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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Michael604
#48156
“Scientia est omnia.
Sed conscientia est potentia realis”


CHI BEN COMINCIA...


La mattinata era pallida e umida. Grandi gocce d’acqua cadevano dal cielo plumbeo in modo ritmico e costante. Poteva anche creare un’armonia di suoni e odori rilassanti per alcuni, ma per Zakhar era l’ennesima fonte di distrazione.
Osservava la pioggia cadere con espressione annoiata. Le sue mani sorreggevano la testa pesante e svogliata mentre sotto di lui era aperto un libro rovinato pieno di strani simboli e glifi arcani.
Sbadigliò rumorosamente alzandosi per andare ad osservare fuori dalla sua finestra.
Il vento spostava le chiome degli alberi con i colori ancora autunnali. Poco lontano, il suono del mare agitato completava l’orchestra di suoni naturali di quel paesaggio.

Gli mancava viaggiare e toccare con mano i misteri che la vita gli poteva offrire. Allenare le sue particolari doti affrontando sfide sempre diverse e ardue: dove forza, capacità e arguzia venivano premiate da ricompense ricche e magnifiche.
Tuttavia era conscio che la conoscenza e il saper padroneggiare la sua magia richiedeva studio e pazienza. Per quello aveva deciso di partire quella stessa mattinata per Hammerheim. Finì di sistemare le sue ultime cose, in una pesante quanto rovinata borsa di cuoio, quando entrò nella stanza una donna.

Aveva i capelli biondi color del grano, raccolti con un piccolo fiocco verde. Due grandi occhi dello stesso colore del fiocco risaltavano il viso gioviale ma segnato dal duro lavoro e dalla fatica. Il suo sguardo era amorevole e materno, segnato però dalla preoccupazione. Posò le mani sui fianchi con espressione quasi rassegnata.



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“Quindi hai deciso... Partirai questa mattina?”

Domandò osservandolo preparare la sua sacca.

“Sì sorellina, ho deciso di partire questa mattina. Non ha senso aspettare. Ma non temere… Il viaggio sarà anche lungo e difficile ma saprò cavarmela. E ti prometto che ti scriverò ogni qual volta mi sarà possibile…”


La donna sospirò appena visibilmente stanca e provata.

“Zakhar… abitiamo a Nosper e tu stai partendo per Hammerheim! È a pochi minuti da qui!”

L’uomo si fermò di colpo, riflettendo. Arricciò all’insù i suoi baffi in una smorfia confusa.

“Ah… Beh a piedi ci si mette di più… È praticamente come un lungo viaggio! Ma la cosa non cambia, non devi preoccuparti per me, ormai sono più che capace di cavarmela da solo.”


La donna lo osservò poco convinta, facendo schioccare la lingua in segno di disapprovazione.

“Ah sì? Come quella volta ad Amon dove per poco non ti mettevano alla gogna? O quella volta che ritornasti a casa perché le guardie della città ti stavano cercando? Cosa avevi fatto… Ah sì… Volevi fare uno dei tuoi spettacoli e per poco non hai fatto piovere fuoco sulla gente!”


“Ah sciocchezze! Sono passati anni ormai da quegli episodi, ora…”


“È successo neanche due mesi fa! Per Althea non so più cosa fare con te! Ormai sono convinta che tu sia irrecuperabile. Hai un gran talento per la magia ma con quella tua testa… temo il peggio!”


“Ah andiamo… Qualche malinteso sporadico capita a tutti. Diciamo che è il prezzo da pagare per la conoscenza e il saper controllare le potenti energie del mondo.
E poi sto andando in città proprio per imparare a padroneggiare i miei poteri e migliorarne così il controllo. Insomma, praticamente sono quasi arcimago. Non ti devi preoccupare Elizabeth.”


La giovane donna abbasso lo sguardo, cercando un punto della stanza dove sedersi. Aveva imparato ormai dagli innumerevoli discorsi fatti al fratello, che era inutile insistere.

“Ho già perso un fratello… Non voglio perdere anche te Zakhar.”


L’uomo si fermò di colpo mutando la sua espressione tipicamente sorniona in una più seria.

“Viktor…già. Manca anche a me. È anche per quello che ho deciso di partire e migliorare. Sperando che un giorno le mie conoscenze possano evitare che altri perdano i propri cari.”


La donna alzò lo sguardo sorridendogli in modo dolce. Sorpresa da quell’attimo così serio e coscienzioso del fratello.

“È la prima cosa sensata e seria che ti sento sentire da… Mesi! Promettimi che starai lontano da guai, giuramelo!”


Zakhar incrociò le braccia sbuffando. I suoi occhi grigi si addolcirono guardando la sorella così preoccupata. Si avvicinò e la abbraccio forte, con fare protettivo e fraterno.

“Ti prometto…che PROVERÒ a stare lontano dai guai!”


Precisò alzando l’indice della mano destra con fare pignolo.

“Ma ora è giunto il tempo di partire. Credo di aver preso tutto. Come dicono i saggi: Tempus non revertetur!”


Si spostarono in una piccola sala che fungeva da cucina e da dispensa. Era una casa modesta, come molte nel villaggio di Nosper. Ma anche se spartane e umili, le caratterizzava sempre un’atmosfera calda e accogliente.
Zakhar notò seduta e raggomitolata da pesanti coperte di lana un’anziana donna. Sorrise, abbracciandola amorevolmente e baciandole dolcemente la fronte.


“Arrivederci anziana madre… parto per un lungo viaggio ma… Non temere, quando tornerò sarai sicuramente orgogliosa del tuo figlio arcimago!”


La sorella roteò gli occhi portandosi una mano sul viso.

“Zakhar…QUELLA è la nonna! Nostra madre è andata al mercato poche ore fa! Basta… io ci rinuncio…”


L’uomo osservò l’anziana donna per alcuni istanti con espressione sorpresa.

“Ah… Eh, dicevo io che mi sembrava invecchiata tutta di colpo! Beh, arrivederci sorella, non stare troppo in pensiero!”


Uscì di casa respirando a pieni polmoni l’aria fredda. Si guardò attorno con espressione decisa e risoluta mentre la pioggia gli tamburellava sulla pesante tunica. Si avviò nella strada fangosa che portava verso Hammerheim, deciso a migliorare le sue capacità magiche; e nel costruirsi un giorno, un nome come mago famoso e rispettato.

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By Michael604
#48392
HAMMERHEIM, LA SPLENDIDA


Le alte e bianche mura di Hammerheim erano sovrastate da vessilli verdi e dorati raffigurante un aquila, che sventolavano orgogliose nella giornata limpida e soleggiata. A pochi passi dalle mura il mare sfiorava le coste come accarezzandole e riempiendo l’aria del loro dolce suono.
Guardie armate pattugliavano i bastioni e la strada, con le loro armature scintillanti e dal tipico colore verde.
Zakhar conosceva la capitale, ma ogni volta che vi faceva visita non poteva fare a meno di meravigliarsi al cospetto di una tale gioiello. Sembrava che la più piccola pietra fosse stata modellata e plasmata per essere in armonia con il tutto. Amplificando la sensazione di maestosità e armonia che doveva suscitare nei viandanti.
Le genti di HammerHeim ne erano giustamente fieri, soprannominando la città “La Splendida”.



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Zakhar si incamminò nel lungo ponte che collegava l’isola della città alla terraferma. Alcuni scalpellini erano all’opera prestando la loro arte nel migliorarne ogni singola pietra, incidendo con cura bassorilievi che avevano lo scopo di raccontare la storia e l’anima della città.
Attraversò la strada principale arrivando alla zona del mercato. Ai due lati si estendevano una miriade di bancarelle con le loro merci esposte, nel tentativo di attirare i curiosi con monete sonanti nel loro borsello.
Zakhar si frugò nella sacca, sospirando sconsolato nel vedere i suoi pochi risparmi. Doveva risparmiare e spendere quel poco che aveva in modo oculato se non voleva ritrovarsi a mendicare per le strade.
Arrivò alla grande piazza della città, dove solitamente le genti di HammerHeim si ritrovavano. Una grande fontana inevitabilmente attirava l’attenzione, facendo sfoggio di tutta la sua regalità ed eleganza. Il cuore pulsante e vivo di quel gioiello color smeraldo.
Tuttavia la meta di Zakhar non era la piazza, bensì l’accademia di magia che si trovava poco lontano.
Era determinato ad impegnarsi nello studio della magia; a carpirne ogni segreto e mistero. Quello a cui però non era preparato, era la sua scarsa predisposizione nella costanza e nella pazienza.
Dentro di lui ardeva un fuoco vivace e particolare, alimentato dalle sue passioni più intime che lo rendevano per questo incapace di apprendere con la dovuta calma e pazienza. In più, il suo animo girovago mal sopportava i lunghi periodi nello stesso posto; facendolo sentire come prigioniero di una gabbia invisibile, ma capace di avvilirlo nello spirito e nel corpo.
Se quello era il prezzo da pagare per migliorare le sue capacità magiche, lo attendeva un’ardua sfida.



NEI SOGNI, LA VIA


Si ritrovò in uno strano luogo, dove luci e ombre si fondevano in una danza caotica quanto affascinante. I contorni dell’ambiente erano fumosi e poco definiti, ma sembravano riconducibili a una specie di biblioteca.
Maestose librerie si piegavano verso l’alto, contorcendosi fin quasi a ruotare. Alcune deboli luci danzavano pallide indicando la via; come piccoli fari in quel mare caotico e agitato.
I suoni sembravano lontani e ovattati, soffocati da quella strana atmosfera. La cosa che lo colpiva particolarmente però, era la sua consapevolezza di trovarsi in un sogno.
Comprendeva che quel luogo non era reale, o che comunque fosse la ricostruzione di qualche ambiente a lui familiare, ma per quanto ne fosse cosciente non riusciva a uscirne e svegliarsi.
L’unica cosa che poteva fare era vagare in quella nebbia caotica e indefinita, sperando di trovare una specie di modo per ritornare nel mondo reale.
Le ombre si contorcevano al suo passaggio come se fossero vive e coscienti, e aveva anche la sensazione di essere costantemente osservato. Ma la sua curiosità era forte e indomabile, quindi si sforzò di proseguire.
Seguì quello che doveva essere una specie di percorso, segnato da alcune luci pallide che fluttuavano a mezz’aria. Vagò per quello che gli sembrò un tempo infinito. Ormai si stava abituando a quello strano luogo, ma voleva anche capire cosa stesse succedendo.
Si fermò di colpò quando intravide una luce più intensa e viva. Se prima il bianco e il nero erano gli unici colori, che si fondevano dando forma a quel luogo, ora una luce dal colore più caldo e familiare cominciò ad attirarlo a sé.
SI avvicinò cauto e con il cuore in gola. Un misto di paura e curiosità guidavano i suoi passi.
La luce proveniva da dietro un ammasso confuso che doveva rievocare una grossa libreria. Alcuni strali di luce riuscivano perfino a filtrare dalla nebbia nera aumentando la curiosità nell’uomo. Si sporse appena per vedere da dove provenisse quella strana luce.
Su un tavolo nero come la notte vi era un libro. Un semplice e singolare libro chiuso con alcuni strani glifi sulla copertina in pelle. Era ben rifinito ma quello che colpì Zakhar non era il libro in sé, ma la luce che ne usciva dalle pagine.



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Sembrava che la luce premesse per uscire dal libro a testimonianza dell’enorme potenza, o conoscenza, che vi era contenuta.
Zakhar allungò la mano tremante per l’emozione. Si era scordato che nella migliore delle ipotesi era tutto un suo strano sogno, e che probabilmente non vi era nulla in quel libro. Tuttavia in quel sogno c’era sicuramente qualcosa di strano.
SI fermò nuovamente a pochi centimetri dal libro quando senti una mano sulla sua spalla. Si irrigidì di colpo, titubante se voltarsi o meno. I suoi pensieri vorticavano freneticamente, immaginandosi chissà quale strana e oscura creatura il suo subconscio riuscisse a plasmare.
Fu stupito nel vedere invece una figura che conosceva, o che pensava di conoscere. Perché davanti a lui vi era un uomo molto simile a lui.
I suoi occhi erano bianchi e inespressivi. Tuttavia la capigliatura e i baffi arricciati all’insù gli erano sicuramente famigliari.
Indossava una tunica bianca con al suo fianco un bastone nero, che tuttavia sembrava animato di vita propria. Teneva un libro di magia, o quello che a Zakhar sembrava tale, nella mano sinistra. Mentre l’altra mano era alzata disegnando uno strano simbolo nell’aria.
Una luce raggiante si sprigionò attorno a lui quasi accecandolo e spazzando via la coltre di ombre e luci da cui era venuto.
Zakhar rimase immobile e attonito mentre quella strana luce lo investiva completamente.



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Si risvegliò di soprassalto rischiando di cadere dalla sedia su cui era seduto. Ci mise alcuni minuti prima di mettere a fuoco l’ambiente in cui si trovava e la consapevolezza di essersi svegliato dal sogno.
SI passò una mano sul viso cercando di controllare il suo respiro e riprendendo il controllo di sé lentamente.
Si trovava nella biblioteca dell’accademia ad Hammerheim, dove si era ritirato per studiare, prima di addormentarsi per la noia.
Questo spiegava l’ambiente familiare del sogno. Tuttavia non capiva ancora cosa significassero quello strano libro e soprattutto quella strana figura così simile a lui.
Scosse appena la testa alzando poi le spalle. Attribuì lo strano sogno alla stanchezza per lo studio e ai nuovi cambiamenti che stava affrontando. Ma qualcosa lo faceva sentire a disagio.
Per quella giornata decise di “rilassarsi” in taverna. Forse una pinta o due di buona birra lo avrebbero aiutato a rilassarsi di più.
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By Michael604
#48721
FAUST VON ZUBEN

Il pomeriggio era tranquillo e soleggiato. Una leggere brezza provenitene dal mare portava con sé nell’aria il profumo delle piante da frutto.
Il suono delle onde e di qualche sporadico richiamo di animale, proveniente dalla vicina foresta, contornavano quel paesaggio idilliaco, rotto solamente da un piccolo particolare.
Zakhar era seduto appena fuori la locanda di Nosper. Si era trovato un posto appartato dove potersi concentrare meglio nei suoi studi. Davanti a lui sul tavolo, era infatti aperto il suo compendio di incantesimi dove erano appuntati tutti gli incantesimi che conosceva.
Ne stava studiando uno in particolare, legato all’elemento del gelo. Non tra i più potenti ma sicuramente da non sottovalutare.
Distese il suo braccio davanti a sé, cercando di concentrare tutto il suo potere magico. Sentì il suo braccio farsi più freddo mentre il suo potere veniva incanalato verso le punta delle sue dita.
La sua voce divenne solenne e imperiosa nel dominare, tramite il mantra di potere, l’essenza stessa del Flux.
Il suo corpo fu scosso da violenti tremiti nel tentativo di controllare una tale energia e alla fine, in un solo attimo di esitazione, il suo incantesimo perse il controllo, plasmando una colonna di ghiaccio puro che colpì accidentalmente alcuni barili poco lontani.
Zakhar sospirò appena, provato dallo sforzo mentale che richiedeva un tale incanto. Da giorni si allenava per conto suo cercando di carpire le basi della stregoneria e nel tentativo di plasmare il suo dono che lo stesso Grigio gli aveva concesso.
Si arricciò i baffi, come soleva fare quando doveva concentrarsi su questioni che lo interessavano e che rapivano la sua mente. Dimenticando quasi tutto il resto.
Riprovò ancora, questa volta con più attenzione cercando di non farsi distrarre da elementi esterni.
Richiamò nuovamente le sue energie mentali nel tentativo di plasmare il Flux, incanalandolo tramite il mantra del potere. Il suo braccio iniziò a ricoprirsi di ghiaccio, vibrando con violenza mentre quell’energia primordiale lo attraversava riversandosi sulle punta delle dita.
Questa volta l’incanto andò a buon fine e Zakhar riuscì a controllare l’incantesimo, evitando di indirizzarlo erroneamente verso qualcosa o qualcuno.
Tuttavia il suo tentativo non passò inosservato. Uno strano tipo, in groppa ad un lupo dal pelo grigio scuro, si voltò di scatto riconoscendo il particolare mantra che era stato recitato.

Qui Zakhar conobbe Faust Von Zuben



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MISTERI E MERAVIGLIE


Era un tizio particolare. Il suo sguardo era profondo ma sembrava perso nel vuoto. Il naso aquilino veniva risaltato dalla mascella pronunciata, solcata da un pizzetto rosso.
Si avvicinò di scatto a Zakhar, che si irrigidì d’istinto contro la parete della locanda.
Lo guardò con fare incerto, abbozzando un leggero sorriso e cercando di dissimulare quello che stava facendo.


“Salute buon uomo… ehm posso fare qualcosa per voi?”

Gli chiese Zakhar arricciandosi i baffi con finta non curanza.
Lo strano tipo tuttavia non rispose. Si limitò a osservarlo con un espressione che sembrava persa nel vuoto.


“Andiamo bene… ora questo mi fa sbranare dal suo lupo, dandomi la colpa di qualche fienile accidentalmente esploso o peggio!”

Pensò Zakhar attendendo un segno da quel tizio così particolare.
Lo straniero si scosse appena, saettando il suo sguardo nei dintorni; come se si fosse risvegliato da qualche strana trance e cercasse di ricordare dove si trovasse e il perché.


“Oh! Ah salute a voi… Non ho potuto fare a meno di udire quel particolare mantra. Deduco quindi che sapete manipolare il Flux, e a giudicare dal tipo di incanto, siete anche abbastanza esperto.”

Gli rispose infine, sorridendogli gentile.
Sembravano avere circa la stessa età. Anche se i suoi modi, doveva ammettere Zakhar, erano strani e particolari. Il che lo incuriosivano particolarmente.
Lo invitò a sedersi insieme a lui, iniziando a discutere di magia.
Faust era membro dell’accademia arcana di HammerHeim, e come Zakhar stava studiano la magia e i suoi misteri.
Scoprì di avere molto in comune con quello strano tizio, e che aldilà dei suoi modi particolari, a volte persi nel vuoto senza motivo, si nascondeva uno spirito affine. Mosso dalla curiosità e dalla voglia di toccare con mano i misteri che il mondo offriva.



OSSERVATORI E STRANI PORTALI


Zakhar apprese molto quel giorno. Il suo nuovo compagno d’avventura era particolarmente esperto e lo aiutò donandogli alcuni tomi che contenevano incantesimi utili e potenti.
Non solo, gli fece anche alcune brevi lezioni su quali incantesimi erano indispensabili e quali invece andavo usati con più cognizione.
Ogni piccola cosa che apprendeva, andava ad alimentare il fuoco vorace e indomito che si agitava dentro di lui. Plasmando il suo desiderio di viaggiare e toccare con mano i grandi misteri che quel mondo celava.
Misteri, che superavano di gran lunga anche la sua più fervida immaginazione.

Faust lo accompagnò ad uno strano portale, situato vicino l’Accademia di magia di HammerHeim.
Gli spiegò che quel portale era un dono di alcuni particolari individui, molto dotati nella magia.
Si palesarono alcuni anni prima, durante un singolare evento che videro coinvolte anche molte città e razze.
Misteriose torri fecero la loro comparsa, causando inspiegabili tempeste magiche. Il responsabile era un eccentrico mago, pazzo e pericoloso che si faceva accompagnare da un insolito maiale.
Alla fine, i grandi Arcanisti delle accademie riuscirono a risolvere la situazione grazie anche all’aiuto di questi particolari maghi. Che si facevano chiamare “Osservatori”.

Attraversarono il portale, entrando in un mondo nuovo quanto assurdo.



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Un lembo di terra completamente circondata dal mare. Strane strutture con architettura aliena e congegni dalla natura magica. Maghi incappucciati dallo sguardo curioso, accompagnati da bizzarri animali dai colori più improbabili.
Aveva messo piede per la prima volta in un mondo stravangante quanto affascinante. Pieno di peculiarità complesse e dal significato tutto da scoprire. Un sogno concreto per ogni arcanista e studioso.
Faust lo guidò attraverso dedali di tunnel e ampie sale dove alcuni osservatori erano intenti in chissà quale strano studio.

Zakhar avrebbe desiderato rimanere lì per il resto della sua vita, ma sospettava che quel luogo fosse ancora troppo oltre le sue capacità per essere goduto appieno. Tuttavia quella scoperta accrebbe il suo desiderio di viaggiare e conoscere posti sempre nuovi. Con i loro misteri pronti per essere scoperti.
Ritornarono ad HammerHeim prima di congedarsi. Faust gli aveva mostrato solo alcuni frammenti della magia e del suo potenziale, ma già questo bastava a Zakhar per bramarne ancora di più, mai sazio.
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