Tàrion
Posted: Thu Oct 01, 2020 4:00 am
Un brivido mi corse lungo la spina dorsale, slacciai frettolosamente l'elmo, lasciando che cadesse a terra con un sonoro clangore.
Mi appoggiai al bordo della cassa, mentre sentii il fiato farsi più corto, e gocce di gelido sudore imperlarmi la fronte.
L'odore del sangue che impregnava l'armatura mi arrivò alle narici come un pugno in pieno viso, facendomi perdere per un istante l'equilibrio.
Quello che hai fatto questa sera è stato impressionante
Le parole di Sirve mi tornarono alla mente per prime... Impressionante pensai.
Ay, dovremmo pensare ad un appellativo che commemori l'impresa. Aggiunse la sèler.
Ay, beh, è un onore che desideravo chiedere direttamente a Lei... Se sarà soddisfatta del nostro operato, vedete il mio nome... Un onore? Nay, e se avessi sbagliato? E se avessi perso il Suo favore...Il suo Amore?
Mi allontanai dal banco e barcollai verso il centro della piazza, trovando sostegno ad una delle bianche colonne attorno alla fontana.
Abbassai lo sguardo sulla mia armatura, il suo sangue, ne era ancora pregna, l'odore del suo sangue...
Il mondo attorno a me vorticò e tornai con la mente a quegli istanti:
Pochi secondi, pochi terribili secondi di lotta.
Le costole spezzate lanciavano vibranti scosse di dolore lungo tutto il mio corpo, il fianco destro, dove un suo artiglio aveva superato l'armatura, grondava sangue copioso... Ma lui era a terra, stremato, ed io ero in piedi, sopra di lui.
Ricacciai il dolore in gola, fin giù nel ventre, dove lo nascosi, e mi chinai su di lui, tendendogli una mano.
Tòr, rialzati, lascia che ti aiuti...
Lei mi zittì immediatamente: La debolezza non è ammessa, finiscilo!
Mi paralizzai per un istante, lui tentò di allontanarsi da me ed io non ebbi il coraggio di incrociare lo sguardo della Sovrana.
Come desiderate
Non c'era scelta, non c'era alternativa, solo il Suo volere ed io MAI mi sarei opposto.
La mia ascia calò.
La mia mente era di nuovo a Nolwe, il contenuto del mio stomaco, datteri ed un miscuglio nauseante di pozioni, era a terra davanti a me.
Le sèlerin accorsero preoccupate, ed io provai una vergogna mai provata prima, per aver mostrato loro una tale debolezza, la stessa sera in cui avevo dimostrato tutta la mia forza.
Quello che hai fatto stasera... Un appellativo che commemori l'impresa... Davvero impressionante
Una secchiata di acqua gelida interruppe il vortice di quei pensieri e lavò il sangue dalla mia armatura, rabbrividii, davanti a me c'era Zeframh, un'espressione severa disegnata in viso... Quanto fui grato della sua mancanza di pietà, un giudizio severo, imparziale, solo quello desideravo.
Riprenditi. Ordinò.
Mi congedai frettolosamente, ma le sèlerin mi seguirono fino al tempio.
Un giudizio severo, imparziale, se è quello che desideravo, poteva venire da una sola fonte.
Mi inginocchiai davanti alla Sua figura.
Se quel che ho fatto è stato il Tuo volere, concedimi la serenità di accettarlo... Se non è così, concedimi la redenzione della punizione.
Mi avvicinai alla statua e la sfiorai, mormorando una preghiera rivolta ad entrambi i Valar.
La stessa sensazione di pace, serenità e amore, che sempre mi aveva pervaso pregandoli, mi avvolse.
Se questa è la Vostra volontà, se quel che ho compiuto non è un peccato ma un'impresa... Forse meriterò un nome da tramandare, Tàrion.
Mi appoggiai al bordo della cassa, mentre sentii il fiato farsi più corto, e gocce di gelido sudore imperlarmi la fronte.
L'odore del sangue che impregnava l'armatura mi arrivò alle narici come un pugno in pieno viso, facendomi perdere per un istante l'equilibrio.
Quello che hai fatto questa sera è stato impressionante
Le parole di Sirve mi tornarono alla mente per prime... Impressionante pensai.
Ay, dovremmo pensare ad un appellativo che commemori l'impresa. Aggiunse la sèler.
Ay, beh, è un onore che desideravo chiedere direttamente a Lei... Se sarà soddisfatta del nostro operato, vedete il mio nome... Un onore? Nay, e se avessi sbagliato? E se avessi perso il Suo favore...Il suo Amore?
Mi allontanai dal banco e barcollai verso il centro della piazza, trovando sostegno ad una delle bianche colonne attorno alla fontana.
Abbassai lo sguardo sulla mia armatura, il suo sangue, ne era ancora pregna, l'odore del suo sangue...
Il mondo attorno a me vorticò e tornai con la mente a quegli istanti:
Pochi secondi, pochi terribili secondi di lotta.
Le costole spezzate lanciavano vibranti scosse di dolore lungo tutto il mio corpo, il fianco destro, dove un suo artiglio aveva superato l'armatura, grondava sangue copioso... Ma lui era a terra, stremato, ed io ero in piedi, sopra di lui.
Ricacciai il dolore in gola, fin giù nel ventre, dove lo nascosi, e mi chinai su di lui, tendendogli una mano.
Tòr, rialzati, lascia che ti aiuti...
Lei mi zittì immediatamente: La debolezza non è ammessa, finiscilo!
Mi paralizzai per un istante, lui tentò di allontanarsi da me ed io non ebbi il coraggio di incrociare lo sguardo della Sovrana.
Come desiderate
Non c'era scelta, non c'era alternativa, solo il Suo volere ed io MAI mi sarei opposto.
La mia ascia calò.
La mia mente era di nuovo a Nolwe, il contenuto del mio stomaco, datteri ed un miscuglio nauseante di pozioni, era a terra davanti a me.
Le sèlerin accorsero preoccupate, ed io provai una vergogna mai provata prima, per aver mostrato loro una tale debolezza, la stessa sera in cui avevo dimostrato tutta la mia forza.
Quello che hai fatto stasera... Un appellativo che commemori l'impresa... Davvero impressionante
Una secchiata di acqua gelida interruppe il vortice di quei pensieri e lavò il sangue dalla mia armatura, rabbrividii, davanti a me c'era Zeframh, un'espressione severa disegnata in viso... Quanto fui grato della sua mancanza di pietà, un giudizio severo, imparziale, solo quello desideravo.
Riprenditi. Ordinò.
Mi congedai frettolosamente, ma le sèlerin mi seguirono fino al tempio.
Un giudizio severo, imparziale, se è quello che desideravo, poteva venire da una sola fonte.
Mi inginocchiai davanti alla Sua figura.
Se quel che ho fatto è stato il Tuo volere, concedimi la serenità di accettarlo... Se non è così, concedimi la redenzione della punizione.
Mi avvicinai alla statua e la sfiorai, mormorando una preghiera rivolta ad entrambi i Valar.
La stessa sensazione di pace, serenità e amore, che sempre mi aveva pervaso pregandoli, mi avvolse.
Se questa è la Vostra volontà, se quel che ho compiuto non è un peccato ma un'impresa... Forse meriterò un nome da tramandare, Tàrion.