Persone perbene
Posted: Thu Oct 24, 2019 3:53 pm
- CAPITOLO 1: Gli ospiti
I due ceffi tanto attesi misero finalmente piede nel suo nascondiglio. Sospettosi, indugiarono, mentre i loro occhi freneticamente setacciavano ogni angolo dell'angusta e madida grotta. Colui che loro cercavano, l'uomo tanto misterioso, sicuramente era stato lì e, altrettanto sicuramente, doveva essere ancora nei paraggi: tra carte da gioco disseminate per i tavoli, provette dai contenuti più improbabili e libri impolverati abbandonati al freddo e umido suolo, due candele belle ritte non sembravano ardere poi da molto; anzi, quello doveva sicuramente essere l'inizio del loro ciclo vitale.
Un lieve tossicchiare li fece trasalire, riportandoli bruscamente alla realtà. Repentinamente i due si voltarono e scoprirono un uomo all'entrata che certamente non era lì per caso.
«Siete voi?» domandò quello che dei due era vestito di verde.
«Sì» confermò sfìngeo il nuovo giunto.
«Siete il Forgialadri?»
«Diamine, sì. Sono il Forgialadri» asserì agitando le ditina sbilenche e callose. «E voi dovete essere gli ospiti!»
«Perché vi chiamano così?» esordì indeciso l'altro vestito tutto di blu.
Il Forgialadri tolse allora il bavaglio e si rivelò come un uomo sulla quarantina, smunto e sfregiato e li invitò ad accomodarsi.
«C'è stato un tempo» riprese il Forgialadri, «In cui ero un vero artista. Un artista del crimine!» chiarì. «Poi un giorno qualche guardia amoniana mi ha messo alle strette, mi ha preso e mi ha massacrato tutte le dita a suon di martellate» raccontò. «Non potevo più rubare, mi sentivo storpio e menomato. Così decisi di adescare orfani innocenti e indifesi un po' qua e un po' là. Li rapivo, insomma, con questo o quell'altro trucco. E insegnavo loro a rubare, recitare, intrattenere, ingannare. E ho sempre guadagnato così, onestamente, a discapito della loro vita. Ma ora è diverso...»
«Diverso?» chiese quello vestito di verde.
«Sì, diverso. Sono stato fuori dal giro per più di dieci anni. Ma ora voglio fare qualcosa di grande. Mi riprenderò tutto. Anzi, se vorrete, ci riprenderemo tutto».
I due ridacchiarono. Imbarazzati. A Disagio.
«Però voi...» aggiunse il Forgialadri, «Non so se voi siete quelli giusti: rubare è persone in gamba e perbene. Secondo me voi al massimo potete lavorare» opinò.
Da lì a poco, due scagnozzi del Forgialadri dislagarono le loro identità, emergendo da quelle ombre in cui così bene si erano celati.
«Vedete...» continuò il Forgialadri. «Noi siamo tanti e preparati. Ma voi?»
I due si cercarono nuovamente con gli sguardi. Stavolta timorosi e imbarazzati.
«Noi non siamo dei borseggiatori, signore» ammisero quasi in coro.
Il Forgiladri scoppiò in una reazione esagerata quanto teatrale: «crudeltà umana di Ardania maledetta!» esclamò portando le mani al volto; «Scambiarmi per un qualunque ladruncolo! Che insulto, che disonore!»
Uno dei due scagnozzi - quello dal manto lungo tanto da strisciar per terra e scuro tanto da mischiarsi alle tenebre - a quel punto sospirò. «Ci risiamo...» commentò tra sé e sé.
Disperato il Forgialadri afferrò un'ascia che riposava su uno dei tanti scaffali mezzi marci e, implacabile, percosse l'ammuffita mobilia circostante.
I due ospiti a quel punto s'irrigidirono, temendo improvvisamente il peggio.
«Adesso mi calmo! Adesso mi calmo!» garantì lo sfregiato continuando a maltrattare qualsiasi cosa di fronte a sé.
Quando finalmente ebbe finito, il Forgialadri in affanno si rivolse nuovamente ai due: «Avete detto parole vergognose. Io sono un artista, non un vile ladruncolo di strada! Noi non rubiamo quattro testoni a passanti più poveri di voi! Noi faremo cose belle. Truffe, spaccio, ricettazione, messinscene, ci infileremo qua e là e metteremo le mani ovunque: ecco cosa faremo. Siamo persone perbene, mica vili ladruncoli da quattro monete d'oro»
Dopo un'ora abbondante di valide argomentazioni, i due ospiti furono finalmente persuasi. Il Forgialadri si avvicinò pertanto a loro, portò alla vista di tutti un dente di viverna e recise i palmi delle mani, mischiando il loro sangue col proprio.
«Adesso appartenete a me» sentenziò.
I due annuirono in silenzio.
«E sappiate che se qualcuno di quelli che da adesso vi comanda un giorno vi mostrerà di nuovo questo» aggiunse portando nuovamente in bella vista il dente di viverna, «Sappiate che l'avrete combinata grossa e che quel qualcuno mi ha pagato per comprare la vostra morte» completò nuovamente imperscrutabile. «E adesso andate».
I due ceffi tanto attesi misero finalmente piede nel suo nascondiglio. Sospettosi, indugiarono, mentre i loro occhi freneticamente setacciavano ogni angolo dell'angusta e madida grotta. Colui che loro cercavano, l'uomo tanto misterioso, sicuramente era stato lì e, altrettanto sicuramente, doveva essere ancora nei paraggi: tra carte da gioco disseminate per i tavoli, provette dai contenuti più improbabili e libri impolverati abbandonati al freddo e umido suolo, due candele belle ritte non sembravano ardere poi da molto; anzi, quello doveva sicuramente essere l'inizio del loro ciclo vitale.
Un lieve tossicchiare li fece trasalire, riportandoli bruscamente alla realtà. Repentinamente i due si voltarono e scoprirono un uomo all'entrata che certamente non era lì per caso.
«Siete voi?» domandò quello che dei due era vestito di verde.
«Sì» confermò sfìngeo il nuovo giunto.
«Siete il Forgialadri?»
«Diamine, sì. Sono il Forgialadri» asserì agitando le ditina sbilenche e callose. «E voi dovete essere gli ospiti!»
«Perché vi chiamano così?» esordì indeciso l'altro vestito tutto di blu.
Il Forgialadri tolse allora il bavaglio e si rivelò come un uomo sulla quarantina, smunto e sfregiato e li invitò ad accomodarsi.
«C'è stato un tempo» riprese il Forgialadri, «In cui ero un vero artista. Un artista del crimine!» chiarì. «Poi un giorno qualche guardia amoniana mi ha messo alle strette, mi ha preso e mi ha massacrato tutte le dita a suon di martellate» raccontò. «Non potevo più rubare, mi sentivo storpio e menomato. Così decisi di adescare orfani innocenti e indifesi un po' qua e un po' là. Li rapivo, insomma, con questo o quell'altro trucco. E insegnavo loro a rubare, recitare, intrattenere, ingannare. E ho sempre guadagnato così, onestamente, a discapito della loro vita. Ma ora è diverso...»
«Diverso?» chiese quello vestito di verde.
«Sì, diverso. Sono stato fuori dal giro per più di dieci anni. Ma ora voglio fare qualcosa di grande. Mi riprenderò tutto. Anzi, se vorrete, ci riprenderemo tutto».
I due ridacchiarono. Imbarazzati. A Disagio.
«Però voi...» aggiunse il Forgialadri, «Non so se voi siete quelli giusti: rubare è persone in gamba e perbene. Secondo me voi al massimo potete lavorare» opinò.
Da lì a poco, due scagnozzi del Forgialadri dislagarono le loro identità, emergendo da quelle ombre in cui così bene si erano celati.
«Vedete...» continuò il Forgialadri. «Noi siamo tanti e preparati. Ma voi?»
I due si cercarono nuovamente con gli sguardi. Stavolta timorosi e imbarazzati.
«Noi non siamo dei borseggiatori, signore» ammisero quasi in coro.
Il Forgiladri scoppiò in una reazione esagerata quanto teatrale: «crudeltà umana di Ardania maledetta!» esclamò portando le mani al volto; «Scambiarmi per un qualunque ladruncolo! Che insulto, che disonore!»
Uno dei due scagnozzi - quello dal manto lungo tanto da strisciar per terra e scuro tanto da mischiarsi alle tenebre - a quel punto sospirò. «Ci risiamo...» commentò tra sé e sé.
Disperato il Forgialadri afferrò un'ascia che riposava su uno dei tanti scaffali mezzi marci e, implacabile, percosse l'ammuffita mobilia circostante.
I due ospiti a quel punto s'irrigidirono, temendo improvvisamente il peggio.
«Adesso mi calmo! Adesso mi calmo!» garantì lo sfregiato continuando a maltrattare qualsiasi cosa di fronte a sé.
Quando finalmente ebbe finito, il Forgialadri in affanno si rivolse nuovamente ai due: «Avete detto parole vergognose. Io sono un artista, non un vile ladruncolo di strada! Noi non rubiamo quattro testoni a passanti più poveri di voi! Noi faremo cose belle. Truffe, spaccio, ricettazione, messinscene, ci infileremo qua e là e metteremo le mani ovunque: ecco cosa faremo. Siamo persone perbene, mica vili ladruncoli da quattro monete d'oro»
Dopo un'ora abbondante di valide argomentazioni, i due ospiti furono finalmente persuasi. Il Forgialadri si avvicinò pertanto a loro, portò alla vista di tutti un dente di viverna e recise i palmi delle mani, mischiando il loro sangue col proprio.
«Adesso appartenete a me» sentenziò.
I due annuirono in silenzio.
«E sappiate che se qualcuno di quelli che da adesso vi comanda un giorno vi mostrerà di nuovo questo» aggiunse portando nuovamente in bella vista il dente di viverna, «Sappiate che l'avrete combinata grossa e che quel qualcuno mi ha pagato per comprare la vostra morte» completò nuovamente imperscrutabile. «E adesso andate».