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[HLX] Caccia al Kraken in onore di Danu

Posted: Thu Jul 16, 2020 6:25 pm
by Dulbur
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Da giorni, come tradizione vuole, le strade di Helcaraxe erano state adornate da reti da pesca conciate con conchiglie, stoffe e monili. I pescatori avevano intensificato le loro uscite in mare: arsi dal sole, dal vento e dal sale rientravano ogni sera con pescherecci colmi di pescato, ubriachi di birra e devozione, inneggiando alla grande Dea, Danu, signora degli astri e delle maree.
I luoghi di culto erano diventati il focolare di Helcaraxe: uomini, donne e bambini, guerrieri ed artigiani, si recavano ogni giorno al cospetto delle sue effigi per portare doni , bottini di caccia, prede, gemme e denari, come segno di devozione per ingraziarsi la benevolenza ed il favore della Dea.

Quella sera il popolo del nord non sarebbe venuto meno all’usanza. Spinto dal fervore dei syskar che si stavano radunando in piazza e dal vociferare di Ulfric, il quale millantava degli strani avvistamenti in mare avvenuti in giornata, il capitano della flotta, nonché Vargos, Hank Wolfang urlò “Caccia al Kraken!” e le voci dei nordici si unirono alla sua in un unico euforico urlo di approvazione.

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Sciolte le cime, la fregata prese il largo. Il mare era mosso ma il cielo privo di nubi. Le prime reti buttate in acqua portarono a galla un groviglio di serpenti di mare e elementali degli abissi, che con furia si scagliarono contro l’imbarcazione ed il loro equipaggio.

Abbattute le bestie, i loro corpi galleggianti furono arpionati, caricati a bordo e scuoiati; sventrati per recuperare i tesori con cui avevano banchettato e che ancora dimoravano nei loro stomaci.
Le carcasse furono rigettate in mare come primo assaggio del sacrificio fatto in onore della Dea.
E ancora urla, tamburi, armi issate, e conchiglie gettate in acqua, ad arricchire il letto della furente Danu.

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Furono recuperate le reti, disincagliate e sistemate pronte ad essere rigettate in mare, quando d’un tratto, ad ovest, grosse nubi iniziarono ad addensarsi.
L’odore di una tempesta in avvicinamento inebriò l’aria salmastra. Il cielo si fece scuro e le onde presero ad incresparsi sotto la fregata.
Dagli abissi emersero i tentacoli di un grosso Kraken che cercò di avvolgere l’imbarcazione, mentre il cielo infuriava su di essa. Non c’era alcun dubbio, i nordici avevano destato l’attenzione di Danu, e quella bestia era la prova con cui la Dea aveva deciso di saggiare il coraggio del popolo del nord.
Con fatica il timoniere virò per contrastare la presa del Kraken. “Vittoria o Valhalla!” fu l’urlo al quale tutto l’equipaggio rispose imbracciando le armi. Uden, Vargos e Turas si coordinarono sotto la guida del Kunningr e del Guardiano dei ghiacci, respingendo l’attacco della bestia, privandola dei suoi tentacoli, ed in fine abbattendola.

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A scontro terminato le nubi si diradarono. Nella nebbia qualcuno dell’equipaggio ebbe l’impressione di intravedere tra le onde una figura femminile che li stava a guardare. Che la Dea si fosse palesata agli occhi dei suoi fedeli?
Fu un istante, ma tanto bastò per convincere i nordici che quella sera Danu era con loro e che la Dea aveva assistito a quello scontro.

Rientrati al porto, ormeggiarono la fregata e caricarono la soma dei cavalli con il bottino di quella razzia. Il Kunningr invitò il popolo a seguirlo, per rivolgere un ultimo omaggio alla Dea nel tempio che custodisce le sue effigi.
I Sagarth accolsero di buon grado l’arrivo al tempio dei Syskar. Mentre questi prendevano posto nella sala, Thorgad si avviò all’altare, pose all’interno del mortaio frammenti di conchiglie, erba e radici, e ne ricavò una pastura dall’intenso colore bluastro. Intinse le dita nel composto e disegnò prima sul suo viso, poi su quello del Guardiano, rune e pitture di guerra. Fece lo stesso sul volto degli altri Syskar.
Un boato di euforia proveniente dall’antico tempio invase tutta l’isola. “Danu Husbondi! Danu Husbondi!” scandivano le grida.

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I tamburi degli skald batterono incessantemente fino a tarda notte; la festa proseguì nelle locande dove birra e idromele fu fatto scorrere a fiumi e tra risa e schiamazzi furono raccontate antiche storie.
Quella sera tradizione e battaglia si fusero assieme formando quel blocco di ghiaccio eterno da tutti conosciuto come HELCARAXE