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Di lame e Maat

Posted: Wed Dec 16, 2020 1:45 am
by Naja
Lo sconosciuto si era accomodato sul retro della piazza, e pareva un tipo schivo, assente, come assorto nei suoi pensieri. Si era fatto largo dietro i custodi alla banca, appartandosi in un angolo del piccolo edificio e riuscendo in silenzio nel facile compito di riempirlo con pergamene, grimori e tomi. Se ne stava lì, circondato da qualche arma scintillante, bastoni e pezzi di armature, intento a studiare le rune, come Yruel vedeva spesso fare ai Sahim durante spedizioni e analisi di antichi reperti.

Gli avevano accennato che però il distinto studioso veniva da fuori il Sahra, da un luogo lontano, Falil Garil, e di certo aveva a che fare con alcuni sconvolgimenti del Maat che vi erano stati nei giorni addietro.
Non era un Sahim della cerchia, nè un funzionario del Risoluto...eppure la pelle e i modi non mentivano: doveva avere una qualche provenienza nella Stirpe Nera.
L’altro fatto curioso era la così detta professione che questo studioso manifestava: sembrava infatti che le rune fossero il suo unico interesse, l’unico motivo che lo avesse condotto a Tremec.


‘Usa il Maat, sayd! Ma è misterioso...non promette nulla di buono’
‘Speriamo non tramuti in serpi e ratti i ragazzini al mercato’
‘Lo ‘ho visto parlare con lingua di serpente dietro i baffoni, ve lo dico io! è uno di Seth Sariss quello là’

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I pescatori sul Raya sapevano sempre edulcorare ogni avvenimento all’Oasi, facendo a gara con le donne al lavatoio e gli schiavi al Bazar se la giocavano sempre a chi la sapeva più lunga. Eppure il parlare tanto di un nuovo ‘beduino’ aveva attirato l’attenzione del Feddhayn: se i Visir avevano acconsentito a farlo accomodare lì vicino alla Piazza, senza farlo passare per le prigioni per un interrogatorio o al giudizio di tutta la Cerchia, un pericolo così grosso non lo doveva rappresentare. Una visita non avrebbe fatto male.
Incontrò il beduino che congedava un paio di fratelli nei pressi del custode, e li incrociò mentre se ne andavano con la scarsella piena e il viso preoccupato di chi ha concluso una trattativa senza sapere se trovarsi dalla parte del vincitore o del vinto. Con ancora maggiore interesse si avvicinò al beduino, che parve non notare il grosso Feddhayn, la sua cappa rossa e le armi sporgenti dai foderi alla cinta e sulla schiena.


“Salam Aleikun, Bedù.” L’uomo neanche si voltò a guardarlo, un breve cenno di saluto con la mano aperta gli bastò, mentre ordinava alcune pergamene e vi annotava qualcosa sopra.
“Sono Yruel, della Nobile ed Antica Tenda Udeen.”
L’uomo lo degnò giusto di uno sguardo e un breve e rigido sorriso, poi continuò a scrivere sulla pergamena.
Un po’ stizzito, ma Ospitale come sempre, Yruel ci riprovò.
“...Feddhayn, del Sultano Waqih il Risoluto.”
Il Beduino si fermò di colpo e mise da parte la pergamena. Qualcosa doveva averlo attirato: il volto dello studioso si illuminò di uno strano sorriso e prese ad osservare il grosso guerriero davanti a sè. Lo sguardo corrugato e gli occhi vispi lo passarono in rassegna con fare indagatore, per soffermarsi su una piccola lama portata alla cinta.
“Feddhayn eh?. Siete armato vero?” Yruel annuì.
“L’arma alla vostra cinta, sul fianco. Sì la lama, posso vederla? Sento che emana una certa aura di Maat".
Yruel aggrotò la fronte, e aguzzò la vista alla ricerca della lingua biforcuta tra le labbra dello studioso.
“Come dite?”
“PosSSsso vedere il vostro pugnale?” Niente lingua biforcuta, assodò il Feddhayn porgendogli il kryss, rune scintillanti ed elsa in oro.
Il beduino prese la lama ed iniziò ad osservarla e a scrutarla attentamente, borbottò una qualche formula di Maat e le rune presero a sfavillare gialle, rosse, violacee e infine del color del Mithryl. Lo studioso, pugnale tra le mani, tornò a guardare il perplesso Feddhayn.
“Se vi dicessi che questa lama ha al suo interno un potere che non potete immaginare, e che potrei trasformare tale potere per voi e rendervi un uomo più ricco di quando siete entrato da quella porta?”
“Vi risponderei che di tale commercio o potere non ne so nulla, e dovreste dirmi di più’, bedù. Chi siete?”
“Chi sono e da dove vengo sono cose da poco conto: i Visir già l’hanno appurato e di fatti sanno che non sono altro che uno studioso di terre lontane e non sono qui per nuocere. Quel che offro è la cosa importante..”
“E cosa offrite, dunque, bedù” Se non altro qualche risposta gli era giunta più chiara di prima…
“Offro opportunità, e il potere di restituire quel che il Maat ha incastonato nel ferro di questa arma, e di molte altre”
“Temo di non capire, volete forse dirmi che potete trasformare quest’arma in Maat?”
“Non proprio, ma posso trasformarla in qualcosa di più valido di questo stato...ferroso" Il tono iniziava a farsi spazientito. “Ma se non rischiate, non ne saprete nulla di più..”
La frase, lasciata nel vuoto come fa un abile commerciante, solleticò il Feddhayn.
“Se mi ingannerete, la pagherete cara con le mani e le orecchie”

Recitato un mantra, le mani del Bedù presero a ruotare la scimitarra sospesa tra i palmi, poi la fece volteggiare davanti a sè. Questa venne avvolta da un’aura cobalto e poi, semplicemente, si dissolse.

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Ferro, oro e parti saldate assieme svanirono nell’aria e le rune incastonate si polverizzarono e rimasero nella mano aperta dell’uomo. Al centro della densa polvere color Mitryl, un cristallo dello stesso colore emergeva riflettendo la luce del mattino.

L’uomo raccolse la povere in un sacchetto della grandezza di un pollice, e lo porse a Yruel assieme al cristallo non più lungo di un dente di coccodrillo. “Beh, vi è andata bene Immortale. Ecco a voi il vostro guadagno. Ecco a voi il vostro Maat”
Nell’esatto istante in cui il cristallo toccò il palmo di Yruel, una scossa lo attraversò da capo a piedi. Serrò la mano d’istinto attorno al cristallo e ciò parve acquire quella fitta pressione che lo riempiva nelle vene, come se il cuore si fosse trovato nel mezzo di un combattimento e avesse iniziato a pompare impazzito.
Gli ricordò di istinto i momenti di impeto in cui il dono dell’ Unico si manifestava in combattimento prima di lasciarlo senza fiato: la Sahima Labwa gli aveva detto che quello poteva essere manifestazione di Maat, endogena o qualcosa del genere.. Non se ne accorse nemmeno, ma estrasse un pugnale dal fodero come pronto a combattere contro quella sensazione di pericolo, e vide tutto nero per qualche istante. Credette di svenire ma il tremito cessò. Quando riaprì gli occhi, il Beduino si era ritratto sul suo tavolo di lavoro, alquanto preoccupato per la lama sguainata e le nocche di entrambe le mani serrate e bianche su lama e cristallo
.
“Vela-Vela-Vela ricompro quella lama! Non adiratevi!” Doveva essersi preso un bello spavento il beduino.
Il Feddhayn rinfoderò il pugnale e osservò il cristallo ceruleo tra le dita. Era impensierito e al contempo un po’ spaventato dall’accaduto.

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“Dite che questo è Maat?”
“In-in in un certo senso, sì! m-m-ma è imbrigliato, i-i-infuso e i-i-intrappolato nel cristallo…V-v-vi spiegherei il come ma lo stiamo ancora s-s-studiando”
Yruel annuì, ne avrebbe chiesto alla Sahima o al Gran Visir.
Richiuse tutto nella sacca e prese congedo. “Shukran. La Pace sia con te, ci rivedremo”.

Appurato che lo Studioso non era un furfante, ma di qualcosa di apparentemente utile era capace, Yruel si incamminò verso il Raya: doveva assolutamente lavare via il sudore speso in quello strano avvenimento. Lasciò dietro di sè la piazza con la scarsella piena e il viso preoccupato di chi ha concluso una trattativa senza sapere se trovarsi dalla parte del vincitore o del vinto.

Re: Di lame e Maat

Posted: Wed Dec 23, 2020 11:12 pm
by Naja
I giorni che seguirono non furono di certo meno turbolenti: sembrava che il corpo di Yruel avesse iniziato a mal tollerare la vicinanza ad emanazioni di Maat, più o meno intense che fossero.

Prima vi fu l'incidente col Portale.
Yruel si trovava immerso nei libri della Biblioteca dell'Oasi, in cerca di qualche riferimento possibile alle gemme e a quegli strani sintomi che lo attanagliavano. Era chino da ore tra i tomi, e tra una pagina e l'altra di Teorie Arcane - Raffronti di un certo Nione Sarimir, la sua attenzione fu raccolta dal metallico rumore del cancello dell'Oasi, quello della Porta Nord sottostante la biblioteca.
Si era aperto e un veloce lama trottò fuori le mura. Yruel si sporse fuori dalla piccola finestra, aguzzando la vista verso lo sconosciuto fantino. Riconobbe un uomo dalla pelle scura, vestito di blu e cobalto, intento ad agitare un cristallo violaceo in aria. Doveva essere Abdi, dal portamento bislacco.
Dopo pochi istanti un portale variopinto si aprì innanzi al Sahim, con quell'aura sinistra che sempre assumono quando vengono aperte attraverso la manipolazione del Maat.

Yruel ricordò di essersi concentrato così tanto sulle diverse sfumature e sui moti asincroni del Maat che si contorceva nel Portale, che il suo campo visivo prese a distorsi fino ad appiattirsi e quasi schiacchiarsi all'orizzonte. Il portale lo chiamava, lo attraeva. Desiderò di raggiungerne la destinazione, di entrarci, anche senza trovarsi a contatto diretto con esso, distante com'era sul porticato della biblioteca.
Sentì la finestra della Biblioteca risucchiarlo via, ed infine il suo corpo svanì nella familiare sensazione di quando si attraversa un Portale. Si ritrovò a vomitare su verde erba, in un luogo sconosciuto, a fianco ad Abdi e al suo lama. Parevano ridersela entrambi, ma non fece nemmeno a tempo a pronunciare 'MA COS...' che il Portale lo risucchiò via di nuovo, spedendolo all'Oasi e richiudendosi dietro Yruel.

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Vomitò di nuovo, questa volta sulla sabbia, e imprecò il Maat a lungo prima di sospendere ogni altra lettura e dedicarsi a lunghi bagni aromatizzati.


...

Prese poi a sbarazzarsi di tutte le rune che possedeva: armi, armature, bastoni, gemme incastonate.
Il solo contatto con quelle lo rendeva inquieto e lo faceva sentire appesantito e stanco, quasi una mal sopportazione della carica magica di quegli artefatti.
Decise di chiedere aiuto ai Sahim dell'Oasi: loro ci avrebbero visto giusto. Dopo tutto erano i maggiori esperti di Maat di Tremec.


"Davvero non saprei, Immortale" Labwa fu la prima a rispondere alle sue domande, ma di fronte ai dubbi di Yruel anche lei non seppe dare grandi spiegazioni.
Gli parlò dello strano suono che quelle strane gemme emettevano e della probabile dissonanza che probabilmente stavano creando con la sfera di Maat interna ad Yruel. Parole incomprensibili per il Feddhayn, non riuscivano a rendere l'idea del profondo turbamento che lo stava accompagnando.
I meccanismi in atto erano così incerti da richiedere un intervento del Tempio, per scongiurare una qualsiasi maledizione generata da forze oscure: dopo tutto non si sapeva molto dei cristalli, chi poteva dire che non avessero esteso sul giovane una qualche forza manipolatrice?

Fu sua zia, Maebe Udeen, Gran Sacerdotessa e Ancella di Lostris, ad aiutarlo nel far parziale luce sulle sensazioni del giovane: indusse Yruel in uno stato di profonda meditazione, attraverso i metodi appresi negli anni di formazione passati nel Gineceo. La meditazione venne guidata ad un rilassamento profondo e, successivamente, ad uno stato di ferma concentrazione. La mente di Yruel viaggiò nei reconditi della mente e dello spirito, soffermandosi su una visione più nitida di altre: un'anfora, fumo denso sgorgante e sinistro, infinito e inarrestabile nel suo volteggiare attorno all'anfora. Prima, fumo rosso purpureo e cupo, sinistro quasi, inquieto; poi blu, cobalto e opale come il mare in un'alba placida.

Nulla di quello aveva senso per l'uomo, neanche per la Gran Sacerdotessa, necessitava di maggiore impegno e applicazione per trarne un significato vero.

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