[AMO-TRM] La battaglia del 3 Nembonume
Posted: Thu Nov 05, 2020 1:02 pm
Il momento era giunto.
Gli esploratori riferivano da giorni di movimenti di truppe loknariane lungo i confini occidentali, impegnate in costanti incursioni come a voler studiare il terreno di battaglia.
Allacciando il fodero alla spalla, William prese l'elmo sotto braccio e si incamminò verso il Mastio. La grande fortezza si innalzava silenziosa nelle prime ora notturne, la tranquillità della piazza rotta dalle grida degli uomini che lì si stavano radunando, schierandosi in ordinate colonne pronte a marciare alla volta di Eracles. Accanto ai Legionari, riconoscibili per i loro abbigliamenti esotici, i soldati dell'Oasi, da anni fedeli alleati ed amici della Guerriera. William ripensò a tutte le battaglie combattute al loro fianco: ormai conosceva il loro valore e la loro determinazione ed era lieto di poterli avere accanto anche ora.
Si fermò qualche istante a salutare alcuni dei soldati più vecchi, quelli con cui ormai da dieci anni condivideva la sua vita e con cui si era ritrovato sul campo di battaglia. La determinazione nel loro sguardo era ferrea e questo infondeva un senso di sicurezza anche nei giovani Veliti.
Pochi uomini avevano risposto alla chiamata alle armi che mesi fa l'Impero aveva fatto affiggere in tutte le terre umane. Molti avevano preferito rintanarsi dietro la sicurezza dei patti di Hammerheim... Vigliacchi senza onore, nessun vero seguace dei Giusti avrebbe mai accettato la sconfitta senza combattere.
Perso in questi pensieri udì come in lontananza la voce del Console Jaren Lao che impartiva l'ordine di avanzata. Le colonne di soldati iniziarono la loro marcia verso Eracles, il passo cadenzato scandito dal ritmo dei tamburi. Nessuno parlava, quella notte molti di loro sarebbero stati feriti, alcuni invece non avrebbero fatto ritorno alle proprie case. Montando in sella al destriero si sistemò in prima fila accanto al Console, sino ad arrivare ai cancelli di Eracles, dove le truppe presero posizione, pronte ad avanzare incontro al nemico.
Una fila alla volta i Legionari varcarono i cancelli, schierandosi ordinatamente sulla piana antistante. I manipoli erano interrotti dalle truppe dell'Oasi, due eserciti ormai talmente abituati a combattere insieme da sembrare quasi uno solo.
Dando un secco ordine al Tribuno Halford di far preparare gli uomini, il Console mosse in direzione di Seliand unitamente al Visir Jasim Kyodrum.
William si ritrovò così a seguire il Console accanto ad uno degli Immortali Feddhayn. Entrambi scrutavano attentamente i boschi e le colline circostanti temendo una possibile imboscata da parte dei manti neri. Difficile fidarsi di chi venera un Dio che nell'inganno e nella menzogna trova il suo più oscuro potere.
Giunti quasi a metà strada verso Seliand, sotto lo sguardo vigile di Althea, immortalata nelle sue fattezze umane, alcuni uomini di Loknar stavano ritti in sella ai loro destrieri, in attesa della delegazione amoniana. Dietro di loro, quasi celato nell'ombra un qwaylar osservara incuriosito l'incontro.
Poche furono le parole scambiate tra i vari comandanti. Loknar rivendicava la libertà delle sue genti e chiedeva all'Impero la resa. Il Console rispose che Amon non si sarebbe mai piegata senza combattere e che se non avessero ritirato l'esercito allora nulla avrebbe potuto fermare l'avanzata della Legione.
Un incontro breve, ma denso di tensione. William osservò attentamente gli uomini di fronte a lui. Riponevano una fiducia cieca nel loro Dio, ma i Giusti quella notte avrebbero protetto Amon. La Guerriera si addestrava alla battaglia incessantemente, non potevano veramente credere che sarebbe stato semplice come far arrendere i damerini di Hammerheim.
Così come era iniziato, improvvisamente, l'incontro finì.
Nessuno dei due schieramenti accettò la resa e così, pronti a difendere sino alla morte le terre dei loro Padri, gli amoniani alzarono gli scudi consapevoli che nè la resa nè la ritirata erano contemplate dalla dura Lex.
William lasciò il suo destriero al sicuro nella cittadina e prese posto al centro dello schieramento cremisi. Il Console gli aveva assegnato il comando dell'esercito e doveva essere il primo ad avanzare e l'ultimo a retrocedere. Fece un cenno agli uomini accanto a lui, non c'era bisogno di parole, sapevano bene che avrebbero dovuto seguirlo sino agli Elisi se fosse stato necessario.
E così ebbe inizio.
"REGGERE LEONI! RESISTETE!" sotto l'incessante pioggia di fuoco, mentre il terreno tremava, William spronava i soldati a resistere. Alzò lo scudo a ripararsì da una scheggia fiammeggiante e colpì un loknariano che era avanzato troppo, lasciandolo accasciato a terra. Accanto a lui un muro di scudi che non permetteva a nessuno dei nemici di avanzare. Dalle retrovie si alzavano sciami di meteore che volano sopra la sua testa. Gli arcanisti, guidati dal Console e dal Visir, stavano veramente creando scompiglio tra le l'esercito nemico... Sperava solo che non sbagliassero mai a concentrare il flux nella direzione giusta.
Dietro di sè udiva le preghiere dei sacerdoti, mentre questi sanavano più e più volte le sue ferite, alleviando quella fatica che altrimenti l'avrebbe lasciato a terra da tempo. Improvvisamente dal fianco sinistro partì la carica di alcuni cavalieri, la musica fece imbizzarrire i destrieri nemici e li lasciò inermi ai colpi successivi. Dalle colline boscose, invece, volavano le frecce che abbattevano gli arcanisti loknariani. Solo un occhio attento avrebbe potuto scorgere i fanti leggeri che lì si mimetizzavano.
Un altro uomo cercò di infrangere il muro di scudi caricando gli amoniani, ma prima che potesse abbattere la sua ascia un coltello fuoriuscì dal suo petto. Non sapeva chi fosse stato, ma avrebbe scommesso sicuramente sul Tribuno Halford ed il Veterano Sten. Dopo oltre un decennio di guerre sapevano fare il loro lavoro sul campo di battaglia.
La Legione era una macchina da guerra instancabile: la prima linea avanzava passo dopo passo, scagliando intrugli esplosivi e pozioni di dispersione, mentre le retrovie tenevano il nemico impegnato e causavano numerosi caduti.
Poco alla volta la resistenza loknariana cominciò a cedere e i Leoni si ritrovarono ad avanzare su cadaveri che indossavano un manto nero. Continuando ad incoraggiare gli uomini, tenendo a freno la loro foga in battaglia, William fece avanzare l'esercito.
A nulla valsero i tentativi degli uomini di Deriti di infrangere il muro di scudi, nessuno di loro superò mai la prima linea amoniana e così colpo dopo colpo, i loro cadaveri si ammassavano sul terreno reso scuro dal troppo sangue versato.
Un'ultima carica e le meteore caddero ancora dal cielo, distruggendo l'ultima resistenza loknariana. Le truppe si dispersero e scapparono, solo uno dei loro uomini restò indietro, circondato dai Leoni ebbrì della vittoria conseguita.
L'uomo, fiero nella sua solitudine, attendeva la morte. William fermò gli uomini. Aveva combattuto con onore e con coraggio, anche se per una causa sbagliata, e per tale motivo la sua vita fu risparmiata. Puntando la spada verso di lui gli disse di riferire un messaggio ai suoi comandanti: Amon aveva respinto il primo assalto e non sarebbe mai scappata nè scesa ad alcun compromesso.
Con un lieve cenno del capo l'uomo spronò il destriero e si allontanò, il nero mantello che si confondeva nella notte.
Amon aveva vinto!
Gli esploratori riferivano da giorni di movimenti di truppe loknariane lungo i confini occidentali, impegnate in costanti incursioni come a voler studiare il terreno di battaglia.
Allacciando il fodero alla spalla, William prese l'elmo sotto braccio e si incamminò verso il Mastio. La grande fortezza si innalzava silenziosa nelle prime ora notturne, la tranquillità della piazza rotta dalle grida degli uomini che lì si stavano radunando, schierandosi in ordinate colonne pronte a marciare alla volta di Eracles. Accanto ai Legionari, riconoscibili per i loro abbigliamenti esotici, i soldati dell'Oasi, da anni fedeli alleati ed amici della Guerriera. William ripensò a tutte le battaglie combattute al loro fianco: ormai conosceva il loro valore e la loro determinazione ed era lieto di poterli avere accanto anche ora.
Si fermò qualche istante a salutare alcuni dei soldati più vecchi, quelli con cui ormai da dieci anni condivideva la sua vita e con cui si era ritrovato sul campo di battaglia. La determinazione nel loro sguardo era ferrea e questo infondeva un senso di sicurezza anche nei giovani Veliti.
Pochi uomini avevano risposto alla chiamata alle armi che mesi fa l'Impero aveva fatto affiggere in tutte le terre umane. Molti avevano preferito rintanarsi dietro la sicurezza dei patti di Hammerheim... Vigliacchi senza onore, nessun vero seguace dei Giusti avrebbe mai accettato la sconfitta senza combattere.
Perso in questi pensieri udì come in lontananza la voce del Console Jaren Lao che impartiva l'ordine di avanzata. Le colonne di soldati iniziarono la loro marcia verso Eracles, il passo cadenzato scandito dal ritmo dei tamburi. Nessuno parlava, quella notte molti di loro sarebbero stati feriti, alcuni invece non avrebbero fatto ritorno alle proprie case. Montando in sella al destriero si sistemò in prima fila accanto al Console, sino ad arrivare ai cancelli di Eracles, dove le truppe presero posizione, pronte ad avanzare incontro al nemico.
Una fila alla volta i Legionari varcarono i cancelli, schierandosi ordinatamente sulla piana antistante. I manipoli erano interrotti dalle truppe dell'Oasi, due eserciti ormai talmente abituati a combattere insieme da sembrare quasi uno solo.
Dando un secco ordine al Tribuno Halford di far preparare gli uomini, il Console mosse in direzione di Seliand unitamente al Visir Jasim Kyodrum.
William si ritrovò così a seguire il Console accanto ad uno degli Immortali Feddhayn. Entrambi scrutavano attentamente i boschi e le colline circostanti temendo una possibile imboscata da parte dei manti neri. Difficile fidarsi di chi venera un Dio che nell'inganno e nella menzogna trova il suo più oscuro potere.
Giunti quasi a metà strada verso Seliand, sotto lo sguardo vigile di Althea, immortalata nelle sue fattezze umane, alcuni uomini di Loknar stavano ritti in sella ai loro destrieri, in attesa della delegazione amoniana. Dietro di loro, quasi celato nell'ombra un qwaylar osservara incuriosito l'incontro.
Poche furono le parole scambiate tra i vari comandanti. Loknar rivendicava la libertà delle sue genti e chiedeva all'Impero la resa. Il Console rispose che Amon non si sarebbe mai piegata senza combattere e che se non avessero ritirato l'esercito allora nulla avrebbe potuto fermare l'avanzata della Legione.
Un incontro breve, ma denso di tensione. William osservò attentamente gli uomini di fronte a lui. Riponevano una fiducia cieca nel loro Dio, ma i Giusti quella notte avrebbero protetto Amon. La Guerriera si addestrava alla battaglia incessantemente, non potevano veramente credere che sarebbe stato semplice come far arrendere i damerini di Hammerheim.
Così come era iniziato, improvvisamente, l'incontro finì.
Nessuno dei due schieramenti accettò la resa e così, pronti a difendere sino alla morte le terre dei loro Padri, gli amoniani alzarono gli scudi consapevoli che nè la resa nè la ritirata erano contemplate dalla dura Lex.
William lasciò il suo destriero al sicuro nella cittadina e prese posto al centro dello schieramento cremisi. Il Console gli aveva assegnato il comando dell'esercito e doveva essere il primo ad avanzare e l'ultimo a retrocedere. Fece un cenno agli uomini accanto a lui, non c'era bisogno di parole, sapevano bene che avrebbero dovuto seguirlo sino agli Elisi se fosse stato necessario.
E così ebbe inizio.
"REGGERE LEONI! RESISTETE!" sotto l'incessante pioggia di fuoco, mentre il terreno tremava, William spronava i soldati a resistere. Alzò lo scudo a ripararsì da una scheggia fiammeggiante e colpì un loknariano che era avanzato troppo, lasciandolo accasciato a terra. Accanto a lui un muro di scudi che non permetteva a nessuno dei nemici di avanzare. Dalle retrovie si alzavano sciami di meteore che volano sopra la sua testa. Gli arcanisti, guidati dal Console e dal Visir, stavano veramente creando scompiglio tra le l'esercito nemico... Sperava solo che non sbagliassero mai a concentrare il flux nella direzione giusta.
Dietro di sè udiva le preghiere dei sacerdoti, mentre questi sanavano più e più volte le sue ferite, alleviando quella fatica che altrimenti l'avrebbe lasciato a terra da tempo. Improvvisamente dal fianco sinistro partì la carica di alcuni cavalieri, la musica fece imbizzarrire i destrieri nemici e li lasciò inermi ai colpi successivi. Dalle colline boscose, invece, volavano le frecce che abbattevano gli arcanisti loknariani. Solo un occhio attento avrebbe potuto scorgere i fanti leggeri che lì si mimetizzavano.
Un altro uomo cercò di infrangere il muro di scudi caricando gli amoniani, ma prima che potesse abbattere la sua ascia un coltello fuoriuscì dal suo petto. Non sapeva chi fosse stato, ma avrebbe scommesso sicuramente sul Tribuno Halford ed il Veterano Sten. Dopo oltre un decennio di guerre sapevano fare il loro lavoro sul campo di battaglia.
La Legione era una macchina da guerra instancabile: la prima linea avanzava passo dopo passo, scagliando intrugli esplosivi e pozioni di dispersione, mentre le retrovie tenevano il nemico impegnato e causavano numerosi caduti.
Poco alla volta la resistenza loknariana cominciò a cedere e i Leoni si ritrovarono ad avanzare su cadaveri che indossavano un manto nero. Continuando ad incoraggiare gli uomini, tenendo a freno la loro foga in battaglia, William fece avanzare l'esercito.
A nulla valsero i tentativi degli uomini di Deriti di infrangere il muro di scudi, nessuno di loro superò mai la prima linea amoniana e così colpo dopo colpo, i loro cadaveri si ammassavano sul terreno reso scuro dal troppo sangue versato.
Un'ultima carica e le meteore caddero ancora dal cielo, distruggendo l'ultima resistenza loknariana. Le truppe si dispersero e scapparono, solo uno dei loro uomini restò indietro, circondato dai Leoni ebbrì della vittoria conseguita.
L'uomo, fiero nella sua solitudine, attendeva la morte. William fermò gli uomini. Aveva combattuto con onore e con coraggio, anche se per una causa sbagliata, e per tale motivo la sua vita fu risparmiata. Puntando la spada verso di lui gli disse di riferire un messaggio ai suoi comandanti: Amon aveva respinto il primo assalto e non sarebbe mai scappata nè scesa ad alcun compromesso.
Con un lieve cenno del capo l'uomo spronò il destriero e si allontanò, il nero mantello che si confondeva nella notte.
Amon aveva vinto!