La ricerca della Fede
Posted: Wed Nov 25, 2020 10:34 am
"Rientriamo, questo covo di gargoyle non sarà più un problema per la Baronia. Almeno per una notte queste inquiete ombre giaceranno a terra." disse Valdir, riponendo nella faretra la freccia appena incoccata nella corda dello splendente arco. I tre compagni annuirono, uscirono dalla buia grotta e salirono in groppa ai destrieri. L'aria era fredda, si infilava nei polmoni dei quattro gelando ogni cellula del loro corpo; il Freddo permea ogni cosa attraversi i suoi immensi possedimenti. Timidi cristalli di neve cominciavano a cadere dal cielo, le Stelle erano lievemente oscurate da bianche nuvole.
Nemmeno il tempo di serrare le briglie e le bisacce ai cavalli che l'attenzione della piccola compagnia fu rivolta alle rapide luci di torce che velocemente si stavano avvicinando a loro; quando le fiamme furono più vicine, poterono distinguere una figura avvolta in spesse pellicce bianche in groppa ad uno stambecco. L'animale si fermò, ansimando e levando sbuffi di caldo vapore dalle narici.
Nella penombra della torcia si potevano distinguere orsi polari e serpi giganti, gli occhi fissi sulla piccola compagnia, in attesa di una mossa dell'uomo alla guida del gruppo che era appena sopraggiunto.
"Kveda, avventurieri! Che ci fate, voi, qua, di fronte a questa grotta"?" chiese l'uomo. Poterono dinstinguere un brillante anello intarsiato, era inconfondibilmente un Gael del Nord, Valdir però non lo aveva mai incontrato prima e non conosceva il suo nome. Alzando una bisaccia con delle pelli, rispose: "La Baronia può dormire tranquilla, questa notte i Gargoyle non semineranno terrore tra avventori dei ghiacci".
Il Gael parve soddisfatto, il mucchio di pelli sembrava pesante. Riprese ed aggiunse: "Qualunque sia la vostra destinazione, fate attenzione lungo il tragitto. La Baronia è diventata terreno di scontro in questi ultimi tempi". Si congedò dal gruppo di avventurieri e si allontanò rapidamente
"Un gael in ronda. Vedo la Baronia più agitata in queste ultime lune... Forse ciò ha a che fare con ciò che è avvenuto con Hammer? Oppure si tratta di un mero caso ?" pensò Valdir. Si unì ai compagni che si erano già mossi sulla via del ritorno, imboccarono un sentiero battuto e si mossero alla volta dell'Orus Maer. Il loro rapido avanzare fu però nuovamente interrotto, questa volta nei pressi di Kard da una delegazione di Djaredin, intenti nel pattugliare le loro terre. Il confronto con i Mastri fu rapido, entrambi i gruppi si erano già visti in passato, poterono ciascuno riconoscere i volti degli altri, sapevano di potersi fidare mutualmente.
Una seconda volta la compagnia ripartì. Il crepitio della neve sotto gli zoccoli dei destrieri accompagnava il loro cammino ,il vento continuava imperterrito ad ululare, infilandosi nelle spaccature delle alte montagne perennemente imbiancate. La neve cominciò a cadere più fitta, la visibilità di era notevolmente ridotta. Nei pressi dell'Orus Maer, il vento aumentò nuovamente di intensità, si fece pesante, le cinghie delle bisacce cominciavano a tintinnare contro i muscoli dei cavalli, facendo cadere piccoli cristalli di ghiaccio. Le montange del Passo parevano rumoreggiare, la neve era un unico muro bianco che si stagliare di fronte ai loro occhi.
"Fermiamoci qua!" "Proseguiamo!" "Non vi sento!" "Avanziamo!" "Un riparo!"
Confuse si fecero le voci dei quattro, gli animali parevano essere frenati alla vista dei ciottoli del Passo che calava verso il verde del Sud. Erano in mezzo ad una vera e propria tormenta, la fiamma delle torce era ammantata dall'oscurità della notte.
"Avanziamo, siamo vicini!"
Si infilaro tra le montagne del Passo. Dopo un paio di ripidi tornanti, con i guanti pulirono i manti ed i loro cappucci dalla neve, lasciando dietro di loro bianche tracce ghiacciate. L'inferno di neve era alle spalle, il vento continuava a ululare, anche se più flebile e lontano. Un sorso dall'otre di pelle e si preparono ad imbroccare l'ultimo lieve tratto di discesa che li avrebbe portati nel verde Sud.
"FERMI!" "ALT!"
Nitriti, grida, urla, braccia alzate. Oltre dieci manti verdi erano posizionati di fronte a loro, con lo sguardo minaccioso e le armi impugnate, saldamente strette alle impugnature di quercia. Una voce sovrastò le altre e fece calare un irreale silenzio.
"IDENTIFICATEVI"
"Sono Igan, di Amon" "Io sono Erik, sempre di Amon"
"LONTANI ALLORA, VOI DUE"
Lo sguardo del cavaliere si fissò sui due rimanenti della compagnia. Isenor e Valdir, figli del Nord, di Helcaraxe.
I tratti dei due erano inconfondibili, furono separati dai compagni e accerchiati dal folto gruppo. Isenor e Valdir non arretrarono, scesero dai destrieri; sapevano quel che era accaduto fra i due Regni, ricordano i messaggi affissi nelle bacheche. Si erano sempre tenuti lontani da tutto questo, vivendo come avevano fatto da molte lune, nei boschi, cacciando ed entrando in contatto sempre più con la natura. Videro la guerra scorrere lontano da loro.
"Chiunque provenga dal Nord è bandito da queste terre!" urlò il cavaliere a cavallo, e proseguì: "Allentate bisacce e borse, procederemo con una perquisizione".
Gli uomini intorno si avvicinarono all'udire quelle parole. I due non poterono che acconsentire a quella richiesta.
Non trovarono quello che cercavano, né manti di Kurdan né kilt dei Clan dei Nord. Gli uomini dai verdi manti si allontanarono di qualche metro, tenendoli sempre sotto controllo. Valdir e Isenor rimaserono impassibili, vicini ai loro destrieri.
"Queste sono le nostre terre, aspettatevi altre perquisizioni, altri interrogatori. Proseguiamo!"
Il cavaliere si allontanò e con lui il nugolo di seguaci. La piccola compagnia si riformò. serrarono nuovamente le selle e le stracche e ripartirono.
Valdir era cupo in volto.
Nemmeno il tempo di serrare le briglie e le bisacce ai cavalli che l'attenzione della piccola compagnia fu rivolta alle rapide luci di torce che velocemente si stavano avvicinando a loro; quando le fiamme furono più vicine, poterono distinguere una figura avvolta in spesse pellicce bianche in groppa ad uno stambecco. L'animale si fermò, ansimando e levando sbuffi di caldo vapore dalle narici.
Nella penombra della torcia si potevano distinguere orsi polari e serpi giganti, gli occhi fissi sulla piccola compagnia, in attesa di una mossa dell'uomo alla guida del gruppo che era appena sopraggiunto.
"Kveda, avventurieri! Che ci fate, voi, qua, di fronte a questa grotta"?" chiese l'uomo. Poterono dinstinguere un brillante anello intarsiato, era inconfondibilmente un Gael del Nord, Valdir però non lo aveva mai incontrato prima e non conosceva il suo nome. Alzando una bisaccia con delle pelli, rispose: "La Baronia può dormire tranquilla, questa notte i Gargoyle non semineranno terrore tra avventori dei ghiacci".
Il Gael parve soddisfatto, il mucchio di pelli sembrava pesante. Riprese ed aggiunse: "Qualunque sia la vostra destinazione, fate attenzione lungo il tragitto. La Baronia è diventata terreno di scontro in questi ultimi tempi". Si congedò dal gruppo di avventurieri e si allontanò rapidamente
"Un gael in ronda. Vedo la Baronia più agitata in queste ultime lune... Forse ciò ha a che fare con ciò che è avvenuto con Hammer? Oppure si tratta di un mero caso ?" pensò Valdir. Si unì ai compagni che si erano già mossi sulla via del ritorno, imboccarono un sentiero battuto e si mossero alla volta dell'Orus Maer. Il loro rapido avanzare fu però nuovamente interrotto, questa volta nei pressi di Kard da una delegazione di Djaredin, intenti nel pattugliare le loro terre. Il confronto con i Mastri fu rapido, entrambi i gruppi si erano già visti in passato, poterono ciascuno riconoscere i volti degli altri, sapevano di potersi fidare mutualmente.
Una seconda volta la compagnia ripartì. Il crepitio della neve sotto gli zoccoli dei destrieri accompagnava il loro cammino ,il vento continuava imperterrito ad ululare, infilandosi nelle spaccature delle alte montagne perennemente imbiancate. La neve cominciò a cadere più fitta, la visibilità di era notevolmente ridotta. Nei pressi dell'Orus Maer, il vento aumentò nuovamente di intensità, si fece pesante, le cinghie delle bisacce cominciavano a tintinnare contro i muscoli dei cavalli, facendo cadere piccoli cristalli di ghiaccio. Le montange del Passo parevano rumoreggiare, la neve era un unico muro bianco che si stagliare di fronte ai loro occhi.
"Fermiamoci qua!" "Proseguiamo!" "Non vi sento!" "Avanziamo!" "Un riparo!"
Confuse si fecero le voci dei quattro, gli animali parevano essere frenati alla vista dei ciottoli del Passo che calava verso il verde del Sud. Erano in mezzo ad una vera e propria tormenta, la fiamma delle torce era ammantata dall'oscurità della notte.
"Avanziamo, siamo vicini!"
Si infilaro tra le montagne del Passo. Dopo un paio di ripidi tornanti, con i guanti pulirono i manti ed i loro cappucci dalla neve, lasciando dietro di loro bianche tracce ghiacciate. L'inferno di neve era alle spalle, il vento continuava a ululare, anche se più flebile e lontano. Un sorso dall'otre di pelle e si preparono ad imbroccare l'ultimo lieve tratto di discesa che li avrebbe portati nel verde Sud.
"FERMI!" "ALT!"
Nitriti, grida, urla, braccia alzate. Oltre dieci manti verdi erano posizionati di fronte a loro, con lo sguardo minaccioso e le armi impugnate, saldamente strette alle impugnature di quercia. Una voce sovrastò le altre e fece calare un irreale silenzio.
"IDENTIFICATEVI"
"Sono Igan, di Amon" "Io sono Erik, sempre di Amon"
"LONTANI ALLORA, VOI DUE"
Lo sguardo del cavaliere si fissò sui due rimanenti della compagnia. Isenor e Valdir, figli del Nord, di Helcaraxe.
I tratti dei due erano inconfondibili, furono separati dai compagni e accerchiati dal folto gruppo. Isenor e Valdir non arretrarono, scesero dai destrieri; sapevano quel che era accaduto fra i due Regni, ricordano i messaggi affissi nelle bacheche. Si erano sempre tenuti lontani da tutto questo, vivendo come avevano fatto da molte lune, nei boschi, cacciando ed entrando in contatto sempre più con la natura. Videro la guerra scorrere lontano da loro.
"Chiunque provenga dal Nord è bandito da queste terre!" urlò il cavaliere a cavallo, e proseguì: "Allentate bisacce e borse, procederemo con una perquisizione".
Gli uomini intorno si avvicinarono all'udire quelle parole. I due non poterono che acconsentire a quella richiesta.
Non trovarono quello che cercavano, né manti di Kurdan né kilt dei Clan dei Nord. Gli uomini dai verdi manti si allontanarono di qualche metro, tenendoli sempre sotto controllo. Valdir e Isenor rimaserono impassibili, vicini ai loro destrieri.
"Queste sono le nostre terre, aspettatevi altre perquisizioni, altri interrogatori. Proseguiamo!"
Il cavaliere si allontanò e con lui il nugolo di seguaci. La piccola compagnia si riformò. serrarono nuovamente le selle e le stracche e ripartirono.
Valdir era cupo in volto.