[HLX] Sibili nella notte
Posted: Wed Oct 23, 2019 7:44 am
La freccia sibilò rapida contro il bersaglio, trovando una piccola apertura tra le scaglie spesse della creatura.
Un lungo e terribile ringhio uscì dalla bocca ornata di piccoli denti taglienti, mentre l’occhio da rettile si dilatava per il dolore. Pochi altri passi e il corpo scaglioso dell’uomo lucertola cadde a terra privo di vita.
Non c’era tempo però per gustarsi il piacere di aver abbattuto un’altra preda, perché altre creature stavano attaccando il gruppo di nordici.
Alcune note come “campioni” erano pesantemente armate e protette da una rozza corazza simile al ghiaccio.
La loro coda era uncinata e molto spesso la usavano per colpire i loro avversari.
Il loro numero impressionò il gruppo di Nordici che dovette fare muro per impedire di essere travolti.
Disse il Guardiano dei Ghiacci Skilyn mentre il resto del gruppo riprendeva fiato dopo l’assalto.
Einar osservò i corpi delle creature, cercando di recuperare qualche freccia.
L’attacco che avevano subito era stato rapido e inaspettato.
Cercò di riordinare gli avvenimenti di quella sera mentre osservava attento le tracce lasciate dalle creature.
Poco dopo il calare del sole, quando ormai le ombre della sera si facevano sempre più lunghe e minacciose le genti di Helcaraxe udirono delle urla e dei sibili provenire dalle mura a nord-ovest.
Uno sparuto gruppo di cui faceva parte anche Einar decisero di andare a indagare, non immaginandosi che appena fuori dalle mura un paio di lucertole di grossa taglia li stavano aspettando.
Ferro e frecce, contro scaglie e artigli; uno scontro degno d’essere raccontato e cantato in una tranquilla e fredda notte in taverna, mentre boccali di birra e idromele sono ricolmi e grasse voci raccontano delle proprie imprese in battaglia!
Einar si scosse appena dai suoi pensieri mentre il rumore dei sibili giungeva da nord-ovest portati dal freddo vento.
Il gruppo si ricompattò facendo fronte alla possibile nuova minaccia. Poi con cautela si inoltrarono verso nord.
Non fu facile aprirsi un varco tra le fila degli uomini lucertola, e molte volte riuscirono a rompere i ranghi dei Nordici.
Fortunatamente più tardi, un piccolo gruppo guidato da Thorgard si unì a quello principale, rimpinguandone i ranghi.
Arrivarono a uno stretto sentiero scavato nella dura roccia, unica via che portava nella valle dei Teschi rossi, ai piedi dell’Yggdrasil.
Numerose orme venivano da quella direzione, ma nessuna traccia rimaneva dei troll che solitamente stanziavano ai piedi del Sacro Frassino.
Einar controllava la zona circostante con sguardo vigile mentre provava a ipotizzare cosa potesse spingere quelle creature ad attaccare così ben compatte e organizzate.
Una di loro, in una lingua rozza e sibilante aveva parlato di un “Nostro capo”.
Il giovane cacciatore sospettava una mente abile dietro questo strano movimento delle tribù degli uomini lucertola, ipotizzando come spesso accade nelle tribù orchesche, che qualche grande capo guerriero o “saggio” avesse preso il potere con la forza e per consolidare il suo nuovo rango muovesse ora guerra alle genti del Nord.
Il gruppo di guerrieri oltrepassarono uno stretto passaggio verso ovest, dove si trovava un enorme lago ghiacciato e numerose caverne scavate nella roccia delle montagne.
Alcuni giorni prima lo stesso Einar aveva accompagnato Thorgrad, Bartas e Joakim in una spedizione in quelle terre alla ricerca di un possibile covo di quelle lucertole.
Arrivarono a una stretta apertura nella montagna, dove poco più avanti scintillava alla luce di Nut un grande lago ghiacciato.
Numerose tracce erano visibili sulla neve, mentre sinistri sibili echeggiavano minacciosi nella notte.
Il gruppo avanzò compatto e cauto, mentre i loro sguardi osservavano in ogni direzione temendo un assalto improvviso.
La Guardia Nera Vegard andò in avanscoperta mentre il resto del gruppo attendeva impaziente.
Nut brillava timida nel cielo mentre un enorme urlo sibilante riecheggiò nella notte.
Da sud emerse una gigantesca figura: zampe e braccia possenti, mentre artigli come pugnali si conficcavano nel terreno nevoso. Le scaglie color del ghiaccio brillavano debolmente alla luce di Nut mentre un basso sibilo fece rabbrividire il gruppo di Nordici.
Si scagliò come valanga sul gruppo dimostrando anche di saper manipolare con maestria il Flux, evocando sui suoi nemici una pioggia di temibili lance fatte di ghiaccio.
Il suo soffio era come il freddo vento del nord, capace di congelare e immobilizzare anche il cuore più valoroso.
Le sue scaglie erano impenetrabili e molte frecce e colpi d’ascia non riuscirono a scalfirle.
La battaglia fu sanguinosa; molte grida di guerra e colpi impetuosi ruppero il mortale silenzio del freddo Nord.
Dopo uno scontro arduo e per nulla scontato però, l’enorme massa di scaglie e muscoli cadde finalmente a terra sopraffatta dalle numerose ferite subite dalle armi dei Nordici.
Il sangue denso cominciò a macchiare il duro ghiaccio del lago, mentre un silenzio surreale calò all’improvviso.
Per pochi attimi regnò il silenzio perché dalle potenti voci dei Nordici si levò un grido di gioia e vittoria.
La battaglia era finita, anche se le schermaglie continuarono ancora per un po’ mentre si dava la caccia ai superstiti e agli sbandati delle tribù di lucertoloidi.
Jurth aveva concesso una degna preda al popolo del nord, che tramite sangue e fatica si era conquistato il diritto di regnare in quella fredda terra.
Tornarono verso la Rocca dei Ghiacci poco dopo, esausti e provati dallo scontro ma infiammati nell’animo dalla recente vittoria ottenuta.
Gli Dei osservavano con benevolenza i loro figli mentre un leggero vento freddo cominciava a posare alcuni fiocchi di neve sul corpo degli uomini lucertola caduti, che come masse nere e informi ormai ricoprivano il duro suolo.
Per un po’ di tempo... Solo il vento avrebbe sibilato minaccioso in quella valle.
Un lungo e terribile ringhio uscì dalla bocca ornata di piccoli denti taglienti, mentre l’occhio da rettile si dilatava per il dolore. Pochi altri passi e il corpo scaglioso dell’uomo lucertola cadde a terra privo di vita.
Non c’era tempo però per gustarsi il piacere di aver abbattuto un’altra preda, perché altre creature stavano attaccando il gruppo di nordici.
Alcune note come “campioni” erano pesantemente armate e protette da una rozza corazza simile al ghiaccio.
La loro coda era uncinata e molto spesso la usavano per colpire i loro avversari.
Il loro numero impressionò il gruppo di Nordici che dovette fare muro per impedire di essere travolti.
Dobbiamo organizzarci e avanzare cauti, non sappiamo quanti sono!
Una cosa è certa...questo non è un attacco casuale, qualcosa o qualcuno guida la loro furia.
Disse il Guardiano dei Ghiacci Skilyn mentre il resto del gruppo riprendeva fiato dopo l’assalto.
Einar osservò i corpi delle creature, cercando di recuperare qualche freccia.
L’attacco che avevano subito era stato rapido e inaspettato.
Cercò di riordinare gli avvenimenti di quella sera mentre osservava attento le tracce lasciate dalle creature.
Poco dopo il calare del sole, quando ormai le ombre della sera si facevano sempre più lunghe e minacciose le genti di Helcaraxe udirono delle urla e dei sibili provenire dalle mura a nord-ovest.
Uno sparuto gruppo di cui faceva parte anche Einar decisero di andare a indagare, non immaginandosi che appena fuori dalle mura un paio di lucertole di grossa taglia li stavano aspettando.
Ferro e frecce, contro scaglie e artigli; uno scontro degno d’essere raccontato e cantato in una tranquilla e fredda notte in taverna, mentre boccali di birra e idromele sono ricolmi e grasse voci raccontano delle proprie imprese in battaglia!
Einar si scosse appena dai suoi pensieri mentre il rumore dei sibili giungeva da nord-ovest portati dal freddo vento.
Il gruppo si ricompattò facendo fronte alla possibile nuova minaccia. Poi con cautela si inoltrarono verso nord.
Non fu facile aprirsi un varco tra le fila degli uomini lucertola, e molte volte riuscirono a rompere i ranghi dei Nordici.
Fortunatamente più tardi, un piccolo gruppo guidato da Thorgard si unì a quello principale, rimpinguandone i ranghi.
Arrivarono a uno stretto sentiero scavato nella dura roccia, unica via che portava nella valle dei Teschi rossi, ai piedi dell’Yggdrasil.
Numerose orme venivano da quella direzione, ma nessuna traccia rimaneva dei troll che solitamente stanziavano ai piedi del Sacro Frassino.
Einar controllava la zona circostante con sguardo vigile mentre provava a ipotizzare cosa potesse spingere quelle creature ad attaccare così ben compatte e organizzate.
Una di loro, in una lingua rozza e sibilante aveva parlato di un “Nostro capo”.
Il giovane cacciatore sospettava una mente abile dietro questo strano movimento delle tribù degli uomini lucertola, ipotizzando come spesso accade nelle tribù orchesche, che qualche grande capo guerriero o “saggio” avesse preso il potere con la forza e per consolidare il suo nuovo rango muovesse ora guerra alle genti del Nord.
Il gruppo di guerrieri oltrepassarono uno stretto passaggio verso ovest, dove si trovava un enorme lago ghiacciato e numerose caverne scavate nella roccia delle montagne.
Alcuni giorni prima lo stesso Einar aveva accompagnato Thorgrad, Bartas e Joakim in una spedizione in quelle terre alla ricerca di un possibile covo di quelle lucertole.
Arrivarono a una stretta apertura nella montagna, dove poco più avanti scintillava alla luce di Nut un grande lago ghiacciato.
Numerose tracce erano visibili sulla neve, mentre sinistri sibili echeggiavano minacciosi nella notte.
Il gruppo avanzò compatto e cauto, mentre i loro sguardi osservavano in ogni direzione temendo un assalto improvviso.
La Guardia Nera Vegard andò in avanscoperta mentre il resto del gruppo attendeva impaziente.
Nut brillava timida nel cielo mentre un enorme urlo sibilante riecheggiò nella notte.
Da sud emerse una gigantesca figura: zampe e braccia possenti, mentre artigli come pugnali si conficcavano nel terreno nevoso. Le scaglie color del ghiaccio brillavano debolmente alla luce di Nut mentre un basso sibilo fece rabbrividire il gruppo di Nordici.
Si scagliò come valanga sul gruppo dimostrando anche di saper manipolare con maestria il Flux, evocando sui suoi nemici una pioggia di temibili lance fatte di ghiaccio.
Il suo soffio era come il freddo vento del nord, capace di congelare e immobilizzare anche il cuore più valoroso.
Le sue scaglie erano impenetrabili e molte frecce e colpi d’ascia non riuscirono a scalfirle.
La battaglia fu sanguinosa; molte grida di guerra e colpi impetuosi ruppero il mortale silenzio del freddo Nord.
Dopo uno scontro arduo e per nulla scontato però, l’enorme massa di scaglie e muscoli cadde finalmente a terra sopraffatta dalle numerose ferite subite dalle armi dei Nordici.
Il sangue denso cominciò a macchiare il duro ghiaccio del lago, mentre un silenzio surreale calò all’improvviso.
Per pochi attimi regnò il silenzio perché dalle potenti voci dei Nordici si levò un grido di gioia e vittoria.
La battaglia era finita, anche se le schermaglie continuarono ancora per un po’ mentre si dava la caccia ai superstiti e agli sbandati delle tribù di lucertoloidi.
Jurth aveva concesso una degna preda al popolo del nord, che tramite sangue e fatica si era conquistato il diritto di regnare in quella fredda terra.
Tornarono verso la Rocca dei Ghiacci poco dopo, esausti e provati dallo scontro ma infiammati nell’animo dalla recente vittoria ottenuta.
Gli Dei osservavano con benevolenza i loro figli mentre un leggero vento freddo cominciava a posare alcuni fiocchi di neve sul corpo degli uomini lucertola caduti, che come masse nere e informi ormai ricoprivano il duro suolo.
Per un po’ di tempo... Solo il vento avrebbe sibilato minaccioso in quella valle.