- Tue Sep 29, 2020 6:50 pm
#25972
Testenio respira.
La sua pancia, ormai tutt'altro che piatta, si solleva, ad accogliere l'aria che allarga i polmoni. Si passa una mano sulla testa calva, imperlata di sudore, prima di scendere dalla barca. Se lo ricorda quando, anni fa, qualche pelo di ricrescita si sentiva ancora. Adesso niente, tutto liscio, all'infuori di qualche peletto sui lati del cranio, che ormai spunta più per inerzia che per altro.
Testenio respira.
Ringrazia il barcaiolo, mentre poggia il piede sul molo del porto di Amon, dopo quasi 12 anni. Non è semplice capire quello che gli passa per la testa. Dodici anni fa se n'era andato da Sommo Templare, in sordina. Era salito su una barchetta e si era diretto in mare aperto, senza una meta ben precisa. Voleva trovare una cura efficace alla febbre scarlatta, ma non pensava che sarebbe stato via tutto questo tempo. D'altronde, il tempo a volte è così, passa veloce, e in men che non si dica crea cicatrici dove c'erano ferite, e crea nebbia laddove c'erano ricordi.
Testenio respira.
Ripensa alla vita che si era fatto in questi dodici anni. Alla vita passata con Lei. La loro storia era simile a tante altre. Il bel forestiero arriva nella tribù di selvaggi, si fa voler bene, in particolar modo dalla bellissima principessa del villaggio. Ecco, più o meno è andata così, solo che Testenio non era certamente un bel forestiero, lei non era una principessa, e a dirla tutta non era neanche bellissima. Però stavano tanto bene assieme, avevano passato anni bellissimi, che per Testenio furono un distacco. Dalla sua Amon, dai suoi doveri di Sommo, e un po' anche dalla sua fede in Crom. Se ne accorgeva di quanto fosse affievolita ogni qual volta Lo pregava per ottenere i Suoi doni.
Testenio respira.
Si incammina per quella strada che già tante volte aveva percorso. L'ultimo tratto di un viaggio durato giorni, deciso poco tempo dopo che Lei se n'era andata, proprio a causa della Febbre Scarlatta. I suoi tentativi di riportarla in vita furono vani. Per Lei, come per la gente del suo villaggio, dalla morte non si torna indietro. Versò lacrime, saluto gli altri abitanti del villaggio, chiuse due o tre questioni in sospeso, dopodiché indossò nuovamente la sua tunica, ormai sgualcita e stretta in vita, e intraprese il viaggio verso quella che, a tutti gli effetti, era la sua casa.
Testenio respira.
Alla vista delle mura di Amon viene investito da una carovana di ricordi: l'infanzia a Eracles, il volto annebbiato di sua madre e suo padre, suo fratello maggiore Neawilio, l'orfanotrofio in cui crebbero, e che, da Sommo Templare, fece ristrutturare. La sua entrata come novizio nell'ordine dei Templari d'Oriente, Frederich de Valeas che gli taglia i capelli, ignaro del fatto che non sarebbero ricresciuti mai; ad averlo saputo, avrebbe tenuta una ciocca. I suoi amici e compagni d'arme, Ankleg, Eleazar, Titus, Vhan, Rufus, Sharendar, Inge, Raimond e tanti altri, i cui nomi erano ormai sbiaditi nella memoria. Le cacce, le guerre, le risa, i pianti e le preghiere.
Testenio respira.
E pensa che il mondo, alla fine, è piccolo. L'isola su cui si era fatto una nuova vita divenne poi parte dell'Arcipelago Magister, sotto il dominio di Amon, e fu così che Testenio ebbe modo di tenersi più o meno informato su ciò che succedeva nel continente, e nella sua città. La sua partenza era coincisa con voci strane, di nuove comunità e giochi di potere, di eresie non più mormorate. Coincidenze, o segni di un disegno più grande. Questo, Testenio, non lo sa.
Testenio respira.
Ormai è arrivato davanti alla porta di Amon, e l'aria non è mai stata così fresca.
La sua pancia, ormai tutt'altro che piatta, si solleva, ad accogliere l'aria che allarga i polmoni. Si passa una mano sulla testa calva, imperlata di sudore, prima di scendere dalla barca. Se lo ricorda quando, anni fa, qualche pelo di ricrescita si sentiva ancora. Adesso niente, tutto liscio, all'infuori di qualche peletto sui lati del cranio, che ormai spunta più per inerzia che per altro.
Testenio respira.
Ringrazia il barcaiolo, mentre poggia il piede sul molo del porto di Amon, dopo quasi 12 anni. Non è semplice capire quello che gli passa per la testa. Dodici anni fa se n'era andato da Sommo Templare, in sordina. Era salito su una barchetta e si era diretto in mare aperto, senza una meta ben precisa. Voleva trovare una cura efficace alla febbre scarlatta, ma non pensava che sarebbe stato via tutto questo tempo. D'altronde, il tempo a volte è così, passa veloce, e in men che non si dica crea cicatrici dove c'erano ferite, e crea nebbia laddove c'erano ricordi.
Testenio respira.
Ripensa alla vita che si era fatto in questi dodici anni. Alla vita passata con Lei. La loro storia era simile a tante altre. Il bel forestiero arriva nella tribù di selvaggi, si fa voler bene, in particolar modo dalla bellissima principessa del villaggio. Ecco, più o meno è andata così, solo che Testenio non era certamente un bel forestiero, lei non era una principessa, e a dirla tutta non era neanche bellissima. Però stavano tanto bene assieme, avevano passato anni bellissimi, che per Testenio furono un distacco. Dalla sua Amon, dai suoi doveri di Sommo, e un po' anche dalla sua fede in Crom. Se ne accorgeva di quanto fosse affievolita ogni qual volta Lo pregava per ottenere i Suoi doni.
Testenio respira.
Si incammina per quella strada che già tante volte aveva percorso. L'ultimo tratto di un viaggio durato giorni, deciso poco tempo dopo che Lei se n'era andata, proprio a causa della Febbre Scarlatta. I suoi tentativi di riportarla in vita furono vani. Per Lei, come per la gente del suo villaggio, dalla morte non si torna indietro. Versò lacrime, saluto gli altri abitanti del villaggio, chiuse due o tre questioni in sospeso, dopodiché indossò nuovamente la sua tunica, ormai sgualcita e stretta in vita, e intraprese il viaggio verso quella che, a tutti gli effetti, era la sua casa.
Testenio respira.
Alla vista delle mura di Amon viene investito da una carovana di ricordi: l'infanzia a Eracles, il volto annebbiato di sua madre e suo padre, suo fratello maggiore Neawilio, l'orfanotrofio in cui crebbero, e che, da Sommo Templare, fece ristrutturare. La sua entrata come novizio nell'ordine dei Templari d'Oriente, Frederich de Valeas che gli taglia i capelli, ignaro del fatto che non sarebbero ricresciuti mai; ad averlo saputo, avrebbe tenuta una ciocca. I suoi amici e compagni d'arme, Ankleg, Eleazar, Titus, Vhan, Rufus, Sharendar, Inge, Raimond e tanti altri, i cui nomi erano ormai sbiaditi nella memoria. Le cacce, le guerre, le risa, i pianti e le preghiere.
Testenio respira.
E pensa che il mondo, alla fine, è piccolo. L'isola su cui si era fatto una nuova vita divenne poi parte dell'Arcipelago Magister, sotto il dominio di Amon, e fu così che Testenio ebbe modo di tenersi più o meno informato su ciò che succedeva nel continente, e nella sua città. La sua partenza era coincisa con voci strane, di nuove comunità e giochi di potere, di eresie non più mormorate. Coincidenze, o segni di un disegno più grande. Questo, Testenio, non lo sa.
Testenio respira.
Ormai è arrivato davanti alla porta di Amon, e l'aria non è mai stata così fresca.
Testenio de Lyoness