Una strana scoperta: il Diario del Tessitore
Posted: Wed Jun 22, 2022 12:43 am
Era una calda serata di Granaio dell'anno 286. Valdir stava osservando le ultime luci della giornata dalle mura del Monastero quando decise di andare a studiare la flora della Baronia e volerne studiare l'evoluzione, dopo che gli scontri fra Helcaraxe ed Hammer avevano portato fuoco e fiamme nella valle.
Si avviò lentamente verso le cime del Nord, sua terra natia, alcuni particolari muschi mostravano getti promettenti ed i suoi studi ne avrebbero giovato.
L'aria, però, era diversa. Aveva udito voci di strane ombre, alcuni le chiamavano Maledizioni erranti, che parevano avventarsi su ignari viandanti come spettri nella notte: non poteva pensare che la Baronia dovesse subire una ennesima invasione.
In cima ad un pianoro, potè udire lamenti provenire da mondi sconosciuti, gettò rapidamente lo sguardo e corse alle Baite. Si sarebbe confrontato col Gerofante, era l'unico in grado di aiutarlo, forse erano solo visioni, forse era solo stanco. Forse era tutto vero.
Il Gerofante era intento a redigere missive da inviare a qualche regno di Ardania. Valdir entrò di prepotenza, facendo sobbalzare Dan: gli raccontò confusamente quel che vide, il Gerofante alzò un sopracciglio pensando che qualcosa stesse cambiando nell'equilibrio al quale erano abituati.
Con voce calma, disse: "Questa sera avrei un incontro con due compagni che intendono intraprendere la via druidica. Direi che non ci sono problemi se vengono con noi, magari in quattro possiamo fugare tutti i tuoi dubbi e rendere meno fumose le tue parole. Vieni, andiamo"
Fuori dalla baita, due umani stavano prendendo conforto all'ombra di un largo larice, sfamando e dissetando le loro bestie a causa del gran caldo. Erano pronti per una spedizione, ovunque fosse, avevano anche tomi nelle loro sacche per prendere nota delle parole del Gerofante.
I passi di Valdir erano incerti, come frenati da un'ombra che ammantava il suo cuore. Avanzò lentamente al luogo che aveva abbandonato poco prima: i lamenti ed i vagiti erano spariti, si poteva percepire solamente un rumore come di una potente energia avvolta in una forma di sfera che risucchiava tutta la luce che le finiva addosso. Valdir non avrebbe saputo descriverlo meglio al Gerofante, ma capì, guardando i suoi occhi, che nemmeno Dan sapeva rendersi conto di quello che stava vedendo.
I quattro avventurieri si avvicinarono alla strana sfera, studiandola da lontano e da vicino, non sembrava in grado di ferirli. Il Gerofante decise di allungare una mano e toccarla: sparì in un lampo. I rimanenti tre rimasero di stucco, non si persero d'animo e copiarono le mosse.
Il piccolo gruppetto fu catapultato in una stanza che non avevano mai visto in vita loro, non solo per le fattezze della stanza, non ricordavano infatti di averla incontrata in nessun castello o regno o antro ma anche il suo contenuto. Pareva tutto provenire da luoghi sconosciuti.
Una enorme statua li accolse al loro arrivo, ricordava il colore della pietra ma al tatto sembrava qualcosa di differente: raffigurava tre combattenti vittoriosi.
La stanza si diramava in due direzioni, una sulla destra e una sulla sinistra. Il primo corridoio a destra conduceva verso un altare circondato da corpi di avventurieri, alla vista mal equipaggiati, morti in modo orribile e con espressioni di terrore, con liquido che cola dalla loro bocca.
Su dei piedistalli vi erano elmi di foggia sconosciuta, raffigurazioni di creature mai viste prima su Ardania e cristalli color del cielo più limpido.
Un enorme forziere era affiancato da due globi bianchi, parevano instabili e pronti ad esplodere. Vi erano raffigurazioni esplicite di scene di morte che, pur essendo scritte in un linguaggio a loro sconosciuto, erano anche troppo chiare nella loro funzione.
L'altro corridoio portava a quello che assomigliava ad un laboratorio di un alchimista: un letto era stato posizionato affianco ad alcuni bauli, alambicchi, ampolle, strani simboli sul terreno, ed un tomo. I quattro rimasero senza parole alla vista di questa stanza piena di segreti e stranezze, di oggetti alieni da Ardania, da strane effigi di creature.
Avanzarono lentamente, studiando ogni passo, cercarono di avvicinarsi al tomo, sperando che non fosse maledetto e che non diventasse una bomba nelle loro mani. Lo aprirono, lo sfogliarono. Era intitolato "Diario del Tessitore", recava la firma di Nimrothiel. Era scritto in Antico Elfico, o almeno così pareva, altri termini erano scritti in Quenya.
Ne approfittarono per leggerlo e farsene qualche copia da studiare, con calma, nei giorni a venire. Rimasero in silenzio, per ore, abbagliati e al contempo preoccupati per quello che avevano rinvenuto. Quel che maggiormente li angosciava, però, era quello strano liquido che ancora non erano riusciti a interpretare e a definire.
Tanti i quesiti che attanagliavano la loro mente: quanto era antico quel luogo? Chi era Nimrothiel? Come mai era apparsa quella sfera di energia su Ardania? Gli studi non sarebbero stati veloci e semplici, una nuova, lunga avventura li attendeva.
Si avviò lentamente verso le cime del Nord, sua terra natia, alcuni particolari muschi mostravano getti promettenti ed i suoi studi ne avrebbero giovato.
L'aria, però, era diversa. Aveva udito voci di strane ombre, alcuni le chiamavano Maledizioni erranti, che parevano avventarsi su ignari viandanti come spettri nella notte: non poteva pensare che la Baronia dovesse subire una ennesima invasione.
In cima ad un pianoro, potè udire lamenti provenire da mondi sconosciuti, gettò rapidamente lo sguardo e corse alle Baite. Si sarebbe confrontato col Gerofante, era l'unico in grado di aiutarlo, forse erano solo visioni, forse era solo stanco. Forse era tutto vero.
Il Gerofante era intento a redigere missive da inviare a qualche regno di Ardania. Valdir entrò di prepotenza, facendo sobbalzare Dan: gli raccontò confusamente quel che vide, il Gerofante alzò un sopracciglio pensando che qualcosa stesse cambiando nell'equilibrio al quale erano abituati.
Con voce calma, disse: "Questa sera avrei un incontro con due compagni che intendono intraprendere la via druidica. Direi che non ci sono problemi se vengono con noi, magari in quattro possiamo fugare tutti i tuoi dubbi e rendere meno fumose le tue parole. Vieni, andiamo"
Fuori dalla baita, due umani stavano prendendo conforto all'ombra di un largo larice, sfamando e dissetando le loro bestie a causa del gran caldo. Erano pronti per una spedizione, ovunque fosse, avevano anche tomi nelle loro sacche per prendere nota delle parole del Gerofante.
I passi di Valdir erano incerti, come frenati da un'ombra che ammantava il suo cuore. Avanzò lentamente al luogo che aveva abbandonato poco prima: i lamenti ed i vagiti erano spariti, si poteva percepire solamente un rumore come di una potente energia avvolta in una forma di sfera che risucchiava tutta la luce che le finiva addosso. Valdir non avrebbe saputo descriverlo meglio al Gerofante, ma capì, guardando i suoi occhi, che nemmeno Dan sapeva rendersi conto di quello che stava vedendo.
I quattro avventurieri si avvicinarono alla strana sfera, studiandola da lontano e da vicino, non sembrava in grado di ferirli. Il Gerofante decise di allungare una mano e toccarla: sparì in un lampo. I rimanenti tre rimasero di stucco, non si persero d'animo e copiarono le mosse.
Il piccolo gruppetto fu catapultato in una stanza che non avevano mai visto in vita loro, non solo per le fattezze della stanza, non ricordavano infatti di averla incontrata in nessun castello o regno o antro ma anche il suo contenuto. Pareva tutto provenire da luoghi sconosciuti.
Una enorme statua li accolse al loro arrivo, ricordava il colore della pietra ma al tatto sembrava qualcosa di differente: raffigurava tre combattenti vittoriosi.
La stanza si diramava in due direzioni, una sulla destra e una sulla sinistra. Il primo corridoio a destra conduceva verso un altare circondato da corpi di avventurieri, alla vista mal equipaggiati, morti in modo orribile e con espressioni di terrore, con liquido che cola dalla loro bocca.
Su dei piedistalli vi erano elmi di foggia sconosciuta, raffigurazioni di creature mai viste prima su Ardania e cristalli color del cielo più limpido.
Un enorme forziere era affiancato da due globi bianchi, parevano instabili e pronti ad esplodere. Vi erano raffigurazioni esplicite di scene di morte che, pur essendo scritte in un linguaggio a loro sconosciuto, erano anche troppo chiare nella loro funzione.
L'altro corridoio portava a quello che assomigliava ad un laboratorio di un alchimista: un letto era stato posizionato affianco ad alcuni bauli, alambicchi, ampolle, strani simboli sul terreno, ed un tomo. I quattro rimasero senza parole alla vista di questa stanza piena di segreti e stranezze, di oggetti alieni da Ardania, da strane effigi di creature.
Avanzarono lentamente, studiando ogni passo, cercarono di avvicinarsi al tomo, sperando che non fosse maledetto e che non diventasse una bomba nelle loro mani. Lo aprirono, lo sfogliarono. Era intitolato "Diario del Tessitore", recava la firma di Nimrothiel. Era scritto in Antico Elfico, o almeno così pareva, altri termini erano scritti in Quenya.
Ne approfittarono per leggerlo e farsene qualche copia da studiare, con calma, nei giorni a venire. Rimasero in silenzio, per ore, abbagliati e al contempo preoccupati per quello che avevano rinvenuto. Quel che maggiormente li angosciava, però, era quello strano liquido che ancora non erano riusciti a interpretare e a definire.
Tanti i quesiti che attanagliavano la loro mente: quanto era antico quel luogo? Chi era Nimrothiel? Come mai era apparsa quella sfera di energia su Ardania? Gli studi non sarebbero stati veloci e semplici, una nuova, lunga avventura li attendeva.