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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Aesy
#2983
4 Nembonume dell'anno 283, Rotiniel

La storia pare ripetersi nuovamente..
Quelle fiamme nere mi danno pensiero e preoccupazione, come un oscura nube all'orizzonte che si avvicina lenta e minacciosa.
In passato, come narrano gli antichi testi, il fuoco nero senza calore o luce ridusse in cenere molte cose, tra queste anche le nostre radici, ricordi di ere passate che hanno segnato il percorso del nostro cammino e mantenere vivo il ricordo dei Sacerdoti del Saggio Earlann che si sono sacrificati per noi tutti. Rispettiamoli e combattiamo la minaccia per non aver reso vano il loro sacrificio per tutti noi, per averci dato un futuro, una via da seguire, una nuova luce.
Dovremo mettere da parte le nostre incomprensioni e far un unico fronte ed agire in unisono come il tempo che fu ci insegna, come i nostri avi ci insegnano e come l'Altissima Madre Beltaine ci suggerisce.
Non deve riaccadere, non succederà di nuovo o cadremo nell'oblio e tutto quello che è stato costruito per noi fino ad oggi sarà vano.
Farò ciò che potrò per preservare con cura la mia terra, i miei toronin e selerin, come una madre preserva i propri figli dalle minacce.


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"Altissima Madre, che vegli su tutti noi.
Ascolta le umili preghiere di questa tua ancella.
Rivolgi a noi tutti il tuo sguardo e allontana il male che imperversa su di noi.
Compassionevole e Amorevole Madre, non abbandonarci illuminaci con la tua sacra luce e non lasciare che l'oscurità ci avvolga.
Possa tu sempre essere Lodata, Madre Mia."


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Last edited by Aesy on Tue Nov 05, 2019 2:23 pm, edited 1 time in total.
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By *Zodd*
#2990

Erano giorni inquieti quelli nel Doriath.
Stormi e branchi di animali selvatici si muovevano in maniera anomala verso le coste ed i confini del continente elfico, quasi stessero fuggendo da qualcosa di ignoto; gli animali addomesticati erano visibilmente nervosi, perennemente nervosi, pronti a snudare i canini al minimo rumore o disarcionare i propri padroni rifiutandosi di procedere.
Gli stallieri lamentavano scocciati di cavalli impazziti, gli allevatori mostravano disperati le botti di latte acido prodotto dalle loro mucche.
Ovunque nelle foreste il canto degli uccelli ed i versi abituali degli animali avevano lasciato posto ad un inquietante silenzio.

Erano giorni di preghiere nel Doriath, innalzate con devozione e cupa determinazione dinanzi agli altari dei Valar.
Erano giorni di raccoglimento e riflessione, nei quali si cercava di ricostruire le dinamiche che avevano reso possibile un simile evento e si interrogava il Sempre Saggio nella speranza di un indicazione, un segnale.
Erano giorni di silenziosa rabbia, perché l'equilibrio nella Collettività era nuovamente messo a repentaglio ed i figli del Caran Carch erano pronti a ristabilirla con la moneta che meglio conoscevano, la Vendetta.
Erano i giorni dell'odio, i giorni della preparazione, perché il Dolore non era solo semplice retribuzione, era insegnamento e purificazione per gli stolti che avevano osato sfidare i figli del Perfetto.
E così il Doriath vedeva nere fiamme senza luce fare nuovamente la loro comparsa, quasi simultaneamente, in luoghi dove non era minimamente giusto, né atteso che fossero.
Come un insulto.
E quell'insulto era accompagnato, nelle fiamme, da qualcosa di ancora più sinistro, un proclama, una promessa:


"Sopravvalutarci e' sempre stata una nostra prerogativa.
Perché noi siamo la razza superiore, i custodi di una splendente eredità fatta di sapere e lungimiranza.
Una superiorità che ha piegato popoli, colonizzato regni.

Siamo uniti, nel nome della Collettività, pronti a progredire e prosperare a scapito altrui nel solido abbraccio dell’Elvenquist, pronti a cogliere nel perpetuo bacio delle onde l'eco lontano delle bugie dei Valar, ed ascoltarlo come fece il figlio degli Elenion.

Siamo i prescelti, i fieri portatori di un lascito, poco importa se intriso di dolore ed odio portandoci a tessere trame depravate nell'oscurità della Valle di Kelthra o inghiottiti negli oscuri abissi della terra adorando un empio decaduto.
Siamo puri, a cui bastano pochi meravigliosi sorsi bevuti avidamente dalla fonte del Raggio di Luna per reputarci mondati da ogni superbia e nuovamente immacolati, poco importa se custodiamo nell'animo tanta lordura da averle dato vita e nome, Ghauna!

La bianca ondolosse accoglie i nostri passi eleganti e sicuri, mentre consolidiamo la discendenza di Amanya e con essa la superbia di poter padroneggiare il Dono elevandoci sempre più in alto, perché tale è il nostro nome, Tareldar! E passano i secoli, passano le fioriture e lasciamo che la patina del tempo allontani l'evidenza dei nostri errori, come lividi che lentamente spariscono lasciando la nostra pelle immacolata.

Ma dove un livido sparisce, un marchio di fiamma, anche se nera, rimane.
E rimane il suo ricordo bruciante, anche se questa non custodisce calore.
Tale è il marchio dei Lantar.

La stirpe Eldar ha dimenticato il marchio della fiamma senza calore, ed è tornata ad alzare la testa guardando come sempre troppo lontano , attirata da orizzonti che non le competono.
Ha inseguito poteri lontani, persi nel tempo, anelando l'idea di poterli padroneggiare ed ignorando la vera ricchezza racchiusa nell'Hildoriath. Un potere lasciato incustodito, ignorato e disprezzato.
Un potere incompreso.

Città del Doriath, faremo nostro questo potere e lo useremo per rammentare agli Eldar che una stella che brilla finisce con lo spegnersi.
Ristabiliremo un nuovo ordine sradicando la pianta malsana che da troppo tempo affonda le proprie radici imperialiste in una terra ormai piagata da un'identità distorta e malata.
Strapperemo tali radici, e lo faremo scuotendo la terra stessa e risvegliando il cuore del Doriath dal suo sonno inquieto. Vi faremo dono di questo ultimo insegnamento e, come è giusto che sia, vi daremo il tempo necessario per apprenderlo. Non avrete però radure, ma giorni.

Trenta giorni per realizzare la vastità dei vostri errori, rifuggire la vacuità delle vostre esistenze e abbracciare l'unico scopo possibile: una fine gloriosa nella quale lasciare realmente il segno. Uniti."
Last edited by Anonymous on Sat Nov 09, 2019 4:04 pm, edited 1 time in total.
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By Aesy
#3046
5 Nembonume dell'anno 283, Rotiniel

E poi.. scrutando quel messaggio che le nere fiamme senza luce e calore mostrava nella sua danza initerrotta e sinuosa..
Quel messaggio fra le nere fiamme davano molto a pensare, paura, preoccupazione.. quel messaggio che palesa una minaccia, che infrange ogni speranza per far cadere nel caos e nella perdizione gli animi di ogni Eldar nel Doriath..
Abbiamo peccato di accortezza trascurando qualcosa che da anni.. secoli forse, giace nelle profondità del Doriath? Così tanto da giungere a questa situazione e lasciar piede libero a chi nell'ombra agisce da altrettanti anni o secoli, come una sottile crepatura diviene un baratro..?
Non è il momento di vacillare, non è il momento di arrenderci, non è il momento di perdere le speranze..
Come ci fu insegnato nel corso dei tempi, nulla è perso e dalle ceneri risorgerà una nuova fiamma, pura, incontaminata, che scalda i cuori di ogni Eldar che sarà pronto a difendere la propria terra, tradizioni, ricordi..
La luce fiorirà dalle ombre, sbocciando in una nuova speranza..
No.. non mi arrenderò, non vacillerò, non lascerò che il caos pervada il mio animo, poichè detengo la luce di Beltaine..
Donerò un sorriso a chi vacilla..
Donerò la mia mano a risollevare chi si lascerà alla resa..
Donerò un fiore a chi perderà la speranza..

Una nuova ispezione in quelle grotte sono state a noi utili.. non resterà che studiare per bene il rinvenuto e organizzare la nostra prossima mossa..
Noi avanzeremo.. uniti.. senza timore..
Fate la vostra mossa..


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Last edited by Aesy on Tue Nov 05, 2019 2:23 pm, edited 1 time in total.
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By Sameen
#3080
Le fiamme nere ardevano, silenziose e fredde, attorno alla statua di Aran Isilmahtar: l'emblema dell'Imperialismo Telerin assediato dal simbolo più becero e subdolo del Decadentismo.
Questo, in qualche modo, irritava Midne più del messaggio di inesorabile fine e oblio incombente, apposto come firma di quell'impresa oscena.

Il tempo scarseggiava. Lei lo sapeva. Tutti lo sapevano.
Si erano solamente resi conto dell'entità della minaccia, ancora una volta, troppo tardi.

Le braci dei Falò, considerate ormai estinte, avevano invece continuato a covare sommessamente la loro capacità distruttiva, rinforzandosi nei secoli indisturbate, fino a tornare a divampare di nuovo e apparentemente senza preavviso.

Ora, sull'orlo del baratro, la razza Elfica si trovava a dover preservare quel poco di antico sapere che in qualche modo le era pervenuto attraverso le coltri del tempo, a dovervi ricorrere per non soccombere a quel desolante flagello.

La caduta della stirpe primigena avrebbe rappresentato il definitivo oblio dell'eredità Yiu, l'estinguersi dell' ultima eco ancestrale d' Ardania.
Questo anelavano follemente i Decadentisti e mai si sarebbe dovuto avverare!

Dovevano usare ogni mezzo per scongiurare tutto ciò e per mostrarsi degni di meritare quella ingombrante, seppur maestosa, eredità.
Last edited by Sameen on Tue Nov 05, 2019 9:46 pm, edited 1 time in total.
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By Aesy
#3162
6 Nembonume dell'anno 283

Portare quella reliquia al Sacro Tempio di Earlann è stata una buona mossa, un passo in più verso la luce e la chiarezza. E i sacerdoti dello stesso sono stati altrettante disponibili nel donarci il loro aiuto e la loro saggia conoscenza..
Siano sempre benedetti dalla Madre..


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Sento una voce, una presenza.. vedo una luce, fioca e calda luce. La Madre mi manda un suo messaggero?

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Qualcosa di più.. un presenza che ha bisogno di aiuto, del mio aiuto..
Sento di doverla accogliere fra le mie braccia e sentire il suo calore e trasmettere il mio, come una madre accoglie il proprio figlio.
Le lacrime solcano il mio viso inconsapevolmente, non riesco a frenarle, egli ha perso la sua voce, gli è stata trafugata.. vuole cantare un ultima volta ed io voglio fargli dono della mia voce, così che possa tornar ad essere felice..
Sento un calore benefico alla gola, egli ora può cantare per me.. per i miei toronin, per la Fauna e la Flora.. canta figlia di Beltaine canta..
Il suo canto echeggia per tutta la vallata, emozionando il mio cuore e i cuori dei toronin e selerin.
Continua a chiamarmi Regina della Luce, io sono solo una sua ancella.. ma sono lieta di averla aiutata..


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Il mio cuore canta gioioso..
L'Altissima Madre mi ha concesso il suo dono. Un dono che umilmente e amorevolmente ho condiviso con i miei Toronin e Selerin, che mi hanno sostenuta fino alla fine. Il rito è compiuto e il dolce canto echeggia ancora nelle mie orecche, come un canto ripetutosi da secoli e secoli.. rivelandoci la via da seguire..

Tutto va sscemando, sento il mio cuore battermi in petto come se dovesse fuoriuscire.. sento le voci dei toronin e delle selerin ofuscate, ma che lentamente vanno diventando limpide.. sento il calore di una mano sul viso ed aprendo gli occhi vedo Seler Midne, che mi sostiene premurosa..
Ho un po di fastidio alla gola e non riesco a parlare.. ma pian piano lungo il tragitto di ritorno, riesco nuovamente a parlare..

Ora nel mio cuore non rimane che un senso di speranza..


"Regina della Luce, tu che mi hai concesso questo dono.. possa tu essere sempre lodata.
Che la tua luce scaldi tutti noi.
Che la tua luce ci avvolga spezzando le ombre.
Che la tua luce ci indichi sempre la via da seguire"

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By Aesy
#4073
17 Nembonume dell'anno 283

Che triste realtà.. I Calaquendi, che un tempo potevano essere la stirpe piu saggia del Doriath ora persi nella loro bramosia di potere. La Valie Regina della Luce, piange per i loro atti poco consoni per la stirpe che sono, che i loro avi hanno portato avanti con tanta saggezza e altezzosità, ma che con l'andar avanti dei secoli si è andata sgretolando.
Ho sentito la profonda delusione e tristezza lacerare il mio cuore, come una freccia che penetra nella mia carne. Suldanas, è infuriato di cotanta stoltezza da parte della stirpe che piu lo elogia.
Sento le mie lacrime che non smettono di solcar il mio viso, sento la pioggia bagnarlo.. non solo la mia stirpe Telera questa notte piange, ma sento nel mio profondo che i Valar hanno smesso di cantare..
Così come le piante, gli animali, il vento, il sole, la luna.. il Doriath ha smesso di cantare proprio come l'invidioso vuole...

Non mi do per vinta, non ci diamo per Vinti.
Noi quella notte non siamo stati sconfitti.
Noi abbiamo alzato la testa.
Noi abbiamo innalzato i nostri cantici spezzando il silenzio.
Noi abbiamo rincuorato i Valar.
Noi proteggiamo la Nostra Terra e la amiamo.
Noi.. Ultima Stirpe, la Stirpe Telera, abbiamo ricevuto la benedizione dei Valar.
E ancora una volta a testa alta trionfanti usciamo.
E ancora una volta perdoneremo gli errori delle altre Stirpi.
E ancora una volta cercheremo di riunire le stirpi, come l'Altissima Madre ci insegna.
Lo faremo con la saggezza che Earlann ci ha donato e facendone buon uso dove altri hanno mancato.
Lo faremo con astuzia, donataci da Morrigan.
Lo faremo con virtù che il Padre Suldanas ci impartisce.
Il Doriath udirà l'armonico cantico levarsi dalla Marilla.
Noi siamo singole lacrime di Beltaine, che insieme formano il mare della saggezza..
Non disperiamo, non proviamo odio o rancore poichè questa notte non è stata la nostra stirpe a fallire..


La Nostra Canzone
Last edited by Aesy on Mon Nov 18, 2019 5:51 pm, edited 4 times in total.
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By Sameen
#4127
Il sentimento di desolante tristezza ancora non la abbandonava.
Sebbene la volontà degli Antenati si fosse palesata attraverso le parole di quegli spiriti, che avevano sacrificato la propria vita per la Collettività e che avevano riconosciuto nei Teleri l'ultimo baluardo che potesse ancora difenderla.
La medesima Collettività che i Rotinrim avevano visto sgretolarsi dinnanzi a loro pochi istanti prima, quella marcia, dal quale ogni nemico degli Eldar trae forza.
La Collettività sorda ai suggerimenti della stirpe nata sotto l'egida di Earlann e Morrigan, di saggezza ed acume, perchè convinta di non aver niente da imparare da nessuno, nemmeno dagli antichi!

L'incredulità stentava a scemare.
Nonostante la rassicurante presenza dei Valar si fosse resa tangibile per loro, benedicendo il sacrificio dei Terzi ed affidandogli il pesante compito di guidare Il Doriath fuori dal caos, nel quale le altre Stirpi, volontariamente e scientemente, lo avevano gettato.
Le Stirpi Antiche, quelle talmente boriose da non cogliere neppure l'ultima profezia dell'Oracolo dell'Antica Via, morto per empia mano Decadentista e viatico certo contro il dilagare dei Lantar...eppure, solo la sera antecedente, gli avevano detto che la Lom non poteva sigillare il muro, ma al massimo contenere la minaccia, qualora l'avventato intento di aprire la prigione avesse ottenuto buon esito.

L'amarezza profonda le pervadeva tuttora l'animo.
Benchè una flebile speranza di salvezza si fosse infine rivelata loro ed il sangue versato dai Nelyar non fosse stato del tutto vano.
Salvezza, redenzione, anche per i loro carnefici.
Quelli che ritenevano fratelli ed alleati e a cui avevano rivelato con limpidezza ogni loro conoscenza, ma che nel vedere i Lindar, i Cantori, intonare la loro nenia protettiva, avevano dubitato della loro onestà.
Quelli che, completamente incuranti dei tangibili effetti di rassicurante serenità prodotti dall'armonioso canto, non avevano speso una sola parola per fermare l'ottusa rabbia delle menti ottenebrate dall'Invidioso e, anzi, li avevano coadiuvati in quell'atto spregevole e inspiegabilmente autolesionista...E ora i Deva sciamavano liberi per il Doriath seminando morte e distruzione, proprio come auspicato dai Decadentisti!

Presagi oscuri e pensieri strazianti funestavano il suo animo, così come quello di ogni Telero, ma cedere all'odio ed alla facile vendetta non avrebbe portato che ulteriori favori ad un nemico subdolo, che già aveva guadagnato una posizione vantaggiosa in quella battaglia.
Almeno loro avrebbero dovuto mantenere l'animo saldo e continuare a percorrere l'unica via di salvezza possibile, senza lasciarsi distogliere, senza cadere vittime della superbia e di una cieca bramosia di potere, come i loro stolti toronin.
Last edited by Sameen on Tue Nov 19, 2019 12:44 pm, edited 1 time in total.
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By Taras Di'hor
#4137
I fuochi erano un avvertimento.
Le nere fiamme bruciavano come un monito di sventura, un messaggio chiaro di quello che sarebbe potuto accadere.
Un avvertimento che molti, troppi, hanno deciso di ignorare, o semplicemente non sono stati in grado di cogliere, credendo stupidamente che debellandole avrebbero riportato la serenità nelle proprie case, e forse nelle proprie anime inquiete.
Esse non emettevano calore, poichè il loro scopo non era distruggere, e non potevano essere spente, poichè potessero essere una costante esortazione a non dimenticare, a non sottovalutare poteri sconosciuti e antichi.

Ma purtroppo imprudenza e arroganza hanno avuto la meglio sulla lungimiranza e pacatezza di una parte della collettività.
I consigli, le ricerche, le preziose informazioni che venivano da un passato antico, ma non perduto, trovarono orecchie sorde, ammaliate da una brama, una curiosità, non elfica. Che l'Invidioso abbia sedotto i loro cuori con false promesse? Mi auguro di no..

Una stirpe che ignora il proprio passato e la propria storia, non ha futuro. E' destinata a ripetere gli errori dei propri antenati e a vivere un'esistenza vuota, poichè non potrà mai sentirsi parte di ciò che lo circonda.

Questa notte, i fuochi si sono spenti.
Non c'era più bisogno di avvertimenti, erano stati ignorati.
La storia era tristemente destinata a ripetersi, questa volta con nuovi protagonisti.
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By ✿✰ Mao ✰✿
#5731
*Un'Elfa scrive su un piccolo libricino di pelle tinta di rosa, le pagine sono impreziosite da decori floreali.
Alcune pagine sono riempite da disegni colorati, altre riempite di racconti e ricordi*



"E' questo il compito della Collettività, riuscire dove gli altri falliscono."



Molte lune sono trascorse da quando le Fiamme Nere sono comparse in tutto il Doriath.
Fiamme senza calore che sono riuscite a bruciare profondi legami.
Le lacrime rigano il mio viso, scendendo lente e calde.

Di quella sera ricordo il sangue ed il dolore.
Noi tutti ci siamo ritirati cercando conforto nella preghiera guidati dalle nostre Sacerdotesse.
Un canto si è innalzato dalle fronde del Bosco della Calen e davanti ai nostri occhi è comparso uno spirito, quello di un sacerdote.
La Reminescenza ha confortato i nostri animi feriti ed affidato noi il compito di guidare e perdonare, dalla sua evanescente bocca uscivano parole appartenenti a tempi passati.
Una storia già accaduta e vissuta, il Sacrificio di Eldar. Questo è quello che è stato richiesto anni or sono per spegnere le Fiamme dei Falò senza Luce; lo stiamo vedendo con i nostri occhi nella visione.


*nelle menti degli elfi cominciano a comparire delle sagome*

~Vedete gli elfi iniziare a cantare in una lingua a voi di difficile comprensione
li vedete alzare le braccia e gli sguardi al cielo con determinanzione
e mentre sorridono determinati i loro corpi iniziano a dissolversi
come se evaporassero
e la foschia si innalza nel cielo avvolgendo e coprendo le nubi
una pioggia fitta inizia a cadere ed ognuno di voi sente quelle gocce sul volto.
~



Le fiamme si sono spente in tutto il Doriath e le Piante minacciano i nostri confini, mentre i Decadentisti sembrano accrescere il loro potere.

✿✿✿ ✿✿✿ ✿✿✿

I giorni scorrono velocemente come granelli di sabbia trasportati dalla tempesta.
Una tempesta si, con grosse nubi che potente e presuntuosa si abbatte su di noi spezzando gli alberi delle navi e strappando dai fondali le reti per la pesca.
Anche se ho paura trovo forza nella tenacia dei miei torònin e delle mie selèrin, il popolo di Rotiniel non si abbatte facilmente.
Stiamo trovando la forza di perdonare e ricucire ciò che si è strappato, il Sempre Saggio mi spinge con i suoi sussurri ad essere comprensiva ed essere esempio di lungimiranza per coloro che l'hanno perduta.

Cerco conforto nello scorrere delle acque ed ascolto la loro musica qui seduta sullo scoglio, riversando il mio turbinio di pensieri in queste pagine.

Non tutto è perduto...
Sono pronta.

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