- Wed Jul 22, 2020 10:43 pm
#23948
Mythras En'Celebrian - Discord: Vhan#9118
Ma io penso diverso, cammino nel buio, Cancello le tracce
E non scordo il male subìto, mantengo l'attrito, Ricordo le facce
Un anno prima avvenne qualcosa di eclatante.
Qualcosa che segnò la fine delle ostilità all'interno del regno elfico.
Qualcosa che era ossigeno dopo quanto era successo nel bosco di Tiond e qualcosa che sarebbe diventato un solido scudo per tutto il Doriath verso chiunque avesse provato a dissacrarlo.
Il Regno di Valinor aveva accolto il popolo Sindar da una dannazione senza precedenti. I Teleri e i Quenya avevano cominciato a stringere rapporti sempre più stretti e gli Aran dei suddetti popoli avevano manifestato segni di rispetto l'un l' altro.
Guardandosi indietro vi era soltanto un Continente intero che non si riconosceva come fratelli ma come entità a se senza interessarsi troppo del destino altrui. Vi furono anche delle guerre per rivendicare pezzi di territorio. Anche in quei momenti però gli elfi impararono qualcosa nonostante la loro lunga vita...il prezzo della corona spesso è la tentazione e la sete di potere.
Era una cosa normale e comune nel regno umano. Era pieno di rivoluzioni, despoti, tiranni e portavoce di una chiesa con i simboli di divinità inesistenti per gli elfi.
Credersi immuni a tentazioni del genere è stato un errore fondamentale per gli Eldar, tanto che si uccisero a vicenda per gli stessi frivoli motivi. Poi il tempo e la lungimiranza tornarono a sbocciare nel Continente Elfico. Le menti si acquietarono e cominciò di nuovo ad esserci un pensiero unico come elfi e del Doriath come casa.
Il Tredicesimo giorno di Nárië o Nórui, VI Parte della XXII Fioritura del Tulip, gli Aran si incontrarono e firmarono il trattato di alleanza elfica. Sei articoli semplici ma di profonda importanza. Da quel giorno tutti sapevano che attaccare uno tra Valinor e Rotiniel equivaleva ad attaccare anche l'altro. Si sarebbero mossi come un unico corpo e unica mente.
Ilkorin sarebbe stata il luogo per la celebrazione del primo anno dal trattato. La guerra era giunta ed aveva sconfitto gli elfi. I deva erano giunti assoggettando i decadentisti, ma erano stati sconfitti dagli elfi.
Vi erano molte altre cose che li avrebbe visti protagonisti probabilmente, molte cose erano successe e dovevano ancora essere sistemate. Vi era molto arretrato che non era stato curato in precedenza, seppur per motivi più che validi. Ma sarebbe tornato tutto al suo posto. Questo Mythras se lo era imposto, seppur con la consapevolezza di dover immergere le mani in svariate pozze di fango.
All'arrivo della delegazione Rotirrim, vi furono l'Argur, il Beriardir e tor Giltor ad accoglierli facendo accomodare le senatrici in locanda. Si attendeva l'Aran di Valinor, Makindur, che aveva deciso di presenziare assolutamente a un tale evento. Giunse infatti con la sua scorta personale, salutando con un regale ed autoritario gesto i Rotinrim presenti.
Fu preparato un colonnato apposito, arricchito con stendardi e dipinti dei due regni. Il tavolo che avrebbe ospitato la firma di rinnovo era di un marmo simil azzurro e lucido.
Il Beriardir cominciò con un discorso d'apertura che solo un veterano come lei poteva fare. Ci tenne a evidenziare l'importanza di quel trattato anche grazie a tutto quello che era successo e chissà che altro sarebbe potuto accadere ma che, grazie all unione del Doriath, non si sarebbero fatti spaventare da niente e nessuno.
Venne il momento solenne delle firme sul rinnovo del trattato d'alleanza. Si cominciò con le Senatrici di Rotiniel: Gwyn Ilmatar e Fanie Miriel. Successivamente la firma anche dell'Argur: Mythras En'Celebrian.
Le firme erano apposte e rinnovato era il simbolo di unione e fratellanza.
Di lì a poco però Mythras avrebbe esposto a tutti il primo segno di messa in ordine del doriath riguardo tutte quelle questioni lasciate indietro nel tempo.
Si diresse poco più in la del colonnato, ove aveva preparato un piedistallo coperto tutto intorno da un velo. Era grande una volta e mezza un uomo e si ergeva imponente davanti a tutti.
Una statua di Beltaine. Non una qualsiasi. Bensì quella del vecchio tempio abbandonato alle erbacce vicino il rifugio Machtar. Era un tempio le quali sacerdotesse si erano rifugiate altrove dovendo abbandonare contro la loro volontà la casa della Dea. Non vi furono più notizie del tempio o del suo destino. La statua era stata ora recuperata e ripulita, pronta ad essere posizionata in un nuovo tempio dedicato a Beltaine, ove i Valinrim si stavano già applicando nell'iniziazione dei lavori.
Era un inizio e molto doveva ancora esser fatto.
Ma il senso di rinascita e prosperità era ormai stanziato nel Doriath.
Infondo...dopo periodi di calma e apparente morte, chiunque si riprende per diventare più forte del passato. E questo era il momento degli elfi...
Qualcosa che segnò la fine delle ostilità all'interno del regno elfico.
Qualcosa che era ossigeno dopo quanto era successo nel bosco di Tiond e qualcosa che sarebbe diventato un solido scudo per tutto il Doriath verso chiunque avesse provato a dissacrarlo.
Il Regno di Valinor aveva accolto il popolo Sindar da una dannazione senza precedenti. I Teleri e i Quenya avevano cominciato a stringere rapporti sempre più stretti e gli Aran dei suddetti popoli avevano manifestato segni di rispetto l'un l' altro.
Guardandosi indietro vi era soltanto un Continente intero che non si riconosceva come fratelli ma come entità a se senza interessarsi troppo del destino altrui. Vi furono anche delle guerre per rivendicare pezzi di territorio. Anche in quei momenti però gli elfi impararono qualcosa nonostante la loro lunga vita...il prezzo della corona spesso è la tentazione e la sete di potere.
Era una cosa normale e comune nel regno umano. Era pieno di rivoluzioni, despoti, tiranni e portavoce di una chiesa con i simboli di divinità inesistenti per gli elfi.
Credersi immuni a tentazioni del genere è stato un errore fondamentale per gli Eldar, tanto che si uccisero a vicenda per gli stessi frivoli motivi. Poi il tempo e la lungimiranza tornarono a sbocciare nel Continente Elfico. Le menti si acquietarono e cominciò di nuovo ad esserci un pensiero unico come elfi e del Doriath come casa.
Il Tredicesimo giorno di Nárië o Nórui, VI Parte della XXII Fioritura del Tulip, gli Aran si incontrarono e firmarono il trattato di alleanza elfica. Sei articoli semplici ma di profonda importanza. Da quel giorno tutti sapevano che attaccare uno tra Valinor e Rotiniel equivaleva ad attaccare anche l'altro. Si sarebbero mossi come un unico corpo e unica mente.
Ilkorin sarebbe stata il luogo per la celebrazione del primo anno dal trattato. La guerra era giunta ed aveva sconfitto gli elfi. I deva erano giunti assoggettando i decadentisti, ma erano stati sconfitti dagli elfi.
Vi erano molte altre cose che li avrebbe visti protagonisti probabilmente, molte cose erano successe e dovevano ancora essere sistemate. Vi era molto arretrato che non era stato curato in precedenza, seppur per motivi più che validi. Ma sarebbe tornato tutto al suo posto. Questo Mythras se lo era imposto, seppur con la consapevolezza di dover immergere le mani in svariate pozze di fango.
All'arrivo della delegazione Rotirrim, vi furono l'Argur, il Beriardir e tor Giltor ad accoglierli facendo accomodare le senatrici in locanda. Si attendeva l'Aran di Valinor, Makindur, che aveva deciso di presenziare assolutamente a un tale evento. Giunse infatti con la sua scorta personale, salutando con un regale ed autoritario gesto i Rotinrim presenti.
Fu preparato un colonnato apposito, arricchito con stendardi e dipinti dei due regni. Il tavolo che avrebbe ospitato la firma di rinnovo era di un marmo simil azzurro e lucido.
Il Beriardir cominciò con un discorso d'apertura che solo un veterano come lei poteva fare. Ci tenne a evidenziare l'importanza di quel trattato anche grazie a tutto quello che era successo e chissà che altro sarebbe potuto accadere ma che, grazie all unione del Doriath, non si sarebbero fatti spaventare da niente e nessuno.
Venne il momento solenne delle firme sul rinnovo del trattato d'alleanza. Si cominciò con le Senatrici di Rotiniel: Gwyn Ilmatar e Fanie Miriel. Successivamente la firma anche dell'Argur: Mythras En'Celebrian.
Le firme erano apposte e rinnovato era il simbolo di unione e fratellanza.
Di lì a poco però Mythras avrebbe esposto a tutti il primo segno di messa in ordine del doriath riguardo tutte quelle questioni lasciate indietro nel tempo.
Si diresse poco più in la del colonnato, ove aveva preparato un piedistallo coperto tutto intorno da un velo. Era grande una volta e mezza un uomo e si ergeva imponente davanti a tutti.
Una statua di Beltaine. Non una qualsiasi. Bensì quella del vecchio tempio abbandonato alle erbacce vicino il rifugio Machtar. Era un tempio le quali sacerdotesse si erano rifugiate altrove dovendo abbandonare contro la loro volontà la casa della Dea. Non vi furono più notizie del tempio o del suo destino. La statua era stata ora recuperata e ripulita, pronta ad essere posizionata in un nuovo tempio dedicato a Beltaine, ove i Valinrim si stavano già applicando nell'iniziazione dei lavori.
Era un inizio e molto doveva ancora esser fatto.
Ma il senso di rinascita e prosperità era ormai stanziato nel Doriath.
Infondo...dopo periodi di calma e apparente morte, chiunque si riprende per diventare più forte del passato. E questo era il momento degli elfi...
Mythras En'Celebrian - Discord: Vhan#9118
Ma io penso diverso, cammino nel buio, Cancello le tracce
E non scordo il male subìto, mantengo l'attrito, Ricordo le facce