"Che cosa vuoi?"
Posted: Tue Feb 16, 2021 12:13 pm
E’ una domanda semplice, il problema non è come rispondere, ma chi deve farlo.
Il Mezzosangue vuole la rivalsa contro antichi nemici, contro chi ha sputato sulla sua dignità e scorticato i suoi simili, ma deve condividere questo perverso sogno con il Risvegliato: uccidere un popolo intero perché ha calpestato anni di fede? Si, ma in quel popolo non ci sono solo persone ingiuste e molte sono cresciute ben dopo il misfatto.
Ma il Mezzosangue non ci sta, le cose funzionano così: l’erbaccia va strappata tutta, non deve restare radice nel suolo.
E tu, Cittadino? Hai tutti i motivi per provare rancore, per sentirti messo in un angolo, dovresti ucciderli tutti. Ma perché ucciderli? Che ti hanno fatto di male? Taci, Mezzosangue!
Il Sapiente insiste nel dire che ormai la strada è intrapresa, abbandonare questi sentimenti e cercare ciò che è grigio. Facile a dirsi per lui, ha dalla sua il Cacciatore, il senza dimora, il continuo errante, e l’Avido, che ogni minuscola pietra ritrovata in terra per lui potrebbe essere un tesoro inestimabile.
Facile per l’Avido far leva sul Sapiente: “cerchiamo, cerchiamo ancora, ci difende il Cacciatore, ogni baule aperto è un possibile tesoro di sapere, ogni creatura sgozzata può celare nel suo bottino una conoscenza remota!”, e il Sapiente cade di nuovo nella trappola, dimenticando dietro di sé il dolore che il Risvegliato e il Mezzosangue covano, un tumore che cresce nell’anima e che presto prenderà il controllo.
Ieri ho detto al Risvegliato che ciò che andrà fatto sarà fatto, ma bisogna parlare con il Cittadino,e il Cittadino (e questo il Sapiente ben lo sa) naviga in una tempesta e intravede due fari e non sa quale seguire.
Madre, quando sul panno di velluto rosso calasti la carta di Nut insieme a quella dello Specchio tu sapevi già tutto.
La testa mi fa male, l’erba dei campi nosperiani dà un sollievo quasi nullo, il trito di fungo viola provoca la risata, lo stupore, mostra le luci che danzano e un’illusione di vita assurdamente bella per qualche istante.
La testa mi fa male e la domanda rimbomba, un tamburo che si strappano fra di loro lottando e artigliandosi: il Cittadino resta in disparte, è terrorizzato, non sa che fare, e il Sapiente al suo fianco lo fissa inespressivo, lanciando di tanto in tanto occhiate solo all’Avido che versa parole di miele nelle orecchie del Cacciatore, e il Risvegliato intona canzoni di fede, mischiando rose, libri e ossa in un’unica litania.
Ho ucciso un cane ieri, non mi aveva fatto niente. L’ho ucciso perché non sapeva darmi consiglio. Non mi aveva fatto niente. L’ho ucciso perché rideva di me con i suoi denti gialli e sporchi di pezzi di carne di cittadini inermi.
Oggi mi risveglio, la testa è un frastuono, ormai ho più fumo d’erbapipa in corpo che sangue. Sangue che il Cacciatore vuole, ho sognato di scuoiare un agnello sul tavolo e recuperare al suo interno la mappa di un tesoro che mi condurrà alla testa di un elfo avvolto in mantello nero. E l’agnello intanto bela, ride, bela di nuovo.
“Che cosa vuoi?”
“Io posso darti tutto.”
“Che cosa vuoi?”
La donna mi guarda, lei ha potere adesso, mi avvolge con il suo profumo e le sue braccia di serpente. Madre, il Sapiente dice che devo starle lontano ma l’Avido la vuole, la brama, vuole tutto, può darmi tutto.
Il Cittadino si veste e torna in città: saluta, sorride, parla. Poi guarda dietro l’angolo e vede il Mezzosangue che si lacera le carni con unghie rotte, urla di dolore e rabbia, nessuno lo sente.
Il Cittadino va in chiesa, si siede di fianco al Sapiente e prega. Ma sotto l’Altare c’è il Risvegliato, lo fissa come un padre fissa il figlio che ha ucciso il fratello.
Oggi mi sono piantato un coltello nella mano, l’ho fatto solo per capire chi sono oggi. Il Cacciatore mi ha curato, così esperto nell’aprire e nel chiudere carni, e mi ha accompagnato sulla barca, alla polena ha legato il Sapiente, dalle carni contuse ma dallo sguardo fisso verso il nulla, e nella stiva conserva l’Avido che scalcia, pronto a scattare come un segugio.
Salpiamo, il Cittadino mi saluta sorridendo mentre il Mezzosangue lo sbrana al ritmo dell’arpa del Risvegliato.
Madre, quella corda appesa trave era di mio padre? No, non dire sciocchezze, non il porco travestito da angelo, con le sue delicate orecchie appuntite come stiletti.
Quell’altro…sì, brava! Ma non era nel fiume a testa in giù?
Ricordi la Torre? Sì, la ricordo, ho vomitato bile e rabbia e furia verso di lei, il Risvegliato sarebbe stato così fiero di me per un attimo, poi mi avrebbe chiesto perché non l’ho rimossa dal Creato con morsi, unghie e ogni singolo osso del mio corpo frantumato sulle sue mura.
Mi piace la Torre, mi ricorda tutto ciò che non voglio ricordare.
“Che cosa vuoi?”
E’ una domanda semplice.
Il problema è chi risponderà ad essa.
Posso rispondere io? Ho alzato la mano per primo!
Cosa voglio, dite?
Beh, un po’ di silenzio - POTERE - e libertà - SANGUE - e conoscere cose nuove - SFAMARMI - e l’amore di quella donna - UCCIDILA!
Oggi mi sono svegliato e ho trovato una mano sotto il letto.
Madre, che bello baciare la tua mano ogni mattina, mi fa sentire come se mi stessi ancora carezzando.
Il Mezzosangue vuole la rivalsa contro antichi nemici, contro chi ha sputato sulla sua dignità e scorticato i suoi simili, ma deve condividere questo perverso sogno con il Risvegliato: uccidere un popolo intero perché ha calpestato anni di fede? Si, ma in quel popolo non ci sono solo persone ingiuste e molte sono cresciute ben dopo il misfatto.
Ma il Mezzosangue non ci sta, le cose funzionano così: l’erbaccia va strappata tutta, non deve restare radice nel suolo.
E tu, Cittadino? Hai tutti i motivi per provare rancore, per sentirti messo in un angolo, dovresti ucciderli tutti. Ma perché ucciderli? Che ti hanno fatto di male? Taci, Mezzosangue!
Il Sapiente insiste nel dire che ormai la strada è intrapresa, abbandonare questi sentimenti e cercare ciò che è grigio. Facile a dirsi per lui, ha dalla sua il Cacciatore, il senza dimora, il continuo errante, e l’Avido, che ogni minuscola pietra ritrovata in terra per lui potrebbe essere un tesoro inestimabile.
Facile per l’Avido far leva sul Sapiente: “cerchiamo, cerchiamo ancora, ci difende il Cacciatore, ogni baule aperto è un possibile tesoro di sapere, ogni creatura sgozzata può celare nel suo bottino una conoscenza remota!”, e il Sapiente cade di nuovo nella trappola, dimenticando dietro di sé il dolore che il Risvegliato e il Mezzosangue covano, un tumore che cresce nell’anima e che presto prenderà il controllo.
Ieri ho detto al Risvegliato che ciò che andrà fatto sarà fatto, ma bisogna parlare con il Cittadino,e il Cittadino (e questo il Sapiente ben lo sa) naviga in una tempesta e intravede due fari e non sa quale seguire.
Madre, quando sul panno di velluto rosso calasti la carta di Nut insieme a quella dello Specchio tu sapevi già tutto.
La testa mi fa male, l’erba dei campi nosperiani dà un sollievo quasi nullo, il trito di fungo viola provoca la risata, lo stupore, mostra le luci che danzano e un’illusione di vita assurdamente bella per qualche istante.
La testa mi fa male e la domanda rimbomba, un tamburo che si strappano fra di loro lottando e artigliandosi: il Cittadino resta in disparte, è terrorizzato, non sa che fare, e il Sapiente al suo fianco lo fissa inespressivo, lanciando di tanto in tanto occhiate solo all’Avido che versa parole di miele nelle orecchie del Cacciatore, e il Risvegliato intona canzoni di fede, mischiando rose, libri e ossa in un’unica litania.
Ho ucciso un cane ieri, non mi aveva fatto niente. L’ho ucciso perché non sapeva darmi consiglio. Non mi aveva fatto niente. L’ho ucciso perché rideva di me con i suoi denti gialli e sporchi di pezzi di carne di cittadini inermi.
Oggi mi risveglio, la testa è un frastuono, ormai ho più fumo d’erbapipa in corpo che sangue. Sangue che il Cacciatore vuole, ho sognato di scuoiare un agnello sul tavolo e recuperare al suo interno la mappa di un tesoro che mi condurrà alla testa di un elfo avvolto in mantello nero. E l’agnello intanto bela, ride, bela di nuovo.
“Che cosa vuoi?”
“Io posso darti tutto.”
“Che cosa vuoi?”
La donna mi guarda, lei ha potere adesso, mi avvolge con il suo profumo e le sue braccia di serpente. Madre, il Sapiente dice che devo starle lontano ma l’Avido la vuole, la brama, vuole tutto, può darmi tutto.
Il Cittadino si veste e torna in città: saluta, sorride, parla. Poi guarda dietro l’angolo e vede il Mezzosangue che si lacera le carni con unghie rotte, urla di dolore e rabbia, nessuno lo sente.
Il Cittadino va in chiesa, si siede di fianco al Sapiente e prega. Ma sotto l’Altare c’è il Risvegliato, lo fissa come un padre fissa il figlio che ha ucciso il fratello.
Oggi mi sono piantato un coltello nella mano, l’ho fatto solo per capire chi sono oggi. Il Cacciatore mi ha curato, così esperto nell’aprire e nel chiudere carni, e mi ha accompagnato sulla barca, alla polena ha legato il Sapiente, dalle carni contuse ma dallo sguardo fisso verso il nulla, e nella stiva conserva l’Avido che scalcia, pronto a scattare come un segugio.
Salpiamo, il Cittadino mi saluta sorridendo mentre il Mezzosangue lo sbrana al ritmo dell’arpa del Risvegliato.
Madre, quella corda appesa trave era di mio padre? No, non dire sciocchezze, non il porco travestito da angelo, con le sue delicate orecchie appuntite come stiletti.
Quell’altro…sì, brava! Ma non era nel fiume a testa in giù?
Ricordi la Torre? Sì, la ricordo, ho vomitato bile e rabbia e furia verso di lei, il Risvegliato sarebbe stato così fiero di me per un attimo, poi mi avrebbe chiesto perché non l’ho rimossa dal Creato con morsi, unghie e ogni singolo osso del mio corpo frantumato sulle sue mura.
Mi piace la Torre, mi ricorda tutto ciò che non voglio ricordare.
“Che cosa vuoi?”
E’ una domanda semplice.
Il problema è chi risponderà ad essa.
Posso rispondere io? Ho alzato la mano per primo!
Cosa voglio, dite?
Beh, un po’ di silenzio - POTERE - e libertà - SANGUE - e conoscere cose nuove - SFAMARMI - e l’amore di quella donna - UCCIDILA!
Oggi mi sono svegliato e ho trovato una mano sotto il letto.
Madre, che bello baciare la tua mano ogni mattina, mi fa sentire come se mi stessi ancora carezzando.