cuor mio lo sento, ma lo sentivo anche il giorno in cui fui liberato la prima volta, durante l’assedio.
Ho bisogno di conferme, di studiare me stesso e giungere alla percezione che mi dica che sono davvero libero, che il nemico è fuori di me (ma mai lontano dai miei obiettivi).

E soprattutto non posso arrendermi alla mia pietosa condizione.
Ho lasciato l’Accademia in mani capaci e sapienti, di persone in grado di fare molto, persone che già molto hanno fatto per il Regno: ma il mio non è un addio, solo una richiesta di comprensione, sento che finché non avrò nuovamente raggiunto un equilibrio sarò un peso, e forse un ostacolo, per il benessere delle Westlands.

Tornerò non appena l’equilibrio sarà ripristinato.



* La firma è di Zenon, ma il tratto è tremolante e grossolano *