La leggenda del Cantore di Alberi
Posted: Sun Oct 27, 2019 10:13 am
L'aria del mattino era fresca, il profumo della resina permeava l'aria, pungendomi le narici e facendomi continuamente grattare il naso.
Il vento soffiava a sprazzi, le foglie ormai tinte dei colori autunnali si inseguivano in bassi turbini, per poi riposarsi nei vari angoli, prima di ripartire nel loro eterno inseguimento.
La notte si stava diradando ed un nuovo giorno era pronto a farsi largo. Nonostante l'ora mattutina, il Campo di Eracles iniziava già a popolarsi. Alcune donne erano intente a raccogliere i vestiti soffiati dal vento, i primi ambulanti combattevano contro il vento mentre allestivano alla bell'e meglio piccoli banchi colorati, un paio di uomini partivano per una battuta di caccia, mentre altri coprivano il piccolo fuoco che li aveva tenuti svegli a fare bagordi sino ad ora.
Anche i primi profumi presero a levarsi nell'aria, il pane appena infornato, i braceri odorosi caricati di incenso ed altre erbe, più avanti lungo il fiume il forte odore del sapone che veniva sfregato sui vestiti, l'acre odore del fumo dei primi fuochi che timidamente venivano accesi, essenze femminili di mughetto e vari frutti; tutto si mischiava al pungente profumo della resina.
Raggiunsi la mia tenda e mi fermai di colpo, i drappi di stoffa cerata sbattevano nell'aria muovendosi come fiamme e frustando tutto intorno. Convinto di aver richiuso la tenda alla mia partenza mi avvicinai cauto. Dentro non si muoveva niente, tutto era normale. Esaminai i lacci persuaso che il vento li avesse strappati, feci scorrere le dita lungo i lacci in cuoio strappando leggermente per testare la tenuta degli ugelli. Improvvisamente sentii come una sacca sotto alla stoffa cerata, esaminai meglio e mi trovai con una pergamena arrotolata tra le mani.
Mi guardai appena intorno, sistemai la chiusura, e sparii dentro alla tenda.
Senza nemmeno togliermi la cappa mi appoggiai ai vecchi ripiani e srotolai la pergamena.
Smisi di leggere alla prima riga e feci scorrere lo sguardo sino alla fine della pergamena.
Agaryn!
La mente mi restituì l'immagine del mio vecchio amico, ed un mare di ricordi mi travolse come un fiume in piena.
Lessi tutto lo scritto, più volte, ed infine mi sedetti, con la testa che girava e lo stomaco martellante come un tamburo da guerra.
Agaryn, amico mio!
Aveva inseguito quella leggenda sin da quando ne era venuto a conoscenza. Ne aveva fatto una ragione di vita, diventandone il depositario assoluto. Aveva scavato così a fondo in quella storia, da finirne assorbito completamente.
L'ultima volta che lo avevo visto pareva a tratti delirante, mentre sotto quegli enormi baffi, mi raccontava delle sue ultime scoperte.
Parlava e cantava quasi contemporaneamente, intercalava alcune strofe deliranti ad altrettanti silenzi. Era come perso dentro alla sua testa.
La leggenda lo aveva ossessionato, eppure i suoi occhi brillavano ancora di quella luce di avventura, la stessa luce che aveva illuminato la nostra giovinezza.
Rilessi di nuovo quelle parole, fu strano ma era come se nascoste sotto ad esse potevo sentire la certezza che egli non fosse pazzo. Certo la leggenda lo aveva consumato, ma ebbi la consapevolezza che fosse ancora aggrappato alla ragione.
Ma tutto questo ora non importava, dovevo aiutarlo!
Già, ma come? Non potevo certo lanciarmi all'inseguimento di Agaryn da solo, forse un tempo lo avrei fatto, ma ora il peso degli anni gravava sulle mie spalle, o forse con l'invecchiare avevo guadagnato quel briciolo di saggezza che mi diceva di non andare da solo.
E così decisi di chiedere aiuto, in fondo l'occasione era perfetta per condividere quella leggenda affinché anche altri potessero conoscerla.
Presi due pergamene e iniziai a vergare la mia richiesta di aiuto.
Uscii dalla tenda da lì a poco, consegnai le pergamene affinché un corvo le portasse a destinazione e mi incamminai lungo la via.
Sotto al braccio tenevo stretto il tomo che avevo scritto molti anni fa. La copertina era stata dipinta da una vecchia amica, sopra ad un albero meravigliosamente dipinto spiccava la scritta "Il Cantore di Alberi - La Leggenda".
Il vento soffiava a sprazzi, le foglie ormai tinte dei colori autunnali si inseguivano in bassi turbini, per poi riposarsi nei vari angoli, prima di ripartire nel loro eterno inseguimento.
La notte si stava diradando ed un nuovo giorno era pronto a farsi largo. Nonostante l'ora mattutina, il Campo di Eracles iniziava già a popolarsi. Alcune donne erano intente a raccogliere i vestiti soffiati dal vento, i primi ambulanti combattevano contro il vento mentre allestivano alla bell'e meglio piccoli banchi colorati, un paio di uomini partivano per una battuta di caccia, mentre altri coprivano il piccolo fuoco che li aveva tenuti svegli a fare bagordi sino ad ora.
Anche i primi profumi presero a levarsi nell'aria, il pane appena infornato, i braceri odorosi caricati di incenso ed altre erbe, più avanti lungo il fiume il forte odore del sapone che veniva sfregato sui vestiti, l'acre odore del fumo dei primi fuochi che timidamente venivano accesi, essenze femminili di mughetto e vari frutti; tutto si mischiava al pungente profumo della resina.
Raggiunsi la mia tenda e mi fermai di colpo, i drappi di stoffa cerata sbattevano nell'aria muovendosi come fiamme e frustando tutto intorno. Convinto di aver richiuso la tenda alla mia partenza mi avvicinai cauto. Dentro non si muoveva niente, tutto era normale. Esaminai i lacci persuaso che il vento li avesse strappati, feci scorrere le dita lungo i lacci in cuoio strappando leggermente per testare la tenuta degli ugelli. Improvvisamente sentii come una sacca sotto alla stoffa cerata, esaminai meglio e mi trovai con una pergamena arrotolata tra le mani.
Mi guardai appena intorno, sistemai la chiusura, e sparii dentro alla tenda.
Senza nemmeno togliermi la cappa mi appoggiai ai vecchi ripiani e srotolai la pergamena.
Smisi di leggere alla prima riga e feci scorrere lo sguardo sino alla fine della pergamena.
Agaryn!
La mente mi restituì l'immagine del mio vecchio amico, ed un mare di ricordi mi travolse come un fiume in piena.
Lessi tutto lo scritto, più volte, ed infine mi sedetti, con la testa che girava e lo stomaco martellante come un tamburo da guerra.
Agaryn, amico mio!
Aveva inseguito quella leggenda sin da quando ne era venuto a conoscenza. Ne aveva fatto una ragione di vita, diventandone il depositario assoluto. Aveva scavato così a fondo in quella storia, da finirne assorbito completamente.
L'ultima volta che lo avevo visto pareva a tratti delirante, mentre sotto quegli enormi baffi, mi raccontava delle sue ultime scoperte.
Parlava e cantava quasi contemporaneamente, intercalava alcune strofe deliranti ad altrettanti silenzi. Era come perso dentro alla sua testa.
La leggenda lo aveva ossessionato, eppure i suoi occhi brillavano ancora di quella luce di avventura, la stessa luce che aveva illuminato la nostra giovinezza.
Rilessi di nuovo quelle parole, fu strano ma era come se nascoste sotto ad esse potevo sentire la certezza che egli non fosse pazzo. Certo la leggenda lo aveva consumato, ma ebbi la consapevolezza che fosse ancora aggrappato alla ragione.
Ma tutto questo ora non importava, dovevo aiutarlo!
Già, ma come? Non potevo certo lanciarmi all'inseguimento di Agaryn da solo, forse un tempo lo avrei fatto, ma ora il peso degli anni gravava sulle mie spalle, o forse con l'invecchiare avevo guadagnato quel briciolo di saggezza che mi diceva di non andare da solo.
E così decisi di chiedere aiuto, in fondo l'occasione era perfetta per condividere quella leggenda affinché anche altri potessero conoscerla.
Presi due pergamene e iniziai a vergare la mia richiesta di aiuto.
Uscii dalla tenda da lì a poco, consegnai le pergamene affinché un corvo le portasse a destinazione e mi incamminai lungo la via.
Sotto al braccio tenevo stretto il tomo che avevo scritto molti anni fa. La copertina era stata dipinta da una vecchia amica, sopra ad un albero meravigliosamente dipinto spiccava la scritta "Il Cantore di Alberi - La Leggenda".