- Mon Feb 01, 2021 3:53 pm
#35111
Era la sera del ventunesimo giorno di Narwain, il mese che aveva da poco dato inizio all'ottava parte della ventitreesima fioritura del Tulip secondo il computo del tempo degli Eldar.
La ultime tinte rosate della luce crepuscolare erano appena svanite oltre gli Elvenquist, lasciando che il Doriath si immergesse in una fioca notte illuminata appena dal bagliore delle eleni nel cielo.
Con il loro tipico ed appena percettibile passo, un gruppo di sindar guidati dall'Argur percorreva la strada boschiva alla volta del confine del Sacro Bosco. Il silenzio notturno si intervallava di tanto in tanto al bubolare di un gufo.
Procedevano con portamento solenne, preparandosi spiritualmente per il rituale cui a breve avrebbero preso parte, con l'intento di parlare con gli antichi spiriti della foresta.
Da sette anni ormai, erano stati costretti ad abbandonare Tiond, la Verde, e mai nel loro animo si era sopita la nostalgia per quella che un tempo era la loro casa. Nulla potrebbe difatti sradicare dall'animo di un sindar il legame che questi ha con la foresta.
La loro antica dimora ora giaceva in rovina, conquistata dalle forze naturali che si erano risvegliate. La natura selvaggia aveva preso il sopravvento senza che il popolo degli Edhil Mhithrin potesse spiegarsene il motivo. Spiriti irrequieti dalle sembianze di creature arboree vagavano ora nella zona, intenti a difenderla da chiunque fosse stato così stolto da avventurarsi nei suoi intricati sentieri.
Giunti che furono nei pressi del santuario di Suldanas, sotto le rosse fronde si liberarono delle armature, cosparsero il proprio corpo di polvere dorata e diedero inizio al rituale.
Intonando antichi cantici in sindarin, accesero un falò nel quale vennero offerti in dono parti di sacro legno dorato e manciate di muschio purpureo i quali, in pochi istanti, fecero divampare un'insolita fiamma che si stagliava alta oltre le fronde degli alberi.
La zona fu presto pervasa di sacralità , piccole luci danzanti apparvero tutt'intorno e la figura eterea di un antico spirito prese a delinearsi oltre il fuoco.
Avendo compreso che nulla aveva da temere, questi si rese disponibile nel rispondere alle domande dei sindar, così che essi poterono apprendere che gli spiriti dormienti da millenni sotto Tiond, si erano destati prendendo la forma di esseri vegetali. Giungendo da un tempo molto antico, reputavano qualunque altro essere vivente diverso da loro come una potenziale minaccia.
I sindar compresero che avrebbero dovuto guadagnarsi la fiducia dei nuovi abitanti del Bosco Sacro, dando loro modo di percepirli non più come minaccia, ma come guardiani e difensori dei suoi confini.
Da quel momento nessun eldar si sarebbe avvicinato troppo a una di quelle creature, nè avrebbe levato la spada su di esse. I confini di Tiond sarebbero stati pattugliati dai sindar al fine di respingere chiunque vi si fosse avvicinato con l'intenzione di violarli.
Era la sera del ventunesimo giorno di Narwain, il mese che aveva da poco dato inizio all'ottava parte della ventitreesima fioritura del Tulip secondo il computo del tempo degli Eldar.
La ultime tinte rosate della luce crepuscolare erano appena svanite oltre gli Elvenquist, lasciando che il Doriath si immergesse in una fioca notte illuminata appena dal bagliore delle eleni nel cielo.
Con il loro tipico ed appena percettibile passo, un gruppo di sindar guidati dall'Argur percorreva la strada boschiva alla volta del confine del Sacro Bosco. Il silenzio notturno si intervallava di tanto in tanto al bubolare di un gufo.
Procedevano con portamento solenne, preparandosi spiritualmente per il rituale cui a breve avrebbero preso parte, con l'intento di parlare con gli antichi spiriti della foresta.
Da sette anni ormai, erano stati costretti ad abbandonare Tiond, la Verde, e mai nel loro animo si era sopita la nostalgia per quella che un tempo era la loro casa. Nulla potrebbe difatti sradicare dall'animo di un sindar il legame che questi ha con la foresta.
La loro antica dimora ora giaceva in rovina, conquistata dalle forze naturali che si erano risvegliate. La natura selvaggia aveva preso il sopravvento senza che il popolo degli Edhil Mhithrin potesse spiegarsene il motivo. Spiriti irrequieti dalle sembianze di creature arboree vagavano ora nella zona, intenti a difenderla da chiunque fosse stato così stolto da avventurarsi nei suoi intricati sentieri.
Giunti che furono nei pressi del santuario di Suldanas, sotto le rosse fronde si liberarono delle armature, cosparsero il proprio corpo di polvere dorata e diedero inizio al rituale.
Intonando antichi cantici in sindarin, accesero un falò nel quale vennero offerti in dono parti di sacro legno dorato e manciate di muschio purpureo i quali, in pochi istanti, fecero divampare un'insolita fiamma che si stagliava alta oltre le fronde degli alberi.
La zona fu presto pervasa di sacralità , piccole luci danzanti apparvero tutt'intorno e la figura eterea di un antico spirito prese a delinearsi oltre il fuoco.
Avendo compreso che nulla aveva da temere, questi si rese disponibile nel rispondere alle domande dei sindar, così che essi poterono apprendere che gli spiriti dormienti da millenni sotto Tiond, si erano destati prendendo la forma di esseri vegetali. Giungendo da un tempo molto antico, reputavano qualunque altro essere vivente diverso da loro come una potenziale minaccia.
I sindar compresero che avrebbero dovuto guadagnarsi la fiducia dei nuovi abitanti del Bosco Sacro, dando loro modo di percepirli non più come minaccia, ma come guardiani e difensori dei suoi confini.
Da quel momento nessun eldar si sarebbe avvicinato troppo a una di quelle creature, nè avrebbe levato la spada su di esse. I confini di Tiond sarebbero stati pattugliati dai sindar al fine di respingere chiunque vi si fosse avvicinato con l'intenzione di violarli.