[JT] L'origine del flusso
Posted: Thu Jul 02, 2020 4:00 pm
I suoi studi l'avevano portata a viaggiare fin oltre i confini delle terre Ardane,
aveva scoperto luoghi misteriosi e intrisi di poteri che nemmeno immaginava esistessero,
aveva conosciuto persone, creature, entità che nemmeno oggi sarebbe in grado di descrivere,
si era lasciata assuefare da quel nettare che ormai era per lei diventato indispensabile,
quasi una droga di cui non poteva più fare a meno.
Ogni sera tornando a Nosper si sdraiava sul prato dietro la scuola a guardare il cielo stellato,
a denti stretti si domandava quante delle sue avventure erano realtà e quante invece pura immaginazione,
eppure tutto quello che gli frullava in testa sembrava così logico, così scontato, così sensato
che ammettere di esserselo solo sognato non sembrava possibile.
Talvolta, incontrando altri suoi compagni di viaggio, si fermavano a chiacchierare su quanto accaduto
in uno di quei suoi viaggi misteriosi, quella volta era forse una delle poche volte che aveva avuto
dei compagni con i quali confrontarsi e cercare soluzioni e risposte
e se Vanfirya era reale e non solo una sua fantasia, allora forse anche tutte le altre esperienze che aveva vissuto
erano realtà, per quanto inspiegabilmente distanti dal concetto che tutti hanno di "reale".
Tra tutti i viaggi della mente, quello che ricorreva più frequentemente era il cammino dell'eremita,
uno strano tizio dal volto coperto che vagava per un bosco tetro al centro di un isolotto, senza una meta precisa.
Egli vagava e quando Jolet lo avvicinava lui si limitava a fissarla per pochi secondi,
poi una voce iniziava a farle domande di ogni tipo, sulla natura, sulla musica, sull'uomo, sugli Dei,
sulla magia o su qualsiasi altro argomento, ogni giorno le domande erano diverse ma tutte accomunate
da un fattore comune, erano tutte domande senza una reale risposta, quasi come se quell'eremita
non fosse li per insegnarle qualcosa ma semplicemente per condividere con lei le domande che da sempre si poneva.
Quella maschera inespressiva le rendeva ancora più irraggiungibile il senso di quanto accadesse,
al punto che alle volte persino Jolet dubitò che quella voce fosse davvero la voce dell'eremita,
ma di chi altri poteva essere se non la sua? Se fosse stata la voce del bosco ad interrogarla?
Se fosse stata la voce interiore di Jolet? Se quel bosco avesse il potere di farti udire i tuoi stessi pensieri,
quelli più profondi e nascosti? quelli incatenati ad un inconscio talmente profondo che nemmeno tu conosci?
Se quell'eremita non esistesse nemmeno e fosse solo una visione? La materializzazione dei tuoi dubbi?
Avrebbe tutto questo mutato il senso di quelle domande? Avrebbe dato una diversa risposta a quelle richieste?
Come ogni sera Jolet tornava a sdraiarsi su quel prato cercando le risposte a quelle domande,
ed ogni risposta trovava soluzione soltanto nel flusso, quell'eterno mare di energia che scorre in ogni cosa.
Avrebbe mai trovato qualcuno disposto ad ascoltarla? Avrebbe mai trovato qualcuno disposto a crederle?
La prima cosa da fare era definire i limiti entro cui poteva muoversi indisturbata, andò ad Hammerheim,
lasciò un messaggio in bacheca, per prima cosa avrebbe chiesto consiglio a Dama Marianne.
aveva scoperto luoghi misteriosi e intrisi di poteri che nemmeno immaginava esistessero,
aveva conosciuto persone, creature, entità che nemmeno oggi sarebbe in grado di descrivere,
si era lasciata assuefare da quel nettare che ormai era per lei diventato indispensabile,
quasi una droga di cui non poteva più fare a meno.
Ogni sera tornando a Nosper si sdraiava sul prato dietro la scuola a guardare il cielo stellato,
a denti stretti si domandava quante delle sue avventure erano realtà e quante invece pura immaginazione,
eppure tutto quello che gli frullava in testa sembrava così logico, così scontato, così sensato
che ammettere di esserselo solo sognato non sembrava possibile.
Talvolta, incontrando altri suoi compagni di viaggio, si fermavano a chiacchierare su quanto accaduto
in uno di quei suoi viaggi misteriosi, quella volta era forse una delle poche volte che aveva avuto
dei compagni con i quali confrontarsi e cercare soluzioni e risposte
e se Vanfirya era reale e non solo una sua fantasia, allora forse anche tutte le altre esperienze che aveva vissuto
erano realtà, per quanto inspiegabilmente distanti dal concetto che tutti hanno di "reale".
Tra tutti i viaggi della mente, quello che ricorreva più frequentemente era il cammino dell'eremita,
uno strano tizio dal volto coperto che vagava per un bosco tetro al centro di un isolotto, senza una meta precisa.
Egli vagava e quando Jolet lo avvicinava lui si limitava a fissarla per pochi secondi,
poi una voce iniziava a farle domande di ogni tipo, sulla natura, sulla musica, sull'uomo, sugli Dei,
sulla magia o su qualsiasi altro argomento, ogni giorno le domande erano diverse ma tutte accomunate
da un fattore comune, erano tutte domande senza una reale risposta, quasi come se quell'eremita
non fosse li per insegnarle qualcosa ma semplicemente per condividere con lei le domande che da sempre si poneva.
Quella maschera inespressiva le rendeva ancora più irraggiungibile il senso di quanto accadesse,
al punto che alle volte persino Jolet dubitò che quella voce fosse davvero la voce dell'eremita,
ma di chi altri poteva essere se non la sua? Se fosse stata la voce del bosco ad interrogarla?
Se fosse stata la voce interiore di Jolet? Se quel bosco avesse il potere di farti udire i tuoi stessi pensieri,
quelli più profondi e nascosti? quelli incatenati ad un inconscio talmente profondo che nemmeno tu conosci?
Se quell'eremita non esistesse nemmeno e fosse solo una visione? La materializzazione dei tuoi dubbi?
Avrebbe tutto questo mutato il senso di quelle domande? Avrebbe dato una diversa risposta a quelle richieste?
Come ogni sera Jolet tornava a sdraiarsi su quel prato cercando le risposte a quelle domande,
ed ogni risposta trovava soluzione soltanto nel flusso, quell'eterno mare di energia che scorre in ogni cosa.
Avrebbe mai trovato qualcuno disposto ad ascoltarla? Avrebbe mai trovato qualcuno disposto a crederle?
La prima cosa da fare era definire i limiti entro cui poteva muoversi indisturbata, andò ad Hammerheim,
lasciò un messaggio in bacheca, per prima cosa avrebbe chiesto consiglio a Dama Marianne.