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UN RUGGITO NELLA JUNGLA - Storie e leggende sul grande gatto a strisce

Posted: Tue Dec 01, 2020 2:16 pm
by Leprechaun
Introduzione

Ciclo di Hebieso (ovvero Nembonume, A.I. 284) - Jungla di Waka Nui

L’Hawakan Khewe ha chiesto a me, Lingua di Serpente, di raccogliere informazioni sul grande gatto a strisce, osservando le sue abitudini e cercando storie e leggende sul suo conto presso le altre tribù della jungla. Se un giorno diventerò un vero Makap sarà bene che impari a conoscere a fondo la jungla e le bestie che la abitano. Così, per diverse volte Shoixal e Lhuixan sono morti e rinati nel cielo mentre osservavo e vagavo, ed alla fine questo è quello che ho appreso.


I. Aspetto fisico ed abitudini

Il grande gatto a strisce è un predatore della jungla, un fiero felino che domina nei suoi territori.
Fisicamente appare come una grossa pantera, ma le sue dimensioni sono decisamente maggiori: gli arti sono più lunghi, il torace più ampio e la muscolatura più sviluppata. Infatti alcuni dei nostri fratelli qwaylar, dopo una lunga ed estenuante lotta per sottomettere la creatura, sono addirittura riusciti a cavalcarla e questa è sembrata riuscire comunque a muoversi agilmente anche con una persona in groppa. Il suo colore varia dal giallo acceso all’arancione, ma sono stati visti anche esemplari con il manto bianco. La pelliccia è poi caratterizzata dalle tipiche strisce nere, che ricoprono interamente il corpo dell’animale.
Il grande gatto a strisce è un cacciatore solitario, raramente si vede più di un esemplare a caccia ed in quei casi mi è sempre sembrato di notare che fosse una madre con i suoi figli. La tecnica di caccia è molto semplice e sempre la stessa: il grande gatto avanza di soppiatto, sfruttando la vegetazione per nascondersi, e poi balza addosso alla sua preda bloccandola al suolo con la sua enorme forza, finendola poi con un morso al collo. E’ solito consumare parte del cacciato sul posto, sicuro di non essere attaccato da altri predatori per via del timore che incute, e successivamente portare la carne rimanente nella sua tana. Le prede che predilige sono gli erbivori che abitano la jungla, preferendo animali di stazza media a quelli più piccoli: infatti gli animali di dimensioni inferiori, oltre a fornire meno carne, hanno anche più possibilità di sfuggire al predatore. Osservando il grande gatto, si intuisce anche che non fa molto affidamento sull’olfatto per trovare le sue prede, quanto sulla sua eccezionale vista.
Nel caso in cui il grande gatto si dovesse trovare ad affrontare un nemico che ritiene essere una minaccia, il felino cede alla sua vera natura e dimostra un’indole ed uno stile di combattimento a dir poco feroci. Dotato di agilità e di forza, il grande gatto è in grado di aggredire il suo nemico con rapidità e sbilanciarlo, per poi affondare i suoi affilati artigli che lasciano ferite assai profonde. E’ capitato di vedere il grande gatto battere animali più grandi di lui perché questi, perso troppo sangue, non avevano neanche il fiato per rimettersi in piedi. A tal proposito, alcune volte è proprio il grande gatto che, grazie alla straordinaria forza dei suoi muscoli, si solleva sulle zampe posteriori stando di fatto in piedi e da questa posizione sferra due possenti colpi con le zampe anteriori, per poi schiacciare al suolo l’avversario tramortito con tutto il suo peso; di solito non c’è scampo da questo attacco. Altro aspetto spaventoso del grande gatto è che in alcune circostanze sembra quasi perdere il controllo ed aggredire con indescrivibile furia il suo nemico, senza neanche curarsi delle ferite che subisce; solitamente, questo avviene quando il grande gatto sente che la sua prole viene minacciata.
Infine, il grande gatto a strisce preferisce vivere in caverne naturali, lontano da altri animali, a dimostrazione della sua fierezza e convinzione di superiorità, anche in virtù della sua natura schiva.



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UN RUGGITO NELLA JUNGLA - Storie e leggende sul grande gatto a strisce

Posted: Tue Dec 01, 2020 2:45 pm
by Leprechaun
II. Storie, racconti e leggende

Ho trascorso diverso tempo nella jungla, chiedendo ai membri dei villaggi e della tribù che incontravo se avessero visto prima il grande gatto a strisce, dato che solo di recente si è mostrato con frequenza agli occhi di noi qwaylar. E con mia grande sorpresa devo dire che, nonostante gli avvistamenti precedenti al periodo attuale fossero rarissimi, risalgono comunque a tempi molto lontani. Questo vuol dire che il grande gatto abita la jungla da molto più tempo di quanto noi credessimo.
Nel mio girovagare ho trovato un piccolo accampamento qwaylar nei pressi della radura dei cavalli di Lhuixan e lì ho appreso la prima informazione importante: il nome dell’animale. Pare infatti che in tempi remoti il grande gatto a strisce venisse chiamato Tuj’rewu, che nell’antica lingua vuol dire “Divoratore di uomini” e che nel corso dei cicli la parola sia poi diventata Tigre. Questo è quindi il nome dell’animale.
Continuando la mia ricerca mi sono imbattuto in un vecchio Pochteca che vive da solo al limitare della jungla verso ovest. Non sapeva molto riguardo alla tigre, ma sbirciando nella sua capanna ho notato una statuetta di pietra che raffigurava proprio questo animale. Chiedendo dove l’avesse presa, il vecchio mi ha raccontato di averla ricevuta come compenso per aver curato le ferite di un altro fratello qwaylar e che questi gli avesse detto essere un manufatto Hobbanee. Questo a dimostrazione che rari contatti con la tigre si avevano già in tempi lontani.
Altre informazioni le ho avute da una piccola tribù di cacciatori, che a loro dire discende dai Chaka Makao, e che ora vive nascosta nei pressi del Grande Tempio di pietra. Questi mi hanno raccontato che in tempi antichi veneravano la tigre come uno spirito da ingraziarsi prima di andare a caccia per via della sua ferocia, ma anche che spesso le giovani madri offrivano sacrifici alla tigre per proteggere i loro figli appena nati. Pare infatti che la tigre fosse un animale caro a Snu Snu, per via del forte istinto di protezione nei confronti dei suoi cuccioli. Chiedendo il perché di questo, mi è stata raccontata un’antica leggenda sull’origine dell’animale:


*** Molto tempo fa nella jungla viveva un felino con il manto del colore di Shoixal ed era grande, grosso ed orgoglioso. Era più forte della sua rivale, il felino caro a Lhuixan, ovvero la pantera, ed ogni volta che si erano confrontate il felino di Shoixal aveva sempre vinto.
Allora la pantera, stanca di sentirsi umiliata dal suo rivale, decise di riunire tutte le sue sorelle e di attaccare a sorpresa il felino di Shoixal, colpendo col favore delle tenebre. Il gruppo di pantere si diresse alla tana del felino di Shoixal strisciando silenzioso tra la vegetazione, sino a giungere nei pressi della grotta dove il nemico stava riposando. Al loro arrivo, le pantere videro il grande felino che, dormendo sdraiato in terra, circondava col suo corpo i cuccioli per proteggerli anche nel sonno. Decisero allora di vendicarsi del felino di Shoixal mangiando i suoi piccoli ed irruppero in gruppo nella tana. Il grande felinò si destò e, trovandosi di fronte le pantere, ruggì minaccioso per scacciarle e difendere i suoi cuccioli, sui quali queste avevano già puntato lo sguardo. Ma le pantere si sentivano più forti perché più numerose ed attaccarono tutte insieme il felino di Shoixal, che pur di proteggere i suoi cuccioli non indietreggiò di un passo. Gli artigli delle pantere laceravano la carne del loro nemico, lasciando lunghi e profondi solchi su tutto il suo corpo. Ma il grande felino non demordeva ed alla fine riuscì a respingere l’assalto delle pantere, che fuggirono nella jungla.
Il felino di Shoixal cadde quindi a terra esausto, con il corpo dilaniato da lunghi squarci che lasciavano uscire copioso il sangue. I cuccioli si strinsero intorno alla loro madre esanime, provando a leccare le ferite per guarirla. Allora Snu Snu, mossa a compassione dall’amore di quell’animale che, seppur superbo, aveva dato la vita per i suoi figli, comparve innanzi al felino di Shoixal e disse:

“Hai dimostrato il tuo amore, grande ed orgoglioso felino, e scacciato gli assalitori senza indugiare per salvare i tuoi figli. Da oggi il mio spirito ti sarà vicino ed i tagli che porti sul tuo corpo rimarranno come monito per gli altri aggressori e siano testimoni degli eventi di stanotte.”

Da quel momento quindi tutti i felini di Shoixal hanno sulla loro pellicce dei lunghi segni neri, a ricordare le ferite inferte dalle pantere e lo spirito indomito di una madre che vuole proteggere i suoi figli. ***


Infine, sono giunto sino al confine della jungla dove finiscono gli alberi ed inizia la sabbia e lì ho visto una piccola capanna doveva vive un pescatore che affermava di essere un discendente dei Ghermamani. Pur credendo che un pescatore non avesse mai visto il grande gatto, ho comunque chiesto al fratello se conoscesse la tigre; mi disse di non averla mai vista di persona, ma che sua madre gli raccontava sempre una storia, quando era piccolo, su di un grande felino talmente superbo da sfidare gli Spiriti:

*** Molto tempo fa nella jungla viveva un grande felino che era convinto di essere l’animale più forte tra quelli che vi abitavano. La sua superbia era tale che un giorno decise di sfidare persino gli Spiriti e così lasciò la sua tana, vagando per la jungla alla ricerca di avversarsi degni della sua forza. Camminando giunse nei pressi di una collina e decise di risalirla, per cercare meglio con lo sguardo qualcuno da sfidare. Ma arrivato in cima sentì l’aria soffiare contro di sé e pensò che fosse Gu, che agitando la sua lancia lo sfidava creando il vento. Il felino allora si sollevò ed agitò le sue zampe, graffiando l’aria con gli artigli. Quando il ventò cessò, il grande felino fu soddisfatto di aver sconfitto Gu.
Continuò a camminare e giunse fino ad una grande montagna che gli sbarrava la strada, talmente alta che la sua punta sfiorava Shoixal. Per il felino quella era Mami Tata venuta a sfidarlo ed allora cominciò a colpire le pendici del monte con le sue zampe. Per molto tempo continuò ad abbattersi sulla roccia ma a nulla valsero i suoi sforzi ed il felino, stanco per il precedente duello con Gu, decise di tornare alla sua tana e sfidare Mami Tata il giorno successivo. Al mattino, dopo essersi svegliato, il felino non ricordava bene dove fosse la grande montagna ma rammentava che la sua punta lambiva il grande disco dorato in cielo. Si incamminò allora verso la direzione nella quale Shoixal splendeva ma non trovò la montagna che cercava. Il felino pensò dunque che Mami Tata dopotutto si fosse ritirata e si sentì soddisfatto di aver sconfitto anche lei.
Continuando nel suo vagare giunse sulla riva di una grande distesa di acqua, le cui onde lambivano la costa per poi ritrarsi. Il felino pensò dunque che quella fossi Mami Wata che lo stava sfidando e cominciò a colpire con le sue zampe l’acqua. Dopo molto tempo le onde sembrarono retrocedere, come se si fossero arrese al felino, che pensò quindi di aver sconfitto anche Mami Wata.
Essendo ormai sera, il grande felino decise di tornare alla sua tana perché era stanco ma soddisfatto di aver vinto tutte le sfide. Sulla via del ritorno si fermò a bere presso uno stagno, dove viveva una rana che sedeva sopra una pianta in mezzo all’acqua. Il felino la guardò con superiorità e le disse:


“Spostati Rana, che così sporchi la mia acqua. Non sai chi sono io? Io sono l’animale più forte della jungla, che ha sconfitto persino gli Spiriti!”

La Rana, che è uno degli animali più intelligenti e saggi della jungla, rispose allora al felino:

“Ho visto le tue gesta, e devo dirti che non so se sei il più forte degli animali ma sei sicuramente il più sciocco.”

Il grande felino ruggì:

“Come osi? Io ho sconfitto Gu, lo Spirito del Guerriero; ho sconfitto Mami Tata, lo Spirito della Terra; e ho sconfitto Mami Wata, lo Spirito dell’acqua!”

La Rana replicò:

“In verità non hai sconfitto nessuno. Infatti, il vento ha solo smesso di soffiare ma la prossima volta che Shoixal risalirà in cielo ricomincerà. La montagna non è scappata da te, ma tu da lei: infatti hai cercato il monte che toccava il disco dorato, senza sapere che al mattino il disco dorato splende ad est e la sera ad ovest, quindi sei andato nella direzione opposta e per questo non hai ritrovato la montagna. Infine, non hai sconfitto l’acqua ricacciandola indietro, è solo arrivata la bassa marea.”

Il felino, sentendosi umiliato da quanto riferitogli dalla rana, sfogò la sua rabbia saltandole addosso e cercando di mangiarla. Ma la rana saltò via agilmente e, prima di sparire nella jungla, si volse verso il felino dicendo:

“La violenza non è forza, impara questa lezione.” ***



Queste sono le storie e le leggende che i figli di Mawu tramandano sul grande gatto a strisce.



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