- Tue Oct 06, 2020 3:30 pm
#26362
Per il perdono di una donna
Non trovo più l’ingresso al tuo unico sorriso sincero
Non vedo più nemmeno il tuo sguardo sprezzante
Ti circonda una fitta tela di ragno, tesa come corda d’arpa
E sono io, come mio solito, che cerco di scioglierla
Ma non faccio altro che renderla sempre più impenetrabile
Vorrei potermi infiltrare sai,
Nella fitta rete di frasi che ti studi
Per mettermi ogni volta in scacco.
Distruggere da dentro il tuo bozzolo
Quelle mura morbide in cui ti nascondi
Per non sentire il mio grido di vergogna
Per averti delusa ancora una volta.
Passo le mie notti a ricordare
Dei tuoi movimenti abili nel rimestare
Ebbro della fantasia del poterti rivedere lavorare
e invece… e invece…
Steso sul tetto di una locanda o riverso in terra
Vuoto della tua risata buffa e cristallina
Che vorrei fosse risuonata almeno un’altra volta
Per destarmi da quest’intorpidimento
Avrei alzato il mio sguardo a guardare il lume dei tuoi occhi
Guidando i miei arti lungo incerte scale di corda e di legno
Incurante del male alle dita ed alle caviglie
Ignorando persino quel mio poco orgoglio d’uomo
Dimentico di tutti i miei tentativi sterili di rincorrere
Te, nella tua prigione, che è sempre un po’ più in alto.
Non trovo più l’ingresso al tuo unico sorriso sincero
Non vedo più nemmeno il tuo sguardo sprezzante
Ti circonda una fitta tela di ragno, tesa come corda d’arpa
E sono io, come mio solito, che cerco di scioglierla
Ma non faccio altro che renderla sempre più impenetrabile
Vorrei potermi infiltrare sai,
Nella fitta rete di frasi che ti studi
Per mettermi ogni volta in scacco.
Distruggere da dentro il tuo bozzolo
Quelle mura morbide in cui ti nascondi
Per non sentire il mio grido di vergogna
Per averti delusa ancora una volta.
Passo le mie notti a ricordare
Dei tuoi movimenti abili nel rimestare
Ebbro della fantasia del poterti rivedere lavorare
e invece… e invece…
Steso sul tetto di una locanda o riverso in terra
Vuoto della tua risata buffa e cristallina
Che vorrei fosse risuonata almeno un’altra volta
Per destarmi da quest’intorpidimento
Avrei alzato il mio sguardo a guardare il lume dei tuoi occhi
Guidando i miei arti lungo incerte scale di corda e di legno
Incurante del male alle dita ed alle caviglie
Ignorando persino quel mio poco orgoglio d’uomo
Dimentico di tutti i miei tentativi sterili di rincorrere
Te, nella tua prigione, che è sempre un po’ più in alto.