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Dune Rosse

Posted: Mon Oct 12, 2020 5:05 am
by Atalante
Il fumo e l'incenso si mescolavano in un vortice denso, illuminati dalla fioca luce delle lanterne appese al palo centrale della tenda.
Jamila stava versando l'acqua bollente sui filtri colmi di erbe aromatiche, riempiendo una ad una le coppe di rame dei suoi superiori.
Si strofinò gli occhi arrossati dai fumi, maledicendo quella cappa soffocante.
Gli uomini alle sue spalle si abbandonarono ad una fragorosa risata, quando Abdir descrisse con dovizia di particolari, quale trattamento avesse riservato alla moglie del mercante che, due giorni prima, aveva gonfiato i loro forzieri con un carico di stoffe.
Akkron ti punisca... Sibilò Jamila con un filo di voce, incassando per l'ennesima volta il disonore che suo marito le stava arrecando.
Donna! Quanto ci vuole ancora, abbiamo sete! Ringhiò Abdir, tirandole il nocciolo di un dattero.
Lei non fece in tempo a rispondere, poiché un gorgogliante ruggito, seguito immediatamente da un grido terrorizzato, ruppero la quiete che regnava all'esterno della tenda.
Gli Assid si voltarono tutti all'unisono, il primo uomo sguainò la scimitarra senza pensarci due volte e si fiondò all'esterno, pronto a fronteggiare il nemico.
Danheb, asp...Maledizione! Imprecò Abdir, prima di alzarsi ed impugnare la propria lama, poi tirò un calcio ad uno degli uomini ancora seduti. Che fate lì impalati, cani e codardi, fuori!
Al suo ordine gli altri guerrieri si precipitarono all'esterno, seguiti dalle odalische, Jamila raggiunse il proprio arco, decisa ad unirsi alla battaglia, ma il marito la fermò.
Tu preoccupati di farci trovare da bere e altri datteri per quando saremo tornati. Disse sogghignando, poi uscì a sua volta, lasciandola da sola.
Trascorsero interminabili secondi di silenzio, poi ancora quel ruggito ed altre grida di dolore e paura.
Danheb, brucialo! Si udì l'ordine disperato di Abdir, e subito dopo un'esplosione e l'odore di zolfo che di solito seguiva alle magie dell'incantatore.
Ma cos...
Danheb cadde di schiena all'entrata della tenda e Jamila accorse per trascinarlo in salvo, ma solo la metà superiore del suo corpo la seguì.
La donna tentò di lanciare un grido di terrore, ma fu subito soffocato da un conato di vomito.
Le viscere dell'incantatore pulsavano debolmente, mentre il sangue e la vita lasciavano quel che restava del suo corpo.
Ci furono altre grida, il suono di acciaio contro acciaio e ancora quell'agghiacciante ruggito.
Jamila incoccò una freccia al suo arco, e si ritrasse sul fondo della tenda.
Ci furono altri lunghi istanti di silenzio, poi un uomo si precipitò all'interno e fu solo a causa del tremore alle mani che Jamila mancò suo marito.
Presto, slega i lama, dobbiamo raggiung... L'ordine di Abdir fu interrotto dal viscido rumore della lama che si faceva strada nel suo ventre, strisciando sulle vertebre, fino poi alla base del costato.
L'acciaio ricurvo si fermò un istante, poi con un movimento fluido si fece strada verso la cartilagine dello sterno, sino alla base del collo, dove si liberò.
Il corpo dell'uomo collassò su sé stesso, come un macabro libro gettato a terra, una lettura spiacevole per chiunque, meno che per il cavaliere che brandiva la falce.
L'imponente figura si chinò sul frutto della propria violenza, scostando lembi di carne ed ossa, alla ricerca di qualcosa.
Jamila incoccò una seconda freccia e soffocò un altro conato di vomito.
L'orrore del quale era preda, fu tale da oscurare una parte della sua mente, lasciando vividi solo i pensieri che le avrebbero potuto permettere di sopravvivere: Incocca, mira al cuore

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E fu proprio il cuore che il misterioso cavaliere estrasse dalla carcassa di suo marito. Con una torsione del polso lo liberò dallo sterno, per poi riporlo in una sacca che teneva alla cinta.
Diola lle atan, i Tarì nauva alasséa...
Jamila non comprese le parole dello straniero ma, per quanto la voce fosse distorta dall'eco dell'elmo che indossava, suonava chiara e giovane, quasi femminea.
Djin! Disse lei a denti stretti, tendendo la corda dell'arco. Djin!
Il cavaliere, che la notò solo allora, si alzò lentamente e mosse un passo nella luce delle lanterne.
Indossava un'armatura di fulgida eldarite ed un manto dello stesso cremisi del sangue che copriva gran parte della sua figura.
Tese una mano verso la donna.
I tuoi amici sono morti... Arrenditi e rispondi ad alcune dom...
La freccia sibilò prima che potesse finire la frase e colpì il lato dell'elmo, facendolo cadere.
L'elfo lo afferrò prima che toccasse terra, mentre la folta chioma bianca si scioglieva sulle sue spalle.
Jamila si affrettò ad incoccare una seconda freccia.
Come preferisci... Disse lui sospirando.
Kalisobe... Uccidi.
Qualcosa, alle spalle dell'elfo, penetrò i drappi scuri della tenda, un mostro dalla pelle violacea ed occhi illuminati da primordiale ferocia.

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Il gorgogliante ruggito che Jamila aveva udito prima di ogni grido, proruppe dalle fauci della creatura, fu l'ultima cosa che udì.

Atalante riemerse dalla tenda, sforzandosi di ignorare il trambusto causato dalla sua giovane naggaronte, mentre divorava l'ultima degli Assid ed i loro lama.
Lasciò languire lo sguardo all'orizzonte, con il cuore appesantito da quell'ennesimo fallimento.
Sciocchi atani, la morte sarebbe tanto meno cruenta se solo vi arrendeste. Mormorò osservando i molti cadaveri dilaniati sulle dune rosse attorno a lui.
Poi un sorriso gli piegò le labbra, e la sua espressione si rilassò. Pare quasi che Arda sia al tramonto, mentre Aguardar s'attarda al mezzodì.

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